Gli elettori di centrodestra puniscono i centristi
Netto spostamento a destra all'interno della Casa delle libertà che resta al 51,2%. Secondo le intenzioni di voto raccolte da Datamedia (gruppo HDC), l'Udc naviga intorno all'1,5%.
IL SONDAGGIO
LE REAZIONI
ROMA - Polemiche, divisioni, minacce di appoggio esterno? Secondo le intenzioni di voto raccolte da Datamedia, quanto sta accadendo all'interno della Casa delle libertà non sembra incrinare la fiducia dell'elettorato di centrodestra nei confronti dell'alleanza che, complessivamente, continua a tenere a distanza di sicurezza l'Ulivo. Ma ha comunque pesanti conseguenze per i singoli partiti della coalizione. Con i centristi dell'Udc che lasciano sul terreno buona parte della propria dote elettorale, a mano a mano che aumenta di tono la loro battaglia per "contare di più", e con un netto spostamento di voti a favore di An e della Lega.
Insomma, gli italiani continuano a mostrarsi favorevoli al governo Berlusconi, ma puniscono senza troppe indulgenze chi apre scenari - per quanto al momento solo ipotetici - di rottura del patto sottoscritto dal premier nel maggio 2001.
E' il quadro che scaturisce dall'Osservatorio Datamedia che oggi ha resi noti i risultati della rilevazione sulle intenzioni di voto da gennaio a dicembre di quest'anno. Si tratta del secondo appuntamento del 2002 per la società del gruppo HDC che a giugno aveva già pubblicato i dati relativi alla fiducia nel governo e nel premier.
Veniamo al dettaglio dei dati. Rispetto alle elezioni politiche (49,5%), la Casa delle libertà non solo tiene ma addirittura incrementa il proprio appeal nei confronti degli elettori che, se oggi si tornasse a votare, premierebbero l'alleanza di centrodestra con un secco 51,2%. Ma è all'interno della coalizione, come detto, che si registrano le variazioni politicamente più significative. I centristi dell'Udc fanno registrare un vistoso calo, passando dal 3,2 del maggio 2001 a un ben più modesto 1,5%. E pensare che, a giugno, quasi in corrispondenza con l'exploit delle amministrative, erano arrivati a toccare ben il 4,3%. Da allora una china tutta in discesa, quasi parallela all'aumentare della loro verve polemica nei confronti del resto dell'alleanza.
Il logoramento dai centristi, sempre stando alle intenzioni degli elettori raccolte da Datamedia, determinerebbe un vero e proprio spostamentio a destra dell'asse della coalizione. Alleanza nazionale si attesterebbe oggi al 14,4%, un bell'incremento rispetto al 12% delle politiche, ma anche al 13,3% fatto registrare a metà anno. Ma è la Lega l'altra vera sorpresa del rilevamento. Se si tornasse alle urne, infatti, il partito di Bossi non avrebbe alcun problema a superare l'asticella del quorum: a dicembre 2002, il Carroccio volerebbe addirittura al 5,9%, esattamente due punti percentuali in più rispetto alle politiche. E Forza Italia? Il partito del premier rispecchia in pieno l'andamento dell'alleanza, con un rotondo 28% che è in sostanza la conferma del risultato elettorale.
L'Ulivo sembra invece soffrire l'offensiva da sinistra dei movimenti, dei girotondi e anche del mancato accordo con Rifondazione. Rispetto alle politiche, la coalizione subisce una flessione dell'1,8% (attestandosi nelle intenzioni al 33,2%) rispetto alle politiche dove aveva raccolto il 35%. I Ds possono tirare un sospiro di sollievo: sono al 17,8%, 1,2 punti in più rispetto al maggio 2001, anche se la spinta delle amministrative (a giugno avevano toccato il 18,9) sembra essersi un po' attenuata.
Va detto che è la Margherita il malato probabilmente più grave nel centrosinistra. Così come nella Cdl, anche nell'Ulivo i centristi subiscono un decremento sostanzioso, passando dal 14,5% delle politiche al 10,4% delle "intenzioni" del dicembre 2002. E' insomma passata la spinta propulsiva che aveva fatto parlare addirittura di un possibile sorpasso alle politiche ai danni della Quercia. Un po' meglio se la passano Sdi e Verdi, che alle politiche insieme avevano fatto registrare il 2,2% e ora navigano (sempre con dato non disgiunto) sul 3,7%.
Ma a far capire che la sinistra preme, che i movimenti erodono il consenso e logorano le leadership di Rutelli e Fassino, ecco il dato di Rifondazione comunista. Inossidabile, il partito di Bertinotti arriva al 7%, due punti in più sulle politiche, con picchi di consenso che avevano raggiunto nei mesi passati anche il 9%. E Di Pietro? Pronto a tornare nella casa dell'Ulivo, l'ex pm e la sua Italia dei Valori contano agli occhi degli italiani appena il 2,4 per cento.
5 DICEMBRE ORE 16.10 IL NUOVO