Sionismo e nazionalsocialismo

Nel 1922 Vladimir Jabotinsky si ritirò dall’esecutivo dell’Organizzazione sionistica e fondò nel 1924 il Partito Revisionista. Il Nuovo schieramento combatteva la politica dell’Esecutivo sionista troppo disponibile al compromesso con gli inglesi e con gli arabi e «in campo sociale… palesava una certa simpatia per il corporativismo teorizzato in Italia dal fascismo». A questo proposito il Blondet è più esplicito e ricco di informazioni: «Vladimir Z. Jabotinsky (1880-1940) propugnò uno Stato armato e razzista e voleva che Israele si costituisse come “Stato autoritario e corporativo”. Finì per aderire al fascismo e simpatizzò apertamente per il Terzo Reich». «Jabotinsky sembra aver subito l’influenza di Ahad Ha’am, grande ammiratore, come Herzl, di Nietzsche, da cui prese in prestito l’idea di superuomo, associandola a quella di NAZIONE SUPERIORE». Conobbe poi un ex ufficiale zarista, mutilato, certo Joseph Trumpeldor e con lui ideò l’organizzazione di una “legione ebrea” all’interno di non importa quale esercito alleato. Proprio Trumpeldor ha dato il suo nome alla principale organizzazione di gioventù sionista revisionista, il BÉTAR o B’RITH TRUMPELDOR (Alleanza di Trumpeldor). Bétar è anche il nome della fortezza dove Bar Kochba condusse la rivolta contro le legioni di Roma nel secondo secolo. Durante il dodicesimo Congresso sionista del settembre 1921 a Karlovy Vary, Jabotinsky, senza informare i dirigenti sionisti, firmò un accordo con Maxime Slavinsky, rappresentante del leader del governo ucraino in esilio, Simon Petlioura (accusato oggi di antisemitismo). Questo accordo con un regime che favoriva i pogrom, fu giustificato da Jabotinsky con l’affermazione che se l’Armata Rossa gli avesse fatto la stessa proposta, l’avrebbe egualmente accettata. L’alleanza con l’Ucraina costrinse Jabotinsky a dimettersi dall’Esecutivo sionista e dall’Organizzazione sionista. Nel 1923 pubblicò una serie di articoli in cui mirava ad intraprendere una sorta di REVISIONE del Sionismo, affermando che si trattava di un ritorno alle tesi originarie di Herzl. Sostenne così posizioni di ACCESO NAZIONALISMO, il cui unico fine era di trasferire milioni di ebrei in Israele facendo della Palestina uno Stato ebraico di fatto. Gli arabi, «per Jabotinsky non avevano nessun diritto sulla Palestina e dovevano essere espulsi. Ancor oggi, per i suoi discepoli… “non esistono territori occupati in Israele”». Jabotinsky è convinto che lo stato abbia il primato sull’individuo, per cui non bisogna assolutamente rifarsi all’etica biblica ma attingere le proprie forze alle teorie del NAZIONALISMO INTEGRALE; «ciò lo farà passare agli occhi di numerosi dirigenti ebrei come un ebreo fascista». Jabotinsky è assolutamente contrario alla diaspora e PER IMPEDIRE L’ASSIMILAZIONE degli ebrei, SARÀ ANCHE PRONTO AD ACCOGLIERE favorevolmente LE IDEE ANTISEMITE, che avrebbero spinto gli ebrei a ritornare nella loro terra e a riscoprire l’identità che stavano perdendo. «Per Jabotinsky ogni assimilazione ai goyim è non solo infausta ma impossibile… “La fonte del sentimento nazionale si trova nel SANGUE dell’uomo… nel suo TIPO FISICO-RAZZIALE… È inconcepibile che un ebreo… possa adattarsi alla visione spirituale di un tedesco o di un francese”». Inoltre elimina l’idea di un Dio trascendente e la sostituisce con quella di nazione, minando alla base le fondamenta stesse del Giudaismo ortodosso. A tutto ciò unisce un odio viscerale per il socialcomunismo, mentre vede, di conseguenza, la forza principale del Sionismo nel supercapitalismo. a)

Il Bétar
Nel 1923 Jabotinsky fondò il braccio armato del Revisionismo sionista il Bétar B’rith Trumpeldor, i cui membri «portano la camicia bruna, e saranno denunciati come fascisti dai loro avversari». Dal 1934 al 1937 una scuola navale del Bétar funzionerà in Italia, a Civitavecchia, con 153 cadetti diplomati. Per Marius Schattner «tutta la filosofia del Bétar consiste in ciò: dalla fossa alla luce, dal ghetto a Israele. Essa intrattiene il mito di una razza spiritualmente ebrea …Saltando diciannove secoli di diaspora, il Bétar annuncia il ritorno del tipo ebreo antico». Il Bétar è un’organizzazione rigida, con un rituale stretto e severo: ogni betariano deve impegnarsi a consacrare i due primi anni del suo insediamento in Palestina alla militanza a tempo pieno nel Bétar, il quale si fonda sostanzialmente sul mito della forza, sulla potenza del cerimoniale, su una struttura paramilitare. Negli anni 1931-32 Jabotinsky visse a Parigi, «dove sembra essere stato iniziato alla Loggia Stella del Nord del Grande Oriente di Francia». Nel 1935 fondò a Vienna, durante un congresso, la Nuova Organizzazione Sionista (N.O.S.), che inaugurava una politica molto discussa con tutti i governi (anche antisemiti) PURCHÉ FOSSERO INTENZIONATI A REGOLARE LA QUESTIONE EBRAICA IN SENSO SIONISTA, consentendo cioè l’emigrazione ebraica in Palestina. Ciò non impedirà per altro a Jabotinsky di pronunciarsi, negli anni della guerra, a favore della creazione di un esercito ebreo destinato a combattere la Germania hitleriana. b)

Menahem Begin
Fino alla vittoria di Begin nel 1977 a capo del Likud, formazione politica erede del Bétar di Jabotinsky, la maggior parte degli storici del Sionismo avevano relegato il Revisionismo nel ghetto spirituale dei fanatici o addirittura dei lunatici esaltati. Ma nel 1977 il “fascista” Begin sale al potere in Israele e, fin dal suo primo discorso, si rifà esplicitamente alle idee di Jabotinsky, anche se aveva fatto parte dell’ala più radicale del Revisionismo, quella più vicina al fascismo e associata al B’ritj Ha Biryonim (il gruppo dei bruti), scavalcando a destra lo stesso Jabotinsky! Dopo la seconda guerra mondiale Begin come leader del partito Hérout (Libertà) farà lavorare al quotidiano del partito il suo amico Abba Ahimert, ideologo estremista revisionista, che aveva scritto:
«Sì, NOI REVISIONISTI ABBIAMO UNA GRANDE AMMIRAZIONE PER HITLER. Hitler ha salvato la Germania… E SE ABBANDONA IL SUO ANTISEMITISMO, NOI POTREMO FARE UN PO’ DI STRADA CON LUI». Quando Begin si recò per la prima volta negli USA nel 1948, alcuni intellettuali ebrei, tra cui Einstein, Hannah Arendt e Sydney Hook, scrissero una lettera aperta al New York Times (4 dicembre 1948) in cui affermavano che il partito di Begin era «un partito politico assai vicino, quanto alla sua organizzazione, ai suoi metodi, alla sua filosofia politica e alla sua dottrina sociale, ai partiti nazista e fascista». Begin non rinnegherà in nulla le sua vecchie idee estremiste: dopo di lui diverrà primo ministro di Israele il suo amico (e terrorista) Yitzhak Shamir, per il quale «Eretz Israel appartiene solo e soltanto al popolo di Israele».

c) Revisionismo e nazismo
Nella primavera del 1936 una coppia di ebrei, i Tuchler, inviati dalla Federazione Sionista di Germania, ed una coppia di nazisti, i von Mildenstein, inviati dal N.S.D.A.P. e dalle SS., si ritrovarono alla stazione di Berlino dove presero il treno per Trieste e s’imbarcarono sulla Martha Washington per la Palestina. Lo scopo del viaggio era quello di fare un’indagine il più possibile completa e documentata sulle POSSIBILITÀ DI INSEDIAMENTO DI EBREI TEDESCHI IN PALESTINA. «Malgrado le dichiarazioni di principio e diverse misure specifiche (boicottaggio degli ebrei tedeschi a partire dal 1 aprile 1933), tutti gli storici sono d’accordo nell’ammettere che Hitler non aveva una politica d’insieme precisa sulla questione ebraica fino alla notte dei cristalli del 9-10 novembre 1938. Ciò lasciò campo libero all’Ufficio degli Affari ebraici delle SS, per esplorare le diverse politiche attuabili. Il viaggio del barone von Mildenstein fu una di esse. Ora Mildenstein era ufficiale superiore delle SS… s’era interessato da molto tempo alla questione ebraica… Fervente sionista, entrò nelle SS. e fu reputato uno dei più qualificati specialisti del Giudaismo. Fu lui che vide per primo l’interesse che si poteva trarre dalle organizzazioni sioniste, specialmente revisioniste… Scrisse una serie di dodici lunghi articoli, molto documenteti, sul quotidiano berlinese Der Angrif di Goebbels, dal titolo Un nazista viaggia in Palestina. Vi esprimeva la sua ammirazione per il Sionismo… e concludeva che “il focolare nazionale” ebreo in Palestina “…indica un mezzo per guarire una ferita vecchia di molti secoli: la questione ebraica”. Per commemorare tale visita fu coniata una medaglia, su richiesta di Goebbels. Una faccia era ornata dalla svastica nazista e l’altra dalla stella di David… Le SS. erano divenute la componente più filosionista del partito nazista». In seguito a questo viaggio il giornale delle SS. Das schwarze Korps proclamò ufficialmente il suo appoggio al Sionismo. Il 26 novembre lo stesso quotidiano rinnovava il suo appoggio al Sionismo: «Il riconoscimento della comunità ebrea, come COMUNITÀ RAZZIALE FONDATA SUL SANGUE e non sulla religione conduce il giovane tedesco a garantire senza riserve l’integrità razziale di questa comunità ». Ancora, nel maggio 1935 Heyndrich in un articolo distingueva gli ebrei in due categorie dimostrando una forte predilezione per quelli che «professano una concezione strettamente razziale» e Alfred Rosemberg scriveva che «il Sionismo deve essere vigorosamente (31) sostenuto». Con l’avvento al potere di Hitler il Bétar fu la sola organizzazione a continuare ad uscire in parata in uniforme nelle strade di Berlino. Il 13 aprile 1935 la polizia della Baviera (feudo di Himmler e di Heyndrich) ammetteva eccezionalmente che gli aderenti al Bétar potessero indossare la loro uniforme. Questi cercavano così di spingere gli ebrei di Germania a CESSARE DI IDENTIFICARSI COME TEDESCHI e a farli innamorare della loro nuova identità nazionale israeliana (104). La Gestapo fece tutto il possibile per favorire l’emigrazione verso la Palestina; ancora nel settembre 1939 autorizzò una delegazione di sionisti tedeschi a partecipare al 21° Congresso sionista di Ginevra. Jabotinsky invece si era pronunciato per il boicottaggio della Germania, mentre Kareski, membro del movimento revisionista, perseguiva una politica di collaborazione con la Germania in vista di poter costituire lo Heretz Israel. Nel 1942 restava ancora in attività nella Germania un Kibbutz a Nevendorf per esercitare dei potenziali emigranti verso la Palestina. «Il Mossad… dispose di un centro di circa quaranta campi e centri agricoli, ove i futuri coloni si preparavano per lo sbarco in Palestina».

d) Un patto segreto tra la banda Stern e il terzo Reich
I dirigenti ebrei della gang Stern – incredibile ma vero - fecero ai nazisti una proposta di alleanza nel 1941 per lottare contro gli inglesi: la cosa che più colpisce è che uno di essi era Yitzhak Shamir, futuro primo ministro di Israele. «Lo scarso equipaggiamento militare dell’Italia, sia in Libia che in Grecia, convinse Stern che l’Italia non aveva i mezzi per condurre a termine la sua politica, mentre la Germania nel 1940, riportava vittoria su vittoria. Tali successi impressionarono Stern, che si lanciò in un’avventura folle e senza uscita: formare un’alleanza con la Germania hitleriana. Stern lavora fino al febbraio 1941 (quando fu ucciso dagli inglesi) a concretizzare questo obiettivo,
fondandosi su un’analisi insolita della situazione del Giudaismo. Per lui l’Inghilterra è il vero nemico, mentre la Germania è solo un OPPRESSORE che appartiene alla linea dei PERSECUTORI che il popolo ebreo ha incontrato durante la sua storia. Questo è l’errore più grande di Stern: vede nel Nazismo un movimento animato da un antisemitismo ragionevole…». All’inizio del 1941 Lubentchik, agente segreto della banda Stern, propone un patto militare tra l’Organizzazione militare sionista Irgun (una scissione della stessa banda) e la Germania, proposta nota col nome di testo di Ankara, trasmesso a Berlino l’11 gennaio 1941 e ritrovato tempo fa negli archivi dell’ambasciata tedesca in Turchia. In esso si legge: «…I principali uomini di stato della Germania nazionalsocialista hanno spesso insistito sul fatto che un Ordine Nuovo in Europa richiede come condizione previa una soluzione radicale della questione ebraica, mediante l’emigrazione. L’evacuazione di masse ebree d’Europa è la prima tappa della soluzione della questione ebraica. Tuttavia, il solo mezzo per cogliere tale fine è l’installazione di queste masse nella patria del popolo ebraico, la Palestina, mediante lo stabilimento di uno Stato ebraico nelle sue frontiere storiche… ». Lo Stato maggiore tedesco, tuttavia, decise di appoggiarsi nella lotta alla Gran Bretagna, agli arabi che erano milioni, piuttosto che agli ebrei, che non erano che un pugno di uomini. La veridicità di questo documento è stata messa in dubbio, ma Israël Eldadsnab, uno dei capi storici del gruppo Stern, ha confermato la verità dei fatti e il settimanale Hotam affermò che tale documento era stato consegnato personalmente da Shamir e Stern. Quando il 10 ottobre Shamir divenne primo ministro dello Stato di Israele dopo il dicastero Begin, l’Associazione Israeliana dei combattenti antifascisti e delle vittime del Nazismo manifestò la sua indignazione in un telegramma al presidente Herzog nel vedere il posto di primo ministro occupato da «uno di quelli che tentarono di arrivare ad un’alleanza con dei rappresentanti ufficiali della Germania nazista». Se la banda Stern fu l’unico gruppo sionista revisionista a negoziare col Terzo Reich in piena guerra, le organizzazioni sioniste moderate non avevano esitato a farlo prima della guerra, in gran segreto. «I circoli nazionalisti ebrei sono molto soddisfatti della politica della Germania, poiché la popolazione ebrea in Palestina sarà da tale linea politica talmente accresciuta che in un futuro prossimo gli ebrei potranno contare su una superiorità numerica di fronte agli arabi».