Articolo tratto da Il Centro - quotidiano dell'Abruzzo

TERAMO. Fa discutere il blitz operato sabato mattina dalla polizia nelle case di una trentina di giovani teramani in vario modo legati all'ambiente del tifo calcistico ultrà, che sono stati accompagnati in questura e le cui abitazioni sono state perquisite. Il blitz, legato all'indagine sugli scontri avvenuti tra una colonna di tifosi-teppisti e le forze dell'ordine prima di Teramo-Giulianova del 3 novembre, ha suscitato forte risentimento tra gli ultrà teramani, spingendo la curva est a un inusuale sciopero del tifo, e non sembra aver dato risultati immediati. Nessuno dei 30 "visitati" dalla polizia, infatti, è stato al momento denunciato o proposto per provvedimenti interdittivi. Le ragioni dell'operazione, però, sono molteplici. Le spiega così il portavoce del questore Sergio Travaini, il capo di gabinetto della questura Mimmo De Carolis: «L'aggressione del 3 novembre a polizia e carabinieri è andata ben oltre i soliti tafferugli tra tifoserie. Chi ha attaccato le forze dell'ordine aveva armi che potevano causare danni irreversibili alle persone, per cui si è dovuto prendere atto di aver a che fare con soggetti che devono essere attenzionati come autentici delinquenti, non solo come tifosi esagitati. Forse neanche loro hanno capito bene la gravità di quanto hanno fatto ed è bene che lo capiscano. Le perquisizioni sono solo una parte dell'indagine», continua De Carolis, «e da questa alla fine verranno fuori dei risultati, questo è certo». La questura, insomma, è convinta che si giungerà a denunce e interdizioni a carico di membri della "colonna", tra i quali è molto probabile ci siano alcuni dei 17 tifosi biancorossi già interdetti dagli stadi. De Carolis chiarisce infine che cinque nuovi provvedimenti interdittivi sono stati avviati a carico di tifosi biancorossi per aver invaso il campo, sia pure per pochi secondi, durante Teramo-Giulianova.