Guardate cosa ho trovato nella rete facendo una ricerca sugli Ultras della Lazio considerati dei Camerati
Da notare il lato di parte di chi scrive l'articolo
"La squadra di Mussolini?
La Lazio ha sempre avuto disgustosi punti di contatto e un orientamento verso l'estremità nera dello spettro politico. Mussolini adorava la squadra, facendosi spesso vedere in tribuna. Il Duce ha persino costruito lo stadio attuale della Lazio, sostituendo il vecchio stadio del PNF. In parte, Mussolini era attratto da Silvio Piola, l'inarrestabile attaccante della squadra. Ma i fascisti avevano una più profonda attrazione per il club. Fondato nel 1900 da ufficiali dell'esercito italiano, il club si è circondato di un etos marziale. Il logo della squadra, un'aquila dallo sguardo fiero, ha l'aria di poter essere stato strappato da uno dei berretti di Mussolini. E con la sua base di tifosi a Roma Nord, la Lazio ha attratto i negozianti conservatori e i bifolchi che costituivano il popolino fascista.
Con lo sbiadirsi del ricordo di Mussolini, l'affetto della Lazio per il fascismo è aumentato. I partiti di destra come la vecchia Alleanza Nazionale ha usato lo stadio della squadra come terreno per il reclutamento. Negli anni 80, la politica degli ultras ha assunto tratti xenofobi e razzisti mentre l'Italia attirava giocatori africani e brasiliani. Nuovi velenosi slogan e striscioni hanno cominciato ad apparire nella Curva Nord, la parte ultras dello stadio della Lazio. Prima di una partita, l'anno scorso, la polizia ha sequestrato 60 diversi striscioni razzisti e antisemiti ma ne ha mancati diversi altri, tra i quali uno striscione di 50 metri che derideva i tifosi dei rivali dell'altra sponda dichiarando che essi avevano "una squadra nera, una home end (n.d.t.: non so tradurlo) ebrea". In un'altra partita contro la Roma, gli avversari furono salutati con un'insegna che diceva loro "Auschwitz è la vostra casa, i forni le vostre case". Si sa degli ultras che si riferiscono agli ideali nazisti quando pronunciano "S.S." in S.S.Lazio (n.d.t.: tradotta liberamente). E quando guardate le partite della Lazio su Fox Sports World, potete ancora scorgere i lineamenti di Mussolini esibiti da un pubblico adorante.
Gli ultras non fanno solo affermazioni politiche. A loro piace mettere in azione i propri slogan. Nelle passate due stagioni, la polizia ha collegato gli ultras della Lazio a diversi atti di terrorismo nazionale. Uno ha piazzato una bomba in un museo dedicato alla resistenza italiana nella Seconda Guerra Mondiale. La polizia di Roma ha anche disinnescato una bomba della Lazio (n.d.t.: sic) in un teatro che aveva in scena un documentario su Adolf Eichmann. In altre occasioni, i tifosi della Lazio hanno dissacrato cimiteri ebraici e hanno picchiato giocatori di squadre avversarie. Persino per i vergognosi standard del calcio europeo, i tifosi della Lazio sono un esempio pratico di amoralità.
Oltretutto, la Lazio rispecchia i sentimenti dei suoi fan. A differenza della Roma o di praticamente qualsiasi altra squadra della Serie A, le file della Lazio sono prive di giocatori neri. Quando una volta ne hanno preso uno, l'olandese Aaron Winter, egli se n'è andato velocemente dopo che i fan lo avevano perseguitato con canti come "ebreo negro". Cosa abbastanza sospetta, quasi tutti gli attuali acquisti stranieri della Lazio provengono da paesi con un passato fascista - Cile, Argentina e Serbia. Il difensore della squadra, Sinisa Mihajlovic, strombazza senza problemi la sua devozione per Slobodan Milosevic e la sua amicizia con il paramilitare leader serbo Arkan, la cui banda di teppisti ha stuprato e saccheggiato in tutta la Bosnia. Quando Arkan è stato ucciso, Mihajlovic ha pubblicato un commosso necrologio in un quotidiano di Belgrado.
Se questo non convinse la dirigenza della Lazio a prendere le distanze da Mihajlovic - o, meglio ancora, rispedirlo a Belgrado - avrebbe dovuto farlo il suo comportamento sul campo. Nella passata stagione, un giocatore di origini senegalesi ha accusato Mihajlovic di averlo chiamato "scimmia nera del *****". (Intervistato sull'affermazione, ha dichiarato: "L'ho chiamato ***** nera. Non l'ho chiamato scimmia nera"). Ahimé, la punizione della Lazio per Mihajlovic è ammontata a poco più di forzate scuse pubbliche. Il suo allenatore l'ha persino difeso: "Non so se si possa chiamarlo razzismo. E' semplicemente prendere in giro qualcuno." E pochi istanti dopo le scuse di Mihajlovic, in una partita in casa, i tifosi hanno cominciato a fare il verso della scimmia ogni volta che un giocatore nigeriano toccava palla.
Per un certo periodo, è stato possibile nascondre l'imbarazzo della Lazio. La squadra nuotava a metà classifica. Ma alla fine degli anni '90 è emersa come una potenza in ambito europeo, vincendo la Coppa Uefa (n.d.t.: sic) e lo Scudetto, il campionato nazionale. Dell'ascesa della Lazio ha fatto le spese la salute della lega, e l'etos del club ha infettato l'intera cultura del calcio italiano. Alcuni dei migliori giocatori italiani, come Zinedine Zidane, se ne sono andati nel campionato spagnolo, che si comporta meglio ed è di qualità superiore. Altri, come il magnifico brasiliano Cafu, si sono lamentati del razzismo e hanno apertamente considerato di lasciarsi dietro l'Italia. Persino il presidente della Lazio Sergio Cragnotti parla del proprio club in termini di disgusto, chiamando i suoi tifosi "imbecilli", e spesso minaccia di dare le dimissioni. Dopo aver consegnato agli africani la Shalom Cup, comunque, per un attimo si è rasserenato ed ha persino descritto il momento come un "atto di civiltà". Era il primo della Lazio."