Massimo Centini
L'ALCHIMISTA DEL DUOMO DI SIENA
«Che cosa ci fa un mago in chiesa?». Questa è una domanda che in molti si pongono guardando il pavimento del duomo di Siena in cui è raffigurato Ermete Trismegisto. Certamente si tratta di un'insolita collocazione per un personaggio considerato il mitico fondatore dell'occultismo, conoscitore dell'esoterismo e abile nell'operare all'interno del meccanismo dell'ermetismo. L'opera, una tarsia marmorea realizzata intorno al 1482 da Giovanni di Stefano, occupa il primo riquadro del pavimento della navata centrale: al centro dell'immagine si trova la figura di Ermete accompagnata da una scritta che precisa: «Contemporaneus Moyse». Nel riquadro sono anche raffigurati due personaggi che pongono a Trismegisto un libro aperto in cui è riprodotta la seguente scritta: «Sappiate che le lettere e le leggi agli egiziani (diede)». «Suscipite O Licteras Et Leges Egiptii», si tratta di un riferimento alla definizione degli Egizi data da Cicerone: «leges et litteras». Il maestro appoggia la mano destra su una targa sulla quale è scritto: «Dio creatore di tutti con sé fece un dio visibile e lo fece per primo e da solo, con il quale si dilettò e lo amò come proprio figlio che è chiamato santo verbo».
Marsilio Ficino (1433-1499), traduttore del Corpus Hermeticum, attribuito a Trismegisto, aveva proposto nel De Christiana religione (1472) di identificare Mosè con Ermete. Nella rappresentazione senese, la mano sinistra di Trismegisto poggia su una lastra su cui è riportato un brano del Pimander, contenente la profezia di Ermete sul Figlio di Dio. Forse anche per questa dimostrazione di Conoscenza il Padre della Chiesa Lattanzio lo definì «perfettamente dotato di ogni sapere» e sant'Agostino puntualizzò: «Dice di Dìo molte cose seguendo la Verità».
Secondo la tradizione Ermete "Trismegisto (Tre volte grandissimo) era lo scriba degli dèi (per alcune fonti del dio egizio Thot) e depositario dei più grandi segreti legati alla conoscenza occulta, alla magia, all'esoterismo e forse all'alchimia. Nella sostanza un personaggio colmo di mistero ma anche di fascino, che viene spesso citato nei testi magici; la sua fortuna in Occidente è frutto della riscoperta degli scritti dell'antichità che, in particolare a partire dal xv secolo, fu sostenuta dagli intellettuali e dai filosofi.
Ritornando alla raffigurazione presente a Siena, dobbiamo sottolineare che Ermete risulta In una posizione di prestigio rispetto alle altre due figure di cui non abbiamo modo di definire l'identità. È possibile che non sia affatto casuale il fatto che nell'insieme i personaggi siano tre: potrebbe trattarsi infatti di un riferimento alla triplice grandezza di Trismegito, indicata da Ficino e rimasta un segno emblematico nella tradizione esoterica. Errmete era sacerdote, filosofo e legislatore: per tale sua tripla valenza era considerato tre volte grande. [...]
Anche se un tempo si è cercato di vedere nella presenza di Trismegisto all'interno del duomo senese una chiara traccia della stretta relazione esistente tra l'alchimia e la religione, in realtà il filosofo considerato il fondatore dell'esoterismo si trova all'interno di un luogo sacro perché espressione di una sacralità "altra", pagana, ma orientata alla celebrazione della spiritualità come strumento di ascesi mistica. [...] Con il lavoro di Ermete Trismegisto, e il fondamentale contributo di Marsilio Ficino, la grande eredità del pensiero magico-astrologico dell'antichità e del Medioevo si innestava senza attriti nel vasto e organizzato progetto platonico ed ermetico umanistico. II linguaggio di Ermete Trismegisto - a cui sono stati attribuiti numerosi scritti del II e III secolo, che è obiettivamente difficile riconoscere senza incertezze vista la difficoltà di stabilire addirittura l'identificazione storica dell'autore - propone un forte legame con l'esoterismo, che spesso rende difficile un approccio preciso e razionale, in quanto magmatico universo dialettico in cui è facile perdersi.
In genere i testi attribuiti ad Ermete risultano un amalgama dominato da un forte sincretismo, in cui dottrine aristoteliche, stoiche e pitagoriche, convivono con l'orfismo e la cultura zoroastriana. Nel progetto ermetico al vertice della realtà è Dio, che però risulta in continua mutazione, assumendo di volta in volta caratteristiche diverse: Padre, creatore, figlio, bene. In genere Ermete è riconosciuto anche come il "Maestro del segreto": una figura rinvenibile all'interno del tracciato esoterico di molte religioni. Accomunato anche al Thot egizio, Trismegisto è ricordato per la criptica Tabula smaragdina (Tavola di smeraldo): autenticomonumento all'ermetismo, ancora oggi considetaro dagli studiosi della Scienza Sacra come l'esperienza più vivida della Conoscenza fatta a parola ed espressa con linguaggio accessibile solo agli iniziati.
Secondo la tradizione medievale la Tabula smaragdina, incisa da Ermete su una lastra di smeraldo con la punta di un diamante, fu rinvenuta da un soldato di Alessandro Magno all'interno della piramide di Giza. Ma, come è evidente, siamo ben lungi dalla possibilità di diradare le nebbie che ancora avvolgono questo interessante documento della cultura ermetica. Gli enigmi che circondano Ermete Trismegisto riemergono ogni qualvolta osserviamo quell'insolito pavimento del duomo di Siena sul quale il tre volte grande ci ricorda di essere contemporaneo di Mosè e portatore della sapienza degli Egiziani che, attraverso scritti misteriosi come il suo autore, è in parte giunta fino a noi. Forse non riusciremo mai a penetrare il significato della i]Tabula smaragdina[/i], così come saranno per noi sempre un enigma le circonvoluzioni letterario-esoteriche del Corpus hermeticum; di certo ogni olta che osserviamo quell'insolito personaggio ben in vista in un tempio cristiano non possiamo fare a meno di arrenderci all'evidenza: il mistero è ovunque. È parte integrante della nostra cultura e con il suo linguaggio fatto di simboli e di segni non svelati penetra nel nostro quotidiano, avvolgendoci con le sue domande senza risposta. Perché, come ben sapeva Ermete Trismegisto, «ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una»...
Massimo Centini, Misteri d'Italia (Newton Compton editori, pag. 142 e seg.)