Dall'alba alle 22,30 la fascia antiviolenza tv

La Francia protegge i suoi bimbi


Anna Oliverio Ferraris

Meno violenza e sesso alla tv francese.
Una commissione composta da trentasei personalità di diverse competenze sotto la direzione della filosofa Blandine Kriegel ha consegnato al ministro della cultura francese un rapporto sugli effetti negativi che violenza e pornografia hanno sull'infanzia. La commissione chiede che i bambini vengano protetti nell'ambito di una fascia oraria che si estende dalle 7 alle 22.30 e che i programmi pornografici vengano comunque criptati in modo da consentire un controllo dei genitori su ciò che vedono i loro figli, non solo bambini ma anche adolescenti. Secondo la commissione Kriegel la Francia è in ritardo sui suoi vicini europei in quanto sono soltanto i film, ossia il 20% delle trasmissioni, ad essere sottoposti ad un controllo sulla visibilità da parte dei minori. Tutto il resto invece sfugge alle maglie di qualsiasi forma di valutazione.
Per l'Italia tutte queste valutazioni non sono nuove in quanto negli anni pas sati c'è stato un ampio dibattito, che è poi sfociato in un codice di autoregolamentazione volto a salvaguardare la sensibilità e le esigenze di crescita dei più giovani attraverso una fascia protetta che ha le stesse dimensioni di quella indicata dal rapporto Kriegel. Il problema però è quello che intercorre tra il dire e il fare, ossia la reale osservanza e applicazione delle regole che le televisioni si sono date attraverso il codice di autoregolamentazione e la mancanza di una commissione che possa sanzionare in maniera efficace l'inosservanza delle regole. Come gli spettatori ben sanno, in qualsiasi orario è infatti possibile assistere ad immagini e trasmissioni - compresi spot, telegiornali e talk-show - che possono turbare profondamente l'animo di bambini e ragazzi ed esercitare un effetto negativo sullo sviluppo della loro psiche.
E' vero che alcune reti contrassegnano con un bollino i film adatti o inadatti ai più giovani ma è anche vero che altre reti non adottano questo codice e che buona parte degli altri programmi non rispettano quelle regole che dovrebbero proteggere gli spettatori più giovani. In più, non c'è alcuna garanzia concreta che i film inadatti non vengano guardati dal pubblico più giovane: quando un ragazzino è in casa da solo o chiuso nella sua stanza davanti al televisore, proprio la segnalazione di un film per adulti con il suo senso di "proibito" può far scattare la molla della curiosità spingendolo ad addentrarsi in territori che richiedono una maggiore maturità per essere esplorati e metabolizzati. Si aggiunga il fatto che molte trasmissioni violente e a carattere sessuale, la maggior parte di quelle che affollano oggi i nostri teleschermi, possono desensibilizzare i giovani nei confronti della violenza, precocizzarli nei confronti della sessualità e forn ire una immagine artefatta, errata o comunque unilaterale, dei rapporti umani.
Come ha notato recentemente anche il presidente della Repubblica, molti talk-show del pomeriggio e della sera prediligono le tematiche violente che catturano l'attenzione degli spettatori ma che turbano e confondono i più piccoli. Queste tematiche inoltre vengono generalmente spettacolarizzate in modo da accendere le emozioni senza che però si cerchi di inquadrarle, delimitarle e dar loro delle spiegazioni razionali: peggio ancora, vengono banalizzate con interventi di "celebrità" del mondo dello spettacolo e del gossip. Non stupisce così che molti bambini italiani chiedano preoccupati ai loro genitori se tutte le mamme possono uccidere i propri figli come in alcuni casi di cronaca nera, se all'improvviso la propria casa può essere colpita da un aereo suicida o se i propri compagni di scuola possono trasformarsi di punt o in bianco in serial killer o stragisti…
Facendo di casi eccezionali la norma ed enfatizzando i fatti di sangue e di cronaca nera per tenere gli spettatori incollati allo schermo, i media contribuiscono oggi a diffondere un clima di incertezza e di allarme che dà una visione prevalentemente negativa della natura umana, inducendo i bambini a chiudersi ancora più in casa, sequestrandosi così di fronte ad un televisore che amplifica i loro dubbi e le loro paure.