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  1. #1
    stanziale
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    Smile Gentilini! per mille anni ancora!

    Genty: «Non sono eterno, ma lasciare mi rode»
    Il sindaco confida debolezze e paure . Eppure alla fine vorrebbe continuare: «Le incompiute non mi piacciono»

    La grinta e la vitalità sono quelle di sempre. E anche quel periodo di ospedale che lo tenne lontano da Ca' Sugana per 40 giorni è un lontano ricordo. Eppure questo, per Gentilini, non è un fine anno come gli altri. Perchè la fine dell'anno, stavolta, potrebbe coincidere con la fine della sua esperienza amministrativa.
    - Sindaco, non vorremmo rovinarle le Feste, ma questa potrebbe essere l'intervista di congedo dalla sua gente. Non dica che quando è solo con i suoi pensieri, magari prima di addormentarsi, non le capita di rifletterci su.

    «Certo che mi capita. Ma bisogna abituarsi all'idea che anche le nostre attività non sono immortali. Le montagne subiscono le erosioni degli agenti atmosferici e i mari si ritirano. E' fisiologico».

    - Ma il pensiero di dover chiudere la sua esperienza non le pesa proprio per niente?

    «Diciamo che mi rode il pensiero di non poter completare alcune trasformazioni della città nei due mandati. E Gentilini potrebbe essere costretto a lasciare ai posteri un'incompiuta come Beethoven. Perchè poi la musica comunque non sarà la stessa. Indipendentemente da chi dovesse succedermi».

    - Non le sembra di essere un po' catastrofista?

    «Guardate che è fatale che, con il cambio della guida della città, si interrompa la continuità amministrativa. Si crea un vuoto di potere. E questo non vale solo per Treviso ma anche per i circa 5-600 comuni che potrebbero essere costretti a fare i conti con una legge che io ritengo ingiusta».

    - Ma oltre otto anni di mandato non sono pochi.

    «Otto anni sulla carta. Ma il tempo effettivo di governo non corrisponde a quello teorico; proprio come il tempo effettivo di gioco in una partita di calcio. Allo stadio lo riducono le interruzioni per i falli, in un Comune ci pensano i tempi morti degli iter burocratici».

    - Lei prima ha usato il condizionale facendo capire che, comunque, non dà per scontata la sua impossibilità di candidarsi per la terza volta.

    «Volete la verità? Il vento che sento mi sembra ancora favorevole a una modifica della legge».

    - Ma qualcuno pensa anche che la Lega la stia illudendo ben sapendo che, invece, la modifica difficilmente passerà.

    «Questo lo escludo. Me ne sarei già accorto. E poi Bossi in persona, anche recentemente, mi ha detto al telefono: il sindaco di Treviso sarà ancora Gentilini».

    - Ammettiamo che vada così. Ma lei, che ha fatto della sua vitalità e della resistenza fisica un punto di forza, qualche volta non pensa al giorno in cui dovrà cedere un po' di questa vitalità al trascorrere degli anni?

    «Guardate che il decadimento fisico fa paura come la malattia e come la morte. E, visitando spesso le case di riposo e gli ospedali, so cosa significa la sofferenza e so cosa può attendere chiunque di noi. Per questo posso assicurare che, in ogni caso, il giorno in cui mi rendessi conto di essere obsoleto non ingannerei nemmeno per un minuto i miei cittadini e mollerei tutto».

    - E' vero che è favorevole all'eutanasia?

    «Certo. Purchè sia ben regolamentata. Io credo che in molti casi l'eutanasia, oltre a essere un bene per la persona ammalata, costretta a vegetare, sia anche l'unico atto che possa ridare il sorriso a familiari ormai consapevoli che non ci sono altre speranze».

    - Eppure c'è chi dice che certi suoi atteggiamenti, soprattutto col crescere della popolarità, manifestino una sorta di sindrome di onnipotenza.

    «La verità è che anch'io, come tante persone particolarmente estroverse, mi comporto in un certo modo per mascherare limiti e debolezze. Non sono uno e trino. Sono un quadrino con i piedi per terra. Ma dico di più. L'altro giorno ho trascorso mezz'ora in solitudine nel cimitero dove sono sepolti i mei cari. E lì capisci che loro ti ricordano sempre che prima o poi li raggiungerai anche tu».

    - Da lei sembra anche impossibile sentir pronunciare, almeno in pubblico, parole di scusa. Ci vuol provare pensando a qualcosa che deve ai suoi cittadini in questo 2002 che se na va?

    «Certo. Chiedo scusa per la coda di disagi provocati dal Put. Capisco la gente che può essersi arrabbiata, anche se devo anche dire che, come ogni intervento drastico, anche questo non poteva essere indolore. Gentilini si è comportato come un chirurgo che non aveva alternative di fronte a un bubbone che rischiava di consumare la città. Ora, però, il paziente deve collaborare. Alla gente dico quindi di usare un po' meno l'auto e un po' di più il cavallo di San Francesco. Fra poco sarà disponibile anche il parcheggio dell'area Miani e mi dispiace sentire già che qualcuno lo giudica troppo lontano dal centro. Non è così che si collabora».

    - Ammetta, tuttavia, che il bubbone del traffico non è stato completamente rimosso.

    «In effetti ho un rimpianto pensando a questo 2002. Speravo tanto che si aprissero i cantieri per il completamento della tangenziale e la costruzione dei sovrappassi che mancano. Questo intervento può essere veramente il colpo di bisturi decisivo ma non dipende dal Comune».

    - E' troppo, invece, chiederle di scusarsi con la comunità musulmana per aver esagerato nella sua crociata contro l'Islam?

    «Non potete chiedermi di rinunciare ad affermare principi in cui io credo e che ho volutamente sostenuto per tutto il 2002. Su certe affermazioni non torno indietro».

    - Le vuole riassumere?

    «Certo. Io credo sostanzialmente che i tempi non siano maturi per spalancare le porte a quell'Islam che ci considera infedeli. Il rapporto fra la nostra fede e quella musulmana va gestito per gradi. Invece ho assistito a fughe in avanti su più fronti: da quello dei preti che credono che la nuova novella stia in altre religioni; a quello di chi guarda solo al tornaconto economico imprenditoriale senza ampliare il ragionamento».

    - Quindi niente moschee o altre concessioni su questo terreno.

    «Ripeto: ogni cosa a suo tempo. Per adesso io credo che i musulmani possano accontentarsi di pregare nelle loro case. Anche perchè mi risulta che la moschea non sia solo un luogo di preghiera ma anche un luogo in cui si discute di politica e di morale e chiunque possa infiltrarsi. Quindi occhi aperti».

  2. #2
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    - E' vero che è favorevole all'eutanasia?

    «Certo. Purchè sia ben regolamentata. Io credo che in molti casi l'eutanasia, oltre a essere un bene per la persona ammalata, costretta a vegetare, sia anche l'unico atto che possa ridare il sorriso a familiari ormai consapevoli che non ci sono altre speranze».

  3. #3
    stanziale
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    Si
    è vero

  4. #4
    stanziale
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    TREVISO. La busta arrivata martedì. Ma le minacce sono in realtà destinate ad una donna in lite con l'autore della missiva
    Tre pallottole in una lettera per Gentilini
    Il «mittente» rivuole il denaro sborsato per una causa civile


    TREVISO. A Natale aspettava il tanto desiderato cannone medievale da collocare sulle Mura, ma gli sono arrivate tre pallottole calibro 9.21. Ma non è il sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini il destinatario della lettera esplosiva. Bensì una donna, accusata da un uomo di averle ingiustamente sottratto denaro per una causa civile. Il messaggio è eloquente: «Voglio i soldi, altrimenti pagherà le conseguenze». La lettera è firmata da un cittadino straniero, ma si tratta chiaramente di uno pseudonimo. Gentilini, chiamato a fare da paciere tra i due, ha subito individuato e fornito i nomi e i cognomi dei diretti protagonisti della vicenda, entrambi di Treviso.



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    A Natale aspettava il tanto desiderato cannone medievale da collocare sulle Mura. «Mi era stato promesso, ma forse arriverà con la Befana». Il regalo a Gentilini gli è arrivato sabato, ma anziché il sospirato cannone per abbellire i vecchi bastioni cittadini, gli sono stati recapitati tre proiettili di pistola. Erano contenuti in una busta indirizzata al primo cittadino che sabato sono stati recapitati con la posta ordinaria a Ca' Sugana. Il capo ufficio di gabinetto, Giorgio Banderali, ha avvisato i carabinieri che sono arrivati in municipio e si sono impossessati del materiale. La vicenda, a quanto sembra, sarebbe già stata chiarita e il sindaco di Treviso non sarebbe la persona direttamente nel mirino della minacciosa missiva.
    Secondo una prima ricostruzione dei fatti effettuata con massima accuratezza dai carabinieri del comando cittadino, il messaggio contenuto nella missiva sarebbe diretto a una donna trevigiana accusato dal mittente di avergli sottratto del denaro dopo la sentenza di una causa civile. Il mittente, che non ha precedenti penali, ha chiesto al primo cittadino di intercedere personalmente per portare a termine a lieto fine la vicenda. «Voglio i soldi, altrimenti pagherà le conseguenze» ha scritto il mittente. Quali conseguenze? Il contenuto della busta è eloquente. Quei tre proiettili calibro 9.21, adoperati anche dalle forze dell'ordine per armare le pistole automatiche di ordinanza, sono più che una spiegazione. La lettera è firmata da un cittadino straniero, ma si tratta chiaramente di uno pseudonimo. Gentilini che è già stato ascoltato dai carabinieri, ha subito individuato e fornito i nomi e i cognomi dei diretti protagonisti della vicenda che sono entrambi di Treviso.
    Nei prossimi giorni l'uomo e la donna verranno sentiti dai militari dell'Arma per fornire maggiori dettagli sulla vicenda. Le minacce inviate tramite posta indirettamente al sindaco, sono pesanti.
    Ma lo stesso Gentilini, a quanto pare, sembra non dare più di tanto peso alla vicenda. «Io non c'entro» ha tagliato corto lo Sceriffo interpellato per chiedere chiarimenti sull'episodio. Fonti vicine a Ca' Sugana affermano che lo stesso primo cittadino non si sente né coinvolto né tanto meno toccato dalla missiva «esplosiva». In ogni caso non avrebbe ancora deciso se intervenire personalmente nella vicenda per riportare la pace tra l'uomo e la donna.
    L'uomo, stando a quanto scritto nella lettera, si sarebbe infuriato per il fatto di dover sborsare quattrini per una vicenda giudiziaria non meglio precisata. Arrabbiato al punto di minacciare pesantemente la donna tanto di inviare l'eloquente messaggio.
    Il caso della «lettera esplosiva» è stato esaminato anche dal Comitato di sicurezza che si è riunito martedì mattina in prefettura, a cui hanno partecipato il prefetto vicario Vittorio Capocelli, il vicequestore vicario Claudio Milioni, il comandante dei carabinieri colonnello Felice Maselli, il comandante del reparto operativo dell'Arma maggiore Alfredo Vacca e il comandante della Guardia di Finanza maggiore Gennaro Vecchione. Nessun provvedimento per la tutela della persona del primo cittadino sarebbe stato preso nel corso dell'incontro che ha esaminato anche altri punti riguardo la sicurezza del territorio in generale.
    A settembre a Gentilini era stata affidata la scorta con un poliziotto che gli faceva da angelo custode 24 ore su 24. Lo aveva deciso lo stesso Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, a seguito della telefonata di minacce contro il sindaco di Treviso rivendicata dalle Br e annunciata da Umberto Bossi alla Sagra Padana di Pramaggiore. In settembre la polizia aveva scoperto il mitomane che aveva minacciato di morte il sindaco Gentilini, spacciandosi per brigatista. La polizia aveva rintracciato la chiamata arrivata in questura il 30 agosto. Era un uomo di mezza età residente nel comprensorio con gravi problemi personali. La situazione non lo aveva salvato da una denuncia.
    Ma c'è anche un altro episodio. Un'inchiesta per minacce aggravate e per violazione della legge in materia di detenzione di proiettili, è stata aperta dalla Procura di Treviso sul caso delle pallottole ai fratelli Gastone e Mariangelo Foggiato. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giovanni Valmassoi, sono per ora a carico di ignoti. Le pallottole sono dello stesso calibro di quelle trovate nella lettera per Gentilini.

  5. #5
    stanziale
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    La musica, i balli, le attrazioni e lo spettacolo pirotecnico hanno richiamato una folla da record, la festa è andata avanti fino alle 4 di mattina
    Capodanno trionfale per le piazze e per Gentilini
    Il sindaco abbracciato e baciato da decine di persone. Insieme gente di tutti i tipi, sicurezza garantita ma invisibile

    «Meno nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre due, uno!!!», ed escono tutte piume e mosse sei ballerine e un ballerino brasiliani, e lui, il conduttore di Radio Company che sta facendo solo le prove generali, manca ancora un quarto d'ora, dice «No, no... non è il momento, no», mandandoli indietro, e loro non capiscono perchè invece lui non stia stappando lo champagne. Piccolo equivoco, nato per scaldare i trevigiani di ghiaccio che alle feste in piazza accorrono a centinaia ma che poi sono talmente imbacchettati che nessuno balla e nessuno parla.
    Timidoni, e lui per farli partecipare ha fatto la prova. Ne esce una risata e ormai le ragazze restano sul palco fino al «meno dieci, nove, otto...», quello vero, a cui si aggiungono centinaia di voci fino ad un attimo prima zitte zitte.

    Zitte ma accalcatissime, perchè da piazza del Duomo a piazza dei Signori, facendo il giro per San Vito e Pescheria fino in piazza Borsa non si riesce nemmeno a muoversi da tanta è la folla.

    Era nata come una serata dell'orrore, quella del 31, perchè a mettersi davanti al televisore c'era di che ricorrere all'esorcista. Per chi - come chi scrive - non è abituato a vedere la tv, la trasmissione di Costanzo è stata un colpo al cuore. Tra banalità, volgarità, populismo di bassa lega e mancanza di fantasia - con un po' di ferocia nel far incontrare le coppie che si erano lasciate nel corso del 2002 - la trasmissione sembrava tv Costantinopoli nel momento del suo maggior declino morale e materiale. Però si poteva uscire, verso le 23, per andare a vedere.

    Guarda qui guarda lì, ecco Gentilini, il supersindaco preceduto costantemente da gridolini di signore che vogliono baciarlo (era già con la guancia arrossata dai baci verso le 23.30 in piazza Duomo), sorrisi, strette di mano. «Ma ce lo promette il terzo mandato, vero?», gli chiedono in continuazione, e lui si schermisce dicendo che non dipende da lui, che è Bossi, ma è felice. Deve essere il politico più amato d'Italia, perchè anche quando sale sul palco in piazza Borsa, verso l'1.30, e malgrado il fatto che il pubblico di quella piazza sia giovanissimo, è tutto un applauso.

    La gente è dappertutto, giovani, vecchi, soli, coppie, gruppetti, bambini, ragazzini, persone che ne portano altre in carrozzella: tutti con il naso per aria a sentire l'annunciatore che scandisce i secondi per l'arrivo del 2003, o a sentire l'orchestra di Mauro Levrini che canta Alan Sorrenti: «Dammi il tuo amore, non chiedermi niente, dimmi che hai bisogno di me...», o Radio Company che trafsmette «Oh Happy Days», lo spiritual immortale, e poi i fuochi.

    Telefonini in tilt, petardi che scoppiano, telefonata di una signora alla mamma: «Auguri... Sì sono in piazza e c'è un sacco di gente... e tu cosa stai facendo?... le lenticchie al gatto? Come le lenticchie al gatto? Ma ha 16 anni, gli fanno male!!!.... Vabbè, se le ha solo leccate...».

    Siamo nel 2003, la gente balla, ride in piazza San Vito dove ci sono gli irresistibili «Risi e bisi», il bravo presentatore di Radio Company sa come tenere l'attenzione, saluta tutti, fa un cenno alle tristezze del 2002 e alle speranze per il 2003. la festa è durata fino alle 4.

    Guardandosi attorno viene da pensare che è bene che ognuno pensi a se stesso, che si costruisca una forza propria e interiore e che sia pronto ad aiutare il prossimo. Con l'aria che tira appena metti il naso fuori Treviso...

 

 

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