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  1. #1
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    Predefinito Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    di Stefano Zecchi da Il Giornale di 16 Settembre 2009


    Se continueremo a considerare i precari della scuola come una categoria omogenea del lavoro produttivo, non si risolverà mai il problema della docenza. Anche il ministro Gelmini affronta con ambiguità la questione: da un lato pensa a una specie di cassa integrazione dei precari, da inserire progressivamente nei quadri didattici, dall’altro parla di restituire dignità sociale al lavoro del docente, rivalutandone il merito.
    Il plotone dei precari non si è formato dalla dissennata politica dei governi di sinistra. Il precariato della scuola è figlio di una cultura.
    Tra il 1969 e il 1971 ci fu all’interno del partito comunista italiano un dibattito acceso sulla figura del docente. Una corrente del partito era contraria alla costituzione di una Cgil scuola perché considerava l’insegnante una figura intellettuale, non un lavoratore dipendente legato al processo di produzione. Un’altra componente del partito comunista giudicava invece maturi i tempi perché i professori entrassero a far parte della fascia del lavoro produttivo non intellettuale.
    Questa discussione era stata innescata dai movimenti del ’68 che avevano visto studenti e professori a fianco degli operai nelle rivendicazioni sindacali. L’area culturale del partito comunista vicina alla tradizione gramsciana riteneva fondamentale che gli insegnanti, proprio per la loro delicata funzione, rimanessero fuori dalle logiche sindacali che inevitabilmente avrebbero fatto prevalere gli interessi economici e normativi della categoria. I professori, come gli altri intellettuali, dovevano - secondo questa corrente del partito comunista - essere portati organicamente all’interno dell’ideologia comunista attraverso l’esercizio dell’egemonia culturale.
    Nel Pci finì per prevalere la linea operaista che puntava alla proletarizzazione delle professioni, alla costituzione dell’insegnante-massa, alla scuola come un’officina. E cose di questo genere: insomma, quello che ci troviamo oggi.
    In più va aggiunto che proprio un governo di centrosinistra, presieduto da Aldo Moro, cominciò ad eliminare quelle relazioni tra scuola media superiore e Università che giustificavano culturalmente e formativamente l’accesso alle facoltà e quindi alle future professioni. E così, accanto all’insegnante massa, si è accomodato lo studente-massa: da un lato si rivendica il posto fisso pur avendo insegnato sì e no due anni, dall’altro si semplificano i piani di studio, e si laureano giovani indiscriminatamente, alcuni bravissimi perché hanno avuto la coscienza di studiare, altri pessimi perché, tanto, ci si laurea anche da mezzi somari.
    La Cgil scuola, secondo una logica operaista ed egualitarista, con assoluta coerenza alla propria ideologia, tratta con i governi per garantire il posto fisso agli insegnanti attraverso leggine di comodo, passaggi automatici, concorsi ingestibili. Entrano nella scuola bravi insegnanti e mezzi somari: l’importante per il sindacato è che ci sia posto per tutti, anche tenendo bassi gli stipendi.
    Il precariato nasce da questa cultura, e adesso, se non si ha il coraggio di spazzarla via, non si risolveranno mai più i problemi della docenza. La cosa più ingiusta e crudele è mettere tutti i precari nello stesso calderone. Ci sono giovani e meno giovani eccellenti che si sono dedicati con passione agli studi raggiungendo ottimi risultati che potrebbero mettere a disposizione degli alunni. Ci sono giovani e meno giovani insegnanti pessimi, che hanno studiato male e hanno strappato la laurea stentatamente. Vanno selezionati: l’ultimo concorso, mostruoso per la sua ingestibile entità, è stato bandito nel 1999. Con coraggio, va rimesso tutto in discussione attraverso nuovi criteri di reclutamento per selezionare i meritevoli.
    Il governo ha preteso il massimo rigore, riducendo i finanziamenti alla scuola per gestire meglio il denaro pubblico. Al governo, però, si chiede il massimo rigore per dare ai precari meritevoli ciò di cui hanno diritto, per premiare la loro fatica, per dare veri insegnanti ai nostri figli. Questi ottimi precari fanno massa insieme a quelli che non meriterebbero nulla, e non vanno umiliati con casse integrazioni e il tirare a campare.

  2. #2
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Bella cagata di articolo.

  3. #3
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Citazione Originariamente Scritto da estate tax Visualizza Messaggio
    di Stefano Zecchi da Il Giornale di 16 Settembre 2009


    Se continueremo a considerare i precari della scuola come una categoria omogenea del lavoro produttivo, non si risolverà mai il problema della docenza. Anche il ministro Gelmini affronta con ambiguità la questione: da un lato pensa a una specie di cassa integrazione dei precari, da inserire progressivamente nei quadri didattici, dall’altro parla di restituire dignità sociale al lavoro del docente, rivalutandone il merito.
    Il plotone dei precari non si è formato dalla dissennata politica dei governi di sinistra. Il precariato della scuola è figlio di una cultura.
    Tra il 1969 e il 1971 ci fu all’interno del partito comunista italiano un dibattito acceso sulla figura del docente. Una corrente del partito era contraria alla costituzione di una Cgil scuola perché considerava l’insegnante una figura intellettuale, non un lavoratore dipendente legato al processo di produzione. Un’altra componente del partito comunista giudicava invece maturi i tempi perché i professori entrassero a far parte della fascia del lavoro produttivo non intellettuale.
    Questa discussione era stata innescata dai movimenti del ’68 che avevano visto studenti e professori a fianco degli operai nelle rivendicazioni sindacali. L’area culturale del partito comunista vicina alla tradizione gramsciana riteneva fondamentale che gli insegnanti, proprio per la loro delicata funzione, rimanessero fuori dalle logiche sindacali che inevitabilmente avrebbero fatto prevalere gli interessi economici e normativi della categoria. I professori, come gli altri intellettuali, dovevano - secondo questa corrente del partito comunista - essere portati organicamente all’interno dell’ideologia comunista attraverso l’esercizio dell’egemonia culturale.
    Nel Pci finì per prevalere la linea operaista che puntava alla proletarizzazione delle professioni, alla costituzione dell’insegnante-massa, alla scuola come un’officina. E cose di questo genere: insomma, quello che ci troviamo oggi.
    In più va aggiunto che proprio un governo di centrosinistra, presieduto da Aldo Moro, cominciò ad eliminare quelle relazioni tra scuola media superiore e Università che giustificavano culturalmente e formativamente l’accesso alle facoltà e quindi alle future professioni. E così, accanto all’insegnante massa, si è accomodato lo studente-massa: da un lato si rivendica il posto fisso pur avendo insegnato sì e no due anni, dall’altro si semplificano i piani di studio, e si laureano giovani indiscriminatamente, alcuni bravissimi perché hanno avuto la coscienza di studiare, altri pessimi perché, tanto, ci si laurea anche da mezzi somari.
    La Cgil scuola, secondo una logica operaista ed egualitarista, con assoluta coerenza alla propria ideologia, tratta con i governi per garantire il posto fisso agli insegnanti attraverso leggine di comodo, passaggi automatici, concorsi ingestibili. Entrano nella scuola bravi insegnanti e mezzi somari: l’importante per il sindacato è che ci sia posto per tutti, anche tenendo bassi gli stipendi.
    Il precariato nasce da questa cultura, e adesso, se non si ha il coraggio di spazzarla via, non si risolveranno mai più i problemi della docenza. La cosa più ingiusta e crudele è mettere tutti i precari nello stesso calderone. Ci sono giovani e meno giovani eccellenti che si sono dedicati con passione agli studi raggiungendo ottimi risultati che potrebbero mettere a disposizione degli alunni. Ci sono giovani e meno giovani insegnanti pessimi, che hanno studiato male e hanno strappato la laurea stentatamente. Vanno selezionati: l’ultimo concorso, mostruoso per la sua ingestibile entità, è stato bandito nel 1999. Con coraggio, va rimesso tutto in discussione attraverso nuovi criteri di reclutamento per selezionare i meritevoli.
    Il governo ha preteso il massimo rigore, riducendo i finanziamenti alla scuola per gestire meglio il denaro pubblico. Al governo, però, si chiede il massimo rigore per dare ai precari meritevoli ciò di cui hanno diritto, per premiare la loro fatica, per dare veri insegnanti ai nostri figli. Questi ottimi precari fanno massa insieme a quelli che non meriterebbero nulla, e non vanno umiliati con casse integrazioni e il tirare a campare.
    Meritocrazia unica soluzione, assieme all'eliminazione del posto fisso.

  4. #4
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Citazione Originariamente Scritto da WalterA Visualizza Messaggio
    Bella cagata di articolo.
    Tutt'altro: coglie nel segno.
    Come ho osservato sul forum "Destra Radicale":

    Ottime osservazioni.
    Le ho fatte spesso anche io: prima degli anni sessanta/settanta e della scuola di massa, l'insegnante (specialmente il professore di liceo) era una figura autorevole, una posizione di un certo prestigio culturale e sociale.

    Dopo è diventato nulla più di un impiegato statale.
    L'arte di essere P.A.

  5. #5
    Speriamo non sia tardi
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Diciamo che quello della meritocrazia dei precari e di chi ha il posto fisso è un discorso che sarebbe il caso di approfondire, l'unico problema è che si vuole arrivarci senza parlare del merito con cui sono stati assunti anche 3000 insegnanti di religione direttamente scelti dal Vaticano.
    ioleggosolobrunik

  6. #6
    Mi perdoni?
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Citazione Originariamente Scritto da Alex il Rosso Visualizza Messaggio
    Diciamo che quello della meritocrazia dei precari e di chi ha il posto fisso è un discorso che sarebbe il caso di approfondire, l'unico problema è che si vuole arrivarci senza parlare del merito con cui sono stati assunti anche 3000 insegnanti di religione direttamente scelti dal Vaticano.
    È come le scatole cinesi, non si può arrivare a parlare di quello senza parlare della legittimità dello stato italiano stesso e a quel punto sarebbero dolori. :giagia:
    Ultima modifica di eq...; 16-09-09 alle 16:10
    Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini.

  7. #7
    Più mercato (del pesce)
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Citazione Originariamente Scritto da Pieralvise Visualizza Messaggio
    Tutt'altro: coglie nel segno.
    Come ho osservato sul forum "Destra Radicale":

    Ottime osservazioni.
    Le ho fatte spesso anche io: prima degli anni sessanta/settanta e della scuola di massa, l'insegnante (specialmente il professore di liceo) era una figura autorevole, una posizione di un certo prestigio culturale e sociale.

    Dopo è diventato nulla più di un impiegato statale.
    Dimmi. Perchè?
    Torniamo alla scuola di elite? Scuola solo per le elites?
    Succede che la Camusso e Landini restino gli unici rappresentanti della sinistra italiana e, paf!, mi si cambia l'avatar glorioso. Tutto d'un tratto... FACEPALM

  8. #8
    email non funzionante
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    I precari devono ringraziare di avere un lavoro, alla faccia di tutte le stronzate con cui si riempino la bocca. Parassiti menefreghisti e irresponsabili.

  9. #9
    From here to eternity
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Ora ho poco tempo ma quando torno leggo bene.
    Il senso della vita è la pizza

  10. #10
    Ex Donald ed ex Max50
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    Predefinito Rif: Basta con l’ideologia dei precari tutti uguali: premiamo i migliori

    Citazione Originariamente Scritto da karasumi Visualizza Messaggio
    Meritocrazia unica soluzione, assieme all'eliminazione del posto fisso.
    Una cosa volevo chiedere.
    Io , per motivi che non sto qui a spiegare , conosco bene il mondo della scuola , e in modo particolare conosco molti insegnanti di scuola media superiore , di destra , sinistra , cattolici laici ecc.
    Sono anni che i parla di merito , di valutazione degli insegnanti ecc.
    Però quando si arriva al "dunque" , cioè quando si cerca di definire cosa voglia dire "merito" , lì casca l'asino , come si dice , e nessuno è in grado di dire in che modo si possa valutare le capacità di un insegnante.
    Si , perchè se ad esempio è facile valutare il lavoro di un impiegato del catasto o dell'INPS , in base al numero di pratiche "evase" , come valuti un "bravo" insegnante" ?
    Qui vi voglio.
    E restando al tema , come si vauta un bravo "insegnante precario " ?

 

 
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