Tappeti cristiani riprodotti nella pittura medievale e rinascimentale
Dopo quanto si è detto, non sorprende che i tappeti nel primo Medioevo siano stati rappresentati non soltanto per indicare il potere secolare, ma soprattutto quello spirituale. Dipinti innumerevoli confermano che il tappeto era in più modi presente negli arredi dello spazio culturale cristiano, sull’altare, come antepedium, sui gradini dell’altare e come ornamento del pulpito del predicatore. L’importanza del principe della chiesa veniva sottolineata, come quella della Vergine o dei santi, con un tappeto ed è interessante il fatto che nella pittura senese e fiorentina dalla fine del tredicesimo secolo all’inizio del quindicesimo secolo, il Corpus Christi venisse raffigurato giacente sopra un tappeto, sul quale, nella parte alta della croce, compariva la scritta INRI.
Sorge così il problema se non sia più razionale, anziché accettare una dipendenza dall’arte islamica – una fabbricazione turkmeno-selgiuchide non può avere altra conseguenza – chiedersi se questi tappeti, in tanti modi utilizzati e rappresentati nel culto cristiano, non siano stati prodotti appositamente per questo culto. Anzitutto, non si tratta di pochi esemplari, ma di un quantitativo relativamente importante. In secondo luogo sappiamo che i cristiani armeni dall’ottavo fino all’inizio del presente secolo hanno sempre fabbricato tappeti. Inoltre dimostreremo che la maggior parte dei tappeti presentano decorazioni che corrispondono alle esigenze dell’ornamentazione cristiana e che, inoltre, sono chiaramente cristiani nel contenuto.
In quanto segue verrà per la prima volta compiuto il tentativo di delineare una storia del tappeto cristiano orientale, con il qual termine l’autore intende riferirsi a quei tappeti che vennero fabbricati dai cristiani, anzitutto dagli Armeni, in seguito probabilmente anche dai Siriani e dai Greci per i cristiani e poi, fino al tardo Medioevo, esclusivamente per il culto cristiano.
Poiché le fonti suddette confermano l’esistenza, nel primo secolo di tappeti annodati nell’Armenia cristiana e lì soltanto, sembra lecito chiedersi se questi tappeti non possano o debbano essere cristiani, se le croci e i simboli in essi rappresentati non siano più di una pura decorazione. Se riusciremo a dimostrare che i tappeti pervenutici s’inseriscono in una catena di forme decorative tradizionali sviluppatasi ininterrottamente dal primo millennio avanti Cristo fino ai giorni nostri nello “spazio culturale armeno” e li diffusasi in vaste zone dell’Asia e dell’Europa e che, contemporaneamente, il simbolismo di questi tappeti è chiaramente cristiano, l’assunto della presente opera sarà confermato.