Se gli altri gentili moderatori del forum me lo permettono, vorrei continuare a postare profili di grandi santi a me particolarmente cari.
E' la volta di un grande santo medievale, San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa.
Una delle tantissime massime di quest'uomo straordinario, fustigatore dei vizi del clero di allora, recita:
"se è bene rifilare una frustata per correggere un vizio... perchè non darne dieci, oppure cento, od anche mille... dato che il bene non è mai troppo"
Il corpo del santo, per la venerazione dei fedeli, si trova nel duomo di Faenza.
==================
Dante Alighieri, nel XXI canto del Paradiso, colloca S. Pier Damiani nel cielo di Saturno, destinato nella sua Commedia agli spiriti contemplativi. Il poeta mette sulle labbra del santo un breve ed efficace racconto autobiografico: la predilezione per i cibi frugali e la vita contemplativa ("con cibi di liquor d'ulivi - lievemente passava caldi e geli - contento ne' pensier contemplativi") e l'abbandono della quieta vita di convento per la carica vescovile e cardinalizia.
Il ricordo del cappello cardinalizio, attribuitogli da Dante con un anacronismo, offre a S. Pier Damiani il destro per inveire contro i prelati del tempo: ai loro tempi Pietro e Paolo percorrevano il mondo da evangelizzare "magri e scalzi"; adesso "voglion quinci e quindi chi i rincalzi - li moderni pastori e chi li meni, - tanto son gravi!, e chi di retro li alzi. - Copron de' manti loro i palafreni, - sì che due bestie van sott'una pelle... ". Ci sono tutti gli elementi di un compiuto ritratto del santo, cioè il contemplativo che il papa toglie quasi di forza dal convento per farne il fustigatore delle principali piaghe ecclesiastiche dell'epoca, la simonia e l'immoralità del clero.
Pietro era nato a Ravenna nel 1007; già orfano di padre, ultimo di una numerosa nidiata di figli, venne tirato su dal fratello maggiore, Damiano, e ciò ne spiegherebbe l'appellativo di "Damiani". Dopo aver studiato a Ravenna, Faenza e Padova e insegnato all'università di Parma, entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana, in Umbria, che divenne il centro della sua attività riformatrice. Ma la Chiesa dilaniata internamente da discordie e scismi, conseguenza di quel grave malanno che prende il nome di simonia, compravendita di cariche ecclesiastiche, e dalla leggerezza con cui il clero risolveva il problema del celibato, aveva bisogno di uomini integri e preparati come il colto e austero Pier Damiani. Novello Girolamo, fu al fianco di sei papi come "commesso viaggiatore della pace" e in particolare collaborò con Ildebrando, il grande riformatore divenuto papa col nome di Gregorio VII. Pier Damiani, dopo varie peregrinazioni nella diocesi di Milano, in Francia e in Germania, ebbe il cardinalato e la diocesi suburbicaria di Ostia. Già vecchio, fu chiamato da Ravenna, la sua città natale, per ricomporre il dissidio fomentato dai seguaci di un antipapa. La morte lo colse nel 1072 a Faenza, di ritorno dall'ultima missione di pace.
Venerato subito come santo, ebbe riconosciuto il suo culto ufficialmente nel 1828, da papa Leone XII, che lo proclamò anche dottore della Chiesa per i suoi numerosi scritti di contenuto teologico.
Una pagina di S. Pier Damiano
La Chiesa diversificata dalla molteplicità delle persone è una nella pluralità dei suoi membri, e nello stesso tempo misteriosamente tutta in ogni singolo. Non a torto questa Chiesa si presenta come l'unica Sposa di Cristo, e c ontemporaneamente si crede che ogni anima è, in qualche modo, per il mistero del sacramento, la Chiesa nella sua pienezza.
La Chiesa intera è semplice nella pluralità dei suoi membri grazie all'unità della fede, ed è molteplice in ciascuno di essi grazie alla diversità da carismi uniti dal cemento della carità. E tutto a ciò ; perchè‚ tutto procedono dall'Uno.
La Chiesa diversificata dalla molteplicità delle persone non è meno tutta fusa in uno dal fuoco dello Spirito Santo. Senza alcun dubbio è questo Spirito, diffuso nei nostri cuori, uno nella maestà, semplice nei doni che all a Chiesa che egli riempie concede di essere nello stesso tempo una nell'universalità e tutta nelle sue parti...
Così l'orante solitario può dire 'noi' e la folla 'io'. Se dunque la Chiesa intera è l'unico Corpo di Cristo, essendo noi malgrado il numero, uno in Cristo, possiamo ciascuno in Lui il nostro tutto, e per questo, benchè‚ p ossiamo sembrar lontani per l'isolamento del nostro corpo, rimaniamo alla Chiesa sempre vicinissimi per il sacramento inviolabile dell'unità.
Così ciascuno dei fedeli apparisce una piccola Chiesa, quando, nel mistero dell'unità nascosta, un uomo riceve tutti i sacramenti della umana redenzione, che sono conferiti da Dio nella stessa Chiesa Universale.
Se dunque non si può dubitare che un uomo riceva i sacramenti comuni a tutta la Chiesa, che cosa impedisce che un uomo solo pronunci le parole comuni della Chiesa, dato che i sacramenti hanno molta più importanza delle parole ?
Dal Dominus vobiscum, c. 5,6 e 10
Preghiera
Dio onnipotente, concedici di seguire con tutto l'impegno
gli insegnamenti e gli esempi di S. Pier Damiano;
affinchè, sempre fermi nel servizio di Cristo e della Chiesa,
possiamo essere guidati alle gioie dell'eternità.
Per Cristo nostro Signore - Amen.