Intervento dell’on. Borghezio
a Strasburgo sull’allargamento della Ue
Signor Presidente, in tema di allargamento non abbiamo lesinato critiche e abbiamo espresso preoccupazione anche nell’Aula del Parlamento europeo per i problemi che si pongono per il mercato del lavoro con il rischio di scompensi molto pericolosi per il sistema delle piccole e medie imprese della Padania - e per timori, che vediamo positivamente ripresi dalla relazione Brok, sul rischio che in alcuni di questi paesi, per mancanza di legislazioni adeguate nonchè per cultura politica, non vi siano i presupposti o sufficienti presupposti per costituire efficaci presidi all’espansione della criminalità finanziaria e di carattere mafioso. Vogliamo, comunque, cogliere questa occasione per dare un saluto e tendere una mano fraterna a quei popoli liberi che hanno salvaguardato la loro identità culturale anche durante i terribili anni della prigione comunista e che entrano in Europa, come siamo entrati noi, non certo per accettare, dopo tanti anni di dittatura, i diktat dell’omologazione mondialista, del politically correct , o per subire un nuovo centralismo. Contiamo su di loro per queste battaglie, per difendere con loro il carattere cristiano dell’Europa dei popoli e delle regioni che vogliamo costruire.
Per quanto riguarda il delicatissimo capitolo della Turchia - che, come in filigrana, compare e ricompare in tutto questo dibattito - vogliamo sottolineare con forza il coraggio del Presidente Giscard d’Estaing, il quale ha gettato un masso nello stagno della discussione, spesso troppo felpata, della politica europea, dicendo a chiare lettere le cose come stanno, come tutti le conosciamo, come si leggono in tutti i libri di storia su cui hanno studiato tutti gli studenti di tutti i paesi europei, e cioè che la Turchia non è Europa: non lo è dal punto di vista geografico, non lo è dal punto di vista politico, non soddisfa i criteri politici stabiliti per l’allargamento a Copenaghn in materia di diritti umani, libertà fondamentali e persino libertà religiosa. Si tratta di un paese e di un regime che non ha ancora risolto il problema storico dell’annientamento, dell’olocausto del popolo armeno nè, tanto meno, ha fatto passi avanti per quanto riguarda il riconoscimento dei diritti della minoranza cruda; un paese che è lecito, con tutto il rispetto possibile e tutta la felpatezza necessaria definire come una specie di “Colombia del Mediterraneo”, che ospita una delle mafie pi pericolose, la quale gestisce a livello internazionale il traffico di stupefacenti.
Noi riteniamo, in sintesi, che non si possa pensare all’unione politica con la Turchia, anche perché l’entrata della Turchia nell’Europa significherebbe per l’Unione europea avere come diretti confinanti Iraq, Iran e Siria.