Polemiche a Treviso, per il palasport
concesso alla comunità islamica
L'appuntamento è per giovedì mattina o venerdì. Sarà la Luna a decidere la chiusura del Ramadan, quando i duemila musulmani che vivono e lavorano a Treviso, si riuniranno per pregare, nel palazzetto dello sport. Lo spazio negato dal comune -nella città del sindaco leghista giancarlo gentilini- è stato alla fine concesso dalla famiglia Benetton, che di questo palazzetto è proprietaria. E come poteva rifiutare la famosa azienda veneta? Quando i rappresentanti della comunità islamica si sono presentati nel quartier generale di villa Minelli, i manager del gruppo hanno detto subito “Sì, potete pregare al palasport”. Caso chiuso? No, si sono scatenate le polemiche. E, ancora una volta, si è divisa Treviso. Come pochi mesi fa, quando 50 marocchini sfrattati, con le loro famiglie, si accamparono per giorni sul sagrato del duomo. Solo che, questa volta, il nemico della "razza Piave" non si chiama Kalhed o Mustafà”, ma Benetton. Il sindaco leghista di Villorba -nel cui comune si trova il palasport- invita il prefetto ad approfittare del momento di preghiera: per controllare quanti clandestini si nascondano tra i seguaci di Allah.
E mentre il sindaco di Treviso, questa volta, preferisce il silenzio, i musulmani di Treviso, quasi tutti operai nelle fabbriche della provincia, si preparano ad concludere il periodo di digiuno. Abituati a piccole sale, magazzini, capannoni dismessi: per loro la concessione del palasport è il primo gesto di solidarietà.