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Un popolo perseguitato

Ingiustificabili i crimini di Putin contro i ceceni

È possibile esprimere orrore, esecrazione e protesta per i crimini contro l’umanità, così modernamente efferati, compiuti contro i propri concittadini e contro i patrioti ceceni dal democratico Vladimir Putin, l’uomo dagli occhi di vetro, un membro del G8, uno dei Grandi della Terra?
Crimini intollerabili, perché non si uccidono centinaia di donne e uomini con la stessa spietata determinazione con cui si uccidono i terroristi. Crimini ingiustificabili, perché il democratico Putin non ha neppure tentato la finzione di un negoziato per salvare le vite umane. Ingiustificabili, perché i patrioti ceceni combattono per la causa sacrosanta di difendere i loro connazionali dal massacro genocidiario, dalla persecuzione e oppressione secolari del loro Paese da parte di zaristi, comunisti e post-comunisti russi.

Di fronte a tanta efferatezza, i cosiddetti interessi in Cecenia della Grande Russia, risultano sinistramente ridicoli. Se le mafie russe vogliono il petrolio ceceno, che lo comprino, e non lo rubino, defraudendone i legittimi proprietari. E se il governo moscovita ha altri problemi, che tratti senz’armi e alla pari. Perciò, Putin ha oggi solo una possibilità: quella di riconoscere i torti e i misfatti della Russia, di ritirare immediatamente le sue truppe di manigoldi dalla Cecenia, di riparare gli spaventosi danni fatti agli esseri umani e ai loro beni, di riconoscere e sostenere il Presidente ceceno, Maskadov, eletto democraticamente almeno quanto lui stesso. Questo atto criminale, i cui responsabili politici e militari dovranno rispondere di fronte ai tribunali della giustizia internazionale, non sarebbe stato però possibile se non ci fossero state alcune condizioni propiziatorie.

La prima di queste è il clima mondiale di odio e persecuzione nei confronti dei popoli senza Stato che si battono per la loro indipendenza, i kurdi e i palestinesi per primi. Ma anche nel cuore dell’Europa, nello Stato monarchico iberico, il governo di Aznar, invece di avviare il procedimento di autodeterminazione, previsto dal diritto internazionale, per risolvere democraticamente il problema della nazione basca, ha scelto un metodo tipicamente fascista qual è quello di mettere fuori legge il partito politico della sinistra nazionalista basca.
La seconda è la solidarietà precipitosa, sospetta e assolutoria, della cosiddetta comunità internazionale, assicurata a Putin. Questa solidarietà è stata offerta in nome della comune crociata antiterroristica: ma se uno dei crociati è Putin, allora davvero c’è proprio poco da stare allegri.
Sia ben chiaro: siamo fermamente contrari ad ogni forma di terrorismo, comunque motivata: soprattutto perché il terrorismo rischia di offrire nuovi pretesti a coloro che dicono di volerlo combattere , per continuare nella persecuzione dei popoli e per ridurre i già ristretti margini della democrazia e della libertà.
Ma siamo altresì contrari alla guerra: contro l’Iraq o contro altri, autorizzata o non autorizzata dall’Onu, perché non ci sono mai ragioni per la guerra, che non siano ragioni di dominio e di predominio, di sopraffazione e di sfruttamento.


Francesco Casula
Gesuino Mattana
Eliseo Spiga
Gianfranco Pintore