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Risultati da 1 a 6 di 6
  1. #1
    cittadino
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    Predefinito ancora sui no-global: riflessione

    da InyMedia

    giorgio
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    Trento. Bufera a Sociologia: l'università onora le Br
    by maqam/onnivora Saturday November 23, 2002 at 0256 AM

    «L'Università celebra le Br. L'ateneo di Trento con un libro ed una mostra esalta le gesta di Curcio e compagni»

    E' il titolo shock a caratteri di scatola, che "Libero", il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, ha dedicato alla facoltà di sociologia di via Verdi e alla mostra che celebra il suo quarantennale...
    www.onnivora.net/article.php?sid=552
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    Feltri dovrebbe informarsi bene
    by Joe Saturday November 23, 2002 at 0301 AM

    Visto che le Br sono state addestrate dalla Libia per conto del Kgb e della Cia, cioè di Kissinger, la celebrazione delle Br non dovrebbe spiacere ad un americanista.
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    in libia?
    by nEmO Saturday November 23, 2002 at 0306 AM

    Dov'è che hanno addestrato le br?
    Fatti un favore e cercati Le parole e la lotta armata a cura di primo moroni per la shake edizioni,almeno capirai qualcosa...
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    sicuramente sono stati meglio di tanti altri terroristi
    by .... Saturday November 23, 2002 at 0431 AM

    sicuramente sono stati meglio di tanti altri terroristi che hanno raggiunto i loro scopi vedi quelli a servizio dello stato , che tuttora vivono da nababbi nei paesi esteri ma anche in italia, e poi se col revisionismo dobbiamo berciil fascismo ubriacamoci col terrorismo, sono anche loro ragazzi che volevano migliorare la vita degli italiani sfruttati
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    che?
    by enrico Saturday November 23, 2002 at 0727 AM

    La lotta armata non ha portato niente.
    La lotta armata ha disperso consenso.
    La lotta armata ha portato sangue.
    ...per favore...
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    che?
    by bip Saturday November 23, 2002 at 1107 AM

    E lo stato stragista a cosa ha portato?
    bip
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    non generalizziamo
    by schiacciataarmata Saturday November 23, 2002 at 1222 PM
    Le Br fecero il pieno di consensi giusto quando non ammazzavano nessuno, ovvero nel primo periodo: quello degli atti dimostrativi e dei volantini.
    Poi caddero in disgrazia (fra il proletariato) quando ammazzarono il sindacalista e via via cominciarono a far scorrere sangue.
    Fino all'assurda svolta di Moro.....ancora densa di misteri.
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    liberta' per le BR-PCC!
    by Beartien Saturday November 23, 2002 at 1255 PM
    Concordo ,non sono per l'omicidio ma questo cazzo di sindacalista tanto esaltato ma chi vi dice che non era un corrotto?

    Inpassato boia torturatori come dalla chiesa ,dozier sono stati dipinti come s. francesco cosi' come il mafioso ed imperialista aldo moro.
    Non è ancora tempo per poter liberamente dire tutta la verita' ma non beviamo tutto quello che ci dice la tV del regime!
    Quando i compagni solidarizzano con altri compagni e compagne questo è in qualche modo un atto rivoluzionario!

    Unita' di tutti i comunisti ed anarchici!
    W Casarini! W Francesco Caruso! W tutte le componenti del movimento!

    Beartien
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    W TRENTO!
    by Selviana Saturday November 23, 2002 at 0117 PM
    Liberta' per tutte le compagne e compagni!
    Grazie di esistere!

    Selviana
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    provocazione della giunta fascista di Bologna
    by Emilio Saturday November 23, 2002 at 0253 PM

    Provocazione fascista del comune di bologna: costuito un monumento a biagi in spregio a tutti gli operai uccisi e alla resistenza che ormai per questi signori è un ricordo sbiadito.

    Emilio
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    Differenza che conta
    by provocatore Saturday November 23, 2002 at 0310 PM

    Scusate io non sono italiano e non sono molto ferrato sull'argomento ma per quello che ne so le brigate usavano solo armi da fuoco e non hanno mai messo bombe.Allora vi chiedo perchè giudicano le brigate terroristi e non guerrilleros?
    Dal mio punto di vista se uno fa scoppiare le bombe a caso in mezzo la gente è un terrorista(come ira,eta,pkk eccetera),non c'è dubbio,ma se invece usa solo le armi e rischia pure la stessa vita e non ammazza la gente civile si può considerare più una specie di soldato che combatte una sua battaglia,quindi non un terrorista.
    Se volete ditemi la vostra opinione.
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    la storia dei comunisti
    by alfa25 Saturday November 23, 2002 at 0327 PM

    Probabilmente quando ci libereremo del capitalismo i criminali diventeranno eroici partigiani che hanno dato o rischiato la vita per il comunismo e verranno smascherati i "democratici" e i lori orrendi crimini contro l'umanita'.

    Le ipocrisie sono anche in rifondazione dove si esalta Ghevara e si criminalizzano i compagni che praticano la stessa lotta in Italia.
    comunque la gente incomincia ad aprire gli occhi!

    alfa25
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    Brigate Rosse una storia italiana
    by Emilio Saturday November 23, 2002 at 0531 PM

    Consiglio a tutti "Brigate Rosse una storia italiana" di Mario Moretti.

    Liberta' per tutti!Distruggere carceri e repressione!

    Liberte' Egalite' Fraternite'

    Emilio
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    Liberi tutti!
    by Giovanni Saturday November 23, 2002 at 0611 PM

    Per la prima volta si esaltano le BR pubblicamente.
    Credo che al di la' del giudizio di merito possiamo dire che in italia da molti anni non vi erano possizioni cosi' radicali ed una partecipazione di giovani nelle piazze cosi' massiccia.

    qualcumo ha detto che la piazza spesso conta piu' del voto e credo che questo sia vero proprio in un periodo come questo dove i capitalisti sono cosi' arroganti da lincenziare migliaia di operai.
    Sta a noi opporsi!

    Giovanni

    Giovanni
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    parlando di br e di morti ammazzati
    by lisa Saturday November 23, 2002 at 0818 PM

    Comincio da qui: http://dev.unitn.it/images/rassegna_stampa/feltri.jpg. È il link alla risposta della facoltà al pezzo di libero. Tanto per farsi un’idea.

    Continuo adesso con un predicozzo. Conosco piuttosto bene la storia della lotta armata in Italia, e ogni volta che nasce un dibattito in Indy trovo disarmate la disinformazione che sprizza. La cialtroneria, l’approssimazione, tanto per essere espliciti. Non sto parlando di opinioni, ma di vera e propria ignoranza. E di dosi massicce di velleitarismo in forma di slogan.

    Leggo frasi come “sicuramente sono stati meglio di tanti altri terroristi”, come se si dovesse fare una classifica. Che cosa vuol dire, che i terroristi di destra sono meglio di quelli di sinistra? Ma che paragone è? Credo ci si possa interrogare sulle br senza fare paragoni che nessuno, neanche e soprattutto fra i br, ha mai fatto. Le br volevano essere eversive contro lo stato, e contro lo stato hanno voluto combattere, non contro “i fasci”. Hanno colpito più spesso le aree di contiguità che quelle antagoniste, ovvero quelli di sinistra, sindacalisti e magistrati, considerati “traditori”.

    Quando ci si interroga su “a cosa hanno portato le br” (cosa che peraltro si è fatto e si fa in molte carceri), la risposta è “e lo stato stragista allora?”. Ancora con ‘sta competizione. Non ha senso, davvero. Le br non colpivano lo stato stragista, ma lo stato imperialista.

    Leggo “questo cazzo di sindacalista tanto esaltato ma chi vi dice che non era un corrotto”. Chi scrive non sa nulla di Guido Rossa e di cosa ha significato quell’omicidio, nella storia del sindacato e delle br. Certe sparate si potrebbero evitare.

    La disinformazione passa anche per Emilio che parla di “provocazione fascista”. A Biagi non è stato costruito nessun monumento, gli è stata solo intitolata una piazzetta sotto casa. E credo ci sia di peggio di cui preoccuparsi.

    Arriva poi un “provocatore” che arriva a dire che le br guerrigliere non ammazzavano civili. Scusa ma, pur tenendo conto di quella che alcuni hanno definito una guerra civile in corso (sono d’accordo solo in parte), io continuo a considerare “civili” i giornalisti, e i sindacalisti, per fare un esempio. E anche il fratello di Peci. Certo l’eversione nera ha metodi beceri, definiti, e diversi, profondamente, ma: ancora il paragone per avvalorare una tesi. Questo non basta per fare delle br un partito di guerriglieri. Non a me.

    La lotta armata è una scelta. Le morti bianche sul lavoro sono uno schifo, ma faccio scelte di lotta diverse, e non impugnerei una pistola per questo. Non la impugnerei con tutti i buoni motivi che potete trovare. Perché questo è: chiedetevi se siete disposti a sparare a qualcuno, dopo averlo individuato, seguito, studiato, prima di fare tanto gli esaltati. La cosa naturalmente non mi impedisce di fare domande sui percorsi giudiziari, e di chiedere libertà.

    Sul fatto che le br un giorno possano diventare “eroici partigiani” ho seri dubbi. Credo li abbia anche un signor Franceschini a caso, solo per citare un “cervello fino”. I dubbi forse non li hanno quelli che hanno ammazzato Biagi, e prima D'Antona, e che a me sembrano marziani, come Alfa25.

    Ci sono molte cose da dire sull’eversione in Italia, sulle br, sulla gente che ancora sta in galera, su quella che sta in francia, sui latitanti, su quelli che oggi rivendicano omicidi col la sigla br pcc.

    E’ un argomento serio e reale, è una storia dolorosa, non eroica o mitologica. Richiede preparazione, almeno un minimo, e non boutade. Almeno leggetevi La notte della repubblica di Zavoli. Un libro dove i terroristi parlano e raccontano, un libro non tanto di analisi ma soprattutto di testimonianza. Un libro fra l’altro che costa poco e si legge d’un fiato.

    Alla prossima.
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    zavoli? ma se è nazista!
    by Beartien Saturday November 23, 2002 at 0839 PM

    Prima di dare dell'ignorante a tutti dovresti fare autocritica poiche' non mi pare che qualcuno abbia esaltato la lotta armata.
    Semmai sei tu che con la repressione che uccide, arresta e tortura di preoccupi di fare pubblicita' ad un fascista democristiano zavoli che puo' solo travisare la realta' intervistando solo compagni che dopo aver subito centinaie di torture solo diventati democristiani.

    La vera storia delle BR-PCC probabilmente sara' scritta quanto zavoli sara' morto, (per cause naturali), meglio specificare perche' con i provocatori o sbirri come te non si sa' mai.
    Se sei in buona fede cerca di contribuire all'odio contro il regime nazista e non a farti paranoie!

    RESISTENZA! MORTE AL REGIME!


    Beartien
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    provocazioni della digos e di nazisti
    by Beartien Saturday November 23, 2002 at 0916 PM
    A tutte le compagne e compagne

    In diversi forum vengono inserite dal solito sbirro o comunque dal solito verme fascista immagini , frasi razziste non credete a queste firme e non rispondete ignorate questi rifiuti!

    Onore a tutti i comunisti caduti combattendo!

    GLORIA ETERNA A LENIN!

    Beartien
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    A Lisa
    by Selviana Saturday November 23, 2002 at 0948 PM

    La tua analisi è a senso unico. Non puoi capire la storia delle Brigate Rosse senza aver frequentato quel clima, senza aver sofferto la violenza dello stato,le stragi della CIA,e senza esserti confrontata con chi non si è pentito o dissociato affatto.

    Altrimenti ogni ricostruzione storica ricorda le abiure
    seguenti alle torture dell'Inquisizione o seguenti
    alle persecuzioni degli anni '30,gli anni bui dello stalinismo e del nazismo.

    Essere sociologa non ti aiuta necessariamente a capire , la vostra è la sociologia della classe dominante piena di razzismo e pregiudizi,che ha tutto l'interesse a mistificare e nascondere i propri crimini e a delegittimare le lotte sociali.
    Il tentativo di far tacere il movimento è la prova del nove.

    Ti consuglio di leggere solo opere delle Brigate Rosse
    se vuoi capire meglio le Brigate Rosse.
    La lettura di queste opere puo' tuttavia ricostruire solo molto parzialmente la realta' di un grande partito rivoluzionario la cui lettura storica sara' possibile solo quando la repressione e la criminalizzazione saranno superate dal tempo trascorso.
    Speriamo che la democrazia operaia arrivi presto per riscrivere la storia e dare veridicita' ai fatti storici perche' l'unica verita' possibile appartiene solo alle teocrazie e ai regimi fascisti e stalinisti.

    Non voglio dare giudizi di valore ma solo esortarti a vedere la storia dalla parte degli invisibili, cioe' quelli esclusi da giornali, tv, radio.


    LIBERTA' PER LE COMPAGNE E COMPAGNI BR-PCC!

    Selviana
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    l'arte per l'arte, la guerra per la guerra
    by lisa Saturday November 23, 2002 at 0956 PM

    1) Mettiamola così: in indy in molte discussioni il livello è eccellente, che si parli di movimento, carcere, psichiatria, sostanze ecc ecc. Quando invece si parla di lotta armata, è come se scendesse un pudore, una difficoltà ad affrontare qualcosa di troppo grande e incomprensibile. E quel che resta sono interventi brevi, superficiali e a slogan. Oh, a me sembra così.
    2) L’obiettivo non è fare pubblicità (?) a Zavoli. Però quello è un lavoro che giornalisticamente regge, su cui ognuno può formarsi l’opinione che preferisce. Insomma, è un po’ come il sussidiario. Con tutti i limiti del caso, e ci sono dozzine di libri migliori. Ma è uno strumento.
    3) La vera storia di chi? Ci sono le br, e poi le br pcc. Non sono la stessa cosa. Le sigle sono importanti, le br le hanno sempre usate con proprietà.
    4) dare dello sbirro o del provocatore è solo un millimetro prima del dare dell’infame. Vacci piano.
    5) Io non ho la minima intenzione a contribuire all’odio verso chicchessia. Lottare non significa necessariamente odiare. E il tuo linguaggio guerrafondaio mi fa paura.

    Saluti.
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    Dovresti avere paura del regime!
    by Selviana Saturday November 23, 2002 at 1010 PM

    Scusa Lisa ma se sei di sinistra dovresti avere paura della guerra imperialista per il petrolio e degli arresti , per non parlare di quello che è successo a Genova.
    C'è qualcosa di strano...poi continuare a reclamizzare questo libro di zavoli.
    zavoli è un personaggio spregevole che ha fatto i soldi speculando come un infame sul dolore e la morte dei compagni e alimentando un clima d'odio che è quello che ha condannato compagni a 15 20 anni solamente per aver partecipato a questa organizzazione.

    Leggi i libri di Curcio delle edizioni sensibili alle foglie e non solo, anche quelli degli altri brigatisti non pentiti per avere una visione piu' obbiettiva!

    Selviana
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    selviana
    by lisa Saturday November 23, 2002 at 1011 PM
    Il post precedente era naturalmente per Beartien.
    Questo invece è per Selviana.

    Forse ti sorprenderà, ma c’è chi ha vissuto quegli anni, condiviso quel clima, e non si è messo a sparare.
    Le “opere”, come le chiami tu, delle Brigate rosse, le ho lette eccome. Eppure continuo a non condividerne la logica. Ho deciso di praticare altre forme di lotta.
    Forse per te è troppo “morbida” la mia posizione. Chissà, forse pensi che il fallimento della lotta armata sia imputabile a gente come me. Io penso che la “durezza” di una lotta non dipenda dal gruppo di fuoco. E che le ragioni del fallimento della lotta armata siano da cercare da qualche parte “dentro”, non “fuori”. Sarà sorprendente, ma la lotta armata ha dei limiti. Produce cadaveri, ad esempio.
    Non vado comunque cercando “abiure”, non chiedo la galera, e non voglio mettere bavagli (su questo continuo a chiedere di guardare chi sono stati, i morti ammazzati dalle br, potresti trovare qualche sorpresa. Se vuoi pensare anche tu che i veri nemici del popolo sono i sindacalisti fai pure, io continuerò a pensare che qualcuno da qualche parte nel frattempo si frega le mani).
    Chiedo una riflessione politica e storica senza martiri e senza eroi.
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    A Lisa
    by Selviana Saturday November 23, 2002 at 1034 PM

    I morti fanno parte al 99,99% proletari:
    immigrati che muoiono nei tir, operai che muoiono sotto le presse, quindi esiste una sistematica violenza innanzi tutto da parte dello stato capitalista.
    Poi ci sono le guerre di spartizione delle risorse economiche e di sfruttamento dei popoli del terzo mondo.

    Continuare a parlare del biagi come se fosse l'unica
    persona vittima della violenza e senza tenere conto degli elementi oggettivi e soggettivi che hanno prodotto quella violenza non aiuta a capire.

    Non si parla degli operai e degli immigrati uccisi dalla classe dominante con la stessa passione con cui si difendono i previti, gli andreotti, i biagi!

    Come comunisti dovremmo preoccuparci di prevenire questa inaudita violenza che non proviene da un piccolo gruppo
    ma da questo stato che uccide ogni giorno decine di proletari.

    Parli bene tu perche' probabilmente hai un buon lavoro, una casa e non rischi di avere la mano tranciata da una pressa come accade spesso nelle fabbriche del sud ad esempio.

    Leggere i classici del marxismo e le opere delle Brigate
    Rosse non significa condividerne la pratica altrimenti ci sarebbe gia' la guerra civile.

    Il grande successo delle Brigate Rosse fu determinato
    dal soffocamento delle lotte sociali mediante appunto atti terroristici come la strage di Piazza Fontana a Milano organizzata da Gladio e Cia.

    Gli stessi fascisti , piduisti sono al governo o in parlamento e nella digos.
    Ricordiamoci di quello che è successo nella caserma di Bolzaneto e la presenza di deputati di Alleanza Nazionale.
    Questo è un paese che non ha reciso il suo legame col fascismo e con i nazisti della CIA che hanno compiuto attentati terroristici in tutto il mondo e compiuto atrocita' della stessa natura delle SS di hitler.

    UNISCITI AL MOVIMENTO E AGLI OPERAI IN LOTTA!


    Selviana
    Selviana
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    silviana
    by lisa Saturday November 23, 2002 at 1054 PM

    Non sopporto questo tono piagnucolante genere “tu hai un buon lavoro una bella casa” e altre amenità.
    Tu non sai un cazzo.
    Di tenere conto degli elementi oggettivi e soggettivi che producono la violenza me lo chiedono già i propagandatori del benessere, quelli che si voi protestate ma poi c’avete le nike. Cazzo sono tutti pieni di buoni motivi. Anche quando dici “prevenire questa inaudita violenza” sai mi fai venire in mente qualcuno. Cristo, come siete ben integrati.
    Certo che i morti sono i poveri, che poveri sono gli operai. Devo mettermi a sparare per questo?
    I morti, in ogni guerra, anche la tua, sono i civili. Ricordatelo.
    E a proposito del grande successo delle brigate rosse, di che cazzo stiamo parlando, di rockstar?
    Voglio molte cose, ma non pareggiare i conti.
    Il sangue che gronda non mi eccita neanche un po’.
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    travisi le parole
    by Selviana Saturday November 23, 2002 at 1124 PM

    Lisa non capisco perche' di arrabbi.
    Io ho espresso un giudizio storico e non ho parlato di pallottole come tu hai fatto tre volte.

    Mi sembra di capire che tu frequenti deputate di Rifondazione quindi non capisco questa tua polemica.
    qualche altro compagno ti ha gia' saggiamente consigliato
    di non dividerci in inutili polemiche.

    Gli scioperi per fortuna vanno avanti nonostante tutto quello che dicono i sociologi da strapazzo del Corriere della Sera ed altri giornali della classe dominante.

    Selviana
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    c'è poco da travisare
    by lisa Saturday November 23, 2002 at 1151 PM

    Selviana scusami se mi sono innervosita.
    Però per favore smetti con queste congetture: prima sarei una sociologa, poi una col culo al caldo, poi una che frequenta deputate di rifondazione solo perché ho dato una notizia da bologna per completare un post. Fregatene di quello che sono.
    A proposito: non ti sto dando della brigatista, sul serio. Però le mie antenne si sono messe a vibrare. Non credo tu sia qui a far propaganda, solo che sei spregiudicata, o superficiale. E la materia che maneggi è pericolosa.
    Il linguaggio delle br non è neutro, non lo è mai stato.
    E fare un’analisi storica non vuol dire fornire giustificazioni. Comprendo i motivi della lotta armata, ma non li condivido. Non ne condivido neppure il linguaggio, come te lo conosco anche nelle virgole, il fatto è che io non lo uso. Il dibattito serve perché qui non ci siamo solo io e te, e voglio che sia sempre chiaro di cosa stiamo parlando.
    Sui saggi consigli posso dire solo che di panorama me ne frega una sega.
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    x lisa
    by Child of the light Sunday November 24, 2002 at 1211 AM

    Finiscila di fare la maestrina benpensante,ma chi ti credi di essere?
    Ti da fastidio il linguaggio spregiudicato? Guarda bene che non sta a te giudicare il modo di parlare di un individuo,ognuno è responsabile di se stesso in questo sito e c'è la libertà di parola.
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    A Lisa
    by Selviana Sunday November 24, 2002 at 1214 AM

    Compagna Lisa non era mia intenzione sostenere che tu te ne freghi
    quando ho detto che tu non avendo probabilmente problemi di lavoro o casa vedi la storia piu' edulcorata e da un'altra prospettiva.

    Dai tuoi interventi sei sicuramente una persona di sinistra e sincera ma credo che noi di sinistra dobbiamo
    lottare con entusiasmo anche discutendo appassionatamente ma senza fare del masochismo.
    oggi il problema non è l'estremismo di sinistra e probabilmemte non lo è mai stato, ma questo regime che è presente con la sua violenza non solo nelle piazze e nelle fabbriche , ma nei programmi che dobbiamo vedere e dobbiamo pagare, nelle file alle USl per pagare i tickets,
    la violenza che provoca l'uccisione dei nostri parenti
    perche' ad es. nell'ospedale non funziona un certo macchinario o si attendono anni per un trapianto.

    Io ho una esperienza lavorativa in una casa di riposo:
    Ho visto violenza ,isolamento,falsita', insabbiamenti, minacce, tutto perfettamente legalizzato da polizia, magistrati, medici,direttori.
    Ho salvato una persona dalla morte certa per la diagnosi
    sbagliata di un medico che dovrebbe fare al massimo l'infermiere!
    Anche questa è violenza e dobbiamo contrastarla parlandone
    e non cadere nella trappola dell'invasione dei terroristi che ci sono solo nella testa dei magistrati di Alleanza Nazionale!
    I terroristi sono al governo!
    Buttiamoli giu'!
    se esiste poi un odio di classe ben venga è il motore della storia!(Karl Marx).

    Saluti comunisti

    Selviana
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    Operai immigrati prigionieri la nostra lotta!
    by Beartien Sunday November 24, 2002 at 0145 AM

    Grazie al compagno Francesco e a tutti gli operai fiat in lotta, presto ci saranno altri blocchi se non vi restituiranno il lavoro.

    Continueremo instancabili con scioperi, blocchi e sabotaggi!


    W LA LOTTAI CLASSE! TUTTI A TERMINI IMERESE E TORINO!

    LIBERTA' PER I PRIGIONIERI!
    MORTE AL REGIME PREVITI-BERLUSCONI!

    Beartien
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    LIBERTA' PER TUTTI I PRIGIONIERI!
    by Selviana Sunday November 24, 2002 at 0833 AM

    Liberta' per tutti i prigionieri!
    Continuare i blocchi dei treni, aereoporti, autostrade,
    Occupare le scuole!
    Sciopero politico prolungato!Diamo l'esempio all'europa!

    Selviana
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    ma senti che
    by robi Sunday November 24, 2002 at 1021 AM

    masnada di imbecilli....!!! andate a trombare invece di parlare di br, è meglio.
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    A robi: fottiti!
    by Selviana Sunday November 24, 2002 at 1120 AM

    Fottiti!

    Selviana
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    Liberare tutti !
    by alfa25 Sunday November 24, 2002 at 1135 AM

    Adoro le bufere, la neve! mi ricorda la presa del palazzo d'inverno!
    Quella testa di di cazzo di feltri non si è reso conto che tra noi non solo l'odio al sistema è immutato ma ora è condiviso da tutti!
    Il fumo gli ha corroso il cervello!
    Trento è una citta' antifa e alle provocazioni naziste di feltri e rutto non occorre neanche reagire: sono morti, vendono 3 copie in tutta Trento da bravi terroristi neri finanziati da mediaset e cia! Maiali!

    Pena di morte per il boia placanica!

    assaltifrontalisempre!
    alfa25
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    Con gli operai ed i prigionieri
    by Selviana Sunday November 24, 2002 at 1227 PM

    Il tentativo di criminallizzazione dell'intero movimento
    è fallito miseramente e sempre piu' risoluti e numerosi
    dobbiamo bloccare tutte le principiali vie di comunicazione in modo da:
    1 paralizzare il paese
    2 risvegliare la coscienza operaia
    3 proclamare scioperi di lunga durata o a scacchiera

    L'avanzamento delle conquiste della lotta di classe
    contribuira' alla crescita del movimento e alla nascita di una nuovo partito avanguardia del proletariato e tribuno dei popoli del terzo mondo aggrediti dalla violenza del
    boia nazista bush e degli altri burattini dell'impero.

    Continuiamo la battaglia per il comunismo!

    Selviana
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    Ergastolo a tutti gli sbirri!
    by Beartien Sunday November 24, 2002 at 0148 PM

    Compagna Selviana a volte bastano poche parole per intendersi ma non possiamo tacere della criminale direzione parassitaria di rifondazione che mentre gli operai Fiat occupano, si esprime con bertinotti in interviste borghesi e reazionarie sul boia tyla, i miracoli ed altre puttanate del genere!

    L'unita' del movimento va bene ma occorre anche rompere i coglioni con i falsi comunisti per non lasciarsi imbrigliare dal tumore riformista vero cancro con il catto-comunismo ed il pacifismo piccolo borghese del mpvimento operaio.

    L'italia si sta' sollevando, l'odio per gli sbirri torturatori è un segnale positivo per questa nuova stupenda generazione!

    placanica dovunque andrai avrai solo sputi!
    resta in carcere perche' il popolo ti farebbe a pezzi!

    Beartien
    aggiungi un commento
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    BR-PCC una storia italiana
    by Selviana Sunday November 24, 2002 at 0752 PM

    Liberare tutti i compagni dalle galere!

    Riappropriarsi del linguaggio rivoluzionario
    marxista-leninista!

    Continuare gli scioperi ed i sabotaggi contro il regime fascista!

    No al fronte popolare si' alla rivoluzione proletaria!

    Resistenza!

    Selviana
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    unita' del movimento anticapitalista!
    by Selviana Monday November 25, 2002 at 0139 AM

    Questo scontro spero rimanga tale a livello dialettico.
    invito i compagni anarchici a riflettere prima di esternare un odio assolutamente spropositato contro chi lotta come loro contro il capitalismo.

    Nessuno puo' dirsi in assoluto vero anarchico o vero comunista, le contraddizioni sono molte cosi' come i gruppi o partiti che si richiamano a questi due correnti di pensiero entrambe libertarie e rivoluzionarie,a parte il tunore degli stalinisti e riformisti borghesi che devono essere debellati con risolutezza come peste reazionaria.
    Una soluzione a queste esagerate divisioni potrebbe essere
    Il ritorno dei porconi di casa savoia con due comseguenze positive:
    1
    Fomentare ancora + odio in tutto il movimento.
    2
    Rendere visibili gli anarchici ed incanalare il loro odio contri i tiranni e non contro poveri cristi.

    Sarebbe bello un nuovo Bresci che ne pensate?
    Accogliere il boia savoia con sputi e lanci di oggetti vari!

    Che ne direste di unirsi per sabotare gli ignobili monumenti ai tiranni fascisti di casa savoia e per chiedere monumenti al Bresci non solo a Carrara?

    Saluti comunisti

    Selviana
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    in italia faranno una mala fine
    by .... Monday November 25, 2002 at 0209 AM

    se i savoia hanno continuato a vivere lo debbono al fatto che sono vissuti all´estero , credo che in italia faranno una mala fine , non c´é giorno che non debbano temere , i loro nemici sono piú di quanti essi stessi possano immaginare, oltre agli anarchici naturalmente ci sono tutti i disoccupati che per un gesto eclatante al posto di darsi fuoco chissa.....
    aggiungi un commento
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    in italia faranno una mala fine
    by .... Monday November 25, 2002 at 0209 AM

    se i savoia hanno continuato a vivere lo debbono al fatto che sono vissuti all´estero , credo che in italia faranno una mala fine , non c´é giorno che non debbano temere , i loro nemici sono piú di quanti essi stessi possano immaginare, oltre agli anarchici naturalmente ci sono tutti i disoccupati che per un gesto eclatante al posto di darsi fuoco chissa.....
    aggiungi un commento
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    Equador
    by alfa25 Monday November 25, 2002 at 1028 AM

    Vittoria contro i porconi USA anche in Equador!

    Cresce la rivolta! Continuare a lottare per prendere a calci il regime!
    Estendere l'odio anti-usa!
    Compagno Beartien, Selviana, siete grandi!

    alfa25
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    x lisa
    by bip Monday November 25, 2002 at 1100 AM

    Sinceramente, aldilà dei toni di Selviana un pò troppo passionali, ritengo che lei sia molto meglio informata di te. Partire dal presupposto che la verità ufficiale sia sacrosanta mi sembra un pò superficiale, e tu non mi sembri una persona superficiale.
    Sicuramente la lotta armata ha avuto un epilogo incontrollato da parte delle br stesse, sia per l'allargamento dei gruppi che per la militarizzazione eccessiva delle stesse. Da qui a dire che i terroristi di destra sono uguali a quelli di sinistra, penso che ce ne passi parecchio. La mia affermazione iniziale era solo per ribadire che in fondo, aver condannato i movimenti dell'epoca sull'onda delle stragi, forse è stato un errore.
    Se la sinistra all'epoca fosse stata meno attaccata ai propri poteri e meno cieca, forse ora, nel bene o nel male la storia dei movimenti di opposizione italiani sarebbe più chiara.

    bip
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    A bip
    by Selviana Monday November 25, 2002 at 0112 PM

    Compagno bip ti ringrazio per queste precisazioni
    che aiutano a comprendere e debellare la facile retorica delle false sinistre nonche' a ricostruire se pur parzialmente la storia del movimento comunista in italia.

    Io penso che le BR-PCC non siano state e non siano un gruppo terroristico ma semplicemente un gruppo comunista eversivo che ha pagato un prezzo altissimo per le sue scelte rivoluzionarie.

    Non ho mai avuto paura delle BR-PCC ma dei governi repressivi del mafioso aldo moro, dei torturatori dalla chiesa,dei generali dozier, del clima di caccia al comunista scatenato non dalle Br-PCC ma dai democristiani
    e dalla polizia composta al 90% da fascisti e pressoche' icoincidente con quella del regime di Mussolini.

    La dc partito fascistoide era odiato da tutti i proletari e c'è stata molta ipocrisia, retorica, falsita' nell'inventarsi che le BR-PCC avevano una ideologia totalmente differente da quella dei militanti del PCI o dei gruppi comunisti extraparlamentari.
    Vi fu un bel coraggio nell'inventarsi che la Resistenza fu compiuta anche dai democristiani(per qualche poltrona in piu' sono state dette dal PCI mostruosita'!).


    In realta' la vera differenza sul piano ideologico era tra questa burocrazia corrotta piccolo borghese del PCI, oltre che antisovietica, e la sua base sinceramente comunista, distante si' dalle BR ma solo nell'uso della violenza e invece solidale nell'odio alla democrazia cristiana vero partito fascista tanto caro alla direzione del PCI.

    Quando moro fu ammazzato nella mia scuola 9 professori del
    PCI festeggiarono ufficialmente per un compleanno in realta' "perche' avevano giustiziato moro!".
    Allora ero molto piccola ma non capivo ne la segretezza di quella festicciola ne' perche' furono portate cosi' tante bottiglie e si sfogliasse il giornale con tanta allegria perche' quel personaggio era morto".
    Quando andai al Liceo molti anni dopo capii quello che era accaduto e da li' in poi diventai comunista.

    Quel clima come tu hai detto d'odio che la burocrazia parassita del PCI come quella dell'URSS ha prodotto contro
    tutto il movimento comunista ha prodotto la svolta reazionaria degli anni '80 e poi la svendita del patrimonio ideale oltre che economico costruito con il sacrificio dei partigiani comunisti e del proletariato in anni di militanza.

    I compagni delle BR-PCC hanno subito torture di ogni tipo e delle ignobili condanneiu' pesanti di quelle subite dai criminali nazisti molti dei questi addirittura protetti dal vaticano e dalla Cia dopo la seconda guerra mondiale ed utilizzati da questi apparati in funzione anticomunista!

    Il terrorismo è altra cosa!
    Sono i signori piduisti, di Gladio, e della Cia ad aver massacrato donne vecchi e bambini innocenti scatenando il terrore ed incolpando innocenti: Valpreda, le BR,l'URSS
    travisando la realta'!

    Questi porci sono ancora al governo e nei servizi segreti
    e tentano arroganti piu' che mai di nascondere le loro stragi, i loro crimini imperialisti!

    Continuiamo la lotta per il comunismo nella lotta di classe con gli operai, gli immigrati smascherando non solo
    i porci diessini ma anche i dirigenti di rifondazione
    molto interessati a stipendi e poltrone e poco ad una vera rivoluzione proletaria!

    Il comunismo e la rivoluzione di massa è ancora quanto di piu' moderno la societa' possa produrre!

    La caduta dei regimi stalinisti, della fallimentare teoria del fronte popolare e delle "terze vie", ribadisce la necessita' di seguire ancora il linguaggio marxista, i metodi del materialismo dialettico e del programma che ha consentito al grande Lenin la vittoria contro i controrivoluzionari bianchi, i cosacchi, e 15 stati imperialisti!

    E' dovere di ogni comunista difendere tutti i compagni e le compagne dalla violenza dello stato borghese!

    La liberazione delle BR-PCC e degli altri gruppi di sinistra inoltre è dovere prima ancora di ogni comunista,di ogni cittadino democratico data la assoluta assurdita' di condanne cosi' pesanti che alimentano solo nuovo odio tra i proletari e voglia di vendetta!

    Il nuovo movimento comunista tuttavia non sara' cosi' ingenuo da rispondere con una violenza di piccolo gruppo ma con scioperi, picchetti, blocchi stradali!

    Lotta di classe e per il comunismo fino alla vittoria!
    Yankee go home! W L'Unione Sovietica!

    Selviana
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    GUIDO ROSSA
    by GUIDO ROSSA Monday November 25, 2002 at 0122 PM

    GUIDO ROSSA ERA UN INFAME PIOMBO PER QS GENTE NN E MAI SPRECATO
    aggiungi un commento
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    Basta bugie!
    by Beartien Monday November 25, 2002 at 0203 PM

    Basta con le bugie di stato
    Basta con le bugie del PDS-DS-SS!
    Basta con la criminalizzazione!

    I "sindacalisti" "di sinistra" alla cofferati sono quelli che hanno fatto l'accordo con Confindustria per la distruzione della scala mobile!
    cofferrati è stato l'amico di confindustria e di craxi ora è un lurido diessino!
    Fiducia solo nella classe operaia e nel movimento!
    Prendiamo a calci bertinotti e diesini controrivoluzionari
    imperialisti!

    TUTTO IL POTERE AI SOVIET!

    Beartien
    aggiungi un commento
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    per bip
    by lisa Monday November 25, 2002 at 0208 PM

    Vedi Bip, il fatto è che non c’è una verità ufficiale e una non ufficiale. Certo, i coni d’ombra esistono (Moro, Cirillo eccetera), ma riguardano più le manipolazioni che qualcuno ha voluto vedere nella storia della lotta armata che le motivazioni alla nascita e le modalità di azione e organizzazione. In realtà i protagonisti li conosciamo, conosciamo il loro percorso politico, umano, e anche “militare”, parlano, scrivono, e hanno prodotto sotto le loro sigle tonnellate di documenti.
    Niente di trascendentale quindi. La differenza si ha nell’approccio che noi decidiamo di avere con questa storia.

    Purtroppo io non riesco a dimenticare la scia di sangue. Si, uso le parole “pallottole” e “sparare” e “gruppo di fuoco”, perché questo è stata la lotta armata, e non si può fare finta di nulla. I documenti l’hanno sempre sostenuta, hanno sostenuto questa pratica, anche se con modalità differenti. L’hanno fatto per delle ragioni politiche, comprensibili, fanno esse stesse parte della storia, per cui mi troverai sempre d’accordo nella revisione dei percorsi giudiziari, ma come non non è lecito separare la storia delle br dalla storia del paese, perché di lotta politica si è trattato, così non trovo lecito separare il linguaggio dalle azioni.

    Forse mi puoi capire ora quando non sono d’accordo con te che dici “hanno avuto un epilogo incontrollato”. La mancanza di controllo stava nello scollamento che le br hanno infine vissuto dal tessuto politico e sociale che stava prendendo altre direzioni (non necessariamente conservatrici. Altrimenti la logica si riduce a “con noi o contro di noi”), e nella lotta per l’esecutivo, dopo l’arresto di Moretti. Non c’è nessuna “militarizzazione eccessiva”: anche se si possono riconoscere componenti più movimentiste, le “brigate”, le “cellule”, i “nuclei”, sono delle strutture militari e riga.

    Il limite che mi riconosci, ed è reale, è il faticare a riconoscere l’aspetto positivo, addirittura glorioso, che Silviana e altri attribuiscono a quel periodo. Continuo a considerarlo un periodo buio e doloroso, per i militanti, per le vittime, e per chi comunque l’ha vissuto, dentro e fuori le fabbriche (e per chi continua a viverselo dietro le sbarre, o nel ricordo di chi ci è rimasto). Non ho la minima intenzione di sostenere che se le br non fossero esistite sarebbe stato meglio, non fraintendermi. Sono esistite e basta, e hanno avuto un senso (che faccio fatica a riconoscere nelle azioni di oggi), ma, ripeto, è un senso doloroso. Di sicuro non mi auguro che ci siano ancora decine di morti ogni anno per quasi vent’anni, come non mi auguro di vivere sotto un regime. Contesto comunque fermamente il ricorso alla pratica della lotta armata, e tollero poco (troppo poco forse?) l’ambiguità di certe sparate

    Il linguaggio di Silviana non è passionale, o spregiudicato. Spregiudicato è l’uso che fa di un linguaggio (non delle sfumature, ma di allocuzioni precise e riconoscibili) che immediatamente è connotato come brigatista, e non come marxista. Ripeto, non è un linguaggio neutro, non lo è mai stato per le br in primis.
    Concludo su questa faccenda del terrorismo di destra/di sinistra. Non ho mai detto che sono uguali, ci mancherebbe. Ho solo detto che non lo trovo un paragone pertinente, qui la questione non è sono meglio questi o quelli.
    Il dibattito su senso e efficacia politica potrebbe continuare a lungo, ma mi sa che già ho esagerato
    Ciao.
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    USA=SS! DS=SS!
    by alfa25 Monday November 25, 2002 at 0322 PM

    Siamo nel mezzo di una aggressione imperialista che procurera' altri milioni di morti e con migliaia di operai licenziati quindi basta ricostruzioni occorrono distruzioni, distruzioni dei regimi capitalisti!
    Siamo tutti per la liberazione dei compagni quindi basta paranoie sappiamo gia' chi sono i nostri nemici! parliamo invece del movimento e di come dare la spallata!

    alfa25
    aggiungi un commento
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    Contro la repressione
    by alfa25 Monday November 25, 2002 at 0333 PM

    riporto avviso manifestazione a padova:

    SCAZZI TRA COMPAGNI A PADOVA

    RICEVO E GIRO DA ALCUNI COMPAGNI, UNA DOMANDA/PREGHIERA: MA QUANDO LA FINIAMO DI SCAZZARCI TRA DI NOI? SO CHE E' UN PO' INGENUO E RIDUTTIVO METTERLA COSI', MA ALMENO DI QUESTI TEMPI NON POTREMMO STARE TUTTI UNITI?
    UN PUGNOCHIUSO A TUTTI/E
    HASTA LA VICTORIA SIEMPRE

    ******************************************
    A tutto il movimento

    Padova - Presidio in solidarietà ai compagni e compagne arrestati.

    Sabato 23 novembre 2002 al grido “la piazza è nostra” un manipolo dei sedicenti “disobbedienti” ha impedito ai compagni e compagne del Centro Popolare Gramigna di Padova, del CPA di Firenze sud, Gruppo di Lavoro Contro la Repressione di manifestare la loro solidarietà ai compagni arrestati il 15 novembre.

    Nonostante questo infame attacco, abbiamo comunque espresso la nostra solidarietà con interventi, slogan e volantini

    Riteniamo gravissima questa provocazione in considerazione della fase di forte attacco che lo stato e i suoi scagnozzi esercitano nei confronti di quanti esprimono dissenso e si organizzano contro di esso.

    Ribadiamo che il nemico dei proletari è comune, la borghesia imperialista, e che non ci sono nemici interni da combattere.

    Chi si è permesso oggi di allontanare da un presidio compagne e compagni fa il gioco dei padroni che vogliono dividere il movimento per attenuarne la carica rivoluzionaria.

    Questo atteggiamento è pari a quello degli sbirri tanto che questo manipolo ha richiesto il loro aiuto per fare la loro sporca manovra.

    Evidentemente questi personaggi si possono permettere tali atteggiamenti in quanto hanno il culo coperto dalla sinistra istituzionale.

    Il loro obiettivo principale non è quello di unirsi alle masse popolari in lotta per abbattere questo sistema, ma è quello di tentare di porsi alla testa del movimento per ricavarne i propri interessi.

    Contro la repressione, gli arresti e i processi alle lotte, a fianco dei compagni inquisiti per i reati associativi e ai Rivoluzionari Prigionieri, invitiamo tutti i compagni a partecipare all’iniziativa di piazza organizzata dal Cpo Gramigna


    VENERDI’ 6 DICEMBRE

    ore 18.00 in piazza delle Erbe a Padova.


    La solidarietà è un’arma e va puntata contro la borghesia.

    Fuori i compagni dalle galere.

    Il capitalismo non si riforma si abbatte.

    Contro la guerra imperialista nessun soldato in Iraq.


    Cpo GRAMIGNA di Padova

    Cpa FIRENZE SUD

    Gruppo di Lavoro Contro la Repressione
    aggiungi un commento
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    Bloccata l'autostrada ad Arese
    by Beartien Monday November 25, 2002 at 0344 PM

    Tutti a Padova per la liberazione immediata dei compagni!

    GLORIA ETERNA A LENIN!
    GLORIA ETERNA A KIM!
    ABBATTERE IL REGIME FASCISTA PREVITI-BERLUSCONI!

    Beartien
    aggiungi un commento
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    Placanica: pena di morte!
    by Beartien Monday November 25, 2002 at 0349 PM

    SBIRRI PORCI NAZISTI!
    aggiungi un commento
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    Gloria eterna?
    by moik Monday November 25, 2002 at 0350 PM

    Ehi Beartien, parli come un sacerdote!

    Potresti tentare un approccio meno fanatico? Nonostante la tua buona volontà, scadi nell'ortodossia tipica di quella culla dell'ignoranza che è la chiesa russa.

    I santini e le effigi sui muri non meritano un futuro su internet. Almeno questo, non credi?

    ciao
    aggiungi un commento
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    ascierto prepara il colpo di stato!
    by alfa25 Monday November 25, 2002 at 0511 PM

    Mobilitarsi per prevenire la svolta autoritaria di ascerto e della cia!


    A tutto il movimento

    Padova - Presidio in solidarietà ai compagni e compagne arrestati.

    Sabato 23 novembre 2002 al grido “la piazza è nostra” un manipolo dei sedicenti “disobbedienti” ha impedito ai compagni e compagne del Centro Popolare Gramigna di Padova, del CPA di Firenze sud, Gruppo di Lavoro Contro la Repressione di manifestare la loro solidarietà ai compagni arrestati il 15 novembre.

    Nonostante questo infame attacco, abbiamo comunque espresso la nostra solidarietà con interventi, slogan e volantini

    Riteniamo gravissima questa provocazione in considerazione della fase di forte attacco che lo stato e i suoi scagnozzi esercitano nei confronti di quanti esprimono dissenso e si organizzano contro di esso.

    Ribadiamo che il nemico dei proletari è comune, la borghesia imperialista, e che non ci sono nemici interni da combattere.

    Chi si è permesso oggi di allontanare da un presidio compagne e compagni fa il gioco dei padroni che vogliono dividere il movimento per attenuarne la carica rivoluzionaria.

    Questo atteggiamento è pari a quello degli sbirri tanto che questo manipolo ha richiesto il loro aiuto per fare la loro sporca manovra.

    Evidentemente questi personaggi si possono permettere tali atteggiamenti in quanto hanno il culo coperto dalla sinistra istituzionale.

    Il loro obiettivo principale non è quello di unirsi alle masse popolari in lotta per abbattere questo sistema, ma è quello di tentare di porsi alla testa del movimento per ricavarne i propri interessi.

    Contro la repressione, gli arresti e i processi alle lotte, a fianco dei compagni inquisiti per i reati associativi e ai Rivoluzionari Prigionieri, invitiamo tutti i compagni a partecipare all’iniziativa di piazza organizzata dal Cpo Gramigna


    VENERDI’ 6 DICEMBRE

    ore 18.00 in piazza delle Erbe a Padova.
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    x lisa
    by bip Monday November 25, 2002 at 1131 PM

    Non esiste una verità ufficiale,vero.. ma non esistono e non sono esistite solo le BR, anche se la tendenza è stata ed è quella di condannare tutti i movimenti dell'epoca, con il benestare della sinistra istituzionale.
    Certo, hai ragione, era una lotta armata, perchè negarlo, chi lo nega? Io no, questo non toglie che la militarizzazione delle BR, lo ripeto, è avvenuta dopo l'avvio della strategia della tensione. Ma la guerriglia (uso un eufemismo), forse è iniziata dagli apparati dello stato.Non mi risulta che qualcuno abbia negato questo, forse Peci, che a te sta tanto caro, che dopo aver rappresentato il militante guerrigliero e solo quello, se sei informata puoi capire che il suo spessore politico è pari a zero,pentendosi ha fatto ammazzare ed arrestare compagni, avendo per sè un clamoroso colpo di spugna.
    Si, in merito allo scollamento probabilmente hai ragione, ma dobbiamo, per giustizia, considerare l'informazione dell'epoca.
    Silviana, secondo me, è solo una replicante, anche se ritengo che la sua percezione del periodo sia migliore della tua, ho l'impressione che tu abbia il privilegio del buonismo, che se permetti è un lusso.
    Ritengo anacronistico il modo con cui espone, anche se presa seriamente, esprime con cognizione, non ritengo che nè lei nè chi è davanti ad una tastiera (mi includo), possa dire se le vecchie BR e le BR-PCC siano la stessa cosa, e scusami, penso non lo sappia nemmeno tu.
    Questo non toglie, che persone, militanti, attivisti ecc.ecc. sono stati giudicati sull'onda di opinioni pari alle tue, nei casi migliori, quindi, per rispetto per chi ancora sta pagando in un modo o nell'altro.Questo dovrebbe togliere ogni dubbio su qualsiasi "grande vecchio"
    che invece assite quotidianamente uomini di governo(ancora oggi), apparati e stipendiati dai servizi segreti (gli stragisti che ancora ad oggi, anzi proprio oggi, sono liberi), e tutti quelli che, in modo più o meno evidente ancora ci governano, ancora legiferano.
    Quindi, ti chiedo, le BR sono state il problema più grosso per l'Italia? No, io penso di no, e la realtà e sotto gli occhi di tutti, spero anche dei tuoi.
    Ciao e ciao anche a Selviana.

    bip
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    Meglio feltri o le BR?
    by Giovanni Wednesday November 27, 2002 at 0316 AM

    Parlare di democrazia è da idioti.
    Sarebbe interessante sapere da chi era a Genova se è meglio Feltri o le BR.
    Al compagno Beartien dico che dobbiamo lasciare crescere il movimento prima di parlare di un governo operaio!
    Le critiche a Rifondazione sono esagerate certo alcune considerazioni meritano attenzione.
    Non dimentichiamo poi le mobilitazioni contro la guerra!

    Giovanni
    aggiungi un commento
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    Resistenza e BR
    by Selviana Wednesday November 27, 2002 at 0816 AM

    Nelle scuole sono molti i ragazzi e ragazze che credono che l'italia sia stata liberata dai soldati yankee.
    Non vi è il minimo accenno ai partigiani ed alla sconfitta del nazismo ad opera innanzitutto dell'Armata Rossa.

    La falsificazione completa della realta'!
    Gli yankees non intervennero per liberarci ma per impedire che ci liberassimo da soli o con il sostegno dell'URSS.

    Riguardo alle BR pochi sanno che il loro obbiettivo
    è l'abbattimento del capitalismo e l'instaurazione di una dittatura proletaria e sono molti i ragazzi che pensano che i militanti delle BR siano stati e siano dei terroristi che mettevano e mettono le bombe per creare terrore e fare il gioco dello stato.

    Dunque le bugie del PCI-PDS-DS continuano utilizzando la televisione.
    Il PCI-PDS-DS ha devastato le coscienze di tanti ragazzi che solo faticosamente solo attraverso i centri sociali e alcuni partiti comunisti possono conoscere come in realta' si sono svolti i fatti.

    I segnali positivi tuttavia non mancano i fischi e la cacciata del rappresentante della CISL-Confindustria confermano che il popolo bue del PCI-PDS è ridotto ai minimi termini e che vasti settori del proletariato
    sono disposti anche a menare le mani pur di liberarsi di questi farabutti della CISL venduti a confindustria e ai mafiosi previti-berlusconi.

    L'odio per i biagi e per tutti i porci che tentano di abolire l'Art 18 non puo' essere cancellato con nessun esorcismo.Biagi non era e non sara' mai un s. francesco!

    L'ignobile monumento al biagi a bologna costruito con i soldi del proletariato , ancora una volta in spregio agli operai gia' pesantemente colpiti con uccisioni, mutilazioni, sfruttamento e licenziamenti!
    Il biagi colpisce anche da morto!

    Come se non bastassero tutte le migliaia di operai sfruttati e uccisi sotto le presse!
    Nessuno poi parla dei famigliari degli operai trucidati
    o di quelli che hanno subito amputazioni grazie alle leggi del biagi e banda.

    Tutto questo esige risposte di massa adeguate!
    FERMARE LA VIOLENZA DELLO STATO!
    BLOCCHI DEI TRENI, AUTOSTRADE, AEROPORTI!
    SCIOPERI CONTINUI!
    LOTTA DI CLASSE PER IL COMUNISMO!
    ONORE A TUTTI GLI OPERAI UCCISI E A TUTTI I COMPAGNI ASSASSINATI!
    GIUSTIZIA PER CARLO E GLI OPPOSITORI TORTURATI!
    DIFENDERE L'ART 18!

    Selviana
    aggiungi un commento
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    monumento a biagi offesa a tutto il movimento
    by Beartien Wednesday November 27, 2002 at 0941 AM

    LIBERI TUTTE LE COMPAGNE E COMPAGNI!

    LOTTA DI CLASSE PER LA DITTATURA DEL PROLETARIATO!

    GLORIA ETERNA A LENIN!

    Beartien
    aggiungi un commento
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    Contestare il sistema ricostruire la storia operaia!
    by Selviana Thursday November 28, 2002 at 0107 PM

    Nelle scuole sono molti i ragazzi e ragazze che credono che l'italia sia stata liberata dai soldati yankee.
    Non vi è il minimo accenno ai partigiani ed alla sconfitta del nazismo ad opera innanzitutto dell'Armata Rossa.

    La falsificazione completa della realta'!
    Gli yankees non intervennero per liberarci ma per impedire che ci liberassimo da soli o con il sostegno dell'URSS.

    Riguardo alle BR pochi sanno che il loro obbiettivo
    è l'abbattimento del capitalismo e l'instaurazione di una dittatura proletaria e sono molti i ragazzi che pensano che i militanti delle BR siano stati e siano dei terroristi che mettevano e mettono le bombe per creare terrore e fare il gioco dello stato.

    Dunque le bugie del PCI-PDS-DS continuano utilizzando la televisione.
    Il PCI-PDS-DS ha devastato le coscienze di tanti ragazzi che solo faticosamente solo attraverso i centri sociali e alcuni partiti comunisti possono conoscere come in realta' si sono svolti i fatti.

    I segnali positivi tuttavia non mancano i fischi e la cacciata del rappresentante della CISL-Confindustria confermano che il popolo bue del PCI-PDS è ridotto ai minimi termini e che vasti settori del proletariato
    sono disposti anche a menare le mani pur di liberarsi di questi farabutti della CISL venduti a confindustria e ai mafiosi previti-berlusconi.

    L'odio per i biagi e per tutti i porci che tentano di abolire l'Art 18 non puo' essere cancellato con nessun esorcismo.Biagi non era e non sara' mai un s. francesco!

    L'ignobile monumento al biagi a bologna costruito con i soldi del proletariato , ancora una volta in spregio agli operai gia' pesantemente colpiti con uccisioni, mutilazioni, sfruttamento e licenziamenti!
    Il biagi colpisce anche da morto!

    Come se non bastassero tutte le migliaia di operai sfruttati e uccisi sotto le presse!
    Nessuno poi parla dei famigliari degli operai trucidati
    o di quelli che hanno subito amputazioni grazie alle leggi del biagi e banda.

    Tutto questo esige risposte di massa adeguate!
    FERMARE LA VIOLENZA DELLO STATO!
    BLOCCHI DEI TRENI, AUTOSTRADE, AEROPORTI!
    SCIOPERI CONTINUI!
    LOTTA DI CLASSE PER IL COMUNISMO!
    ONORE A TUTTI GLI OPERAI UCCISI E A TUTTI I COMPAGNI ASSASSINATI!
    GIUSTIZIA PER CARLO E GLI OPPOSITORI TORTURATI!
    DIFENDERE L'ART 18!

    Selviana
    Liberta' per le BR-PCC e tutti i comunisti prigionieri!
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    ------------------------------


    assassini
    by ag-power Thursday November 28, 2002 at 0320 PM

    assassini assassini assassini assassini assassini
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    ------------------------------


    W i partigiani!
    by Davide Thursday November 28, 2002 at 0902 PM

    Fa' sicuramente piacere constatare che i valori della resistenza e della lotta partigiana sono ancora presenti tra i giovani nonostante le tante bugie dei governi democristiani.
    Lasciamo le divisioni politiche e cerchiamo tutti di riconquistare la democrazia che il governo Berlusconi ci ha tolto.

    Davide
    aggiungi un commento
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    liberta' per le BR-PCC!
    by Selviana Thursday November 28, 2002 at 0949 PM

    CONTRO IL FASCISMO ORA E SEMPRE RESISTENZA

    Sabato 30 novembre a Crema i fascisti di re/Azione Giovani intendono mettere in scena la commemorazione di un loro compagno di merende, Ramelli, morto trent'anni fa. In un clima di revisionismo storico, legittimati dall'operato dei vari governi di centro/destra/sinistra, questi loschi figuri stanno di nuovo alzando la testa. Oggi siamo qui a ricordare come lorsignori siano nati come manovalanza armata del padronato nel reprimere le lotte di emancipazione e di liberazione della classe lavoratrice, siano stati i responsabili di un ventennio di dittatura, di deportazioni, di una stagione di stragi di stato e di svariati pestaggi spesso rimasti impuniti.

    Ed è importante ricordare il passato, soprattutto in anni come questi, in cui si impone alla nostra società una sterzata autoritaria molto forte: la criminalizzazione degli immigrati, la presenza e il controllo soffocante di polizia e carabinieri nelle strade, la repressione dei movimenti che contestano l'attuale sistema economico e sociale.

    La memoria del passato, come insegnamento e monito per costruire un futuro migliore, non ha purtroppo raggiunto il suo scopo, se questi figuri continuano ancora impunemente ad alzare la testa.

    Senza memoria non c'è futuro, ma la memoria non basta: serve agire, ora, affinché il fascismo e l'oppressione siano debellati dalla faccia del pianeta in qualunque parte essi si trovino.


    CREMA « ANTIFASCISTA


    SABATO 30 NOVEMBRE ORE 09,00

    A CREMA IN P.ZZA DUOMO

    PRESIDIO ANTIFASCISTA

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  2. #2
    cittadino
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    Nessuno dei sinistri che risponda ?

    giorgio

  3. #3
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    Caro Giorgio, mi sembra che non ci sia niente da rispondere. Se tu pensi che le idee di Feltri (in generale) meritino un dibattito, credo che troverai pochi interlocutori.

    Per quanto riguarda i commenti allegati mi sembrano quasi tutti (che però non ho letto completamente) fanatici di estrema destra e di estrema sinistra. Ritieni che meritino una risposta?
    Cum Feris Ferus

  4. #4
    cittadino
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    Dario,
    qui non vedo fascisti (se ci sono dimmelo e mi rimangio quest'affermazione), ma solo comunisti che
    . esaltano le BR fino all'apologia
    . sono contro lo stato di diritto
    . sono contro la polizia senza mezzi termini
    . desiderano (per usare un eufemismo) la morte di Placanica
    . organizzano disordini di qualsiasi genere in Italia

    e la cosa più importante questo è il sito abituale dei No-Global

    Giorgio

  5. #5
    cittadino
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    Dario,
    abbi un pò di pazienza e leggi anche questo
    da
    IndyMedia

    non pretendo che tu ti convica, ma solo che legga

    Giorgio
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    TECNICHE di DISINFORMAZIONE


    Gruppo di Apprendistato Collettivo
    COMUNICAZIONE POPOLARE
    SCUOLA POPOLARE
    DI “PROSPERIDAD”
    Madrid

    RIGOROSAMENTE ANTI-COPYRIGHT
    (Il sapere non ha padroni)
    Si raccomanda e si ringrazia la riproduzione parziale, o meglio,
    totale di questo lavoro, per qualunque mezzo, telematico,
    elettronico, meccanico, tipografico o altri,
    ed incoraggiamo la sua massiccia
    distribuzione e/o
    pubblicazione.
    Distribuito da:
    SCUOLA POPOLARE PER ADULTI “LA PROSPE”
    c/Luis Cabrera, 19
    28002 MADRID
    Tel. : 0034 91 562 70 19
    Posta elettronica : prospe@nodo50.org
    Pagina web: http://prosperesiste.nodo50.org
    SENTIMIENTOS KONTRA EL PODER (SENTIMENTI KONTRO IL POTERE)
    Apdo. De Correos 5
    28901 GETAFE (Madrid)
    @: indiano46@teleline.es

    INDICE

    INTRODUZIONE
    A) STRUTTURAZIONE DELL’INFORMAZIONE NEL PERIODICO
    1. Localizzazione ed estensione della notizia
    1.1 Secondo le pagine dove appare
    1.2 Secondo la sua ubicazione nella pagina
    1.3 Secondo la sua estensione
    1.4 Secondo la sezione dove appare
    2. Contorno/cornice nella quale è inserita la notizia
    3. Fotografie ed altro materiale grafico
    4. Strutturazione di una notizia: la “Piramide rovesciata”
    4.1 Titoli e trafiletti
    4.2 Decontestualizzazione
    B) IL LINGUAGGIO
    1. Il linguaggio scritto
    1.1 Tono/linguaggio orientato
    1.2 “Parole magiche”
    1.3 Associazioni di parole e fatti
    1.4 Eufemismi e tecnicismi
    1.5 Espressioni orientate
    1.6 Stili narrativi
    2. Il linguaggio delle immagini
    2.1 Immagini manipolative
    2.2 Campagne fotografiche
    3. Il linguaggio dei numeri
    C) CONTENUTO DELL’INFORMAZIONE
    1. Selezione ed uso delle fonti di informazione
    2. Informazione falsa
    2.1 Informazione falsa scritta
    2.2 Informazione falsa visiva
    3. Selezione degli argomenti di informazione
    3.1 La non-informazione
    3.2 “Informazione-Fulmine”. Notizie che appaiono e scompaiono
    3.3 La sovrinformazione

    ANNESSO: NOTIZIE PER ORDINE DI COMPARSA

    INTRODUZIONE

    Oggi giorno l’opinione pubblica costituisce un elemento fondamentale per la stabilità o l’instabilità del sistema. E in una società mediatica “l’opinione pubblica si forma giorno dopo giorno mediante il continuo bombardamento dei mezzi di comunicazione. La verità è ciò che loro ci propongono come verità. Ciò che non è riportato dalla stampa non esiste, e quello che esiste è solo nella forma in cui appare in essa”.
    L’importanza dei media da luogo, da un lato ad un forte controllo su questi da parte di chi ha potere, ma, contemporaneamente, alla necessità che questo controllo passi inosservato per mantenere l’apparenza di libertà di informazione, imprescindibile perché si possa considerare una società come democratica. Un terzo aspetto è che la maggior parte dei media siano aziende, da cui derivano obbiettivi commerciali che vanno ad influire anch’essi sulla loro linea informativa. Il risultato dell’unione di questi tre obbiettivi è la configurazione di un sistema di manipolazione ampio e sottile, a volte contraddittorio, ma che generalmente più che informare pretende imporre una realtà mediante opinioni e valorazioni presentate come verità indiscutibili.
    La raccolta di queste tecniche di disinformazione è frutto di tre anni di lavoro del Gruppo di Apprendistato Collettivo (GAC) di Comunicazione Popolare, nell’ambito del progetto educativo e sociale della Scuola Popolare di “Prosperidad”. Tre anni analizzando in maniera critica numerose notizie di stampa estratte dai principali periodici nazionali spagnoli, di modo che, giorno dopo giorno, abbiamo definito ed elaborato criteri e conclusioni che adesso vi presentiamo sotto la forma di queste tecniche.
    Tutte queste sono apparse in maniera chiara e ripetitiva, isolate o combinate fra loro. Molte di loro possono essere applicate ad altri mezzi, TV o radio, anche se non alla lettera, perché ogni mezzo di comunicazione possiede i suoi strumenti di disinformazione dovuti alle proprie caratteristiche differenti dagli altri.
    La soggettività è inevitabile in ogni prodotto culturale per cui, anche pretendendo dare una visione neutra ed imparziale della realtà, questa non potrà mai essere totalmente oggettiva. La maniera migliore di avvicinarsi all’oggettività è mostrando la realtà da differenti punti di vista, raccogliendo informazione su uno stesso tema a traverso fonti distinte e con differenti posizioni su di esso.
    Dunque è precisamente in questo punto dove risiede un primo e fondamentale elemento di manipolazione da parte dei media: la sua pretesa di oggettività, l’inganno di offrirci la loro visione della realtà come se si trattasse della realtà stessa, e nascondendo sempre gli interessi che difendono. Per fare una lettura critica dell’informazione, presumibilmente oggettiva, è fondamentale conoscere gli interessi ai quali rispondono coloro che ti offrono questa informazione.
    La “realtà virtuale” costruita dai media è quindi parziale e obliqua. Generalmente questi danno copertura e priorità ai punti di vista di coloro che ostentano i poteri politico ed economico (aziende, grandi partiti politici, governo, grandi sindacati, ecc.) in cambio la visione, valutazione opinioni e interessi dei giovani, anziani, lavoratori, malati, studenti, detenuti, donne, immigrati, impiegati, organizzazioni popolari, …. sono quasi sempre passati sotto silenzio o emarginati o deformati.
    La disinformazione non sempre è sistematica, preparata e disegnata in maniera cosciente e controllata. La complessità del processo di elaborazione dell’informazione, ed il vasto campo da dove si può raccogliere fa che molte volte la disinformazione sia frutto dell’incompetenza del/della giornalista per non conoscere un argomento, per mancanza di tempo e spazio, per i suoi pregiudizi o quelli del redattore/trice, per applicare schemi di lavoro troppo semplicisti o sensazionalisti, ecc. Però non c’è dubbio che in molti altri casi esistono campagne di disinformazione che rispondono ad interessi economici o politici chiari, del mezzo di comunicazione o dei gruppi impresariali che lo finanziano e sostengono.
    La maggior parte delle notizie sono distribuite da Agenzie di Stampa internazionali. Queste al principio selezionano una piccola parte delle informazioni perché il 90 per cento di esse vengono rifiutate. Vale a dire, che ciò che viene a nostra conoscenza è solo una piccola frazione di ciò che succede nel mondo. È necessario per tanto conoscere che criteri di selezione sono usati per la scelta delle informazioni ed a che interessi possono rispondere.
    Non dimentichiamoci che la maggior parte di queste agenzie sono grandi aziende nordamericane, europee e giapponesi, che sono di solito strettamente vincolate ad importanti gruppi finanziari in contatto diretto con i governi dei paesi ai quali appartengono. Logicamente non hanno interesse a ché si verifichino cambi sociali, né certamente nel far conoscere notizie e situazioni che manifestino i pericoli e gli aspetti negativi del sistema o mettano in questione la sua validità.
    Però non solo queste agenzie influiscono nell’informazione (sono solo il primo filtro) ma lo fanno pure le banche che finanziano i mezzi di comunicazione, le corporazioni che possiedono questi mezzi, le aziende che hanno azioni o che sostengono il giornale (radio; TV; ecc.) mediante la pubblicità. E non si tratta solo di aziende: per esempio lo stesso Stato spagnolo (italiano; ecc.) è colui che apporta più soldi ai media nazionali, sotto forma di pubblicità (pagata con denaro pubblico); in questo modo indiretto può “castigare” o “premiare” le voci avverse o quelle a lui favorevoli.
    E alla fine, la stessa linea ideologica dei giornalisti e dei redattori, vale a dire: anche i loro pregiudizi, il loro corporativismo, eccessiva specializzazione, fedeltà alla impresa e la loro tendenza alla autocensura influiscono nell’orientamento dell’informazione.
    La disinformazione viene quindi da numerosi filtri e obliquità, senza che nessuno di questi in particolare, se non tutto il processo sia la causa per cui l’informazione ci arriva manipolata e deformata, e incluso spesso coscientemente alterata. Quindi non solo in ciò che si pubblica, ma anche in come si pubblica sta la disinformazione.
    Di quando in quando appaiono notizie critiche e discordanti nei media. Però in generale non sono che “fessure controllate” che danno credibilità al mezzo dotandolo di un’apparenza plurale ed indipendente, e che sono abbondantemente contrastate da un’alluvione di informazioni di segno contrario (che rispondono ai diversi interessi di potere) o da una presentazione che gli imprime un carattere lontano ed aneddotico. Inoltre, la maggioranza di queste informazioni discordanti, realmente critiche, appaiono sotto forma di opinione (colonnisti, “lettere al direttore, ecc.”), la qual cosa relativizza la sua importanza.
    Questo dossier non si incentra sulle cause o origini della disinformazione (struttura impresariale del processo mediatico, interessi politico-economici, ecc.) ma sulle forme con cui si attua questa disinformazione sulla stampa, sotto la apparente oggettività ed esaustività del periodico. Per questo lo abbiamo sottotitolato “Manuale per una lettura critica della stampa”. Perché più che inquietudini teoriche, ci guida in questo lavoro un desiderio pratico di proporre strumenti per l’analisi critica.
    Le tecniche di manipolazione che sono qui raccolte sono solo alcune gocce d’acqua di tutta una corrente che tergiversa la realtà. Però anche così, consideriamo importante imparare a difenderci dai media, a vedere quello che c’è dietro la facciata (leggere le notizie “ dal rovescio “) per, alla fine, pianificarci adesso l’esigenza e la necessità di avere una informazione al servizio dei nostri interessi, e non contro di essi.
    Il presente dossier è strutturato in tre parti. Nella prima ci soffermiamo su come si organizza e gerarchizza l’informazione in un giornale (sezioni, estensione, …), il contesto in cui si presenta la notizia e come si ordina quest’ultima. Nella seconda parte analizziamo il linguaggio scritto, fotografico e statistico, vale a dire la forma in cui ci presentano la notizia, lo stile narrativo, l’uso di virgolette, aggettivi, ecc. E nella terza ed ultima parte del lavoro studiamo il contenuto delle notizie: la loro precedenza, la loro falsificazione, gli argomenti che trattano, quelli che vengono esclusi e quelli che vengono esagerati. Segue un annesso con notizie concrete che illustrano ed esemplificano i punti e le idee esposte.


    A) STRUTTURAZIONE DELL’INFORMAZIONE NEI GIORNALI

    1. LOCALIZZAZIONE ED ESTENSIONE DELLA NOTIZIA
    Il luogo e lo spazio che occupa una notizia influisce in maniera fondamentale nella sua percezione da parte del lettore, relativizza la sua importanza e favorisce il fatto che una determinata informazione possa passare più o meno inosservata in funzione degli interessi del periodico. Sotto l’apparenza di stare informando in maniera dettagliata sopra una gran quantità di fatti di attualità, i media stabiliscono in realtà una gerarchizzazione interessata degli stessi, secondo la loro localizzazione ed estensione, che privilegia quindi certe notizie ed emargina e quasi occulta altre.
    Si possono considerare varie forme di risaltare o nascondere una notizia che dipendono dal luogo e dallo spazio che occupa:

    1.1 Secondo le pagine dove appare
    Le notizie in copertina e nelle prime pagine sono quelle che si leggono per prime dato che risaltano fra le altre come le più importanti. Influiscono dunque sopra i lettori dandogli come già selezionati alcuni centri di interesse a scapito di altri. Nella stessa maniera si può risaltare di più una notizia se si presenta in una pagina dispari poiché si presta più attenzione a quella (è più “in vista”). Di fatto, inserire un annuncio in una pagina dispari è sempre più caro che in una pagina pari, perché risulta più visibile.

    1.2 Secondo la sua ubicazione nella pagina
    Se è situata, per esempio, negli angoli superiori, sopra tutto quelli a destra, una notizia salta più agli occhi che in altre posizioni. La composizione finale della pagina può quindi servire per emarginare certe notizie e risaltare altre.

    1.3 Secondo la sua estensione
    L’ampiezza di una notizia, vale a dire: il numero di pagine che un periodico le dedica e quello dei giorni che lo mantiene “di attualità” sono un buon metro dell’interesse che il periodico vuole dare (e che i lettori diamo) ad un determinato argomento.

    Un esempio che illustra i punti anteriori lo troviamo in El Mundo 27-5-99 (vedi pag. 38) che dedica la copertina e le due prime pagine interne al processo di Milosevic da parte del Tribunale de L’Aia (il giorno successivo appare una nota in prima pagina ed una pagina interna –vedi pag. 39 – così come successivi commenti al riguardo durante le settimane posteriori). La denuncia, in cambio, che la Yugoslavia presenta nello stesso tribunale contro la NATO solo si merita in quello stesso giornale del giorno 3 di Giugno mezza colonna in una pagina (pari) interna (vedi pag. 40).

    1.4 Secondo la sezione in cui appare
    Tutto il giornale è suddiviso in sezioni, in base generalmente a due criteri distinti:
    Sezioni di estensione o portata: Opinione, Internazionale, Nazionale, Regionale, e incluso Locale. Determinano la rilevanza o la portata che ha una notizia.
    Sezioni specializzate: Società, Cultura, Economia, Sport, ecc. Determinano il carattere o l’interpretazione della notizia.
    Questa suddivisione della realtà non è implicita nei fatti, ma dipende dal criterio soggettivo di ogni periodico. In teoria suddivisione in queste sezioni si realizza per ordinare l’informazione e facilitare la sua comprensione.
    Però, oltre il proposito di organizzare le informazioni, l’assegnazione di una notizia ad una o un’altra sezione di solito ha un’influenza importante sopra la sua rilevanza e diffusione, e sopra l’interpretazione che gli si da.
    a) Effetti sulla rilevanza e la diffusione
    Tutte le sezioni non hanno la stessa importanza né diffusione, ma hanno una gerarchizzazione. Quanto prima si ponga una sezione, normalmente le sue notizie saranno più risaltate. L’ordine delle sezioni varia a seconda dei periodici, ma di solito è: Opinioni, Nazionale, Internazionale, Società, Cultura, Regionale (diffusione che non oltrepassa la regione corrispondente), Economia.
    La collocazione di una notizia in una o un’altra sezione, anche se spesso può risultare abbastanza ragionevole, altre volte risulta senza dubbio arbitraria e discutibile. Così la scelta della sezione può avere l’effetto di risaltare molto o emarginare totalmente un avvenimento.
    Per esempio, la sezione delle Opinioni (contiene gli Editoriali ed i colonnisti ed umoristi più prestigiosi) è, per la sua collocazione, una delle più lette di qualsiasi testata. Ed il criterio per decidere se un fatto si merita o no di essere commentato in Opinioni, o come “argomento del giorno” negli Editoriali, è totalmente arbitrario. Si tratta semplicemente di ciò che il giornale considera più rilevante.
    Nel caso delle altre sezioni, anche se i criteri di collocazione sono di solito più chiari, ci si può trovare ugualmente un certo grado di arbitrarietà. Risulta spesso abbastanza arbitrario e interessato il fatto che, per esempio, a molte dichiarazioni dei politici, estratte dai loro continui “deliri”, bisticci e strategie, gli si attribuisca importanza nazionale, mentre si relegano quasi tutte le mobilitazioni sociali importanti a sezioni “più discrete” come Società, Regionale (che non vengono diffuse al di fuori della regione) o incluso Economia.
    Per esempio, alle dichiarazioni del politico nazionalista basco Arzallus, estratte da un discorso fatto in una festa regionale, El Paìs del 25/4/00 gli da una portata Nazionale (ed internazionale, per coloro che leggano questi periodici fuori da questo stato, vedi pag. 41). Mentre una protesta effettuata da agricoltori di tutto il paese che si riunirono a Madrid per manifestare il loro malcontento per il rialzo del prezzo del petrolio, il Diario 16 del 4/5/99 (vedi pag. 42) non la riporta nella sezione Nazionale ma in quella di Madrid, per cui la diffusione e risonanza di una protesta di carattere nazionale non supera in questo caso il ristretto ambito regionale.
    Da un’altro aspetto, a parte gli effetti sulla diffusione della notizia, l’aggiudicare un fatto a Nazionale o a Regionale influenza logicamente l’idea che il lettore si fa sulla sua rilevanza, come qualcosa di aneddotico o qualcosa che arriva ad interessare tutto il paese.
    Però a volte si può verificare un effetto inverso nella relazione fra le sezioni Internazionale e Nazionale. Nonostante entrambe abbiano la stessa diffusione, l’inclusione di una notizia in Internazionale può cercare un effetto di lontananza conveniente (in questioni scomode o delicate). Di modo che un fatto che ci interessa in maniera importante è presentato come qualcosa di distante, estraneo alla nostra realtà più immediata e per tanto poco rilevante. Di solito questo succede in ciò che riguarda le riunioni ed accordi di organismi internazionali su temi militari (NATO, OCDE), economici (FMI, WTO) o incluso alimentari (Per esempio, la discussione sugli alimenti transgenici ci suona come qualcosa che sta succedendo “lì fuori”, quando in realtà è molto tempo che li stiamo consumando).
    b) Effetti sull’interpretazione
    Però è soprattutto con la collocazione in “sezioni specializzate” dove il periodico sta offrendo una chiara interpretazione previa del fatto, quindi ognuna di queste sezioni apporta un punto di vista proprio. Queste sono a diffusione nazionale, però in generale risultano più marginali delle “sezioni di estensione o portata” Nazionale e Internazionale, quindi all’interno della gerarchizzazione si situano sempre dopo di esse.
    Sono inoltre sezioni dirette a un pubblico “più specializzato”, e ciò le rende ancora più marginali (come la sezione Società, autentico “ripostiglio” in cui si mescolano notizie di interesse sociale con fatti, scoperte scientifiche, ed altre curiosità ed aneddoti morbosi) o più ristrette (come la sezione Economia/Affari, che utilizza persino un gergo proprio pieno di tecnicismi).
    Così succede che a certi fatti di interesse generale gli si da meno importanza collocandoli in sezioni specializzate come Società, o si restringe la sua lettura ad un “pubblico selezionato” situandoli in Economia.
    Per esempio, in “El Paìs” del 30/5/99 (pag. 43) figura nella sezione di Affari-Economia una pagina intera dedicata alla Turchia sotto il titolo “Nonostante tutto Expotecnia viaggia a Istambul”. Leggendo l’articolo scopriamo che non tratta solo dati economici o commerciali, ma che apporta informazioni molto dettagliate sopra questo paese: situazione politica, relazioni con la Spagna, problema kurdo, conflitto con il governo basco per l’intenzione di questo di ospitare il governo kurdo in esilio, ecc. Vale a dire, fatti di chiaro interesse generale e non esclusivamente commerciale, come suggerisce la sezione in cui è situata la notizia. Però la sua lettura è rimasta ristretta ad impresari ed economisti.
    Un altro buon esempio è quello di una notizia sulla scoperta che lo Stato Svedese ha applicato politiche di massiccio “miglioramento razziale” (mediante la sterilizzazione di persone considerate inferiori, per evitare la loro riproduzione), durante più di 40 anni e fino a quattro anni fa. Un fatto tremendamente scandaloso, che il giornale ABC del 29/3/00 (pag. 44) relega alla fine della sezione Società, insieme ad una notizia sopra un incidente di sciatori in Austria e morbose informazioni sui riti criminali di una setta apocalittica africana. La notizia passa così abbastanza inosservata, ed è interpretata in chiave aneddotica e morbosa.
    In generale, l’inclusione di un fatto in una sezione specializzata si suppone che gli dia un determinato punto di vista, ugualmente specialistico, scartando altre interpretazioni che potrebbero essere altrettanto o più valide.
    Per esempio, l’ABC del 1/6/99 (pag. 45) include nella sezione Economia una notizia intitolata “Convocato uno sciopero dei minatori per oggi e domani”, dando a questa un trattamento esclusivamente economico, come corrisponde alla sezione. Così non vengono trattati gli aspetti umani, sociali e del lavoro della protesta e della situazione dei minatori.
    Riassumendo, uno stesso fatto si può dirigere a gente molto differente, ed interpretare in maniera molto differente a seconda della sezione specializzata in cui si includa.
    Per terminare, un buon modo per sopradimensionare un fatto e generare molta attenzione su di esso è includerlo contemporaneamente in più sezioni del periodico, di modo che arriva a tutti i lettori. Per esempio, ripetendo i successi economici di un governo simultaneamente in Opinioni, Internazionale, Nazionale, Economia, Società, ed incluso negli articoli dei supplementi domenicali. Molti fatti possono essere affrontati ed interpretati da molti aspetti e punti di vista contemporaneamente, però il periodico lo fa solo quando gli risultano specialmente interessanti.

    2. CONTORNO/CORNICE NELLA QUALE È INSERITA LA NOTIZIA
    La cornice in cui si inserisce la notizia, vale a dire le altre notizie, coi loro titoli e foto, che la circondano, può influire in maniera importante sulla sua interpretazione. La maggior parte delle volte la cornice di una notizia è abbastanza casuale, o risponde alla logica delle sezioni tematiche, dello spazio disponibile, ecc. Però più spesso di quanto si possa pensare, si “disegnano” le pagine (selezione e collocamento strategico di notizie, foto, redazione di titoli, ecc.) perché anche il contorno influisca su una notizia, rafforzando così il “messaggio” negativo o positivo della stessa, smentendola, coprendola o, al contrario, risaltandola. Il “disegno” della pagina, nel suo insieme, può convertirsi in un meccanismo molto sottile di interpretazione della realtà, provocando l’associazione più o meno cosciente di idee e notizie che formalmente sono indipendenti e che non sono relazionate esplicitamente.
    Un esempio chiaro si vede in El Paìs del 24/12/98 (pag. 46). La copertina riporta “Barrionuevo e Vera escono oggi dal carcere dopo l’indulto del Governo”, vale a dire, sono liberati nonostante la loro provata implicazione nel terrorismo di stato dei GAL (organizzazione illegale, ma tacitamente consentita, di poliziotti e “guardia civil” spagnoli che si dedicavano a perseguitare ed uccidere sospetti appartenenti all’ ETA). Questa notizia viene messa giusto sopra la foto di copertina relativa ad un’altra questione, con la seguente didascalia: “Ormai non ci sono più detenuti dell’ETA nelle isole Canarie”, e mostra un’auto della “Guardia Civil” (corpo di polizia simile ai Carabinieri) vicino ad un aereo militare. Due notizie in colonna, alla destra della pagina, completano la cornice: la prima, la dimissione di due ministri britannici per aver nascosto un prestito; la seconda, la condanna per corruzione dell’ex-vicepresidente Belga.
    Questa composizione non è casuale: l’indulto e scarcerazione di due ex-membri del governo spagnolo per un crimine di terrorismo di stato, ha senza dubbio una componente scandalosa che si pretende neutralizzare in due maniere. Da una parte, si vuole affermare che anche col terrorismo dell’ETA si agisce in maniera benevolente, con l’avvicinamento di alcuni detenuti. Da un altro lato, si mostra la “normalità” che è la corruzione dei politici incluso in paesi “democratici da sempre” come Gran Bretagna e Belgio.
    Un altro caso di uso manipolativo del contorno è l’abituale collocazione di notizie sopra occupazioni (sgomberi violenti, processi o manifestazioni conflittuali) nella sezione Nazionale vicino a notizie sopra Jarrai e la “kale borroka” (violenze e vandalismi urbani perpetrati dall’ETA) nei Paesi Baschi, seguendo la tattica del Governo di relazionare entrambi i fenomeni, presentando al movimento dei centri sociali come infiltrato e contagiato dai protagonisti della guerriglia urbana basca. Data la mancanza di prove in proposito, si fa uso di tecniche manipolative come questa.

    3. FOTOGRAFIE ED ALTRO MATERIALE GRAFICO
    Insieme ai titoli, le foto ed altro materiale grafico (disegni, schemi, cartine, ecc.) sono gli elementi di una notizia che attraggono maggiormente l’attenzione su di essa. Senza dubbio, il fatto di aggiungere o meno una foto ad una notizia, così come la sua grandezza, influisce poderosamente nel risaltare o sminuire il fatto riportato. Questa è un’altra tecnica che possiede il periodico per imporre ciò che considera fatti interessanti ed emarginare quelli che non gli interessano.
    Un esempio molto comune di questa attitudine sono le notizie che si riferiscono all’ultima novità di qualche scandalo politico o qualche dichiarazione ufficiale, che di solito includono la fotografia del/la ministro/a o politico/a di turno, spesso fin troppo conosciuto dai cittadini medi, per cui questa foto non sta adempiendo nessuna funzione informativa né di verifica, ma semplicemente serve per richiamare l’attenzione e risaltare la notizia in questione.
    Un buon esempio di quest’ultima cosa lo troviamo nel periodico ABC del 17/5/99 (pag. 47), in una tipica notizia di accuse e corruzioni politiche che vede come protagonista il primo ministro Spagnolo Aznar, che è accompagnata da una foto dello stesso Aznar. La foto non aggiunge assolutamente nessuna informazione ulteriore, dato che il volto di Aznar è sufficientemente conosciuto; e oltretutto non è nemmeno stata scattata nel momento in cui realizzò queste accuse, ma si tratta di una foto di archivio. Evidentemente in questo caso l’unica funzione di questa foto è risaltare la notizia attraendo l’attenzione dei lettori.


    4. STRUTTURAZIONE DI UNA NOTIZIA: LA “PIRAMIDE ROVESCIATA”
    Perché l’informazione data da una notizia sia pienamente comprensibile deve rispondere per quanto è possibile alle 6 domande basiche: cosa/chi/come/quando/dove/perché? Le risposte (normalmente nel solito ordine) dovrebbero apparire nello svolgimento della notizia, ma i media non prestano la stessa attenzione a tutte.
    Questa gerarchizzazione delle domande, per privilegiare quell’informazione che il media considera più importante, viene determinata per ciò che nel vocabolario giornalistico si conosce come la tecnica della “piramide rovesciata”, che è la forma classica di scrivere una notizia (quella che si insegna nelle facoltà e scuole di giornalismo). La piramide rovesciata struttura l’informazione nella seguente maniera:
    1. Titolo e trafiletto (riassunto in grassetto).
    2. Il fatto centrale della notizia.
    3. Antecedenti e conseguenze (contestualizzazione).
    4. Altri dati complementari (ampliazione del tema e relazione con altri fatti)
    Secondo questo schema, la cosa meno rilevante è il contesto (il perché?) nel quale si produce un fatto e le sue relazioni con altri avvenimenti, dunque ciò che, seguendo la piramide rovesciata, si suole lasciare in fondo. A causa della gran quantità di notizie che contiene un giornale, la maggior parte dei lettori leggono solo titoli e trafiletti, dove ciò che risalta è il che? ed il chi? Vale a dire, si tende a descrivere il fatto isolato, fuori del contesto e svincolato da altre realtà relazionate, dato che poca gente è solita arrivare fino alla fine del testo della notizia (a meno che le interessi in particolar modo), per cui il contesto ed altri dati complementari sono di solito condannati a passare abbastanza inosservati.
    D’altra parte, quando il/la redattore/trice capo ha problemi di spazio per inquadrare tutte le notizie nelle pagine, taglia sempre i testi iniziando dalla fine, per cui, la prima cosa che sparisce da una notizia è la connessione con altri fatti e la sua contestualizzazione. Questa forma di strutturare e trattare la notizia rende difficile la piena comprensione di ciò che è accaduto, quindi possiamo vedere come la stessa logica di redazione di un giornale tende ad emarginare e sacrificare gli elementi che normalmente permettono di capire più profondamente la realtà dei fatti: cause e contesto dei fatti, relazione con altri avvenimenti, ecc.
    E per gli stessi motivi tende a risaltare esageratamente le cose più aneddotiche: il che? immediato (avvenimento isolato), il chi? (personificando eccessivamente molti fatti, creando personaggi pubblici o di attualità) ed il come? (i dettagli più spettacolari di come è successo il fatto, ecc.). Questo si nota molto nelle notizie relative a conflitti sociali, movimenti sociali, ecc.

    4.1 Titoli e trafiletti
    I titoli risaltano gli aspetti della notizia che interessa mettere in evidenza. Insieme alla fotografia, è di solito l’elemento più appariscente di una notizia, poiché funge da sintesi e richiamo dell’attenzione. Come sintesi (una frase) non lascia spazio a sfumature, è sempre abbastanza semplicista. Come richiamo tende a cercare lo scandaloso.
    La curiosità è che a volte i titoli e i trafiletti iniziali non corrispondono al contenuto reale della notizia (il corpo del testo) o con le cose più importanti di questa, o incluso possono arrivare a falsare la notizia riportata. Dato che, come già abbiamo commentato, è provato che la maggior parte dei lettori leggono principalmente i titoli, qualche trafiletto iniziale (se ci sono), e leggono solo poche notizie complete, l’immagine che si formano su determinati argomenti dei quali normalmente facciano questa lettura tanto superficiale può risultare molto deformata. Il fatto che i titoli siano più manipolativi dei testi ha quindi un’importante effetto di disinformazione.
    Quest’ultimo caso è chiaro in El Paìs 17/4/99 (pag. 48). Il titolo della colonna dice: “Il Pentagono sospetta che Belgrado tenga un arsenale chimico”. Sorprendentemente, il contenuto della notizia denuncia l’utilizzazione costante da parte del Pentagono di propaganda e soffiate alla stampa di “sospetti” di questo tipo (certamente, impossibili da confermare), come un’arma in più per demonizzare determinate persone o paesi (Milosevic adesso e prima Saddam Hussein) e giustificare davanti all’opinione pubblica le sue guerre. La stessa notizia che rende conto della manipolazione informativa sta, essa stessa, effettuando la stessa manipolazione alla quale si riferisce, per la maggior parte dei lettori che leggono solo il titolo di una notizia secondaria.
    Un altro buon esempio è il titolo della notizia di El Paìs del 13/2/99 (pag. 49), il quale valuta in modo tagliente come fallimento il tentativo di IU (Izquierda Unida, partito di sinistra Spagnolo) di raccogliere 500.000 firme per la legge delle 35 ore (“IU fallisce nel suo tentativo di raccogliere 500.000 firme per le 35 ore”). Però leggendo il testo si scopre che il termine per raccogliere le firme non è ancora scaduto, per cui ancora non si può affermare in nessun modo che l’iniziativa sia un fallimento. Di fatto, tre mesi dopo (il 23 Maggio) IU era riuscita a raccogliere fino a 700.000 firme.

    4.2 Decontestualizzazione

    Anche nel caso in cui una notizia proponga informazione che risponda alle 6 domande, il “perché?” può essere spiegato solo in base alle sue ragioni più immediate e accessorie, senza permettere al lettore di arrivare a capire la situazione di partenza che originò il fatto.
    Anche se la realtà è molto complessa ed i fatti non si producono in forma isolata, sulla stampa di solito sono presentati come fatti indipendenti, senza nessun vincolo con altre questioni ed aspetti della stessa realtà che sono spesso la loro causa ed origine. Il contesto passato e presente di una notizia è fondamentale per poter comprendere ed analizzare una realtà e, a partire da questa analisi, valutare e formarsi una opinione propria su quello che succede. Nella misura in cui il al lettore manchino elementi coi quali valutare l’origine e l’ampiezza di un fatto per formarsi una propria opinione in merito, risulterà più facile al giornale imporre la sua.
    La decontestualizzazione può essere di due tipi:
    a) Decontestualizzazione storica: Omissione di antecedenti politici, economici, sociali, internazionali, ecc. che permettano analizzare e comprendere fatti e situazioni attuali.
    b) Notizie-puzzle: Dispersione e frammentazione dei differenti aspetti e cause/conseguenze di un fatto, di modo che si complica o impedisce la visione d’insieme e gli effetti che derivano da questo. La frammentazione si può fare nel tempo (pubblicazione in date distinte) e/o nello spazio (distribuendo nelle varie sezioni del periodico gli aspetti economici, sociali, internazionali ecc. di uno stesso fatto), svincolando quindi il fatto dal suo contesto attuale.
    Un esempio di come questa struttura piramidale complica la comprensione globale dei fatti lo troviamo nel Diario del 16/7/99 (pag. 50). La notizia ha come titolo: “Il presidente dell’Ecuador cede alle proteste ed abbassa il prezzo della benzina”. I primi quattro paragrafi e parte del quinto (ed ultimo) si limitano a rispondere alle sei domande di base: in Ecuador (dove?) il Presidente Jamil Mahuad (chi?), alla fine (quando?) cede alle proteste riducendo e congelando il prezzo del combustibile (che? come?), col fine (perché?) di abbassare la tensione sociale e di far finire lo sciopero dei trasportatori, e le proteste degli indigeni, sindacati ed altri settori sociali.
    Fin qui non fa altro che completare il titolo con dati illustrativi però non chiarificativi, come la percentuale dell’ultimo aumento del prezzo del combustibile, il giorno concreto in cui i trasportatori iniziarono lo sciopero, il tempo che si prevede che duri la congelazione dei prezzi, ecc. però ciò che si spiega appena è perché gli indigeni stanno assediando la città. Solo alla fine, nelle quattro ultime linee, per i pazienti e scarsi lettori che leggono le notizie fino alla fine, introduce la frase “rinuncia a certe manovre (ajustes) ”, da cui si può dedurre che le proteste non sono solo per il rialzo del petrolio, ma per tutto un piano di manovre dello stato. Questo probabilmente era stato imposto da organismi finanziari internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, …), ed è probabile che contemplasse tagli alle spese sociali ed imposizioni agricole ed industriali che, possibilmente, stessero peggiorando la situazione della popolazione di un paese molto impoverito.
    Però tutto questo, che ci darebbe la chiave per comprendere realmente l’origine di ciò che sta succedendo in Ecuador, solo possiamo supporlo, poiché in questo caso il periodico non ha spazio per parlare di quello, almeno mentre stanno informando sulla “realtà” di un paese in una sezione tanto letta quanto quella Internazionale. Senza dubbio, alcuni dati che permettono comprendere molto meglio questi fatti si trovano in El Paìs del 25/7/99 (pag. 54) anche se nel supplemento Affari, diretto ad impresari e “specialisti” economici. Così il contrasto politico e popolare viene preso come “un ostacolo alla stabilità economica del paese” (da tenere in conto per gli oppositori), ed appaiono dati del contesto che lasciano capire la causa di questa sollevazione popolare, come gli accordi del paese con il FMI ed il risanamento bancario previsto che avrà un costo di 2500 milioni di dollari.
    Un buon esempio di decontestualizzazione a puzzle lo troviamo in El Paìs 11/11/98 (pag. 52): nella copertina della sezione Economia-lavoro appare la notizia intitolata “Il governo Brasiliano taglia il 40% dei preventivi per le spese sociali”. La notizia, piena di numeri e percentuali, scarseggia senza dubbio della minima contestualizzazione che permetta di capirla. Principalmente, perché non si menziona in nessun momento la causa di un taglio così tremendo, vale a dire, gli antecedenti del fatto: Che cosa spinge il governo Brasiliano a ridurre in maniera così brutale le spese sociali? Si tratta di una notizia redatta fuori dal suo contesto preciso e per la maggior parte dei lettori rimane una informazione aneddotica e poco comprensibile.
    Quattro mesi dopo, nel medesimo periodico e sezione, El Paìs 09/03/99 (vedi pag. 53), appare una notizia intitolata “il FMI indurisce le condizioni per aiutare il Brasile”. Di nuovo si tratta di una notizia molto tecnica, piena di dati macroeconomici riferiti alla situazione brasiliana ed alle imposizioni del FMI. In questa occasione la decontestualizzazione si produce al non menzionare in nessun momento le conseguenze sociali delle dure misure economiche imposte dal FMI. Per questo il lettore non può apprezzare la trascendenza della notizia, che rimane una notizia di difficile comprensione.
    Adesso, se uniamo le due notizie che si riferiscono ad uno stesso fatto però separate artificialmente, riusciamo a ricomporre parte del puzzle, e comprendere meglio ciò che sta succedendo in Brasile. Però sembra che El Paìs abbia voluto evitare tutto questo, non facendo da un lato nessuna allusione alla responsabilità del Fondo Monetario Internazionale nei duri tagli sociali in Brasile, e dall’altro ignorando le conseguenze sociali delle misure imposte da questo organismo internazionale.


    B) IL LINGUAGGIO


    1. IL LINGUAGGIO SCRITTO
    La redazione della notizia occulta spesso, sotto la facciata della neutralità ed oggettività, la valutazione del/la giornalista e del media per il quale lavora. Possiamo distinguere diverse tecniche per far scivolare, mediante il solo uso dell’espressione scritta, l’opinione dei redattori sopra l’informazione che ci offrono:

    1.1 Tono/linguaggio orientato
    L’uso, a seconda dei casi, di un tono trionfalista, peggiorativo o di condanna tagliente, presentando come indiscutibile la valutazione positiva o negativa di un fatto a traverso il linguaggio, per togliere ogni dubbio e dibattito in merito.
    Un esempio lo troviamo in El Paìs 3/6/99 (pag. 54) nella notizia “Anguita chiama i sette milioni che dissero no alla NATO”, nella quale il giornalista introduce una gran quantità di espressioni peggiorative ed ironiche per ridicolizzare il protagonista della notizia, e per tanto delegittimare i suoi progetti (vedi sottolineato).

    Un’altra maniera più sottile per screditare una cosa mediante il linguaggio è l’uso delle virgolette. Non per trascrivere una dichiarazione, come vedremo nel punto Fonti di Informazione, ma per mettere in dubbio un termine od un fatto.
    Per esempio, nelle notizie che si riferiscono alle occupazioni di solito mettono fra virgolette l’espressione Centro Sociale, mentre non accade lo stesso se si tratta di un centro sociale o culturale del comune. La stessa cosa avviene con l’espressione Scuola Popolare, che nelle notizie viene messa fra virgolette mentre non viene fatto lo stesso con le scuole statali o private. Evidentemente, in questi casi ed in molti altri le virgolette hanno la funzione di screditare e mettere in dubbio il loro contenuto.

    1.2 “Parole magiche”
    La creazione ed imposizione di una opinione mediante ciò che abbiamo chiamato “parole magiche”, vale a dire: termini con una connotazione positiva (sviluppo, crescita, tecnologia, Europa, moderato, competitività, impiego, flessibilità) o negativa (primitivo, radicale, illegale, fondamentalista, protezionismo). Questi sono utilizzati così ripetutamente in certi discorsi o contesti che finiscono assumendo per conto loro un valore aggiunto, una connotazione che va oltre il loro semplice significato.
    Il risultato pratico è che, una volta generata la “parola magica”, basta associarla a qualsiasi tema o argomento per impregnarlo dei suoi valori. Così per presentare la liquidazione del settore pubblico come qualcosa di positivo basta risaltare (se possibile nei titoli) che questo va a generare più competitività, più crescita, o che ci avvicinerà di più all’Europa. E per giustificare e legittimare l’investimento multimilionario dello Stato in armamenti, basta riferirsi alla quantità di impiego che questo genera. In cambio, per demonizzare e criminalizzare qualsiasi iniziativa o azione dei movimenti sociali o popolari che metta in dubbio seriamente il sistema dominante, si usa ed abusa del termine “radicale”, previamente negativizzato ed associato a concetti come “fanatico”, “ultrà” o incluso “terrorista”.

    1.3 Associazioni di parole e fatti
    Alcune parole inoltre sono di solito associate a determinati collettivi o persone (“giovani radicali” o “giovani violenti”, “radicalismo basco”, “esercito umanitario”, “integralismo/radicalismo arabo/islamico”…) di modo che una delle due parole finisce per evocare automaticamente l’altra.
    In altri casi la manipolazione si produce nell’associare ripetutamente certi collettivi con determinati fatti. Il miglior esempio è il caso di fatti delittuosi che hanno come protagonisti immigrati, nei quali solitamente viene risaltata (e normalmente nei titoli) la nazionalità o condizione di immigrato/a degli stessi. Anche se normalmente le notizie non stabiliscono una relazione diretta ed esplicita fra il fatto di essere immigrato e la delinquenza, si genera per ripetizione una stretta associazione fra l’immigrazione e fatti delittuosi o di conflitto, fomentando con ciò allarme sociale, xenofobia e razzismo.

    1.4 Eufemismi e tecnicismi
    Hanno l’effetto di banalizzare, ammorbidire o togliere valore alla portata di un argomento, presentandolo sprovvisto del suo proprio contenuto e significato. Per esempio, presentando un certo armamento come un prodotto di alta tecnologia, utilizzando espressioni eufemistiche come “danni collaterali” invece di civili morti quando si parla di una guerra, “forze dell’ordine” invece di forze di polizia o forze repressive, “intervento aereo o terrestre” invece di attacco, bombardamento o invasione, “maltrattamenti o violenza domestica” invece di aggressione o violenza maschilista o maschile, ecc.
    Abbiamo un buon esempio in un articolo di El Mundo del 23/12/97 (vedi pag. 56) intitolato “Santa Barbara termina la creazione dell’obice più avanzato del mondo”, che presenta una nuova arma come se si trattasse della pubblicità dell’ultimo modello di una macchina. La notizia, piena di tecnicismi, sottolinea le sue qualità e prestazioni tecniche, la sua tecnologia all’avanguardia, però non dice niente sulla sua capacità distruttiva, il prezzo che costerà ai paesi che pretendano acquistarlo, in che tipo di guerre e per quali fini si può utilizzare, ecc.
    In altri casi l’uso di un certo linguaggio tecnico, come il gergo giuridico, amministrativo o di determinate professioni complica, quando non impedisce, alla maggior parte dei lettori di comprendere il significato di certe notizie (come abbiamo visto nelle notizie di El Paìs del 11/11/98 e del 9/3/99, pagine e ).allo stesso tempo, con l’utilizzo di questi termini tecnici-specializzati si pretende di rivestire l’informazione (con le valutazioni ed opinioni che incorpora) di autorità e oggettività, appoggiandosi sul carattere di indiscutibilità che viene attribuito di solito a tutte le cose scientifiche.

    1.5 Espressioni orientate
    Senza che siano precisamente degli eufemismi, sono “frasi fatte” che tendono a ripetersi nel linguaggio giornalistico, e che servono per orientare in un certo senso la descrizione apparentemente oggettiva di certi fatti.
    Gli esempi sono innumerevoli, anche se vale la pena di riportarne alcuni:
    Per esempio, per giustificare cariche poliziani nel caso di manifestazioni, si suole utilizzare le seguenti espressioni: “La polizia si vide obbligata a caricare”, o “Provocarono la carica della polizia”. Così in molti casi si scarica la responsabilità della violenza su coloro che prendono le botte.
    Quando non si verificano cariche, numerose relazioni di manifestazioni finiscono con espressioni tipo: “Non ci sono stati incidenti”. La formula non è innocente, perché sembra indicare la cosa come un fatto eccezionale. Vale a dire che sottolineando che non ci sono stati incidenti si vuol fare capire che la cosa normale sarebbe stato il contrario, e con ciò si insiste sottilmente nel conferire un’immagine violenta a certi gruppi o collettivi.
    L’espressione: “Fonti ben informate” si suole utilizzare per dare affidabilità ad informazioni estratte da fonti inconfessabili, sospettose o direttamente per legittimare rumori o informazione inventata.
    Il conflitto basco, tanto contaminato dalla disinformazione, ha “lanciato la moda” fra i media ufficiali dell’uso di sue espressioni orientate contrapposte: “violenti” e “democratici”, la prima per inglobare tutte le espressioni del nazionalismo basco, da ETA a coloro che votano o simpatizzano per il MLNV (Movimento di Liberazione Nazionale Basco), e la seconda per tutti gli altri, con il PNV (Partito Nazionalista Basco) gravitando fra le due etichette, a seconda del momento politico. Un concetto così ampio ed ambiguo come quello di “violenza”* è attribuito in maniera così ripetitiva, semplicista ed assoluta ad un movimento (del resto molto variegato e contraddittorio) che la tremenda campagna mediatica sta riuscendo nel fatto che basti citare l’aggettivo “i violenti” per identificare tutto il movimento nazionalista basco, convertendolo in sinonimo di violenza. E tutti i suoi oppositori in sinonimo di “democratici” o “pacifisti”.
    • Non ci dimentichiamo che è lo stato che ha il monopolio della violenza, contando con migliaia di persone allenate e pagate per esercitarla sotto eufemismi come “Difesa” o “sicurezza”. I celerini sono pagati tanto per controllare violentemente come per provocare la violenza; i soldati per risolvere violentemente i conflitti internazionali a favore di interessi economici o di potere delle elìtes. La legittimità istituzionale e mediatica per attribuire o esonerare dall’aggettivo “violento” un collettivo è quindi più che dubbia e criticabile. In questo caso, sia alcuni settori del MLNV sia alcuni settori dello Stato utilizzano metodi violenti, fra le altre strategie, per riuscire nei propri obbiettivi.

    1.6 Stili narrativi
    Per scrivere certe notizie spesso si utilizzano diversi stili narrativi (epico, lirico, satirico, pubblicitario), cercando così di generare un sentimento di consenso o rifiuto verso alcuni fatti che se non fossero narrati in questa maniera potrebbero suscitare nel lettore impressioni non convenienti.
    Un chiaro esempio si trova in “Piccola storia di un aviatore notturno”; notizia di El Paìs del 30/5/99 (vedi pag. 57), nella quale si utilizza uno stile fra il poetico e l’epico per descrivere un bombardamento. Il giornalista dà briglia sciolta alla sua lirica fino a convertire uno scenario di guerra in un’avventura romantica, cercando di suscitare certe emozioni. Per far ciò non esita ad utilizzare figure letterarie come metafore o simili adornate con numerosi aggettivi. Riesce così a sdrammatizzare le dure conseguenze che si associano a ciò che in realtà è un polemico intervento militare di castigo, esaltando contemporaneamente fino a livelli “da film” l’operato degli aggressori aerei.

    2. IL LINGUAGGIO DELLE IMMAGINI
    Le fotografie di un periodico compiono in teoria basicamente due funzioni: verificare visivamente l’informazione riportata nel testo, rendendola più realistica, ed eventualmente aggiungere nuova informazione che completi il testo. Però in realtà la foto è utilizzata per altre “funzioni nascoste”. Abbiamo già visto per esempio nel punto 3 del capitolo A che grazie alla loro visibilità le foto potevano essere utilizzate per risaltare alcune notizie. A parte questo effetto, possono anche servire per influenzare sottilmente sul contenuto dell’informazione.

    2.1 Immagini manipolative
    Un’altra “funzione occulta” della fotografia consiste dunque in cambiare il senso di una notizia (alleggerendola, rinforzandola, distogliendo l’attenzione, ecc.), e può arrivare anche a contraddirla. Dato che alla fotografia viene data un’immagine di oggettività (si riceve come un “frammento della realtà stessa”), ottiene di solito una credibilità abbastanza acritica da parte del lettore e impone il suo “messaggio” al contenuto nello stesso testo. Noi lettori non siamo molto coscienti del fatto che anche la foto si costruisce e disegna come un’espressione in più col suo proprio linguaggio, secondo piani, illuminazione, uso di simboli ed altri trattamenti.
    Un buon esempio di come alleggerire la durezza di una notizia tramite la foto lo abbiamo nell’articolo intitolato “Solo la metà dei detenuti tossicodipendenti riceve il trattamento con il metadone” pubblicato su El Paìs il 18/03/99 (vedi pag. 58). Per illustrare la notizia di un informe di Izquierda Unida, che denuncia le terribili condizioni di vita che soffrono i detenuti in Spagna (isolamento, torture, condizioni sanitarie insufficienti, ecc.), il periodico ha la sfacciataggine di mostrare un primo piano della piscina olimpica del carcere di Soto del Real (Madrid). Con ciò tenta evidentemente di controbattere e smentire la denuncie dell’informe, cercando di far capire che le condizioni di vita in prigione sono “di lusso” (quando in realtà la suddetta piscina la può utilizzare solo il personale ed una minoranza dei detenuti…).
    In altri casi la manipolazione proviene direttamente da effetti fotografici (il già commentato linguaggio fotografico) usati per deformare o aggiustare in maniera espressiva un’immagine secondo gli interessi del media.
    Come esempio di questo tipo di manipolazione abbiamo le foto della notizia apparsa in La Razòn del 20/5/99 (pag. 59) intitolata “Militanti del PSOE credono che i cartelli danneggiano i loro candidati”, nella quale si utilizza chiaramente un obbiettivo fotografico speciale, conosciuto come “grandangolare”, o l’inquadratura delle foto, per deformare le immagini ed esagerare così l’effetto visivo dei cartelli del PSOE (Partito Socialista Spagnolo), appoggiando così l’ipotesi del periodico sopra la campagna di immagine di questo partito.
    Il linguaggio simbolico visivo è anche utilizzato per trasmettere certi messaggi o significati spesso in maniera abbastanza subliminale.
    La foto che accompagna l’articolo di El Mundo del 25/4/00 (pag. 60) intitolato: “PP e PSOE giudicano razziste le parole di Arzallus” approfitta di un piano fotografico preso per caso durante un discorso di Arzallus (Presidente del Partito Nazionalista Basco; PNV) per attribuirgli un’immagine che si avvicina alla simbologia fascista. Infatti, nella foto il leader nazionalista basco appare alzando il braccio in un momento del suo discorso, gesto che ricorda il classico saluto fascista, che evidentemente Arzallus non ha mai avuto intenzione di fare. Senza dubbio, El Mundo decise di scegliere, e nostro parere non a caso, questa foto piena di fortuito simbolismo, fra le tante foto che aveva dello stesso discorso.
    In alcuni casi, quando al giornale scarseggiano fotografie, pubblica disegni per sostituirle (abitudine comune in ABC e El Mundo), con totale libertà per ricreare ed inventare la realtà a piacere.

    2.2 Campagne fotografiche
    Un altro fenomeno che ha come principale elemento il linguaggio fotografico è quello che abbiamo denominato “campagne fotografiche”, che consiste nel trattamento fotografico che danno i media alle notizie relazionate con determinate tematiche specialmente sensibili.
    Si può osservare, per esempio, una gran uniformità nell’illustrazione fotografica che si dà alle notizie sui paesi arabi (con sufficiente indipendenza dell’argomento trattato); si tratta in maggioranza di foto che esprimono violenza e fanatismo che hanno come principali protagonisti masse di persone o donne col velo. In questo caso si mette in relazione, per ripetizione ( per questo lo chiamiamo “campagna”, perché si va tessendo giorno per giorno) la cultura araba e la religione musulmana (che tendono ulteriormente a confondere e mescolare, quando ci sono molti musulmani che non sono arabi, ed arabi che non sono musulmani), con la violenze e l’irrazionalità.
    Qualcosa di simile, anche se più complicato e sottile, succede con molte immagini che si riferiscono al conflitto nei Paesi Baschi (quante volte si mostra la polizia che carica contro i manifestanti, e quante volte “giovani radicali” incappucciati ed in azione?). Se ci si attiene alle fotografie si ha l’impressione che nel Paese Basco non ci siano mai cariche di polizia né repressione.
    Una campagna più puntuale ma che ebbe un’impressionante copertura fotografica fu il trattamento visuale dato alle diverse vittime dell’ultimo conflitto in Jugoslavia, così come agli eserciti implicati: i soldati della NATO apparivano di frequente in emotivi addii alle loro famiglie o circondati da bambini kosovari, i guerriglieri albanesi dell’UCK apparivano feriti o morti, ed i soldati serbi erano sempre ritratti con un aspetto specialmente feroce e crudele.

    3. IL LINGUAGGIO DEI NUMERI
    Sono molte le notizie che includono diagrammi o grafici statistici, e ciò le dota dell’oggettività che si suole attribuire alla scienza della statistica. Anche se a volte questi grafici risultano confusi o poco comprensibili per la loro complessità, non importa molto dato che l’effetto di sicurezza e credibilità non dipende tanto dalla comprensione ma dal suo essere Statistica, Scienza.
    Altre volte la notizia stessa sono i dati, le cifre, che la fanno acquisire un aspetto incontestabile, categorico, occultando o mascherando la rigorosità dello studio e la sua credibilità. La Statistica è una scienza i cui risultati finali dipendono dal processo di raccolta dei dati e dal modello che viene scelto. In qualsiasi analisi statistica, il fatto di selezionare una popolazione o un’altra, un modello od un altro, cambia in modo significativo i risultati. Per tanto succede abitualmente che venga invertito il processo di studio, vale a dire: partire da alcune conclusioni o risultati finali previamente decisi in funzione degli interessi del periodico o di altre istituzioni, e costruire un modello che li giustifichi. Non è un caso che, ad esempio, il Gruppo Prisa, proprietario di El Paìs oltre che di altri mezzi di comunicazione (anche di As, di Cinco Dìas, la Cadena Ser, Antena 3 Radio, Canal +, ecc.), sia pure il proprietario della famosa azienda di statistica Demoscopia.
    Un esempio che mette in dubbio la “credibilità” di certi studi è la disparità di risultati che mostrano la Inchiesta della Popolazione Attiva (EPA) da un lato e la Contabilità Nazionale da un altro rispetto allo stesso dato: il lavoro. Sotto ogni inchiesta esistono alcuni interessi, per esempio la pubblicazione di alcuni dati o altri sopra la intenzione di voto nei processi preelettorali mobilita o meno i votanti di uno o un altro partito. Un’altra forma di manipolazione statistica è ritardare la pubblicazione degli indicatori economici. (Se si vuole ampliare l’informazione sopra la manipolazione delle statistiche vedere El Paìs del 9/4/00 (pag. 61), reportage che non a caso fu pubblicato nella specializzata sezione dell’Economia, che non a caso poca gente legge.
    Però oltre la occultazione o trattamento interessato dei dati, la manipolazione si può dare anche mediante l’interpretazione degli stessi, risaltando gli aspetti positivi di alcuni risultati senza contare i negativi. Per esempio, risaltare la diminuzione della crescita dei morti in incidenti di lavoro è una manovra per dare un aspetto ottimista ad una tremenda realtà, vale a dire, che gli incidenti di lavoro continuano ad aumentare, anche se a minor ritmo. O le trionfaliste campagne del governo sulla riduzione della disoccupazione, che nasconde che si sta ottenendo grazie all’aumento della precarietà del lavoro, al peggioramento delle condizioni di lavoro, ed al togliere progressivamente ai lavoratori i loro diritti.
    Un buon esempio concreto di un uso disinformativo e manipolante delle statistiche lo troviamo nella seguente notizia di El Paìs del 26/5/00 (vedi pag. 62). In piena campagna allarmista iniziata con l’approvazione della Legge sull’immigrazione per giustificare una politica restrittiva e repressiva verso l’immigrazione, El Paìs presenta con il titolo “La cifra degli immigrati inclusi nella legge sull’immigrazione supera tutte le previsioni” alcuni dati statistici con tre tipi di cifre: numero di persone prese in considerazione (che hanno chiesto semplicemente informazioni), numero di coloro che hanno sollecitato la regolarizzazione e numero di casi risolti (non indica se positivamente, cioè che hanno ottenuto la regolarizzazione, o negativamente, che gli è stata negata).
    Un’analisi non tendenziosa delle cifre, non afferma assolutamente che queste sono superiori alle aspettative, ma tutto il contrario: le previsioni di 80.000 o 100.000 si riferiscono al numero di stranieri regolarizzati, ed alla metà del periodo il numero di casi risolti non arriva a 43.000 e, come dice il testo della notizia, la maggior parte positivamente ma non tutti, vale a dire che al momento il numero di stranieri regolarizzati non arriva a 40.000 persone, meno della metà delle previsioni più pessimiste.
    Senza dubbio, invece di comparare le cifre adeguate (previsione di regolarizzazioni con la quantità di coloro che la hanno realmente ottenuta), ricorre alle cifre logicamente molto maggiori: numero di coloro che hanno sollecitato la regolarizzazione, o incluso di chi semplicemente ha chiesto informazioni. Questo errore è troppo elementare per essere involontario, per cui sembra che voglia creare allarme sociale con la sensazione di che per colpa della legge gli immigrati ci stanno invadendo, giustificando così la riforma della legge, che era prevista anche prima di che entrasse in vigore.

    C) CONTENUTO DELL’INFORMAZIONE

    1. SELEZIONE ED USO DELLE FONTI DI INFORMAZIONE
    Nel linguaggio giornalistico si intendono per fonti di informazione gli elementi che forniscono al giornalista l’informazione con cui costruisce la notizia. Questi possono essere:
    -persone (implicati, testimoni, esperti)
    -istituzioni (politiche, giuridiche, poliziesche, impresariali, agenzie di stampa, ecc.)
    -documenti (inchieste, informi, studi, altri mezzi di comunicazione, ecc.)
    A volte una notizia scarseggia di fonti di informazione quindi è, nella sua totalità, il prodotto dell’osservazione diretta dei fatti da parte del giornalista. Però ciò non è molto comune, per questo il ruolo delle fonti di informazione risulta fondamentale.
    In teoria si suppone che il giornalista debba cercare quelle fonti che gli possono fornire un’informazione più abbondante, disinteressata e contrastata, per cui normalmente dovrebbe ricorrere ad una grande varietà di fonti. Però la realtà è che la scelta di queste risponde spesso ad una strategia di manipolazione informativa, nel senso che dando eco a certe fonti ed ignorando altre, il media riesce a trasmettere il suo proprio punto di vista ed opinione senza perdere l’apparenza di oggettività. Il mezzo si presenta così come un mero ed asettico trasmettitore di informazioni, quando in realtà tende a scegliere come fonti quelle persone, istituzioni o documenti che sa che possono favorire i suoi interessi o con le quali vuole mantenere buone relazioni.
    Da questo l’importanza dei Dipartimenti di Pubbliche Relazioni o Gabinetti Stampa, non solo di istituzioni ed organismi ufficiali, ma anche di grandi imprese e “personaggi pubblici”, il cui principale obbiettivo consiste in convertirsi in fonti di informazione assidua dei media. Altre volte vengono contrattate Agenzie di Pubbliche Relazioni, perché gestiscano l’informazione su un certo fatto.
    Per esempio, nel 1991 il governo del Kuwait contrattò per 10,8 milioni di dollari una delle agenzie di pubbliche relazioni più prestigiose, la nordamericana Hill & Knowlton, con l’obbiettivo di convincere l’opinione pubblica nordamericana ed europea di intervenire nel golfo Persico.
    I dipartimenti o gabinetti sono composti da esperti in comunicazione (giornalisti, pubblicitari, psicologi, sociologi, ecc.) che si incaricano di elaborare strategie e prodotti informativi molto completi e di alta qualità (notizie già redatte, reportage, foto, registrazioni, dichiarazioni, ecc.), disegnati per favorire gli interessi dell’istituzione o impresa in un determinato fatto che la riguarda. Offrendo questi “prodotti” ai giornalisti dei distinti mezzi di comunicazione diventano fonti privilegiate di informazione.
    Questo fu il lavoro, per esempio, del gabinetto stampa della NATO durante l’ultimo conflitto in Yugoslavia, dato che monopolizzava buona parte dell’informazione sulla guerra. Così che la maggior parte dell’informazione diffusa dai mezzi sui bombardamenti fu previamente filtrata dalla NATO. Le altre fonti di informazione durante questo conflitto furono principalmente i Governi Alleati ed i partiti politici favorevoli all’attacco; e raramente si dava voce a chi si opponeva ad esso.
    Esistono molti altri esempi di quest’uso manipolativo delle fonti di informazione: l’informazione che riguarda l’ETA la fornisce quasi sempre il Ministero degli Interni, l’informazione sulle carceri le stesse Istituzioni Penitenziarie, molto raramente gli stessi detenuti o i loro familiari (eccetto quando il detenuto è un personaggio famoso), le notizie sulle occupazioni (specialmente quando c’è uno sgombero) si nutrono dell’informazione della polizia o di rappresentanti municipali, lasciando alle dichiarazioni degli stessi occupanti uno spazio aneddotico (sempre che glielo concedano).
    A volte le informazioni procedenti dalle “fonti di informazione privilegiate” (cioè, in pratica, quelle che convengono al media), riportano citazioni dirette fra virgolette di dichiarazioni pubbliche o documenti, per cui gli viene data una voce e una diffusione massiccia, propagando alla lettera i loro progetti ed il loro linguaggio.
    Un buon esempio dell’uso interessato delle fonti di informazione, così come dell’abuso delle virgolette lo abbiamo nella notizia “Almunia felicita Aznar per l’esito del Governo nel negoziato con la NATO” di El Paìs del 23/12/97 (vedi pag. 63). Le due principali fonti di informazione scelte per questa notizia sono i due leader delle forze politiche più favorevoli alla NATO. Di fatto, tutto il testo è una continua e compiacente trasmissione dei loro discorsi, in gran parte letteralmente grazie all’abbondanza di frasi fra virgolette. Nonostante la appariscente protesta organizzata dagli oppositori alla piena integrazione nella Organizzazione Atlantica, questi sono appena presi in considerazione come fonte di informazione. In questo modo, diffondendo letteralmente le dichiarazioni e progetti di coloro che sono a favore della piena integrazione, ed emarginando quelli che sono contro, il periodico si schiera senza perdere l’apparenza di oggettività.
    Un altro buon esempio di selezione parziale, e pertanto manipolativa, delle fonti di informazione è la notizia intitolata: “I grandi magazzini hanno venduto nel 1998 il 9 % in più ed hanno creato 15.000 posti di lavoro” pubblicata in El Paìs del 10/06/99 (vedi pag. 64). L’articolo è una esaustiva sequenza di dati economici ed impresariali procedenti nella loro totalità da un informe della ANGED (Associazione Nazionale di Grandi Imprese di Distribuzione), sicuramente confezionato e distribuito dalla sua agenzia di Pubbliche Relazioni, che presenta la sua grande crescita aziendale con un tono assolutamente trionfalista, ricorrendo, come no, all’“argomento magico” della creazione di nuovi impieghi. Al non ricorrere a nessun’altra fonte di informazione (piccoli commerci, lavoratori del ramo, sindacati, associazioni di consumatori) il periodico realizza pubblicità gratuita a queste multinazionali. Non si dice niente, per esempio, dei posti di lavoro che distruggono i grandi magazzini, che è sempre molto superiore a quello che creano (chiusura di innumerevoli piccoli commerci, che sono i maggiori creatori di posti di lavoro), delle condizioni di contrattazione e di lavoro degli impiegati, dell’impatto urbanistico che causano, delle condizioni di acquisto che impongono ai loro fornitori, ecc.
    Anche se il periodico non mente (non c’è dubbio che tutti questi dati e molti di più vengono raccolti nell’informe dell’ANGED), al ricorrere ad una sola fonte di informazione e dandogli diffusione di massa in forma acritica e compiacente, sta manipolando e distorcendo la visione della realtà dei grandi magazzini e del loro impatto socioeconomico.


    2. INFORMAZIONE FALSA
    Si intende per “informazione falsa” quella che è stata deliberatamente inventata per costruire e trasmettere una realtà differente da quella che conoscono i giornalisti o le loro fonti di informazione. Falsare o inventare l’informazione è una tecnica manipolativa meno abituale delle altre che abbiamo visto fino ad ora per una semplice regione: è molto rischioso, poiché nel caso in cui si scoprissero le manipolazioni il prestigio e la credibilità del mezzo di comunicazione ne uscirebbero molto compromessi. Inventare informazione è troppo grossolano e rischioso quando esistono molti altri mezzi, come quelli visti fino ad ora, più sottili e sicuri per manipolare senza mentire letteralmente.
    Però questo non significa che non si faccia, soprattutto quando si vuole influire in forma immediata ed irreversibile nell’opinione pubblica (perché, per esempio, appoggi con urgenza lo scoppio o il mantenimento di una guerra, o qualche manovra politica). Le smentite, se vengono fatte, possono arrivare in seguito, quando ormai è troppo tardi. A parte i loro effetti immediati, le bugie medianiche hanno un altro grande vantaggio: sono molto difficili da verificare per noi lettori, poiché non abbiamo i mezzi per farlo la maggior parte delle volte. Per questo è molto complicato dare esempi concreti e dettagliati di informazione falsificata. Solo una piccola parte dei casi di falsificazione di notizie vengono resi pubblici (abbiamo raccolto per questo dossier alcuni degli scarsi esempi che sono stati diffusi negli ultimi anni).
    Un’altra caratteristica dell’informazione falsa è che risulta difficile sapere la sua provenienza, che può essere dalla fonte di informazione (governo, esercito, aziende, agenzie di stampa, polizia, ecc.) o direttamente dal mezzo di comunicazione.
    In ogni modo, anche nel caso di un’informazione inventata dalla fonte, il media è di solito complice attivamente o passivamente, poiché suo compito sarebbe quello di verificare e contrastare ogni informazione prima di diffonderla.

    2.1 Informazione falsa scritta
    È la più facile da realizzare, poiché ad un giornalista bastano alcuni minuti per inventarsi qualsiasi cosa. L’informazione scritta risulta senza dubbio meno credibile ed impattante di altri tipi di informazione.
    L’informazione falsa può consistere nell’invenzione di un’intera notizia. Per esempio, nell’ultimo conflitto nei Balcani l’agenzia stampa della NATO diffuse verso la fine di marzo del 1999 la falsa notizia che erano spariti numerosi intellettuali albano-kosovari, facendo credere che erano stati giustiziati dai serbi. La stampa dette un ampio eco alla notizia, senza verificarla, proponendola come una prova in più della perversità dei Serbi. Mesi dopo (una volta terminato il conflitto, come succede sempre) si seppe che questi intellettuali non erano mai spariti, che era una notizia falsa (vedi El Mundo 19/6/99, pag. 65).
    Un altro esempio più vicino, nel quale le notizia falsa procede ugualmente dalla fonte di informazione (in questo caso si tratta della polizia di Barcellona) ed i media la diffondono senza nessun tipo di verifica o riprova, fu la notizia intitolata: “Una giovane resta paralizzata dopo essere picchiata da delle teste rasate” (vedi El Paìs del 29/3/00, pag.66). Poco dopo si scoprì che si trattava di un’invenzione della polizia (vedi El Paìs 31/3/00, pag. 67), sicuramente per alimentare il clima di allarme sociale ed insicurezza cittadina, e giustificare così la sua attività.
    Un’altra falsatura dell’informazione consiste nell’inventare dati e fatti dentro una notizia, per orientarla secondo determinati interessi. Questa falsificazione è molto più comune, poiché non risulta così rischiosa né scandalosa come inventarsi una notizia intera (come abbiamo visto negli esempi anteriori), così quando gli interessa molti media adottano il detto “diffama, che qualcosa resta”. Per ciò spesso ricorrono a certe tecniche, come inventarsi fonti di informazione inesistenti (con la tipica formula di “secondo fonti ben informate”) per mettere in bocche anonime accuse false o tendenziose.
    Un buon esempio di questo è la campagna di diffamazione che nel 1991 scatenò il giornale ABC contro la Scuola Popolare di Prosperidad (Madrid). La scuola svolgeva le sue attività in un locale di proprietà dell’Arcivescovato di Madrid, che nel 1943 affittò al Comune di Madrid, che a sua volta lo cedette nel 1982 alla scuola perché vi svolgesse le sue attività educative. Però nel 1990 il Comune ruppe unilateralmente il contratto d’affitto con l’Arcivescovato dando via libera a questo perché recuperasse il locale, espellendo la Scuola. Il caso fu sottomesso a processo nel 1991, e l’Arcivescovato ricevette tutto l’appoggio da parte dell’ABC, che iniziò una tremenda campagna di diffamazione contro la Scuola. Un articolo di quell’epoca ci può servire come esempio di falsa informazione, poiché è pieno di invenzioni, esagerazioni ed inesattezze.
    Il titolo è: -Manifestazioni organizzate da comunisti per evitare lo sfratto de “La Prospe”-, datato 28/6/91 (pag. 68). Per prima cosa, attribuiscono l’organizzazione della manifestazione a “comunisti”, e più concretamente alla presidente dell’Associazione Popolare Gisela Meyer, membro di Izquierda Unida. In realtà la manifestazione fu organizzata dalla stessa Scuola “La Prospe”, senza che in ciò avesse niente a che fare Gisela Meyer ed IU. Nella scuola hanno sempre confluito una gran quantità di correnti ideologiche, da comunisti ad anarchici, ecologisti, femministe, però soprattutto numerose persone che preferiscono non essere etichettate. La Scuola è indipendente da qualsiasi partito o sindacato, per cui il semplicista e cospiratorio titolo dell’ABC è falso.

    Fra i molto spropositi che contiene l’articolo (uso di virgolette, vocabolario peggiorativo e criminalizzante, ecc.) risaltano parecchie altre falsità. Come quella che “i partecipanti de La Prospe abbiano lanciato minacce” (terzo paragrafo); il riferirsi a questi come “ persone che si identificano come educatori, maestri ed assistenti sociali” mettendolo in dubbio quando molti effettivamente lo sono, e in ogni caso la Scuola Popolare è riconosciuta come tale dal Ministero dell’Educazione. La rotonda affermazione (sempre nel terzo paragrafo) che “la maggioranza dei vicini applaude la decisione municipale (di chiedere lo sfratto) e dubitano della bontà delle attività impartite ne La Prospe” è igualmente falsa, poiché il sentimento comune nel quartiere di Prosperidad è l’appoggio di numerosi vicini (nelle manifestazioni ed attività) e l’indifferenza di molti altri. L’affermazione che la maggioranza del vicinato applaude la chiusura della Scuola è dunque falsa, tanto quanto la testimonianza che segue del supposto vicino. Questa è piena di menzogne: mette in dubbio che si realizzi educazione di adulti, qualifica la partecipazione delle gente come scarsa (in quell’epoca frequentavano il locale circa 250 persone), afferma che i partecipanti nelle proteste non sono gente del quartiere ma gente “reclutata” dai “capetti” della Scuola (un collettivo come La Prospe non ha capi né recluta nessuno; non è un’organizzazione paramilitare né un partito). Anche supponendo che quell’anonimo testimone fosse reale, e non inventato come sembra (poiché riassume, dalla bocca di un “vicino”, le tipiche accuse propinate da ABC nella sua particolare campagna), il semplice fatto di diffonderle letteralmente e senza verificarle contribuisce a falsificare l’informazione.
    Nell’ultimo paragrafo, sotto il titoletto “Replica”, ABC risponde ad una lettera di protesta inviata giustamente da membri de La Prospe per protestare per le falsità scritte in un articolo anteriore. In sua difesa il periodico afferma di possedere prove di tutto ciò che ha scritto, nuova bugia da aggiungere al cumulo di falsità dell’articolo.
    Questa è solo una piccola parte di tutta una campagna “informativa” piena di menzogne e di dati falsi, inventati o tergiversati, che scatenò il quotidiano ABC per danneggiare La Prospe e difendere gli interessi dell’Arcivescovato di Madrid.
    In generale, le notizie scritte totalmente inventate procedono dalla stessa fonte di informazione. Ed il media si trasforma in complice delle stesse quando (sia per interessi di potere, per clientelismo, per sensazionalismo, ecc.) le pubblica senza verificarle. Nel caso in cui si scopra la falsità, la responsabilità si divide fra ciò che crea la notizia e ciò che la diffonde.
    In cambio la falsatura parziale dell’informazione, molto più comune e difficile da verificare, è spesso prodotto dello stesso periodico, il quale, partendo da un fatto reale, lo deforma ed adultera in funzione dei suoi interessi.

    2.2 Informazione falsa visiva
    Disegnare informazione visiva falsa è tecnicamente più complicato e suppone un rischio maggiore che realizzare falsa informazione scritta. Però risulta più credibile, poiché l’informazione visiva viene presa di solito come immagine della realtà stessa.
    Si può generare falsa informazione visiva in varie forme:
    A) Immagini inventate. Foto che sono state direttamente messe in scena.
    Per esempio, verso la metà del 1999 la stampa spagnola diffuse una foto di un gruppo di zapatisti che consegnavano le armi a rappresentanti del governo messicano affermando che: “14 ribelli zapatisti disertano l’EZLN” (vedi El Paìs 31/3/99, pag. 69). Posteriormente si scoprì che era tutto una messa in scena, e che gli incappucciati che apparivano nella foto non erano zapatisti, ma gente mascherata che fingeva una falsa consegna di armi, come riporta la notizia di El Paìs del 2/4/99 (pag.70) (molto più piccola della prima e senza foto). Si può dire che la manipolazione partì dal governo messicano (manipolazione esercitata dalla fonte) e non dalla stampa, però risulta molto difficile credere che la sua diffusione sia stata realizzata senza la connivenza di quest’ultima. In ogni modo, è sorprendente che non si siano scomodati a verificare quest’informazione con l’EZLN.
    B) Immagini manipolate. Foto che anche se hanno a che fare con il fatto sono state manipolate per cambiare il loro significato ed implicazione.
    A volte viene fatto semplicemente tagliando la foto in maniera che cambi il suo significato. Vale a dire, manipolando l’inquadratura.
    Come varie foto apparse durante la guerra dei Balcani, la cui inquadratura fu convenientemente manipolato per associare ripetutamente i gesti di Milosevic con saluti fascisti. Per esempio, nella foto apparsa in El Paìs del 28/5/99 (vedi pag. 71) si vede Milosevic con un braccio in alto e la mano stesa, e l’altro braccio non si vede (lo hanno tagliato dall’inquadratura). Si tratta di una foto di archivio (per cui scelta arbitrariamente dal periodico) e che appare in copertina. Posteriormente, dopo la denuncia di vari lettori, lo stesso quotidiano ammise che quella foto era stata tagliata e che nell’originale si vedeva coi due bracci stesi salutando l’atterraggio di un aereo, cosa che gli dà un senso completamente differente.
    Però è sempre più frequente la manipolazione si realizzata mediante nuove tecniche digitali.
    Così nella copertina dell’ABC del 7/7/88 (pag. 72) si vede una foto delle feste di San Fermìn dove numerose bandiere del Paìs Vasco portate dal pubblico furono manipolate con il computer per convertirle in bandiere in identificabili, ed appoggiare così il senso del titolo.
    C) Immagini fuori contesto. In alcune occasioni si trovano foto che non sono inventate né manipolate, però sono totalmente e deliberatamente fuori contesto.
    Un esempio celebre che apparve in tutta la stampa mondiale durante la Guerra del Golfo è la foto del cormorano moribondo macchiato di petrolio presentata dai giornali come prova dei supposti versamenti di greggio che stava realizzando il malvagio ed “eco-terrorista” Saddam Hussein per ostacolare l’invasione “alleata”. In seguito si seppe non solo che quasi tutti i versamenti in mare furono frutto dei bombardamenti nordamericani di petroliere irachene, ma che inoltre la famosa foto del cormorano era stata fatta anni addietro in un disastro ecologico dopo l’affondamento di una petroliera nel Mar del Nord. In questo caso, l’immagine era tanto deliberatamente fuori contesto che si può considerare quasi come un esempio di immagine inventata per l’occasione.

    3 SELEZIONE DEGLI ARGOMENTI DI INFORMAZIONE
    3.1 La non-informazione
    a) Non-informazione assoluta
    In tutti i paesi c’è una lista di “argomenti riservati”, e come tali censurati e chiusi all’informazione in generale. In Spagna fino a poco tempo fa la Guinea Equatoriale era inclusa in questa lista. Sull’utilizzo di fondi riservati, non solo non si può informare, ma nemmeno possono essere controllati dal Parlamento. Questioni classificate come di Difesa Nazionale, attività e documenti dei servizi segreti, ecc.
    Logicamente, la serie di argomenti soggetti ad una censura quasi totale non sono molti, poiché lo Stato potrebbe essere facilmente accusato di mancanza di democrazia. Come commentavamo nel caso della falsa informazione, ci sono maniere più sottili per disinformare. Però i pochi argomenti vietati all’informazione generale sono totalmente fuori da qualsiasi controllo pubblico, poiché non viene mai ammessa l’esistenza di una censura, e non risulta facile accorgersi di quali sono gli argomenti la cui conoscenza ci è proibita per decisione politica.
    b) Non-informazione relativa
    Oltre a questi argomenti riservati, ci sono molti altri che, pur non essendo soggetti a censura possono essere sicuramente inclusi in questo capitolo sulla non informazione. Ci riferiamo a fatti o realtà sulle quali, anche se a volte viene pubblicato qualcosa in merito (poiché, come già detto, la loro censura totale risulterebbe grossolana e facilmente criticabile), le notizie che ci arrivano sono così scarse ed incomplete (il minimo perché non si possa dire che si stanno occultando totalmente) che in nessun modo si può dire che ci stiano informando realmente.
    Il fenomeno della non informazione relativa ha molte cose in comune a quello della sovrinformazione, che analizzeremo più avanti. Nella stessa forma che l’offerta di qualsiasi prodotto, per quanto sia inutile, se si è capaci di diffonderlo, finisce per generare una richiesta e rimpiazzare quella di altri prodotti più necessari, l’offerta informativa che riceviamo finisce ugualmente per modellare la richiesta del “prodotto informativo”, generando interesse per questioni che realmente sono poco rilevanti o per niente, ed in cambio insensibilizzando ed annullando ogni preoccupazione per altre che incidono in maniera importante in uno o molti aspetti della nostra vita.
    Per esempio, molto probabilmente la gente ammetterà che i problemi relazionati con l’alimentazione e la salute (qualità degli alimenti, manipolazione genetica degli stessi, prezzo dei prodotti alimentari, organizzazione del lavoro agricolo, i suoi costi e la creazione/soppressione di posti di lavoro) sono molto più importanti e vitali di ciò che riguarda l’industria cinematografica e la sua propaganda. Senza dubbio l’attenzione che genera nei media una consegna dei premi Oscar è infinitamente maggiore di quella creata da una riunione in cui si decidono e si profilano i criteri ed i controlli per la manipolazione genetica degli alimenti, la loro produzione e distribuzione (es. nel vertice dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, o WTO).
    In questo squilibrio di interessi avrà una motivazione l’ampia attenzione mesi prima della consegna degli oscar di tutti i mezzi informativi e, al contrario, lo scarso o nullo interesse che questi mezzi danno ai vertici delle organizzazioni come il WTO, che sono presentate come riunioni di tipo “tecnico” e per tanto abbastanza estranee ai cittadini “normali”.
    In ugual maniera, è molto maggiore l’attenzione prestata (dai media, e di conseguenza dal pubblico) a qualsiasi dettaglio, per piccolo che sia, della vita quotidiana di personaggi famosi, che quella diretta alle inumane condizioni di vita che i detenuti devono sopportare quotidianamente nelle carceri spagnole.
    Dato che si finisce per assumere che “ciò che non si vede sui giornali o in televisione non esiste”, l’assenza sistematica di informazione su un tema, fa sì che non solo non si rivendichi il diritto a conoscerlo, ma che nemmeno sentiamo la necessità di farlo perché non siamo coscienti che esiste.
    Segue una raccolta (non esaustiva) di argomenti propri della non informazione, vale a dire tradizionalmente “dimenticati” nonostante la loro importanza:
    A scala nazionale:
    - Fra gli argomenti importanti, per la loro vicinanza ai nostri interessi ed alla nostra vita, risalta tutto ciò che è relativo ai movimenti sociali. Associazioni e collettivi che nascono precisamente per difendere e rivendicare le questioni più vitali e vicine (associazioni di vicini, movimento dei centri sociali, movimento femminista, collettivi per la difesa dei diritti dei detenuti, contro le torture ed abusi di potere, ecc.) difficilmente trovano uno spazio informativo, mentre riceviamo ripetuta ed ampia informazione sulle questioni interne dei partiti politici (che in teoria devono occuparsi di tutte queste questioni), sui loro bisticci e problemi interni.
    - Situazione nelle carceri. Caratteristiche della popolazione reclusa, condizioni, tipo di misure disciplinarie. In Spagna perché fosse fatto un breve riferimento a questa questione, nel febbraio del 2000 dovettero fare lo sciopero della fame molti detenuti in celle di isolamento e varie persone del Coordinamento di appoggio. Altri argomenti carcerari sono ugualmente ignorati: condizioni di vita nei riformatori giovanili, nei manicomi, in case di riposo…
    - Imbrogli economici: in questioni economiche statali e municipali, non si informa sui modi di aggiudicare opere e servizi, sulla distribuzione (le entità beneficiarie) di sovvenzioni ed aiuti pubblici. Quando per interessi politici si ventila qualche imbroglio in qualche quotidiano le notizie e le critiche si centrano usualmente nella politica coinvolta, non prestando quasi attenzione all’altro accusato: generalmente qualche azienda o banca. Nemmeno vengono diffusi troppo certi indulti concessi dal governo (generalmente per reati chiamati “delitti da colletto bianco”, vale a dire: evasioni massicce di imposte, grandi frodi, ecc.).
    - Commercio di armi, esportazioni di armi (destinatari, benefici, ecc.), seguito delle aziende belliche.
    - Destino finale degli aiuti per lo sviluppo, aziende che intervengono, forma di assegnazione
    - E molti altri argomenti che nemmeno sospettiamo…..
    A scala internazionale:
    - Situazione del mondo indigeno in America Latina. (Guatemala, Chiapas, Brasile, Cile, ecc.)
    - L’Africa è un continente totalmente dimenticato dall’informazione, eccetto quando succedono grandi catastrofi naturali o selvagge guerre fratricide (incomprensibili perché non gli viene data la contestualizzazione adeguata).
    - Situazione dei diritti umani nei “paesi alleati” alle grandi potenze occidentali (Turchia ed il conflitto kurdo, la situazione della donna in Kuwait od in Arabia Saudita, complicità del governo o dell’esercito nella sanguinosa repressione della popolazione civile in Brasile, Colombia, Guatemala, Messico, Algeria, Thailandia, ed un lungo eccetera.)
    - Le implicazioni di governi, multinazionali e banche in alcuni dei commerci internazionali più torbidi e fruttiferi: commercio di armi, droga, ecc.
    - Politiche economiche imposte da certi organismi internazionali (FMI, BM, GATT, OMC, G8, ecc.), soprattutto in ciò che riguarda le conseguenze sociali ed umane delle loro decisioni. Chi controlla questi organismi? Chi ed in funzione di quali criteri decide le politiche da applicare?

    3.2 “Informazione-fulmine”. Notizie che appaiono e scompaiono
    È un fenomeno comune nel panorama informativo la repentina apparizione di numerose notizie relazionate con uno stesso argomento o con certi fatti (anche se questi esistevano già molto tempo prima, e non erano mai stati riportati come notizia). Durante un certo periodo di tempo il pubblico è bombardato da tutti i media con notizie, reportage, interviste, ecc. sopra un certo argomento, passando in primo piano nell’attualità informativa. Quando all’improvviso inizia a diminuire il flusso di notizie, arrivando a sparire completamente anche se la situazione in causa non è ancora finita o non è ancora stata risolta.
    Si capisce che in molti casi questo fenomeno non è casuale, ma risponde agli interessi del mezzo informativo o delle fonti informative non rese pubbliche, spesso difficili da verificare.
    a) Apparizione
    Come nel caso dell’informazione falsa (vedi capitolo), nelle “informazioni-fulmine” risulta spesso ugualmente complicato distinguere se la causa della loro comparsa è direttamente attribuibile allo stesso mezzo di comunicazione o procede dalle loro fonti di informazione, che utilizzano il mezzo come diffusore. Come sappiamo, le principali fonti di informazione dei media, a parte i giornalisti, sono le agenzie di stampa internazionali (anche aziende multinazionali) e i dipartimenti di stampa o di pubbliche relazioni di istituzioni statali e delle grandi imprese (vedi capitolo Fonti di informazione). Quando una istituzione o un’impresa è molto interessata nel rendere pubblici certi fatti secondo il suo punto di vista, gli basta nutrire i media con informazione di gran qualità ed interesse perché questi abbiano un’eco.
    b) Propagazione
    La propagazione di “notizie fulmine” da parte di tutti i media non sempre vuol dire che tutti abbiano gli identici interessi. Spesso viene dato ciò che potremmo denominare “contagio dell’attualità”, vale a dire: se uno o più media concedono molta attenzione ad un fatto, riuscendo ad attrarre l’attenzione del pubblico, il resto dei media dovranno informare ugualmente dello stesso per non restare indietro e perdere la capacità di “offrire attualità”. Per tanto la propagazione spesso si deve a ragioni commerciali, di competitività informativa.
    c) Scomparsa
    Una volta che la diffusione massiccia di un fatto abbia soddisfatto gli interessi occulti a cui si doveva la sua comparsa (togliere prestigio o persino far cadere un governo, scatenamento di una guerra, ecc.), l’informazione al rispetto suole sparire con la stessa rapidità con la quale apparve, anche se la situazione o i fatti ancora non si sono risolti. In altri casi la sparizione si deve semplicemente ad un fenomeno di saturazione del pubblico, stufo di ascoltare o leggere sempre la stessa informazione sopra la stessa cosa. Così anche argomenti tremendamente drammatici (come la violenza contro le donne, le mattanze in Algeria, gli incidenti di lavoro), finiscono per banalizzarsi e si convertono in “una parte in più del paesaggio informativo” quotidiano, e smettono di avere rilevanza o interesse per il pubblico. In tal caso il media tende a farle sparire (anche se la realtà sulla quale si informa non sparisce), almeno per un periodo di tempo.
    Esistono esempi molto chiari di “informazioni fulmine”:
    Quello del terrorismo di stato dei GAL, ampiamente diffuso in principio dal periodico El Mundo, ed in seguito per “contagio di attualità” dal resto dei media, anni dopo del verificarsi dei fatti. L’origine di questi improvvisi bombardamenti risponde ad interessi politici ed impresariali, più o meno chiari, però per niente manifesti (i media fingono sempre neutralità). El Mundo iniziò una feroce campagna di accuse contro il governo “socialista” scatenando e dando eco alla maggior parte dei casi di corruzione. Curiosamente dalla caduta del governo del PSOE questo quotidiano ha dimenticato notevolmente il caso GAL, che a stento ritorna di attualità nell’insieme dei media (anche se restano molti processi da terminare).
    Un altro esempio è la dittatura di Suharto in Indonesia; appoggiata dagli Stati Uniti e tremendamente sanguinosa, che continuava da anni ad assassinare migliaia di oppositori politici (comunisti, indipendentisti di Timor, ecc.) davanti al silenzio unanime e complice dei media occidentali. Di improvviso, circa due anni fa, iniziano ad apparire sulla stampa articoli e reportage denunciando il carattere tirannico e mafioso del regime indonesiano. Mesi dopo scoppiarono in Indonesia rivolte studentesche, ampiamente coperte dei media, e seguite dalle “dimissioni” di Suharto. Subito dopo essere stato sostituito da Habibi, uno dei suoi uomini di fiducia, d’improvviso l’Indonesia torna a sparire dalle notizie di attualità. Che è stato di Suharto? E delle proteste studentesche? Qual è la politica del nuovo governo? E c’è stato qualche cambiamento realmente democratico? In questo caso, possibilmente l’origine dell’”informazione fulmine” si deve cercare nei governi occidentali che controllano la situazione politica indonesiana (Stati Uniti o Australia); o magari nelle compagnie petrolifere che controllano la tremenda produzione di greggio di questo paese. Gli uni o gli altri sono probabilmente i responsabili della rapida diffusione e della brusca sparizione dell’informazione sull’Indonesia.
    Come un esempio significativo di repentina scomparsa interessata di un’informazione risalta l’insieme di notizie sulla sollevazione zapatista in Messico. La spettacolarità e novità della sollevazione assicurò la sua massiccia diffusione all’inizio del 1994, però l’attenzione dei media si ridusse improvvisamente in maniera drastica in coincidenza con la visita del presidente messicano in Spagna. Adesso, quando la repressione dell’esercito messicano è forse maggiore, si parla appena degli zapatisti.

    3.3 La sovrinformazione
    Nell’altro estremo della non-informazione o carenza informativa di determinati temi troviamo il processo di “sovrinformazione” di altri. Entrambi, come facce di una stessa moneta, costituiscono una forma di disinformare. Numerosi esperti di comunicazione, come Ignacio Ramonet, centrano gran parte delle loro critiche ai media su questo fenomeno della sovrinformazione.
    La sovrinformazione si manifesta in due forme differenti:
    a) Sovrinformazione di alcuni aspetti di un argomento
    informare in modo molto abbondante sopra certi aspetti di un argomento è una forma di emarginare altri aspetti, speso più importanti, polemici o chiarificatori. Non è che non si informi sopra questi ultimi aspetti, ma gli viene dedicato così poco spazio comparato a quello che si dedica agli altri aspetti che passano praticamente inosservati agli occhi del pubblico in generale.
    Allo stesso tempo si diffonde la sensazione di essere esageratamente informati sopra un fatto, col il quale i media stanno compiendo la loro funzione, quando in realtà ci forniscono aneddoti ma scarseggiamo di chiavi per comprenderlo. Questo è il tipo di sovrinformazione più comune.
    Di solito si materializza con una valanga ripetitiva di certe informazioni, dati ed immagini (spesso seguendo una linea sensazionalista, di notizia-spettacolo) senza entrare realmente nel fondo della questione.
    Come abbiamo commentato, paradossalmente l’eccesso di informazione su di un tema suole produrre un effetto simile al non informare realmente sullo stesso. Per iniziare, un gran volume di informazione costante obbliga a leggere superficialmente, vale a dire, principalmente i titoli ed alcun trafiletto. E come abbiamo visto nella sezione dedicata a questi elementi, sono spesso i più manipolativi dentro una notizia. Il lettore, non essendo capace di assimilare tanta informazione, in gran parte deliberatamente superflua ed inutile, termina per saturarsi dell’argomento trattato. Questo può portare a che finisca per ignorarlo (se si oltrepassa una certa soglia di sovrinformazione) o, più comunemente, che accetti senza nessuno spirito critico la versione dei fatti con la quale lo bombardano.
    Abbonda per esempio l’informazione sopra gli attentati dell’ETA ed il loro intorno, e le dichiarazioni in merito di personaggi pubblici, però si informa a mala pena sul contesto politico e sociale nei Paesi Baschi, sulla storia recente del nazionalismo basco o sulla strategia poliziesca repressiva. Centinaia di pagine di giornale, di ore di televisione e di radio, di dibattiti, discorsi ed articoli dedicati ogni giorno al conflitto basco, e senza dubbio la maggior parte della gente ignora quasi tutto sullo stesso. Quale miglior esempio di sovrinformazione disinformativa?
    Un altro esempio più concreto ed illustrativo è estratto dal contesto della Guerra del Golfo: in una inchiesta realizzata a Denver (Stati Uniti) nel febbraio del 91 (in piena guerra) l’81 per cento degli interrogati era capace di rispondere quanti missili Patriot avevano lanciato “gli alleati” contro gli Scud iracheni il giorno anteriore, però solo il 2 per cento sapeva che una delle principali ragioni per cui l’Iraq aveva invaso il Kuwait alcuni mesi prima erano le manovre delle autorità kuwaitiane per abbassare il prezzo del petrolio (esempio preso dal libro”Occhio ai media!” di Michel Collon). La sovrinformazione si basa spesso sull’informare molto (e superficialmente) sul “come?” (nel caso anteriore, come si sta sviluppando la guerra) ed informare appena sul “perché?” (perché si iniziò realmente questa guerra) e sul contesto del fatto.
    b) Sovrinformazione su temi banali
    Alcuni argomenti aneddotici e banali sono oggetto di grande attenzione da parte dei media, presentandoli come di grande importanza. L’effetto è quello di distrarre l’attenzione pubblica da altri fatti e realtà molto più importanti per la vita delle persone e della società. Si distoglie l’attenzione da questi argomenti e si dirige verso altri meno conflittuali, in ogni caso meno compromettenti per i poteri dominanti: matrimoni reali, calcio, scandali amorosi del tipo del caso Lewinsky o sulla vita e morte di Lady D, ecc. con l’auge della telespazzatura (programmi rosa, Reality-show, ecc.) questi argomenti banali ed aneddotici hanno guadagnato un protagonismo insolito, invadendo anche le copertine dei giornali e gli spazi televisivi di informazione generale.
    Col tema della sovrinformazione ha molto a che vedere la tremenda concentrazione mediatica attuale, vale a dire che sempre più mezzi di comunicazione stanno in mano a sempre meno persone. Così una azienda multimediatica è capace di diffondere uno stesso fatto, o una stessa versione dello stesso, da una grande diversità di mezzi di comunicazione, dando vita per conto suo ad una autentica campagna di sovrinformazione interessata. Come già affermava uno dei primi teorici (e pratici) della comunicazione sociale, Göbbels (responsabile della propaganda nazista nella dittatura di Hitler): “La più grande bugia ripetuta cento volte si trasforma in una grande verità”. La ripetizione asfissiante di una informazione genera credibilità, ed ancor più se si realizza da una grande quantità e varietà di media. Quindi il recettore tende a credere ad una versione dei fatti, o a dar maggiore importanza ad un argomento banale, quanto più numerosi e diversi siano gli informatori che coincidono nel dare la stessa versione, ignorando che in realtà tutti possono appartenere alla stessa azienda.
    Per esempio, il gruppo mediatico spagnolo Prisa può attualmente diffondere un fatto od una versione dello stesso simultaneamente mediante le notizie dei quotidiani El Paìs e Cinco Dìas, le radio Cadena SER e Antena 3Radio ed il canale TV Canal Plus; mediante studi dell’agenzia di statistica Demoscopia e mediante monografici dei suoi editoriali Alfaguara, Aguilar, Santillana e Taurus. Poi la sovrinformazione può estendersi ad altri gruppi mediatici mediante il “contagio di attualità”.
    Il fenomeno della sovrinformazione può rispondere a varie cause, a seconda dei casi e delle circostanze. Spesso la sovrinformazione di un tema banale o degli aspetti banali di un argomento risponde ad interessi politici, che hanno la loro origine nei gruppi di potere e di pressione e che contano con la collaborazione attiva dei mezzi di comunicazione. Non ci dimentichiamo che questi sono imprese spesso controllate da entità bancarie od altre multinazionali strettamente relazionate con i circoli del potere.
    A questi interessi politici di solito si sommano gli interessi commerciali, di modo che spesso risulta complicato distinguere le cause reali di una campagna di sovrinformazione. Per esempio, la diffusione di fatti banali però propizi al sensazionalismo ed alla morbosità (che includano sesso, violenza, gente famosa, ecc.) ottiene sempre un notevole aumento degli ascolti o dell’acquisto della stampa. D’altra parte, la dura competizione commerciale fra aziende medianiche suole portare al “contagio di attualità”, vale a dire che se un’azienda riesce a rendere di attualità un argomento, il resto delle aziende in competizione dovrà ugualmente considerarlo, per non perdere ascolti. In questo modo, il bombardamento informativo che ci propina un gruppo aziendale si moltiplica quando la diretta concorrenza “segue la corrente per non rimanere indietro”.
    Anche se ogni impresa da una versione propria dei fatti, d’accordo coi suoi interessi (ma a volte possono coincidere anche questi), in ogni caso tutti i media parlano costantemente delle stesse cose. I fatti sono ormai rabbiosa attualità, e la sovrinformazione è servita.
    Un buon esempio di come dietro una stessa notizia ci possano essere tanto interessi politici come commerciali fu il Caso Lewinsky: le relazioni sessuali adultere di un Presidente di Governo (sesso, personaggio famoso) sono diffuse per ragioni politiche (da parte dell’opposizione Repubblicana, per infangarne l’immagine) con tale intensità che persino i media alleati (pro-Democratici) si vedono obbligati a trattare il tema (contagio di attualità). Nello stato spagnolo, senza dubbio, la tremenda diffusione di un caso che riguarda principalmente la politica interna americana non si spiega tanto con gli interessi politici, quanto con quelli commerciali: dovuto all’alto contenuto morboso del fatto.
    Un altro caso più vicino fu quello di tre ragazze sequestrate, violentate ed assassinate ad Alcàsser verso la fine del 1992. un fatto senza dubbio terribile, però non molto più di altre migliaia che ogni anno succedono in Spagna e che non raggiungono una grande diffusione. Il triplice crimine di Alcàsser fu senza dubbio così intensamente diffuso e sfruttato dai media, che in solo una settimana il fenomeno raggiunse quote di allarme sociale. Il fatto si produsse proprio quando i Reality Shows iniziavano a guadagnare grande popolarità nella televisione spagnola, per cui l’origine di questa quasi isterica campagna di sovrinformazione fu basicamente commerciale: questo tipo di programmi trovò in un caso così morboso (violenza e sesso) il suo “battesimo del fuoco” col quale raggiunsero una quota di ascolti impressionante.
    Però subito dopo il fatto fu ripreso dagli spazi di informazione generale (stampa quotidiana e telegiornali), in uno spiegamento di “giallismo” giornalistico senza precedenti. Possibilmente per ragioni commerciali: per sfruttare al massimo l’audience che i Reality-Shows erano riusciti a generare. Però anche per ragioni politiche, poiché l’allarme sociale fu tale che il governo del PSOE, con in testa il Ministro degli Interni Corcuera, ne approfittò per agire contro la magistratura (accusandola di essere troppo permissiva con i criminali) ed introdurre, con l’appoggio di un’opinione pubblica molto sensibilizzata, modificazioni che indurirono la politica di permessi penitenziari del nuovo codice penale in progetto.
    Anche se secondo molti giudici tali modificazioni (che appoggiavano la linea di Corcuera e della sua criticata Legge di Sicurezza Cittadina: “Legge Corcuera”) violavano lo Stato di Diritto, il PSOE si appoggiò sull’”allarme sociale” per introdurle.

  6. #6
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    Originally posted by GiorgioB
    Dario,
    abbi un pò di pazienza e leggi anche questo da IndyMedia
    non pretendo che tu ti convica, ma solo che legga
    Giorgio, scusami ma non ho nè il tempo nè la pazienza di leggere decine e decine di pagine che per te saranno anche importanti, ma che a me non interessano, perchè nella rete puoi trovare di questi proclami più o meno per tutti i movimenti.

    Vedo comunque che sei un assiduo lettore di IndyMedia. Fai bene, e spero tu ne tragga seri vantaggi, perchè oltre a queste cavolate ci puoi trovare tante cose serie.

    Ad Majora...
    Cum Feris Ferus

 

 

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