La Lega prova a mettere il turbo su devolution, Senato federale, Corte Costituzionale e presidenzialismo. Il Senatùr indica la rotta: "Il 2003 è l'anno cruciale. O si fanno le riforme adesso o mai più".
di Gianluca Roselli

MILANO - Ascoltando Umberto Bossi e gli altri ministri padani Bobo Maroni e Roberto Castelli, che sabato a Milano hanno partecipato a un convegno sulla devolution, si è capito, per chi ancora nutrisse dei dubbi, che il 2003 sarà l’anno delle riforme, quello decisivo, quello "dell’adesso o mai più" come ama ripetere il Senatùr. Niente di più vero: in un anno e mezzo di legislatura, delle tanto annunciate riforme promesse agli italiani sono state solo messe le basi, "aperti i cantieri istituzionali", ma di cambiamenti veri ce ne sono ben pochi.

Il 2003, dunque, per la Casa delle Libertà è l’anno per mettere il turbo, perché dopo, dal 2004 in poi, inizia una serie di scadenze elettorali importanti che culmineranno con le politiche 2006. E, si sa, quando ci sono di mezzo le urne, tutti i partiti si fanno più prudenti, pensando a non spaventare gli elettori. Il 2003, invece, è un anno ancora libero, dove si può agire con mani slegate, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze elettorali, con la possibilità di effettuare anche scelte impopolari. Sì, ci sono le amministrative di primavera, ma l’importanza di quel voto è limitata. Vediamo dunque come sabato a Milano lo stato maggiore della Lega ha tracciato il quadro delle riforme che avranno proprio nel 2003 il loro anno decisivo.


Riforme istituzionali
La prossima tappa è l’inizio della discussione della devolution alla Camera. Poi, visto che per il secondo passaggio al Senato bisognerà aspettare almeno tre mesi, si farà fruttare quel periodo per rendere operativa la riforma del titolo V del centrosinistra, riforma per la quale Bossi sabato ha avuto parole di elogio, specie per chi l’ha ideata, il diessino Franco Bassanini. Ma oltre all’approvazione definitiva della devolution, il leader leghista prima della fine del 2003 ha messo in agenda due altre importantissime riforme: quella della Corte Costituzionale, con l’elezione di cinque membri provenienti dalle regioni, e il federalismo fiscale che dovrà garantire "liquidità" economica alla devolution. Secondo il ministro delle Riforme, il 2004 invece sarà l’anno del Senato federale, mentre il presidenzialismo, se tutto andrà bene, dovrebbe vedere la luce non prima del 2005. "Non ho ancora letto la proposta di An sul semipresidenzialismo alla francese – ha detto ieri Bossi – ma subito dopo le feste ci metteremo intorno a un tavolo e inizieremo a discuterne con l’obiettivo di mettere a punto un progetto unitario e ben articolato". Insomma, se il piano di Bossi andrà in porto, e se nel frattempo verrà modificata anche la legge elettorale con un ritorno al proporzionale, nel 2006 potremmo ritrovarci un’Italia ben diversa da quella attuale.


Lavoro
Il 2003 sarà un anno decisivo anche per le riforme del mercato del lavoro a cui sta lavorando il ministro Maroni. Ecco il programma. Gennaio: alla riapertura dei lavori parlamentari andrà in discussione la riforma di alcuni punti del mercato del lavoro secondo il ‘libro bianco’ di Marco Biagi. Giugno: riforma delle pensioni con innalzamento dell’età pensionabile con introduzione di incentivi, nascita della previdenza complementare, riduzione del costo del lavoro attraverso alcune manovre decontributive per le aziende. Il ministro ha assicurato che non verranno toccare le pensioni di anzianità. E’ stato abolito, invece, il divieto di cumulo: i pensionati potranno avere un lavoro alla luce del sole e non più in ‘nero’. Settembre: sarà la data critica perché si tornerà a parlare di articolo 18 e di indennità di disoccupazione, anche se i termini generali della riforma è stata già sottoscritta nel patto per l’Italia con Cisl e Uil.

La Lega inoltre, sempre secondo le parole del ministro del Lavoro, si batterà sempre di più per elargire aiuti economici alle famiglie con figli e alle giovani coppie tramite decontribuzioni fiscali e sovvenzioni.

E poi c’è un preciso impegno nei confronti dei lavoratori delle piccole e piccolissime imprese e dei lavoratori atipici che non sono tutelati dai sindacati: "La vera sfida della nostra riforma del mercato del lavoro è quella di accorciare la distanza tra i lavoratori che godono di tutti i diritti e degli ammortizzatori sociali e coloro che non ne hanno nessuno" ha spiegato Maroni al convegno di Milano.


Giustizia
La giustizia è un tasto che scotta. Lo sa bene il ministro Castelli che, infatti, preferisce non fare grandi proclami, anche perché in questo settore i margini operativi sono ristretti dato che si va a toccare un potere dello Stato, quello giudiziario, indipendente da quello politico. Inoltre, in materia di giustizia è forte l’influenza di certi settori di Forza Italia: dal cosiddetto ‘partito degli avvocati azzurri’, infatti, sono arrivati gli input per le leggi sul falso in bilancio, sulle rogatorie e sulla Cirami. Insomma, stretto tra due fuochi, il Guardasigilli sembra avere meno autonomia rispetto ai suoi colleghi di partito che siedono in Consiglio dei Ministri. Ma ciò non gli vieta di parlare chiaro. Sull’indulto, per esempio, si capisce che l’idea non gli vada a genio. "Ai cittadini ho promesso più sicurezza e ora si chiede di aprire le carceri – ha detto Castelli – e comunque, se indulto deve essere, chiedo al Parlamento di fare presto: in primo luogo per rispetto verso i detenuti, poi perché se ci leviamo di torno questo tema, potremmo tornare a occuparci a pieno della sicurezza dei cittadini". E annunciando la sua partecipazione all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Milano ("quest’anno si respira tutto un altro clima"), traccia un quadro delle riforme del 2003: innanzitutto occorre rendere operativi i cambiamenti nel diritto societario, poi è auspicabile una riforma nel diritto infantile e di tutela dei minori, inoltre si dovrà finalmente arrivare alla depenalizzazione dei reati di opinione. Ma secondo i ‘rumors’ che circolano nella Casa delle Libertà, la depenalizzazione potrebbe essere ben più ampia e riguardare anche altri tipi di reati. Infine, c’è sempre il nodo della separazione delle carriere. Il 2003 potrebbe essere l’anno buono, a patto di superare le fortissime opposizioni di larga parte della magistratura.


Rai
Guardando a viale Mazzini con l’ottica della Lega, le cose non potevano andare peggio: un consiglio di amministrazione a due con Albertoni costretto resistere insieme al presidente Baldassarre e una Raidue targata Lega in caduta libera di ascolti con una pioggia di critiche che ogni giorno si riversano sul direttore Antonio Marano. Anche se, mai come oggi, la Lega a viale Mazzini gode di molta più visibilità rispetto al passato, specie nei telegiornali.

La linea di via Bellerio però è chiara: il Cda va reintegrato con tre nuovi membri e Albertoni deve conservare il suo posto. Sta di fatto però che, nonostante di proclami, la tanto auspicata tv federalista ancora non si è vista. E Bossi non è contento: "Mi piacerebbe vedere fin da subito trasmissioni in prima serata realizzate a Milano e Torino. Ed entro la fine 2003 vorrei un intero canale della Rai al Nord: una rete più attenta alla nostra storia, tradizioni e cultura", ha detto il Senatùr al convegno di Milano. E in attesa che un pezzo di viale Mazzini si trasferisca in corso Sempione, Bossi si dovrà accontentare di un nuovo Tg sulle culture locali della durata di 15 minuti: l’idea è di Albertoni ed è stata approvata nei giorni scorsi dal ‘consiglio ristretto’, ma non si sa quando verrà realizzata.

(22 DICEMBRE 2002, ORE 110)