Corruzione tra privati per l’Europa è reato

Castelli pone la riserva: norma innovativa, devo farlo


DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES - La corruzione nel settore privato diventerà un reato penale anche in Italia, dove è sanzionata solo nell'ambito della pubblica amministrazione. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri della Giustizia dell'Unione europea, che ha trovato l'accordo «politico» sull'estensione e l'armonizzazione di questo reato in tutti i Paesi membri.
La proposta era stata avanzata dalla presidenza di turno dell'Ue, ricoperta dalla Danimarca. Un mese fa era stata appoggiata dall'Europarlamento, che aveva votato un rapporto dell'eurodeputato Francesco Rutelli. I Paesi dell'Ue avranno due anni di tempo per adeguare le legislazioni nazionali. La pena per i corrotti e i corruttori del settore privato dovrà essere almeno tra uno e tre anni di carcere.
«Il fatto rilevante è che viene introdotta questa figura di reato che nel nostro codice penale non esiste - ha detto il ministro della Giustizia Roberto Castelli -. Chi veniva corrotto o corrompeva nel settore privato non commetteva alcun reato e ancora oggi non lo commette. Adesso tutti i Paesi saranno impegnati a introdurre nel proprio codice anche questo reato. E' una novità di assoluta rilevanza, che va nella direzione di moralizzare tutti i Paesi membri». Castelli ha sottolineato che l'Ue ha tenuto conto anche dei problemi di corruzione che potranno scaturire con l'ingresso nell'Ue di otto Paesi dell'Est, Malta e Cipro.
Il ministro italiano, pur approvando l'accordo «politico», ha presentato una «riserva» (che rimanda al giudizio del Parlamento di Roma), spiegandola come un «dovere», visto il valore innovativo della norma da recepire. La Germania ha ottenuto la possibilità di circoscrivere il nuovo reato (solo per 5 anni) ai casi di corruzione che incidono sulla libera concorrenza. Castelli ha rimandato al Parlamento di decidere se utilizzare o meno questa limitazione temporanea. Ma ha negato che l'accordo approvato a Bruxelles sia in contrasto con gli interventi del governo italiano che sembrano aver attenuato il «falso in bilancio»: cioè proprio il reato utilizzato dai magistrati di Tangentopoli per perseguire i corruttori del settore privato (che ricorrevano a «fondi neri» non contabilizzati per pagare tangenti).
«Non abbiamo attenuato la nostra legislazione, l'abbiamo semplicemente resa più moderna», ha detto il ministro leghista, rivendicando di aver condiviso con l'Europa la necessità di potenziare la lotta alla corruzione nel settore privato. In pratica i ministri della Giustizia hanno ritenuto che «i casi di corruzione nel settore privato all'interno di uno Stato membro non sono più soltanto un problema nazionale, ma anche un problema transnazionale, che può essere affrontato in modo più efficace con un'azione comune a livello Ue».