Raccolgo di seguito alcuni interventi già postati in questo Forum e alcuni validi scritti nella speranza di fare un pò di luce ai lettori sulla delicata questione dell'insegnamento ortodosso circa lo stato dell'anima dopo la morte e contro il tardivo "dogma cattolico romano" del purgatorio (contro il quale San Marco d'Efeso vigorosamente si scagliò al Concilio farsa di Ferrara-Firenze nelle sue "Omelie contro il Fuoco del purgatorio" e su cui consiglio caldamente la lettura del libro ""La Naissance Du Purgatoire" (La Nascita Del Purgatorio) di Jacques Le Goff, noto medievalista francese)
+Luca+
San Marco d'Efeso
Omelia seconda contro il fuoco del purgatorio ,3:
“Noi affermiamo che né i giusti hanno ancora ricevuto la pienezza della loro sorte e quella condizione beata per cui so sono preparati qui attraverso le opere né i peccatori dopo la morte sono stati condotti nella punizione eterna nella quale saranno tormentati senza fine. L’una e l’altra cosa avverranno necessariamente dopo il giudizio dell’ultimo giorno e la resurrezione di tutti i morti. Ora tuttavia sia i giusti sia i peccatori sono in luoghi a loro consoni: i primi in assoluto riposo e liberi,sono in cielo con gli angeli davanti a Dio,già come se fossero nel Paradiso da cui Adamo fu cacciato (nel quale il buon ladrone entrò prima degli altri) e si dilettano nella visione di Dio illuminati da una Luce più perfetta e pura di quando erano in vita e spesso –ricevuto da Dio questo dono straordinario- ci fanno visita in quelle chiese dove sono venerati,odono coloro che li invocano, pregano Dio per loro e ,attraverso le loro reliquie, compiono miracoli; i secondi invece,confinati nell’inferno, rimangono “nella fossa profonda,nelle tenebre e nell’ombra di morte”(Sal 88,7),come dice Davide, e poi Giobbe: “in una terra tenebrosa…dove la luce è come le tenebre” (Gb 10,21-22). I primi rimangono in ogni gioia e godimento, già aspettando ma non ancora possedendo il Regno e le ineffabili buone cose promesse loro; i secondi al contrario rimangono in totale reclusione e inconsolabile sofferenza, come uomini condannati che attendono l’esecuzione della sentenza del Giudice e che pre-soffrono quei tormenti. Né i primi hanno ancora ricevuto l’eredità del Regno e quelle buone “cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo (1Cor 2,9). Né i secondi sono stati ancora consegnati ai tormenti eterni e al fuoco inestinguibile. A questo insegnamento noi aderiamo perché ci è stato trasmesso dai Padri nell’Antichità ed è contenuto nella Sacra Scrittura”.
Omelia prima contro il fuoco del purgatorio, 1:
“…Ma se le anime sono uscite da questa vita nella fede e nell’amore portando tuttavia con sé dei peccati,sia piccoli dei quali non si sono affatto pentite, sia grandi per i quali-anche se si sono pentite-non hanno maturato frutti di pentimento: queste anime ,noi crediamo, debbono purificarsi da queste colpe ma non mediante un fuoco del purgatorio o una punizione specifica in un luogo determinato (perché questo,come abbiamo detto, non ci è stato affatto tramandato).Alcune devono essere purificate nel momento medesimo della separazione dal corpo,grazie alla paura,come San Gregorio il Dialogista afferma espressamente; mentre altre devono essere purificate dopo la separazione dal corpo o rimanendo nello stesso luogo terreno prima di salire a lodare Dio e essere onorate della sorte dei beati, o –se i loro peccati sono stati più gravi e le legano per una più lunga durata- restando nell’inferno, ma non per rimanere sempre nel fuoco e nel tormento ma,per così dire, come se fossero in prigione sotto custodia”.