«La devoluzione farà solo del bene a tutti i cittadini, a Nord come a Sud. Le polemiche innescate in questi giorni dal centrosinistra dimostrano la malafede di chi accusa la nostra riforma di chissà quali malefatte».
Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha trascorso la convulsa giornata parlamentare di ieri in Senato aspettando con trepidazione quella odierna. Quella che dovrebbe portare all’approvazione in Senato del disegno di legge sulla devoluzione.
«L’opposizione cerca di ritardare il momento dell’approvazione - spiega Calderoli -, ma ormai è veramente questione di ore».
Senatore Calderoli, al di là delle polemiche politiche, perché l’attuazione della devoluzione dovrebbe migliorare le condizioni di vita della gente?
«Sulla sanità ricordiamo subito che tale servizio incide dell’80% sui bilanci delle regioni, senza peraltro soddisfare i cittadini, che si lamentano giustamente delle lunghe liste di attesa e di altri disservizi che tutti ben conosciamo. Ciò accade anche perché fino ad oggi tra stato e regioni si è giocato allo “scaricabarile”: lo stato, quando non sa cosa rispondere, dice che la sanità è di competenza delle regioni e le regioni che replicano sostenendo che però sono in vigore alcune norme nazionali che invece “blindano” l’iniziativa regionale in materia di sanità».
Nessuno quindi si assume la responsabilità di far funzionare al meglio il settore, malgrado i grandi costi?
«Per questo è necessario che sia la regione a decidere come gestire il servizio sanitario. In questo modo i cittadini potranno rivolgere eventuali loro proteste o richieste agli organi competenti a livello regionale, che dovranno rispondere del servizio offerto».
Passiamo alla scuola.
«È assolutamente impensabile che un provveditorato che non risponde alla regione o alla provincia possa andare a decidere, ad esempio, quale debba essere il numero dei licei in provincia di Bergamo. Ciò deve essere deciso da un’autorità regionale. Per quello che riguarda i programmi, serve un’integrazione sulla storia locale, sulle caratteristiche peculiari di determinate aree, diverse da altre. E nessuno venga a sostenere che così si divide il paese a livello culturale, perché si tratta di una mistificazione strumentale».
Sulla polizia locale le polemiche sono state molto accese. Perché?
«Perché c’è chi fa finta di non sapere che la facoltà esclusiva dello stato in materia di ordine pubblico e di sicurezza è comunque garantita e quindi nessuno deve preoccuparsi di questo aspetto. Non va dimenticato però che quello dell’ordine pubblico è il problema più sentito da tutti i cittadini. La presenza di una polizia regionale andrà ad aggiungersi alle forze dell’ordine già in attività sul territorio nazionale e potrà contrastare maggiormente i fenomeni delinquenziali».
La devoluzione quindi potrà finalmente responsabilizzare le regioni su queste tre importanti materie?
«La devoluzione rappresenta una sorta di autodifesa del cittadino dalla “malattia” centralista. Il centralismo dello stato non ha saputo dare risposte concrete alle esigenze della gente, è giusto spostare la gestione di certe materie a livello territoriale. Del resto nel programma di governo della Cdl la devoluzione e il federalismo è uno dei punti fondamentali e chi ha votato per questo schieramento lo ha fatto anche per cambiare il paese in senso federalista».