La svolta era già stata decisa dopo '89.Crollato il comunismo sarebbe dovuto crollare anche il neoliberismo.La lucida e consapevole-individuata anche da molti analisti-scelta di campo della chiesa a favore del terzo mondo(dove si concentrano i fedeli + numerosi e dove la chiesa ha potenzialità d'espansione enormi)e CONTRO l'Occidente ormai è compiuta.Certo non mi aspettavo un'accelerazione di questo tipo.
Pace: il Papa critica l'egoismo occidentale
Mentre si profila un nuovo Natale di tensioni e guerre internazionali il Pontefice punta il dito contro l'Occidente perché metta in discussione i propri interessi. Per costruire la pace mondiale.
VATICANO - “La questione della pace non può essere separata da quella della dignità e dei diritti umani” ed è da questi principi etici, prima che politici, che bisogna partire per uscire dal “presente stato di disordine internazionale” per costruire “nuove forme di ordine internazionale a misura della dignità umana” per poter affermare una vera pace che possa essere duratura.
E’ uno dei passaggi chiave del messaggio rivolto ai capi di Stato e di Governo da Giovanni Paolo II incentrato sull’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII che viene ora assunta, quarant’anni dopo, dalla Chiesa, e proposta a tutti gli uomini e donne di buona volontà per celebrare la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2003 e come “impegno permanente”.
La politica è un’attività umana “soggetta al giudizio morale” come lo è “la politica internazionale”. Ora, tutti, e in primo luogo i responsabili della Comunità mondiale, possono constatare che la precarietà della situazione “è resa più drammatica dallo scontro di interessi esistente tra i membri delle comunità internazionale”.
Ciò vuol dire, secondo Papa Wojtyla, che se è vero, da una parte, che israeliani e palestinesi sono responsabili della drammatica situazione del Medio Oriente e della Terra Santa “per l’effetto cumulativo di un esasperato rifiuto reciproco e di una catena infinita di violenze e di vendette che ha frantumato sinora ogni tentativo di avviare un dialogo serio sulle reali questioni in causa”, dall’altra, emergono chiare le responsabilità di “coloro che non hanno accettato finora di porre coraggiosamente in questione il loro modo di gestire il potere e di procurare il benessere dei popoli”. E questo vale per le tante “guerre dimenticate” e per quella che si profila nei confronti dell’Irak.
Se si vuole uscire da questa logica degli interessi che ha generato l’attuale “disordine mondiale”, di cui nessuno può negare l’esistenza e neppure i capi delle nazioni, questi ultimi devono farsi carico del fatto che “i propri diritti devono tener conto dei diritti altrui” in quanto i diritti non sono qualche cosa di dato ma di connaturato alle persone fin dalla loro nascita.
Ne consegue che le ingiustizie, che offendono la dignità di ogni singola persone come dei popoli poveri, sono state create da chi, sfruttando ed opprimendo altri popoli, è venuto meno al dovere del rispetto per l’altro. Chi non rispetta questi principi ha una “visione distorta della libertà, intesa come licenza, e minaccia la democrazia e le società libere”.
Il merito di Giovanni XXIII è di aver intuito, con la “Pacem in terris” in un mondo diviso da blocchi contrapposti, che un nuovo ordine mondiale poteva essere riorganizzato partendo dal fatto imprescindibile che tutti gli esseri umani sono dotati di eguali diritti fin dalla nascita, e dall’altro dato secondo cui, dopo gli effetti distruttivi delle armi nucleari con Hiroshima e Nagasaki, non è più possibile usarle.
Inoltre, Giovanni XXIII ebbe presente che con i missili a Cuba, alla cui rimozione tanto contribuì con il suo appello a Kennedy e a Krusciov, l’umanità si era trovata sull’orlo di una guerra nucleare. Perciò, oggi ogni guerra va bandita e ancora di più quella nucleare.
Facendo proprie queste considerazioni, Giovanni Paolo II invita a riflettere sul fatto che questa consapevolezza e l’accresciuta cultura dei diritti furono “all’origine della rivoluzione non violenta del 1989, eventò che determinò il crollo del comunismo europeo”. Perciò, avendo alle spalle anche il XX secolo delle due guerre mondiali e dei devastanti totalitarismi di qualsiasi segno, oggi l’Onu, gli Stati che ne fanno parte e gli Stati Uniti rimasti l’unica superpotenza devono sentire l’obbligo etico di adeguare le strutture nazionali e mondiali avendo come presupposto la convinzione che “ogni essere umano è uguale in dignità”.
Un compito che sfida, oltre i Governi e le organizzazioni internazionali, anche le religioni “nel suscitare gesti di pace e nel consolidare condizioni di pace” nello spirito degli incontri di Assisi.
Il Papa, quindi, si fa promotore di una grande stagione ecumenica per le religioni e di dialogo tra le culture, le nazioni, i popoli per “superare le barriere che dividono” e di risolvere le questioni controverse con il negoziato diplomatico.