Ci sono persone d' indole sottomessa e servile, ossequiose e timorate d' ogni superiore in grado, di ogni autorità, di ogni potere costituito. Sia esso capufficio o ministro. Il loro servilismo, la loro sottomissione, fanno la gioia di tutti i caporali in circolazione che sanno bene come approfittarne per imbastirci sopra le loro fortunate carriere, i loro successi politici.
Nemici giurati degli ossequiosi e timorati sono coloro che hanno il coraggio di ribellarsi ai poteri costituiti, quand' essi travalicano nell' arroganza e nella sopraffazione. E tentando di far rispettare i propri diritti, difendono quelli di tutti.
Ma i servili gioiscono quando il capufficio, il presidente di turno, rimette in riga i ribelli. Essi pensano che il loro servilismo li ponga al riparo da ogni brutta sopresa, da ogni futura angheria. Non sanno, i tapini, che i caporali di questo mondo hanno una particolarità che li accomuna: non riescono a smettere di essere autoritari e prevaricatori. E non appena avranno rimesso in riga i ribelli e i sovversivi se la prenderanno con i sottomessi e servili.
Scrisse un prete tedesco "Quando ero recluso nel campo di
concentramento, un giorno vennero a prendere un sindacalista: io non dissi niente perché non ero sindacalista; poi vennero a prendere un omosessuale: io non dissi niente perché non sono omosessuale; vennero a prendere un ebreo,
ma io non dissi nulla perché non sono ebreo; infine vennero a prendere me, e io gridai: ma non c'era piu' nessuno che mi ascoltava". (storia raccontata da Heinrich Boell)
Gianni Guelfi