Devolution la vera storia
di Agazio Loiero
http://www.unita.it/index.asp?SEZION...TOPIC_ID=21174

Cosa intenda Bossi per devolution, nessuno lo sa. Nel dettaglio lui stesso conosce solo la «pars destruens», la «soluzione finale» del progetto. Per il resto, il capo della Lega, attraverso quella parola dal suono accattivante si limita a stabilire un'analogia tra il processo di trasferimenti operato in Gran Bretagna, nella seconda metà degli anni 90, da Tony Blair nei confronti della Scozia e quello che, grazie al suo progetto di legge costituzionale, si attuerà in Italia.
Siccome se si scorrono le materie trasferite dal Parlamento di Westminster alla terra di Braveheart...
Salta agli occhi di tutti che sono inferiori a quelle trasferite alle regioni italiane dalla riforma del titolo V, approvata nella passata legislatura dal centrosinistra, bisogna convenire che il capo della Lega ha inteso evidentemente stabilire un'analogia di più ampio valore simbolico: tra la Scozia che ha antiche ed imponenti tradizioni statuali e la Padania che, quelle tradizioni, non ce le ha. La Padania, infatti, pur vibrando come un luogo dell'anima nella fantasia di Bossi ma anche, per la verità, di alcune generazioni di meridionali che vi hanno trovato, lungo l'arco dei decenni, migliori condizioni di esistenza, resta pur sempre, sul piano storico e geografico, un territorio immaginario. Anche il computer, nella sua algida crudeltà, non lo riconosce e lo sottolinea in rosso.
Fatta questa necessaria premessa leggera, vediamo di addentrarci nella parte pesante del tema, tentando di capire perché Bossi conferisce a questa parola un significato magico. Cercherò di scrivere evitando o, almeno, limitando al massimo, termini tecnici che sono generalmente aspri ed hanno contribuito in questi anni ad allontanare gli italiani da una materia come il federalismo, che oggi è diventata esiziale per il loro destino.

LA COMPETENZA ESCLUSIVA
Se si pone lo sguardo sullo schema del disegno di legge della cosiddetta "devolution", che modifica l'articolo 117 della Costituzione, ci si accorge che si tratta di qualcosa di molto scarno: " Le Regioni attivano la competenza legislativa esclusiva per le seguenti materie a) assistenza ed organizzazione sanitaria; b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; d) polizia locale. Come mai un testo costituzionale si limita in pratica ad un solo comma? Sorge il dubbio che esista un vuoto nella precedente legge approvata dal centrosinistra che Bossi si preoccupa diligentemente di colmare. Dando però uno sguardo al testo costituzionale in vigore, ci si imbatte nel comma 3 dell'articolo 116 che, quel vuoto, lo esclude. Vi si legge infatti " ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti...possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato..". Perché allora Bossi elabora una propria riformulazione costituzionale, scatenando il putiferio di questi giorni per affermare un concetto già esistente nella Costituzione? Si risponde a questo interrogativo: "per evitare un percorso tortuoso, che fa perdere tempo". Si sa quanto questo governo apprezzi l'uso del tempo. Ma perché fa perdere tempo? Qui è bene che il lettore approfondisca meglio il motivo della colpa. Nella formula approvata dal centrosinistra si prevede un passaggio parlamentare, che viene evidentemente visto come un fastidio dalla maggioranza. La cosiddetta devolution, invece, è più sbrigativa: concede direttamente alle Regioni la facoltà di operare un'attribuzione autonoma di potestà legislativa in materie che afferiscono ai diritti di cittadinanza che devono essere garantiti sull'intero territorio nazionale.

I BENI INDISPONIBILI
La differenza, come si può notare, non è di poco conto. Se si passa per il Parlamento nazionale si apre un ampio confronto istituzionale in cui si sancisce che ci sono nella nostra Costituzione beni indisponibili, derivanti dal patto sociale esistente tra lo Stato e l'intera comunità, che non possono, per esempio, essere accantonati semplicemente perché la Lega non li riconosce. Solo alla fine di questo percorso parlamentare "la legge è approvata dalle Camere" ma è approvata "a maggioranza assoluta dei componenti". Si tratta di una perdita di tempo?

COSA ACCADE
CON LA LEGGE BOSSI
Vediamo ora cosa potrebbe capitare invece se la devolution venisse approvata. Facciamo solo un esempio. Facciamo il caso che una ricca Regione del nord - mettiamo la Lombardia, per far felice Bossi - decida di attivare la propria competenza esclusiva nella sanità, come previsto dal nuovo articolo 117. Lo potrebbe fare senza alcun controllo di merito, da sola. Le motivazioni a sostegno di tanta autonomia? "Poter essere più vicina ai bisogni dei cittadini" rispondono a destra. Non è in fondo questo il primo requisito del federalismo? La Lombardia potrebbe a questo punto stabilire quali sono i livelli essenziali di "quella Regione" in materia sanitaria e programmare il loro finanziamento. Secondo l'articolo 119 della Costituzione l'operazione può avvenire o attraverso tributi ed entrate proprie, o, se queste dovessero apparire insufficienti, attraverso "compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al proprio territorio". Le compartecipazioni di quella Regione sono, come è noto, di dimensioni altissime. Si pensi solo alla compartecipazione di quel fortunato territorio all'Iva. La Lombardia, forte della sua competenza esclusiva, potrebbe decidere di finanziare la propria sanità non fino alla copertura dei livelli essenziali nazionali, ma fino alla copertura dei livelli essenziali definiti "a livello regionale".

LA FINE DELLA PEREQUAZIONE
Se per esempio i livelli essenziali della sanità garantiscono ad ogni cittadino della collettività nazionale all'incirca un milione e trecentomila vecchie lire, la Lombardia potrebbe immaginare di dotarsi di una sanità d'eccellenza ed arrivare a spendere il doppio, semplicemente usando "la compartecipazione regionale all'Iva o all' Irpeg", ritenute, interpretando in modo forzato l'articolo 119, come risorse sulle quali le Ragioni avrebbero piena disponibilità di uso. Sottraendola di fatto al fondo di perequazione nazionale in favore dei territori più svantaggiati. I quali sarebbero costretti ad imporre tributi. Il danno per le Regioni del sud sarebbe triplice: verrebbe loro meno una parte del fondo perequativo, avrebbero difficoltà, data la ristrettezza della loro base imponibile, ad accrescere la pressione fiscale e sarebbero costretti ad abbassare il livello dei servizi sanitari nei propri territori, con una conseguente crescita della mobilità sanitaria verso Regioni meglio dotate di servizi. Magari verso la Lombardia, sempre per far felice Bossi che a questo punto sarebbe felicissimo. La situazione però diventerebbe insostenibile nel sud. Da guerra civile.