…non ce la racconta giusta?
Così titola, Giuliano Ferrara, l’articolo da lui scritto apparso su Il Foglio di domenica 16 dicembre 2002.
Gentile De Benedetti, ho letto la sua intervista a Barbara Palombelli, per il Corriere della Sera, presentata addirittura come un manifesto della società civile. Ho capito questo.
Lei ha una buona posizione privata, e fa piacere che ne parli con gusto e gioia di vivere. Lei farà le vacanze in Antartide con quella bella persona, una punta cattiva, che è il principe Carlo Caracciolo, a bordo del suo rimorchio oceanico, e questo provoca un tremendo sentimento d’invidia. Lei si è associato con persone intellettualmente e finanziariamente facoltose (Gad Lerner della categoria è un purissimo campione) per fare la forca al suo storico avversario, Silvio Berlusconi, e promuovere la carriera repubblicana a Romano Prodi dopo che avrà lasciato la commissione esecutiva di Bruxelles.
Tutto il resto non l’ho capito. Non ho capito perché lei dica che non intende fare politica. Vede, io adoro le balle, a patto che siano strepitose, fantasiose, utili. Ma in questo caso le caratteristiche non ricorrono. Anzi, il suo pudore sa di ipocrisia e, in base a un’analisi dettagliata delle sue stesse parole e dei progetti che lei enuncia, ha anche un vago sapore di truffa psicologica. Ingenua, per di più. Lei fa politica da tanti anni, con l’uso del denaro e dei mezzi di comunicazione, e il suo lobbismo civile e politico (non è un insulto, nelle mie intenzioni) è da sempre sotto gli occhi del paese: negarlo è intellettualmente irritante per i lettori del giornale che la interroga, per i lettori assidui del suo stesso giornale, Rep., e per i cittadini interessati a capire che cosa succeda in Italia.
Non ho capito perché lei dica che l’Italia è un paese particolarmente corrotto e aggiunga che la differenza con l’America sta nel fatto che lì la corruzione comporta gravi sanzioni sociali, si è brutalmente esclusi dal circolo del bridge. I volumi finanziari della corruzione americana sono tali che il corruttore o il corrotto hanno tutti l’agio di comperarsi, se abbiano tale passione, il circolo e persino i giocatori con i loro cari.
E poi, abbia pazienza, non è da un celebre raider dei mercati finanziari e da un ex fornitore di telescriventi alla pubblica amministrazione che si possono ascoltare simili lezioni di bon-ton. Glielo dico senza perfidia: nei suoi anni d’oro lei ha fatto parte del sistema come gli altri, ha dato e ricevuto come gli altri, è stato ingegnoso e furbo come gli altri. Dovrebbe avere coscienza privata e pubblica, magari con qualche autoironia, se desidera essere convincente nella sua nuova stagione di lobbista in chiaro.
Sarebbe molto più serio se lei dicesse: io non sono un santo della società civile, ce ne sono troppi in giro, io rappresento un blocco di interessi e valori diversi da quelli oggi prevalenti nell’Italia di Berlusconi, desidero fare la mia strada per promuovere gli uni e gli altri e arrivare alla formazione di un governo amico, e queste sono le mie idee e le mie tattiche e le mie alleanze per tagliare il traguardo. Dovrebbe aggiungere che i giornali di cui è legittimamente editore sono, senza che debbano avvilirsi a strumenti di propaganda faziosa o peggio, parte di questa alleanza per la Libertà e la Giustizia. E che l’evidente conflitto potenziale di interessi di Berlusconi va sanato con qualche norma di salvaguardia, come succederebbe in tutto il mondo in situazione analoga, ma per un capitalista del rango e del nome di De Benedetti è fin troppo ovvio che i conflitti d’interesse, in chiaro o in nero, visibili o no, sono una diretta conseguenza del sistema, quel sistema dove i proprietari fanno politica, fanno pesare danari e media. Il problema è quale politica facciano e con quale grado di legittimazione elettorale.
Anche il mio amato Cav. conosce la bugia e l’ipocrisia, come chiunque frequenti la vita pubblica ( me compreso). Ma l’effetto finale non è mai, come nel suo caso, quello di un uomo che si copre, che non dichiara le sue intenzioni, che coltiva sogni impossibili.
Quando mente Berlusconi mente un uomo che si espone, che rischia, che non dà lezioni neanche quando si mette in testa il cappello di Napoleone.
Perché la vanità è democratica, il narcisismo no.
firmato…..l’elefantino
saluti