Le navate laterali sono occupate da dieci tarsie che raffigurano altrettante sibille (eseguite tra il 1482 e il 1483) con le relative iscrizioni. Sono tutte in marmo bianco su fondo nero, inquadrate da una cornice a scacchiera. Procedendo dalla navata destra (cinque quadranti) a quella sinistra (altri cinque) è possibile costruire un percorso cristiano attraverso i vaticini delle sibille: l'importanza della conoscenza di Dio, la morte e la resurrezione, la "seconda" nascita del Cristo, quella secondo la carne, i miracoli di Gesù, la sua passione, l'eterna beatitudine dei pii e la condanna di chi non ha riconosciuto il Cristo. Vediamole, una per una…
La navata destra
Nella navata destra, apre il percorso la Sibilla Delfica (1482 – autore incerto): con la mano sinistra regge una cornucopia da cui esce una fiamma, simbolo dell'abbondanza dello spirito divino. La mano destra è invece appoggiata a un cartiglio, sorretto da una sfinge alata, su cui si legge: Riconosci quella stessa divinità che è figlia di Dio.
La seconda è la Sibilla Cumea (1482 - Giovanni di Stefano): nella mano sinistra ha un libro e con la destra sostiene un cartiglio sul quale si legge: Cadde nel destino della morte e dopo un sonno durato tre giorni, tornato tra i mortali giunse alla luce mostrando per la prima volta il mistero della Resurrezione.
Proseguendo per la navata, incontriamo poi la Sibilla Cumana (1482 - Giovanni di Stefano), raffigurata come una donna anziana. Nella mano destra ha un ramo fiorito, di incerto significato, nella sinistra alcuni libri chiusi, forse simbolo delle sue profezie. A terra altri libri, alcuni dei quali hanno i sigilli aperti: sono i pagani Libri Sibillini. Il cartiglio ai suoi piedi riporta alcuni versi della IV ecloga delle Bucoliche di Virgilio:
Ultima Cumaei venit iam carminis aetas,
maguns ab integro saeclorun nascitur ordo;
iam redit et virgo, redeunt Saturnia regna,
iam nova progenies caelo demittitur alto.
(vv. 3-7)
Giunge ormai l'ultima età della profezia cumana,
riprende dall'inizio il ciclo dei grandi secoli,
torna persino la Vergine,
tornano i regni di Saturno,
una nuova razza ci viene inviata dall'alto dei cieli.
Si vuole dunque evidenziare quella che è la funzione profetica della Sibilla. D'altronde sono proprio questi versi che, insieme ad altri della IV ecloga, hanno fatto sì che le fosse attribuita la predizione della nascita di Cristo.
La quarta Sibilla è l'Eritrea (1482 - Antonio Fedrighi), la Sibilla greca per eccellenza, che vaticinò la guerra e la caduta di Troia. La mano destra tiene un volume chiuso, mentre la sinistra si appoggia a un libro aperto, sostenuto da un leggio intagliato. La scritta sembra profetizzare la nascita di Cristo: Dall'alta dimora dei cieli il sovrano osserva i suoi umili fedeli E sarà generato in nuovissimi giorni da una Vergine ebrea secondo terrene origini).
L'ultima Sibilla raffigurata nella navata destra è la Persica (1483 - Benvenuto di Giovanni). Veniva identificata come la Sibilla Babilonese o Ebraica ed è ritenuta la più antica. È rappresentata come una donna di mezza età, con la testa avvolta in un semplice velo. Nella mano sinistra tiene un libro e con la destra indirizza l'attenzione verso una lastra appoggiata su un piedistallo intagliato. La scritta allude al miracolo li Cristo della moltiplicazione dei pani e dei pesci: Con cinque pani e due pesci soddisferà la fame di cinquemila uomini sull'erba. Raccogliendo gli avanzi riempirà dodici ceste per la speranza di molti.
… continua…