In Italia non soltanto c’è chi lavora in favore di un rapido ingresso nell’Ue della Turchia, non a caso Roma è stata la prima capitale europea visitato dal nuovo premier turco Erdurum, ma c'è chi lavora per l'adesione di Israele. E non si tratta, come al solito, del Partito radicale, da sempre fieramanente schierato con i massacratori di palestinesi, ma di un gruppo di pressione interno che avrà certo accolto con estremo piacere la nomina di Franco Frattini, occidentalista tutto d’un pezzo, alla Farnesina.
Vediamo di ricucire due o tre notiziole.
Intanto la boutade - che tale era e rimane l’ipotesi di “europeizzare” chi ha fatto della stella di David tra il Tigri e l’Eufrate (fiumi che non risultano compresi in Europa) la sua bandiera - è stata di recente lanciata dalla radio militare sionista Galey Tsahal, che, essendo amministrata dall'esercito, su certi argomenti è di sicura affidabilità. Secondo l'emittente, a sollevare la questione sarebbe stato il falchissimo neo ministro degli Esteri Binyamin Netanyahu, il quale avrebbe chiesto a Silvio Berlusconi l'aiuto italiano per iniziare un negoziato per l'adesione all'Ue di Israele.
Inoltre, l’agenzia il Velino, bene introdotta nei meandri della diplomazia italiana, ha rivelato ieri che martedì alla Farnesina si è svolto un incontro riservato tra una delegazione italiana e una dell’entità sionista.
Tra i funzionari dei ministeri degli Esteri dei due capisaldi d’Occidente si è parlato proprio di ingresso israeliano nell’Europa di Bruxelles, oltre che di Vicino e Medio Oriente e di relazioni bilaterali. Un incontro ovviamente ritenuto dall'ambasciata di Tel Aviv molto soddisfacente: "Le nostre relazioni con i Quindici paesi dell'Unione europea sono buone, anche se c'è qualche incomprensione, ma quelle con l'Italia sono davvero ottime".
Riguardo alla possibile futura adesione all'Ue di Israele, però, dall'ambasciata dicono che: "ne ha parlato ogni tanto il presidente Moshe Katsav ma non è una possibilità attuale. Non è neanche un tema della campagna elettorale, nessuno dei partiti la propone. Anche se entrambi gli schieramenti sostengono che sia necessario rafforzare la moneta israeliana grazie a maggiori contatti con l'euro". Allo stesso modo, anche un diplomatico italiano ha ridimensionato, sempre con il Velino, la notizia: "L'unica certezza è che non c'è stato alcun passo ufficiale del ministero degli Esteri israeliano con noi".
Ma è evidente che già soltanto diffondere tali indiscrezioni significhi prendere in considerazione la “non” ufficiale richiesta israeliana.