Gli infiltrati non esistono
I Black Bloc siamo noi
NAPOLI — Non espressioni di dissenso anche radicale, ma «azioni che minacciano la sicurezza dello Stato e l'ordine pubblico». E' questa la tesi del gip Nadia Plastina, che ha firmato le 359 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare chiesti dal pm Domenico Fiordaliso (nella foto).
La base ideologica
«Non vi è ragionevole dubbio, anche alla stregua di quanto realmente verificatosi nel corso dei disordini e del copmportamento adottato da molti degli antagonisti, che non ci si trovi di fronte auna manifestazione del pensiero pura e semplice, ma a un comportamento in grado di minacciare, attraverso la determinazione o il rafforzamento dell'altrui risoluzione, il bene giuridico autonomo rappresentato dalla sicurezza dello Stato e dall'ordine pubblico».
La base ideologica del progetto sarebbe contenuta nel documento diffuso a Cosenza al termine dell'assemblea del 19 maggio 2001 (due mesi prima del G8) nel quale secono la procura «emergono chiari e preordinati i comportamenti violenti che i componenti dell'associazione avevano intenzione di porre in essere a Genova».
Sempre su un piano teorico la procura cita una e-mail inviata il 6 marzo 2001 da Francesco Caruso, nella quale si afferma: «I potenti militarizzano le città dimostrando l'esistenza di una opposizione vera e reale. La forza del movimento deve essere tale che l'ingestibilità delle città debba far scegliere nel futuro altri luoghi isolati per tali convegni...».
Le prime concretizzazioni della strategia si sarebbero registrate negli scontri del 17 marzo 2001 a Napoli. «A seguito dell'imponente materiale di accusa ritrovato — osserva il gip a proposito dei fatti di Napoli — si ritengono sussistere nei confronti di Caruso Francesco gli estremi del reato di porto in luogo pubblico di armi improprie e di istigazione pubblica a violare la legge (tale valenza avrebbe il 'manuale di autodifesa' realizzato dal Caruso). Con l'aggravante di avere commesso il fatto con finalità eversive dell'ordine democratico. Il pm ha limitato le contestazioni a episodi specifici comprovati da riprese filmate. In particolare il filmato numero 15 girato a Napoli il 17/3/2001...».
Strategia preordinata
Da qui gli scontri di Genova, che secondo l'accusa si inquadrano in una strategia preodinata. A sostegno la procura porta molte intercettazioni. Eccone alcune.
24 luglio 2001, ore 16.02. Cirillo con un certo Francesco. «Sei al G8?», chiede Francesco. «Sì, sì», risponde Cirillo. «Le hai prese le botte?». «Noo, le abbiamo date, questa volta le abbiamo date». Chiede Franscesco: «Ma la notte non eri al centro di accoglienza?». «Stavo dall'altra parte. E vabbè, che stavo con Agnoletto? Non mi sono ancora rincoglionito». Insiste Franscesco: «Ma è vero che tra i Black Block ci sono infiltrati?». «Ma quali infiltrati. Sai chi sono i Black Block? Francè, siamo noi dell'autonomia degli anni '70! E le stesse cose che dicevano a noi negli anni '70 ora le dicono a loro».
Stessa data. Stessi interlocutori, altra telefonata. «E' una stronzata che dicono che i Black Block si portano mazze e martelli. Dove eravamo noi questi sono andati in un cantiere e l'hanno svuotato. Non è che loro hanno un armamento tipo la chiave inglese che ci siamo portati noi. Se lo prendono quando gli serve».
24 luglio 2001. Cirillo, uno degli arrestati, con due persone in corso di identificazione. Orari diversi. «Noi nel tornare verso il campeggio eravamo con un gruppo di tremila persone, e non abbiamo lasciato niente intero, specie dopo che abbiamo saputo che era morto Giuliani. Ci siamo fatti banche a non finire, i supermercati, pure un sexy shop. Pensa, abbiamo distrutro tutto quello che abbiamo trovato che fosse di segno capitalista...».
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