Il ministro Castelli: «Il disegno
di legge raggiunge uno scopo fondamentale»
è il nostro regalo di Natale alle famiglie
di Andrea Accorsi

Irina, 23 anni, albanese dagli occhi verdi e i lineamenti prematuramente sciupati, da tre mesi batte su uno dei viali d’ingresso di Milano. Non sa che, presto, o troverà un luogo chiuso per farlo o dovrà cambiare mestiere. Come lei, le due nigeriane che pochi metri più in là “occupano” un distributore di benzina fin dalle prime ore della sera: nuovi elementi del “panorama” di metropoli e strade di campagna di tutte le province del Nord, che sembravano destinati a restare immutati per sempre. Sembravano, perché con il disegno di legge approvato dal governo Berlusconi (e ora al vaglio del Parlamento) si stabilisce un primo, fondamentale principio: d’ora in poi l’esercizio della prostituzione sarà vietato “in luoghi pubblici o aperti al pubblico”. Quindi basta spettacoli osceni sulle strade, basta mercimoni sessuali sotto gli occhi di tutti, a ogni ora, sotto casa o davanti all’ufficio.
Un principio semplice e inequivocabile, che non pretende di ridurre o addirittura eliminare la prostituzione - come vaneggiava la Merlin 44 anni fa - ma che mira a confinare il fenomeno in un contesto più civile e controllabile sotto diversi punti di vista, dall’ordine pubblico al profilo igienico-sanitario.
Il ddl è stato proposto da Umberto Bossi, Gianfranco Fini e Stefania Prestigiacomo. L’intento è, appunto, “contrastare l’evoluzione che il fenomeno della prostituzione ha avuto negli ultimi decenni, le sue interrelazioni con attività criminose, il suo dilagare nelle strade, il suo crescente sfruttamento da parte di organizzazioni criminali, la sua diretta responsabilità nella diffusione di gravi malattie di origine sessuale”.
Se una prostituta sarà sorpresa in un luogo pubblico con un cliente, entrambi saranno multati; in caso di reiterazione del reato, la “lucciola” rischierà anche l’arresto, fino a tre mesi. Il mercato del sesso sarà ammesso soltanto al chiuso, in appartamenti. Anche qui però, a tutela degli altri inquilini, il disegno di legge prevede che se questi subiranno danni “potranno agire nelle forme consentite dal codice civile, mentre i regolamenti di condominio potranno limitare o proibire l’esercizio della prostituzione”. Ancora, il ddl Bossi-Fini-Prestigiacomo prevede di finanziare iniziative di solidarietà per aiutare chi si prostituisce a non cadere vittima di situazioni di sfruttamento.
Norme chiare, concrete, utili per tutti. Per convincersi della loro saggezza, basta scorrere l’elenco di quanti si sono precipitati a criticarle. Fra i “diretti interessati”, Carla Corso, presidente del sindacato delle prostitute, Pia Covre, rappresentante del comitato dei diritti civili delle prostitute, e Marcella Di Folco, presidente del movimento identità transessuale. Sul piano politico, dall’ex ministro Livia Turco (Ds) al capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, Marco Rizzo, da Rosy Bindi, attuale responsabile delle politiche sociali della Margherita, al deputato Verde Paolo Cento. Infine, fra le associazioni socio-assistenziali solo la Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) non ha fatto mancare la sua voce di dissenso.
Critiche tutte rispedite al mittente da Umberto Bossi, che considera il ddl «un regalo di Natale». «Il divieto di prostituirsi nelle strade passato in Consiglio dei Ministri - ha detto il ministro delle Riforme - è uno dei tasselli importanti di un progetto preciso per il rilancio della tradizione e della famiglia. Battaglie per cui la Lega si batte da sempre».
Dello stesso avviso il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che dopo aver ricordato come il disegno di legge fosse «voluto fortemente dalla Lega», si è detto certo che ne sia uscito «un testo che accontenta tutti. Mi sembra un ddl equilibrato, che raggiunge lo scopo fondamentale di togliere la prostituzione dalle strade pur rispettando i fondamentali diritti di tutti i cittadini, compresi quelli delle prostitute».
Altri pareri positivi arrivano dal presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale («il ritorno alla prostituzione nelle case tutela i minori sotto molteplici aspetti, levando dalla vista dei bambini lo spettacolo indecente delle lucciole tampinate dai clienti») e da don Pierino Gelmini, il sacerdote da anni impegnato nel recupero dei ragazzi vittime di situazioni difficili: «Finalmente un primo passo per togliere migliaia di donne, di ragazzine dalla strada. Siamo davanti a un ddl pacifico in grado di mettere fine all’osceno mercato della prostituzione».