Spettacolo da non perdere sulla nuova Rai Pollista Pluralista Attenta Alla Cultura: per la modica cifra di 25mila euro vedremo l'arbitro Moreno cantare e ballare su Raiuno.
Appuntamento a tutti il 9 gennaio, programmate il videoregistratore se proprio non riuscite a spostare gli impegni.
baila,
baila Moreno,
col tuo bel faccione pieno,
under the moonlight
Corriere, 22.12.02
IL CASO / Il programma andrà in onda il 9 gennaio in prima serata: il fischietto canterà, ballerà e si difenderà dalle accuse
L’arbitro Moreno showman alla Rai: 25 mila dollari per uno «Stupido Hotel»
di BEPPE SEVERGNINI
Ho dovuto rileggere tre volte la notizia dell'Ansa («Byron Moreno, l’arbitro più odiato dagli italiani, diventa protagonista di uno show per Raidue, "Stupido Hotel", in onda il 9 gennaio in prima serata»). Non perché fossi sorpreso. Perché, in fondo, me l’aspettavo. Era pensabile che l’Italia rinunciasse a rovistare nel ciarpame del passato prossimo? Non era pensabile. Era immaginabile che una nazione così frizzante e così moderna non pensasse di sostituire Byron? Non era immaginabile (quello originale, diciamolo, era invecchiato: tutte quelle poesie, quei viaggi, quelle battaglie. Ce ne voleva uno nuovo, al passo coi tempi). Era possibile che la Grande Adolescente - sempre l’Italia, sempre noi - dimenticasse il Ragazzaccio della Scuola Accanto, quello con cui in giugno ci siamo arrabbiati tutti, ma proprio tutti (invece di prendercela coi brasiliani, che probabilmente ce l’hanno mandato?) Non era possibile.
Quindi, welcome to Italy, arbitro Moreno. Ormai lei è dei nostri, perché in fondo ci somiglia: è retorico, teatrale, attento sulle forme, ha l’occhio umido pronto a versare una lacrima. Scrisse Montanelli di un suo collega (si fa per dire), Concetto Lo Bello: «Entra in campo col passo del padrone che ispeziona il podere». Di lei potremmo dire: «Esce dal campo con l’aria del fattore finito per sbaglio nel letame». Perché lei - diciamolo, a scanso di equivoci - arbitrò in modo orrendo, quel giorno. Ma, se qualcuno glielo ricorda, assume un’aria schifata. Quella, bisogna dire, le viene benissimo.
Ecco cosa dev’essere successo! Gli uomini della televisione italiana - sempre accorti, sempre lungimiranti - hanno capito che in lei si nasconde un attore. Un incrocio tra Rodolfo Valentino e Pappagone: la pettinatura del primo, la classe del secondo. Chissà quanti italiani, vedendola all’opera («Ballerà, canterà, si confesserà al microfono di Josè Altafini», racconta l’agenzia Ansa), si convinceranno che non occorre far bene le cose, per farsi ricordare. Si possono anche fare male. L’importante è far parlare di sé. E lei, indubbiamente, c’è riuscito. Lei oggi è celebre perché è famoso, ed è famoso perché è celebre. La TV italiana è piena di queste tautologie ambulanti. Si troverà in buona compagnia.
Complimenti, infine, ai produttori del programma. Lo dico senza ironia. Il titolo - «Stupido Hotel» - è geniale: il miglior riassunto dell’Italia che va per la maggiore. Anzi, no: stupido» è troppo. Diciamo «Hotel Sciocchino». Quello dove si entra ridendo come matti, e non si esce più.