Repubblica di oggi :

"E Capello ammette : ho votato LEGA !"

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L'allenatore della Roma contro la Padania: "Frasi vergognose
e dire che in qualche occasione ho dato la mia preferenza a Bossi"
E Capello ammette:
"Ho votato per la Lega"
Nel "Parlamento" dei tecnici la maggioranza al centrodestra
le eccezioni di Zaccheroni, Lippi e Ulivieri
di MASSIMO VINCENZI


ROMA - Il bello adesso sarebbe scoprire quando. Fabio Capello, tecnico della Roma e da sempre identificato come uomo dai saldi principi berlusconiani - tanto da essere il primo allenatore-azienda d'Italia - ammette di aver "votato in qualche occasione per la Lega di Umberto Bossi". E non si "vergogna a dirlo", ma si vergogna invece di quello che la Padania, il giornale dei lumbard, ha scritto l'altro giorno dei tifosi giallorossi, riuniti per protestare contro il governo del calcio davanti alla Figc. "Fannulloni" a caratteri enormi era il titolo, poi nell'articolo si alternavano eleganti appellativi come "burini" ad altri, ancora più raffinati, riferimenti alla salute del presidente Sensi. Un autogol clamoroso, tanto che è dovuto intervenire in persona il leader del Carroccio per bocciare l'operato dei suoi giornalisti.

E ora Capello si sfoga, per nulla placato dalla difesa del Senatur: "Sono un uomo del Nord e a volte mi è anche capitato di votare per la Lega, non mi vergogno a dirlo. Ciò non toglie che quanto è stato scritto è vergognoso".

Ora che l'outing è compiuto, sarebbe bello sapere quando il voto è avvenuto. Non per niente, ma solo per capire dove inserire Capello nel censimento politico degli allenatori italiani. Per scoprire se ha votato per la Lega prima maniera, quella battagliera, secessionista e forcaiola che sventolava i cappi in Parlamento contro i "ladroni partitocratici". O se la sua croce sullo spadone di Alberto da Giussano c'è finita in tempi più tranquilli, quando Bossi è diventato il sincero alleato di Berlusconi. Visto il rapporto di stima e amicizia che unisce Capello al Cavaliere, difficile pensare che la preferenza del tecnico sia andata al Bossi che dava "del mafioso" all'attuale premier.

Sfumature. Di sicuro nel "Parlamento" della serie A, Fabio Capello sta nel centrodestra. Dove, peraltro, siede la maggioranza dei suoi colleghi, quei pochi che hanno la voglia e - perché no? - il coraggio di rivelare pubblicamente il proprio voto. Ne sa qualcosa Alberto Zaccheroni, che a Milanello veniva chiamato "il comunista". Un soprannome che ha pesato non poco sul suo contrastato rapporto con Berlusconi. Alla fine, nonostante la sponsorizzazione di Galliani e nonostante uno scudetto vinto, il tecnico romagnolo si è visto recapitare una bella lettera di licenziamento figlia più dello scarso feeling (anche politico) con il presidente, che dei reali demeriti.

Di centrosinistra anche Marcello Lippi (ulivista della prima ora e fan di Veltroni) e soprattutto Renzo Ulivieri, che adesso è iscritto ai Ds dopo aver militato a lungo nel Pci. L'attuale tecnico del Torino in casa tiene un busto di Lenin, che aveva l'accortezza di mettere da parte quando pranzava con Gazzoni Frascara, suo presidente ai tempi del Bologna. Eccezioni. Perché il pallone - che fa rima con soldi e potere - non pullula certo di rivoluzionari.

Nel centrodestra stanno tra gli altri: Eugenio Fascetti, convinto da un viaggio in Ungheria nel '56, e ora in area An, l'azzurro (nel senso di Forza Italia) Francesco Guidolin, che infatti va d'accordo con il sindaco di Bologna Guazzaloca e ovviamente Carlo Ancelotti, anche lui forzista di ferro. E poi ancora Roberto Mancini, Andrea Agostinelli, Alberto Cavasin e Franco Colomba. Mentre rimane coperto Giovanni Trapattoni, che ama ripetere di avere "idee socialiste" e di essere "a favore di una società senza povertà".

La verità è che poi a vincere davvero è la prudenza, la diffidenza a parlare di politica, perché anche se sono passati trent'anni - che sembrano un secolo - i pugni chiusi e le simpatie per Avanguardia Operaia di Paolo Sollier, il compagno centravanti del Perugia, restano controcorrente. Note stonate, in un mondo dove la rivoluzione più discussa continua ad essere quella di Arrigo Sacchi: uomo o zona?

(23 novembre 2002)
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