I COMANDAMENTI DEL PERFETTO IMPUTATO
Inviato il Monday, 02 December @ ora solare Europa occidentale di redazione


I cinque comandamenti del perfetto imputato
di Monica Centofante

“Imputati d’Italia venite da me che vi spiego come bisogna fare gli imputati”.

Seguono cinque semplici regole, con tanto di esempi pratici, per meglio distreggiarsi nella feroce giungla della giustizia. Infine un consiglio: se già avete problemi con la legge fatene immediatamente tesoro, se problemi non ne avete fatene tesoro lo stesso perché “può capitare a tutti”, senza che per forza vi sia un solo valido motivo, “di avere una serie di rapporti con le procure italiane più organizzate sotto questo profilo”. A parlare è Marcello Dell’Utri (vedi foto), l’occasione è una conferenza per la presentazione di un libro, “Tenera e la legge”, organizzata lo scorso 10 novembre da “Il Circolo” di Macerata. Il primo nelle Marche e come gli altri 80 collegato con la sede storica di Gubbio, presieduta dal senatore in persona, e con tutti gli altri punti di incontro culturale che “presto diventeranno 110”. Un’ondata di centri, insomma, che travolgerà tutte le province d’Italia e quei territori “che pur non essendo provincia sono comunque rappresentativi per statura storica, economica e quant’altro”. Dietro all’iniziativa nessun fine politico, per carità, soltanto il desiderio di incontrarsi “per migliorarsi” e “per cercare di imparare qualcosa”. Ed è solo un caso che proprio il primo incontro sia dedicato alla discussione di un testo che elenca i mali della giustizia, cosa che spinge il senatore a raccontare la sua triste storia, “non per fare la vittima”, ovviamente, ma perché ci sono “delle esperienze che è bene che chi le fa le racconti agli amici, altrimenti che amici sono?”. Parte quindi con un “mai avrei immaginato” una cosa del genere, “mai avevo preso contatto con il mondo della giustizia” e “io ho assoluto rispetto della categoria dei magistrati e dei giudici”. Assoluto rispetto che “con pazienza” spiega: il pubblico ministero “è un poliziotto, ma allora non deve più chiamarsi giudice”, il pubblico ministero “disattende la legge che impone di esibire, quando ci sono, le prove a favore dell’imputato”, “la giustizia può anche togliere la salute”. E dal momento che farsi togliere la salute è ingiusto verso se stessi ecco che il nostro senatore ha preparato i cinque comandamenti dell’imputato, tutto quello che dovete sapere per ottenere una sicura impunità.
Primo. Non parlate mai, avvaletevi sempre della facoltà di non rispondere. Perché? “Molti avranno saputo il caso del famoso stalliere di Arcore, che poi era un fattore. Il magistrato mi dice: “Ma questo signore che abitava nella villa di Berlusconi, riceveva delle persone?”, ho risposto: “Certo! Anche perché abitava lì con la moglie, la suocera, le figlie e come in tutte le famiglie riceveva … qualche volta mi era capitato di incontrarlo con persone, me le ha presentate come si fa passando così e scontrandosi in un percorso di una casa privata”. Risultato: una delle imputazioni più gravi del mio rinvio a giudizio recita: “Dell’Utri sapeva che Mangano ricoverava latitanti ad Arcore”“.
Secondo. Non patteggiate mai. “Il patteggiamento in Italia contrariamente a quanto dice la legge, diventa ammissione di colpevolezza”. “Soltanto se siete stati colti in flagrante reato e allora non avete niente da dire conviene patteggiare e uscirsene e buona notte”.
Terzo. Partecipate alle udienze. “Non lasciate mai che gli avvocati da soli vi rappresentino. Prima di tutto perché il Tribunale se vede che l’imputato non c’è ci rimane un po’ male, si sente snobbato; secondo perché l’avvocato con la presenza del cliente lavora meglio, si impegna di più. Infine perché non è giusto delegare ad altri le vostre cose”.
Quarto. Seguite i consigli degli avvocati solo quando la pensano come voi. “Un conto è la vostra pelle e un conto è quella degli avvocati. Per quanto grandi, principi del foro essi siano bisogna rifletterci su prima di seguire i loro consigli”. “Io all’inizio, essendo un profano, di fronte alle loro proposte rispondevo: “Certo professore, grazie professore, bravissimo professore”. Ora dico: “Professore lasci perdere. Ci riflettiamo un momento, domani ne parliamo”“.
Quinto. Non preoccupatevi del tempo. Va applicata in “casi disperati, ma quasi sempre funziona”. L’unico punto dolente è che in questo caso la vostra assoluzione arriva dopo otto o dieci anni “di inferno, di stress, di problemi. Magari avete dovuto abbandonare il lavoro”. L’esempio più calzante è quello del giudice Carnevale, il povero ammazzasentenze al quale nemmeno i giornali hanno reso merito dopo “anni di sofferenze e di infamie”. “La sua assoluzione è passata, al massimo, con qualche colonna, e neanche sempre in prima pagina”. Il tempo, comunque, ribadisce Dell’Utri, va fatto passare poiché, si sa, è galantuomo e prima o poi “rende giustizia”. E con uno stile tutto “siciliano” infine aggiunge: “Con il tempo, insomma, possono succedere tante cose: può essere che muore un pm, che muore un giudice, che muore un testimone, che cambia il clima, che cambiano le cose. In generale il tempo, anche nella giustizia penale, è importante da considerare”. E importante da considerare è anche il fatto che se i vostri guai giudiziari sono veramente seri niente paura. Un giorno non troppo lontano, quando il senatore sarà prosciolto dalle accuse di associazione mafiosa, calunnia aggravata, estorsione (mi perdonerà se ne scordo qualcuna), che pendono nei suoi confronti – e che si aggiungono a quelle passate in giudicato per frode fiscale e false fatture - aprirà un bello studio di consulenza per imputati e sfodererà quella sesta già annunciata regoletta che allora, però, dovremo pagare. Per il momento è tutto gratuito!


Grazie senatore