Chieti, 29 Dicembre ’02 - Anno XXII N. 232 - ‘02 - www.abruzzopress.it - E-mail: abruzzopress@yahoo.it - Trib. Ch n. 1/981
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Ap – Appello
No all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea
Uomini politici, esponenti del mondo accademico, della cultura e del cattolicesimo, hanno lanciato un’appello, cui aderiamo, contro l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea. Ne riproduciamo il testo:
Da mesi le pressioni perché venga accettato in via di principio l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea si vanno facendo più insistenti. Gli Stati Uniti premono sui leaders europei perché l’entrata della Turchia avvenga in tempi brevi. In Italia il Presidente del Consiglio e Alleanza Nazionale si sono espressi a favore di questa eventualità.
La maggior parte degli italiani e molti esponenti del mondo culturale e politico ritengono invece che l’ingresso della Turchia (paese geograficamente asiatico, culturalmente islamico, da ormai un secolo dominato da arroganti oligarchie massonico-mafiose) rappresenterebbe una rottura senza precedenti con la tradizione e la storia europee.
L’Europa conosce da secoli la Turchia solo come il suo aggressore e come l’oppressore e il torturatore delle popolazioni cristiane d’Europa: dall’Ungheria al Caucaso, dalla Grecia all’Ucraina, dalla Serbia alla Romania, dall’Italia meridionale alla Russia. In Italia, in particolare, le nostre regioni meridionali sono state razziate e devastate per secoli dalla Turchia ottomana e utilizzate come terre di rapina e di cattura di schiavi. Così le regioni costiere dell’intero bacino del Mediterraneo. Città come Otranto hanno conosciuto stragi e distruzioni inimmaginabili.
In un crescendo di infamia, nell’Ottocento sulla barbarie veicolata della shari’ah islamica si innesta in Turchia la barbarie massonica. E le stragi di popolazioni cristiane si moltiplicano.
Dall’inizio del Novecento, infine, sulla barbarie massonica si innesta la barbarie ancora più profonda dei dönmeh “giovani turchi”, che prendono il potere nel 1908 e lo detengono fino a oggi (dal triumvirato Talaat-Enver-Djemal al dönmeh Kemal “Atatürk” e ai loro eredi attuali). E inizia il genocidio. È infatti un dato storico innegabile che, dopo le grandi stragi dell’800 e dell’inizio del ‘900, è proprio la Turchia “moderna, laica e illuminata” (quella che da un secolo è nelle mani delle logge massoniche e dönmeh e delle loro mafie) a organizzare e a portare a termine, tra il 1915 e il 1922 e oltre, lo spaventoso genocidio degli Armeni, il primo e uno dei maggiori genocidi del XX secolo: "Il genocidio armeno, all’inizio del secolo, ha costituito un prologo agli orrori che sarebbero seguiti" (Giovanni Paolo II e Karekin II, 9 novembre 2000).
E insieme con il genocidio e la spoliazione degli Armeni (genocidio già riconosciuto e condannato dal parlamento italiano nell'anno 2000, dal parlamento europeo e da quello di numerosi altri paesi), è ancora la Turchia a compiere i coevi massacri e l’espulsione e la spoliazione dei Greci. Attuando così, nei confronti degli Armeni, dei Greci e di altre nazioni-cristianità orientali, la prima e più accurata “pulizia etnica” dei nostri tempi e deportando, costringendo all¹esilio o sterminando – prima nei territori ottomani, poi in quelli della Turchia “moderna, laica e illuminata” – le antichissime nazioni cristiane eredi della più alta civiltà classica.
I paesi balcanici sono afflitti da ricorrente instabilità politica a causa delle offensive politico-economiche di asservimento all’orbita turca. Offensive destinate a minare, attraverso l’asservimento turco alle lobbies mondialiste, ogni futura prospettiva di un’Europa forte e autonoma.
Dal 1974 la Turchia occupa militarmente circa il 40% del territorio della Repubblica di Cipro (Kypriaké Democratia), contro ogni e più elementare principio del diritto internazionale, rifiutando da allora di obbedire a ogni risoluzione dell’Onu. Nel 1983, anzi, la Turchia fa proclamare, nei territori ciprioti occupati illegalmente, una Repubblica Turca di Cipro del nord. Nello stesso tempo, da ormai un decennio e fino a oggi la Turchia sottopone l’Armenia a un feroce blocco economico e a una perenne minaccia militare. Questo, in costante alleanza con l’Azerbaigian nella sua guerra condotta contro la terra armena del Nagorno-Karabagh con "l’enorme supporto militare dello Stato di Israele all’Azerbaigian" (così il deputato europeo Bernard Anthony, presidente di Chrétienté solidarité, in Présent, 19 novembre 1992).
E ormai da anni questa Turchia – “moderna, laica e illuminata” – ha periodicamente l’arroganza e l’impudenza di "mettere in guardia" l’Europa dal non accoglierla prontamente e senza condizioni.
Dal punto di vista economico i nostri agricoltori e gli agricoltori di ogni paese europeo già conosco-
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no la minaccia economica rappresentata dai prodotti provenienti dall’Asia Minore e dal Nord Africa, concorrenziali e di bassa qualità. E guardano con preoccupazione all’inammissibile ingresso nell’Unione Europea di un paese non europeo come la Turchia, i cui standards sociali e di produzione sono tanto più bassi e molto meno costosi.
Inoltre, in un contesto di situazione immigratoria già gravissima, l’ingresso di un paese di circa 70 milioni di abitanti rappresenta un autentico suicidio per l’Europa in gestazione, che già “ospita” decine e decine di milioni di extra-comunitari. Ciò è ulteriormente aggravato dal fatto che la strategia politica della Turchia ha oggi come sua costante quella di considerare “turchi” tutti i popoli asiatici turco-mongoli dei paesi islamici dell’ex URSS e ha più volte manifestato la volontà di procedere a dare loro il passaporto e la cittadinanza.
L’ingresso della Turchia moltiplicherebbe le tensioni e i conflitti economico-sociali dovunque in Europa, condurrebbe a un ulteriore sfiguramento delle diverse e complementari identità storico-culturali delle nazioni europee, accentuerebbe la dispersione di quanto sopravvive di unità culturale in ogni regione e Stato europeo, asservendo l'Europa alle più devastanti prospettive mondialiste.
Pertanto chiediamo al governo e al parlamento italiani di dare prova di elementare dignità, respingendo pressioni indegne e opponendosi senza equivoci, con assoluta fermezza e costanza, all’ingresso della Turchia in UE, ingresso che costituirebbe l’inizio della fine dell¹Europa.
On. Mario Borghezio.
Agostino Sanfratello.
Roberto Fiore.
Piero Vassallo.
Giacinto Auriti.
Pucci Cipriani.
Fabio de Fina
Calogero Saccomando .
Per adesioni e suggerimenti: Tel 06-3225800 - fax 06-32646370
e-mail: noallaturchiainue@libero.it
E Israele?