Novità revisioniste



Avvocato Eric Delcroix Il teatro di Satana. Decadenza del diritto. Parzialità dei giudici. Ed. Aencre 2002 pagine 376, 24 euro, in lingua francese.

Poco a poco negli ultimi trent’anni, e particolarmente in Francia, la giustizia è diventata l’arma essenziale del conformismo politico. Essa è ormai la fonte di quell’evocazione diabolica che pietrifica la vita ideologica e il timbro d’interdizione per le idee e i sentimenti identitari: com’è stato possibile? Le conquiste della civiltà giuridica dell’Europa occidentale sono in piena involuzione regressiva. Per questa civiltà, che i giuristi credono ancora viva, il diritto e la morale sono state due discipline distinte. Ma le argomentazioni giuridiche sono ridiventate, poco a poco e nell’indifferenza generale, una casistica dei tempi dei processi alle eresie, alla stregoneria, i tempi del “teatro di Satana”. Tutti gli atti, anche quelli leciti, possono diventare criminali o delittuosi in funzione della coscienza intima di colui che li compie: non è più dunque l’intenzione oggettiva che prevale nella definizione stessa dell’infrazione. La questione essenziale per il giudice non è più “il soggetto ha voluto l’atto?”, ma sempre più “perché egli ha commesso l’atto?”. Dal quel momento in poi il giudice è chiamato a verificare, attraverso la restaurazione di un procedimento arcaico, se l’accusato è giunto o no allo “stato di grazia” “antirazzista” e “antifascista”, marchio di un tempo che si credeva finito, nonostante la parentesi sovietica, dopo Beccaria, Bentham, Kant ed Hegel. Giudicando nuovamente in nome del Bene ontologico, quello dei “diritti dell’uomo”, il giudice è indotto a negare all’imputato il libero ed intimo arbitrio, per sostenere in tutti i momenti del giudizio una lotta contro il peccato di discriminazione.
Deve così abbandonare la sua equanime imparzialità in presenza di un reato politico, non tenendo più in alcun conto il semplice disinteresse idealistico dell’imputato, per adeguare le sue idee e i suoi sentimenti al “Bene”. Dal processo di Norimberga al caso Barbie, da Touvier a Papon, passando per le leggi “antirazziste” e antirevisioniste, il diritto dell’Europa continentale si sfalda e si abbandona agli abusi della teocrazia. Il tutto sotto l’egida della plutocrazia e del sinistrismo sessantottardo riunificati dall’“antifascismo”.
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Avvocato Eric Delcroix La polizia del pensiero contro il revisionismo. Dal processo di Norimberga alla legge Fabius-Gayssot Ed. R.H.R. 1994, 126 pagine, 14 euro, in lingua francese.
Dopo l’approvazione nel 1990 della legge Gayssot nessuno storico, nessun ricercatore, nessuno studioso può più legittimamente contestare il giudizio del tribunale di Norimberga. La polizia del pensiero è in festa. Il suo cibo preferito: il revisionismo storico. Quest’opera è una critica minuziosa e senza sconti della legge Fabius-Gayssot che magistrati senza pudore non hanno smesso di utilizzare dal momento della sua scandalosa adozione. Sottoposto al giudizio dalla Corte d’Appello di Parigi. L’autore è un avvocato del foro di Parigi nato in Normandia nel 1944 e famoso per aver i suoi studi sui reati di diffamazione a mezzo stampa. Le sue coraggiose prese di posizione a favore della libertà d’espressione l’hanno portato ad assumere la difesa di numerose testate e persone sottoposte a giudizio per il reato di opinione di revisionismo. In condizioni di grande pericolo ha cominciato la sua opera nel 1979 con la difesa del Professor Robert Faurisson.
Da richiedere a: Akribeia, 45/3 route de Vourles, F – 69230 Saint-Genis- Laval


E’ uscito il terzo numero della nuova rivista revisionista in lingua francese Tabou, volume 3, 2002, 208 pagine, 20 euro. Nel sommario: Hugh Perry: la questione ebraica, ancora e sempre (recensione al fondamentale libro di Kevin MacDonald The Culture of Critique: An Evolutionary Analysis of Jewish Involvement in Twentieth Century Intellectual and Political Moviments); Glayde Whitney: La sovversione della scienza. Commento alla psicologia secondo Darwin; Kevin Mac Donald I nemici dei miei nemici ( recensione al libro di J. Bendersky The “Jewish Treath”: antisemitic Politics of the U.S.Army); Carlo Mattogno: Le false confessioni di Rudolf Hoess; Robert Faurisson: Il mio revisionismo letterario (Rimbaud, Lautréamont, Nerval, Apollinaire, etc.); Robert Faurisson: I diffamatori Jacques Derrida e Elisabeth Roudinesco; Jared Taylor Stupri di uomini nelle prigioni americane ( recensione del libro di Joanne Mariner No escape: Male Rape in U.S. Prisons; David Duke: nel ventre della bestia (capitolo della sua autobiografia My Awakening ).
Disponibili anche i due numeri arretrati allo stesso prezzo. Da richiedere a:
Akribeia, 45/3 route de Vourles, F – 69230 Saint-Genis- Laval



Kevin MacDonald The Culture of Critique. An Evolutionary Analysis of Jewish Involvement in Twentieth-Century Intellectual and Political Movements. 2002, 532 pagine, 28 $ americani, in lingua inglese.

Come hanno fatto gli ebrei ad acquisire un così grande potere ed influenza negli Stati Uniti? In questo studio estremamente documentato ed argomentato un professore della California State University (Long Beach) spiega come gli ebrei hanno profondamente modellato la società americana nella politica e nella cultura adattandola ai propri interessi. Originalmente edito da una delle maggiori editrici universitarie, Praeger, The Culture of the Critique integra due saggi precedenti dell’autore sulle relazioni tra ebrei e non ebrei. Nella ponderosa introduzione di 66 pagine scritta per l’edizione paperback l’autore riassume le tesi principali del libro, risponde alle critiche, affronta il controverso argomento della partecipazione degli Ebrei nel Comunismo, il ruolo dell’Olocausto come centrale icona culturale, l’influenza ebraica sui Media e lo sforzo degli Ebrei per introdurre la censura su Internet. Come mostra MacDonald gli ebrei costituiscono uno straordinario esempio di popolo con una fortissima identità di gruppo etnico-culturale. Tra i non ebrei essi si percepiscono permanentemente come estranei. Negli Stati Uniti gli ebrei guardano all’America profonda, soprattutto al vecchio sud, con disprezzo e paura. Attraverso la storia gli ebrei hanno giocato un ruolo dominante nelle campagne per smantellare e sovvertire l’ordine sociale, politico e culturale. Nel ventesimo secolo americano, documenta MacDonald, essi hanno diligentemente e con gran successo lavorato per trasformare e piegare ai loro stessi interessi la società di massa. MacDonald analizza minuziosamente il tremendo impatto avuto da molti dei movimenti ebraici di successo incluso l’egualitarismo antropologico di Franz Boas, la psicoanalisi freudiana, la “Scuola di Francoforte”, e il gruppo newyorkese liberal e neo-conservatore. MacDonald descrive il ruolo ebraico dominante e probabilmente decisivo nel Marxismo, nel Comunismo e nel radicalismo “New Left” degli anni ’60. Egli descrive il ruolo degli ebrei nel capovolgimento della politica sull’immigrazione statunitense, della consapevole opposizione agli interessi degli americani di origine non ebraica. Mostra come gli ebrei hanno segretamente dominato i movimenti per i diritti civili degli afro-americani degli anni ’40 e ’50. Essi fondarono e finanziarono il NAACP, per decenni la maggior organizzazione dei neri americani, e resero possibili le loro rivoluzionarie vittorie legali. Questo studio monumentale è la più importante analisi sulla “questione ebraica” apparso da molti anni.

Da richiedere a: Institute for Historical Review, P.O. Box 2739 – New Port Beach, CA 92659 USA
Fax 949 631 – 0981 http://www.ihr.org