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    17:29 DEVOLUTION: IERVOLINO, INCOSTITUZIONALE E PERICOLOSA


    (ASCA) - Bari, 23 nov - Il sindaco di Napoli Rosa Russo
    Iervolino e' tra i numerosi amministratori che ai piedi del
    palco di Piazza della Prefettura stanno attendendo l'inizio
    del comizio finale della manifestazione dell'Ulivo contro le
    politiche del governo a Bari. ''Arrivo ora dal congresso
    nazionale dell'Anci che si e' svolto a Napoli - dice
    Iervolino - e la stragrande maggioranza dei sindaci di tutti
    i partiti di appartenenza considerano la legge sulla
    devolution presentata in Senato incostituzionale e
    pericolosa. Incostituzionale lo e' perche' di fatto
    contrasta con l'articolo 5 della Costituzione che sancisce
    l'unita' della Repubblica. Inoltre l'introduzione della
    polizia regionale e' stata definita oggi dallo stesso
    ministro dell'Interno Pisanu, con una relazione precisa e
    condivisibile, impraticabile''. ''Ma lo sanno gli stessi
    leghisti che cosa stanno proponendo veramente?''. Conclude
    il sindaco di Napoli.



    18:40 DEVOLUTION: LOIERO, NON SI RISOLVE CON VOTO FIDUCIA AL GOVERNO


    (ASCA) - Roma, 23 nov - ''Al di la' delle procedure
    parlamentari e' stupefacente che la devolution, un problema
    di ordine supremo quale il patto sociale esistente tra lo
    Stato e i cittadini, possa essere risolta con un si' o con
    un no al Governo''.
    Lo ha affermato Agazio Loiero, vicepresidente dei
    deputati della Margherita commentando la dichiarazione fatta
    a Parigi da Berlusconi sulla possibilita di un voto di
    fiducia.



    18:46 DEVOLUTION: D'ALEMA, LA FIDUCIA? UNA FESSERIA DI BERLUSCONI


    (ASCA) - Bari, 23 nov - ''Probabilmente e' una fesseria
    detta senza consapevolezza, non ci sono precedenti di
    governi che hanno posto la fiducia su riforme istituzionali,
    che riguardano la coscienza dei parlamentari'': Massimo
    D'Alema, dal palco della manifestazione dell'Ulivo di Bari
    ironizza sull'annuncio fatto a Parigi dal presidente
    Berlusconi di una possibile fiducia imposta al voto
    parlamentare sulla devolution. ''Questo stravolgimento della
    Costituzione e dell'unita' nazionale o lo si ferma in
    Parlamento o lo fermeremo nel Paese con il voto - ha
    proseguito D'Alema -, la Costituzione non puo' entrare nel
    mercato di una maggioranza che si regge sul ricatto e
    sull'arroganza''.



    Perchè i sinistri non ricordano che il loro "federalismo" è stato approvato in fretta e furia poco prima delle elezioni e con 3 voti di scarto???

  2. #12
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    Il ministro esprime le critiche dei centristi alla devolution
    "Si va dritti alla rovina e vedo tentazioni secessioniste"
    Buttiglione: "Così non la voto.Può sfasciare l'unità nazionale"
    Secondo l'Udc, prima va modificata la legge sul federalismo
    "Bisogna dare poteri di coordinamento allo Stato"
    di BARBARA JERKOV


    ROMA - "Se si fa la devolution nelle condizioni attuali, si va dritti dritti a sfasciare la solidarietà e l'unità nazionale".

    Ma come? La devolution non è nel programma di governo, ministro Buttiglione?
    "Lo è e lo confermo. Ma quando ci siamo impegnati a realizzarla, il titolo V della Costituzione ancora non era stato riformato".

    La riforma Bassanini sul federalismo.
    "Appunto. Innestare la nostra ulteriore riforma su quel tronco è esiziale, rovinoso. Anzi, lo dico: mortale".

    Perché? "Perché sommando due modelli diversi di autonomie finiremmo come in quei gialli del tenente Colombo, ha presente? L'assassino fa bere alla vittima prima una pozione, poi un'altra. Di per sé ciascuna è innocua, insieme sono veleno".

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    Tradotto in termini federalisti?
    "Il titolo V della Costituzione attuale, cioè riformato, dice che Stato, Regioni, Province e Comuni sono parti della Repubblica in condizioni di parità. Manca un coordinamento fra queste parti. La Bassanini risolve questa mancanza riconoscendo allo Stato una larghissima possibilità di intervento".

    E se passa anche la devolution?
    "Succede che introducendo la competenza esclusiva delle Regioni, senza riconoscere alcun potere di coordinamento allo Stato, nessun potere di indirizzo politico, si sfascia l'Italia".

    Quindi?
    "Quindi prima si riforma la riforma. Si inserisce in Costituzione il diritto-dovere dello Stato di indirizzo, coordinamento e controllo. Si introduce allo stesso tempo il dovere per le Regioni di leale collaborazione. Si fa pure qualche aggiustamento delle norme che regolano i rapporti fra Regioni ed enti locali, per evitare che sorga un nuovo centralismo regionale. Poi, senz'altro, si fa la devolution".

    Ma prima la riforma della riforma.
    "Nel modo più assoluto. C'è tempo, ci sono quattro letture parlamentari, ma va fatta. Altrimenti, guardi, non ho paura di dirlo: noi la devolution non la votiamo".

    La riforma della riforma come la vuole lei, però, è proprio certo che la voti Bossi?
    "Bossi non ha mai detto di volersi tenere il titolo V attuale, anche se non vorrei che qualcuno pensasse di fare il furbo".

    Il furbo?
    "Qualcuno che magari si è fatto due conti - titolo V + devolution - per tornare surrettiziamente su posizioni secessioniste. Perché tentazioni del genere ne vedo. Nella Lega, e a livello locale anche in qualcun altro".

    (25 novembre 2002)

  3. #13
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    (Del 25/11/2002 Sezione: Interni Pag. 4)
    ALEMANNO PROPONE UN TAVOLO STATO-REGIONI PER «LIMARE IL TESTO»
    An e centristi provano a frenare Bossi


    ROMA

    In Senato si apre una settimana molto calda. L´accelerazione sulla devolution metterà a dura prova la tenuta politica della maggioranza, ma l´assalto dell´opposizione, con l´«ostruzionismo totale» e i 4 mila emendamenti presentati, sarà una medicina per i mal di pancia che ci sono nel centrodestra. Intanto le parole di Berlusconi («La devolution è nel nostro programma, se servirà porremo la fiducia») sono servite a ricompattare, almeno formalmente, i partiti della Casa delle libertà. Tuttavia il premier deve registrare ogni giorno una nuova voce contraria. Ieri quella di Cossiga che annuncia la sua intenzione di votare contro il progetto di Bossi: «Non credo nei pasticci. E comunque la parola federalismo in Italia, così come la parola devolution, è semplicemente una truffa semantica colossale. Io sono antifederalista da sempre perché in Italia non ci sono i presupposti culturali». E l'ipotesi di un voto di fiducia su una legge costituzionale? Per l´ex presidente della Repubblica è «un'idea assurda». E se ci sarà questo passaggio parlamentare, «alzerò la manina e chiederò al presidente Pera, sempre che mi lasci parlare, che ne sia considerata l'inammissibilità». Il centrosinistra affila le armi, convinto che questa battaglia aprirà vistose crepe nel governo, che argomenti come sanità e scuola (le competenze esclusive passerebbero alle regioni) avranno un forte impatto emotivo tra i cittadini. «Creare 20 diversi sistemi sanitari, scolastici e di polizia locale - afferma Castagnetti - significa attentare all'unità nazionale e alla Costituzione». Secondo il capogruppo della Margherita pretendere poi di farlo con voti di fiducia è «semplicemente pazzesco. A meno che si tratti, come ci dicono molti parlamentari della maggioranza che ci sollecitano a resistere, di darla vinta a Bossi solo al Senato, per fargli approvare la Finanziaria e poi bloccare tutto alla Camera». A confutare le tesi dell´opposizione ci prova La Loggia. Il ministro per le Regioni ricorda che il 90% delle competenze sulla sanità è già delle Regioni. E per quanto riguarda la scuola «non è affatto vero che si faranno venti diplomi diversi: l'unicità dei diplomi resterà assolutamente garantita». E poi, la devoluzione è un disegno di legge di riforma costituzionale che ha «un percorso molto lungo». Insomma, c´è il tempo per migliorarla e per applicare il titolo V della Costituzione. Però sarebbe meglio dar vita ad un tavolo di confronto con le Regioni, sostiene il ministro Alemanno. L´esponente di An, che ha criticato l´«ultimatum» di Bossi (o passa la devolution o cade il governo), pensa ad un tavolo su cui scrivere «un pacchetto unico di riforme costituzionali per non scindere la devolution e la riforma del Titolo V. Ma dovrebbe servire anche per inserire altre riforme costituzionali». Per Alemanno, nell'ambito di questo pacchetto, occorrerà selezionare le cose più urgenti, «altrimenti Bossi avrebbe ragione...». Dunque, da An continuano a venire proposte che hanno l´obiettivo di frenare la devolution legista, inglobandola in un pacchetto più ampio di riforme. Così come l´Udc ritiene di dover prima correggere la riforma federalista varata dall´Ulivo nella scorsa legislatura. Tentativi per «svuotare» il progetto bossiano? Per la verità, sostiene Massimo Cacciari, «Fini non farà nessuna battaglia contro Bossi: non faranno nessun casino tra loro, ma un po´ di gioco delle parti per accontentare i reciproci elettorati. Poi si metteranno d'accordo su una cosa che sarà una pura patacca, una bottiglietta vuota che Bossi riempirà con l'acqua del Po». In sostanza Cacciari consiglia all´Ulivo di non illudersi che una mano gli verrà dalla maggioranza. Tuttavia l´opposizione ha trovato nella devolution un nuovo cavallo di battaglia e insiste sul tema del «ricatto» che Bossi utilizzerebbe contro il governo, del tipo devolution in cambio dei nostri voti sulla Finanziaria. E adesso si prepara a utilizzare al massimo l´appello al Ciampi, al garante dell´unità nazionale. «L'Ulivo ormai è solo un disco incantato - commenta Renato Schifani, capogruppo di Fi al Senato - non sa fare altro che tentare di trascinare il Capo dello Stato nelle sue polemiche. Dovrebbe avere più rispetto e più fantasia». Per Schifani non c'è «nessun fantomatico condizionamento della Lega sulla Finanziaria, ma solo la volontà da parte della Casa delle libertà di mantenere le promesse. Quando l'Ulivo faceva la corte alla Lega Nord il federalismo andava bene, ora sarebbe un presunto attentato all' unità nazionale».

    a. l. m.



    (Del 25/11/2002 Sezione: Interni Pag. 4)
    «Sì alla riforma del Senatur, ma non basta»
    Storace: dico no alla polizia regionale e chiedo Roma-Regione

    AVEVA minacciato di dimettersi se non si fossero trovati i fondi per i trasporti pubblici di Roma. Ora che in Parlamento la devolution di Bossi ha avviato il suo percorso, non smentisce la sua fama. Francesco Storace, An, presidente della Regione Lazio, dice «sì» al progetto di riforma, ma «no» alla polizia regionale. E chiede Roma-Regione. Quanto a fondi, Storace ora se la prende con il sindaco Walter Veltroni. Il primo cittadino di Roma ieri ha polemicamente chiesto che «qualcuno metta i 40 milioni di euro che mancano». A lui il governatore del Lazio replica: «Sono sconcertato, più che un sindaco mi pare un capopopolo».


    Presidente Storace, si parte con la devolution: niente da eccepire?

    «Si deve completare il percorso riformatore. Il che non vuol dire "no alla devolution": stava nel programma elettorale e penso che il centrodestra faccia bene a ribadire il primato della parola data agli elettori».

    E´ giusto correre così, al Senato, prima della Finanziaria?

    «In fondo, è un articolo di poche righe. Tutto può fare il centrosinistra, dopo la fretta con la quale nella scorsa legislatura ha approvato una riforma della Costituzione, quella del Titolo V, che fa letteralmente schifo, tranne che fare predicozzi sui tempi».

    Scusi, presidente, ma quella riforma l´avete voluta anche voi: chiedevate il federalismo a gran voce...

    «Guardi che io non querelo mai nessuno, però dovrei smentirmi: stia attento a quel che dice!».

    Scusi?

    «Quella riforma io non l´ho approvata, a differenza di altri miei colleghi del centrodestra».

    Ha ragione, e allora?

    «Quella riforma va cancellata il prima possibile».

    Però il ministro La Loggia sta lavorando, con il vostro appoggio, ad attuare quella riforma costituzionale. Ed anzi sostiene che sarà approvata prima della devolution di Bossi.

    «Per forza. La Loggia fa il suo dovere. Sono due questioni che non si possono mettere insieme, mi pare un fuor d´opera. L´incredibile riforma del centrosinistra va corretta per gli innumerevoli guai che provoca».

    Ci sono centinaia di ricorsi delle Regioni giacenti alla Corte Costituzionale sulle materie «concorrenti», cioè divise con lo Stato.

    «Non è pensabile che il Titolo V rimanga così. Si devono cancellare tutte le ambiguità presenti oggi nella Costituzione: si decida cosa devono fare le Regioni e cosa deve fare lo Stato».

    Però almeno l´indicazione di Roma Capitale in Costituzione lei l´ha ottenuta...

    «Cosa? Abbiamo ottenuto ciò che è già scritto nei libri di storia. Roma è la capitale, non si dovevano scomodare Bassanini e D´Alema a ricordarcelo. Quello che chiedo è un´altra cosa, cioè per Roma Capitale, come in altre città europee, l´autonomia e le funzioni di un ente regionale».

    Torniamo alla devolution di Bossi...

    «E´ un passo in avanti. Anche se alcune questioni vanno chiarite con interpretazione autentica. Considero propagandistico quel che sta dicendo il centrosinistra su sanità e scuola, non mi preoccupa. I livelli essenziali della sanità e i livelli minimi di istruzione sono riservati allo Stato. Quanto alle differenze tra Regioni ricche e Regioni povere non mi preoccupano, perché c´è il fondo perequativo: e parla una Regione che finora dà, siamo la seconda a dare all´Italia, dopo la Lombardia. Invece voglio capire se per polizia locale si intende il coordinamento dei vigili urbani, mi sta bene. Se si tratta di istituire la polizia regionale, non la penso come alcuni miei colleghi».

    Dunque nessuna maturità padana o alla romana?

    «Sono fregnacce».

    Però sui libri lei già si è mosso, per controllarli.

    «Lo chiamano controllo: io ho il diritto alla ricerca della verità storica, per vedere se qualcuno scrive che nel governo Berlusconi c´è una banda di malfattori».

    Nessun dubbio sulla sanità?

    «Ho dimostrato che i debiti lasciati da Badaloni sono risanati: a marzo-aprile, potremo dire di avere estinto gli 8 mila miliardi di vecchie lire lasciati dalla vecchia gestione, senza aver aumentato Irpef e Irap, con operazioni finanziarie sul nostro patrimonio immobiliare».

    Torniamo alla Finanziaria: lei stava per dimettersi. Adesso il centrodestra ha aumentato i fondi per Roma, con un emendamento al Senato, ma non tutti quelli che chiedeva. E Veltroni la attacca.

    «Almeno io ho dimostrato di avere autonomia dalla mia coalizione. Ho posto la questione in termini brutali anche verso il governo, chiedendo quattro punti: legge obiettivo, ospedale Bambin Gesù, trasporto pubblico romano, infrastrutture dell´hinterland. In gran pare i problemi ora sono risolti, la Finanziaria non ha più il baricentro milanese che aveva. Certo, il governo non ci dà tutti i soldi che chiediamo, ma è normale. A Veltroni, chiedo di essere rispettoso e di avere una posizione istituzionale: faccia il sindaco e non il capopopolo».

  4. #14
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    «Niente prese in giro sulla devolution»

    Formigoni: senza federalismo fiscale non serve. Gasparri? I ministri stiano al loro posto


    MILANO - «Senza la leva fiscale, il federalismo è una presa in giro. E senza la Camera delle Regioni, il sistema s’inceppa». Per il trasferimento alle Regioni delle competenze su scuola, sanità e polizia locale Roberto Formigoni già nel 2000 ingaggiò un durissimo braccio di ferro con il governo Amato. Oggi, il presidente lombardo continua a difendere la devolution a spada tratta: «Ma senza la leva economica, il potere rimane là dov’è: lontano dai cittadini». Va bene. Ma cambiare la Costituzione con un voto di fiducia non è come dire che lo Stato appartiene a chi vince le elezioni?
    «Dal punto di vista della legge, si può fare. Io però mi auguro che la fiducia non sia necessaria. Di più: spero che per una riforma di grande momento come questa si cerchi ogni possibile convergenza».
    Fassino parla di «crisi civile», di diritti diversi da una Regione all’altra, di devastazioni della coesione sociale.
    «Ma no, ma no... Fassino e Rutelli sanno benissimo che non è così. Ancora una volta, è polemica politica. Io credo che anche per loro sarebbe meglio scendere dalle barricate e fare proposte. Del resto, si tratta anche di perfezionare la riforma del titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra».
    Le due cose potrebbero anche non procedere di pari passo. Anzi, il ministro Buttiglione è contrario.
    «Io dico che è indispensabile anche quel lavoro. Proprio perché è preliminare al federalismo fiscale. Prima tappa, si eliminano le materie che oggi sono di competenza concorrente tra Stato e Regioni. Poi, si fa il calcolo delle risorse che erano destinate a quelle materie, e si redistribuiscono tra le Regioni. Attenzione, non è ancora il federalismo fiscale, la leva è ancora in mano allo Stato: ma ne è la premessa».
    I dubbi però esistono anche nel centrodestra. Si discute del peso assunto da Bossi nella coalizione.
    «Berlusconi ha voluto dare un segnale, ricordare che la devoluzione fa parte degli impegni assunti con gli elettori. Normale poi che in un programma un partito sottolinei un aspetto più che un altro. Del resto, io che sono un uomo di centro non soltanto chiedo la devoluzione, ma rivendico anche il ruolo che la Lombardia ha avuto in questo processo».
    Si dice che anche il Quirinale sia preoccupato della piega che potrebbe prendere la devolution.
    «Penso sia a causa del clima di scontro in cui rischia di svolgersi la discussione. Se l’opposizione facesse valere il suo punto di vista senza gridare allo scandalo, le preoccupazioni svanirebbero. Perché la devolution non divide il Paese: è un passo verso quel federalismo che tutti dicono di volere».
    Però, proprio il federalismo fiscale è la riforma su cui ci sono le maggiori cautele.
    «Vero. Ma c’è un fatto nuovo che si chiama legge finanziaria. In quella discussione, il governo si è impegnato ad anticipare il federalismo fiscale: entro aprile l’esecutivo si pronuncerà sull’argomento».
    A quel punto potremo scrivere nella Costituzione che l’Italia è una Repubblica Federale?
    «Non ancora. A parte il fatto che le competenze da devolvere potrebbero andare oltre alle tre oggi previste... Soprattutto, manca la Camera delle Regioni. Senza quella, rischia di saltare il quadro nazionale. O meglio: rischiamo che il contenzioso di fronte alla Corte costituzionale diventi infinito. E dunque, sulle materie che riguardano le Regioni, il governo dovrà chiedere la fiducia anche della Camera delle Regioni».
    A proposito di contenziosi. Che è successo con il ministro Gasparri?
    «C’è stato un dissenso tra un ministro e una Regione. La Lombardia ha usato la procedura prevista, il ricorso alla Corte costituzionale. Uno dei cinquecento ricorsi pendenti tra Stato e Regioni. Senonché, a freddo, il ministro ha preferito passare a pesanti insulti all’istituzione, alla giunta e al consiglio, ed anche alle persone».
    E lei ha risposto. Ora il ministro pretende le scuse.
    «E io non smentisco e non ripeto. Per me l’incidente personale si è chiuso in 30 secondi. Resta, certo, la valenza istituzionale. Ma se Gasparri vuole tenere aperto anche l’incidente, attenderò serenamente il verdetto della magistratura. Questa vicenda, però, mi suggerisce una cosa...».
    Prego.
    «La devoluzione è fondamentale anche per fare in modo che non accada più di vedere ministri di un governo invadere pesantemente le competenze regionali. E pretendere pure di farci la lezione.

    Marco Cremonesi

  5. #15
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    134 DEVOLUTION: FAMIGLIA CRISTIANA, A RISCHIO UNITA' NAZIONALE


    (ASCA) - Roma, 27 nov - Con la devolution la ''posta in
    gioco e' davvero altissima: ne piu' ne meno che l'unita'
    nazionale''. E' quanto afferma ''Famiglia Cristiana''
    nell'editoriale del prossimo numero. ''Sulla devolution,
    l'onorevole Bossi -scrive Famiglia Cristiana- ha posto
    agli alleati di centrodestra l'ultimatum: o la si approva
    in Senato entro Sant'Ambrogio o 'tutti a Casa'. E' vero
    che anche dopo questo primo voto il cammino parlamentare
    del provvedimento sara' ancora lungo e non facile per
    l'ostruzionismo minacciato dal centrosinistra, ma la posta
    in gioco e' davvero altissima: ne piu' ne meno che
    l'unita' nazionale e il rischio, coma ha scritto l'ex
    presidente del Senato Nicola Mancino, che 'chi oggi sta
    bene domani stara' meglio e chi oggi sta male domani
    stara' peggio'. Ed e' facile pronosticare che, comunque,
    decidera' infine un referendum popolare''.

  6. #16
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    Originally posted by Dragonball
    134 DEVOLUTION: FAMIGLIA CRISTIANA, A RISCHIO UNITA' NAZIONALE


    (ASCA) - Roma, 27 nov - Con la devolution la ''posta in
    gioco e' davvero altissima: ne piu' ne meno che l'unita'
    nazionale''. E' quanto afferma ''Famiglia Cristiana''
    nell'editoriale del prossimo numero. ''Sulla devolution,
    l'onorevole Bossi -scrive Famiglia Cristiana- ha posto
    agli alleati di centrodestra l'ultimatum: o la si approva
    in Senato entro Sant'Ambrogio o 'tutti a Casa'. E' vero
    che anche dopo questo primo voto il cammino parlamentare
    del provvedimento sara' ancora lungo e non facile per
    l'ostruzionismo minacciato dal centrosinistra, ma la posta
    in gioco e' davvero altissima: ne piu' ne meno che
    l'unita' nazionale e il rischio, coma ha scritto l'ex
    presidente del Senato Nicola Mancino, che 'chi oggi sta
    bene domani stara' meglio e chi oggi sta male domani
    stara' peggio'. Ed e' facile pronosticare che, comunque,
    decidera' infine un referendum popolare''.
    Famiglia Cristiana è proprio una gran merda. Lo so perchè mia nonna la prende tutte le domeniche, anche se poi non la legge mai, tanto per far contento il prete (W la Chiesa Cattolica eh...)

  7. #17
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    ...Beh...chiaro ..reazioni scomposte delle "masse" demo-catto-fascio-comuniste...e' anche scontato,no? Pero',a questo punto,bisogna anche ,dopo tutte le critiche ,alla coppia Bossi-Berluzkaiser...sostenerli e fargli anche i complmenti,NO? Per una ragione o l'altra,per un motivo o l'altro,loro ,andando contro tutta questa massa,questo potere... "cultura"-democattocom. Stanno aprendo un canale importante,importantissmo! E sono in grado di proporre e...FARE ,con il nostro sostegno,riforme importanti. QUESTO,prima di tutto,andrebbe chiaramente riconosciuto e sostenuto....NO?!

  8. #18
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    E aggiungo:In un referendum popolare mi sa tanto,anzi,tantissimo che vince netto la devolution.Stravince,80-20 al nord e tiene un po',pur perdendo netto ,anche al sud.Mi sa che, col referendum,gli anti-devolution si danno una bella sbadilata sui maroni.

  9. #19
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    Originally posted by Muhaddip
    E aggiungo:In un referendum popolare mi sa tanto,anzi,tantissimo che vince netto la devolution.Stravince,80-20 al nord e tiene un po',pur perdendo netto ,anche al sud.Mi sa che, col referendum,gli anti-devolution si danno una bella sbadilata sui maroni.
    Oh sarebbe davvero da ridere vedere il voto dei siciliani e dei sardi che già ora si tengono il 100% delle imposte e ne fanno quel cazzo che vogliono.

  10. #20
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    ...beh,proprio per questo,perche' i siciliani ed i sardi dovrebbero a priori votare contro la devolution?A loro,in fondo,non toglie e cambia nulla.Piccolo dettaglio,il berlusca ,in Sicilia,ha il 37-38 % dei voti,voti in gran parte dati a lui,personalmente.Non credo che voterebbero tutti contro di lui,in questo ipotetico referendum.Insomma..in termini pratici...l'alleanza berlusca -bossi sta dimostrando di essere una possibilita',una speranza,ed un fulcro di potere che,se sostenuto e rafforzato,puo',in termini pratici e di riforme reali,dare grandi frutti prorio ai padani ed alla Lega.E non a caso questa alleanza,questa linea e'cosi' attaccata,selvaggiamente e continuamente,dalla serie di mentecatti ,catto-com,rappresentanti della "cuttura" etc. etc. di cui voi ,giustamente fate la lista. E' il momento di sostenere e riafforzare l'asse Berlusconi -Lega.Ed indebolire,cosi', un po' i fascio-centristi democristi etc. all'interno del polo. Altro dettaglio,nella mia Emilia conosco un bel po' di diessini o centro-sinistri che voterebbero a favore della devolution.Credo che berlusca-bossi abbiano trovato il filone vincente,nonostante le apparenze attuali e dovrebbero insistere con la devolution per stravincere,alla lunga.

 

 
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