Indy - Financial Watch Forecast 2003
by Sbancor Tuesday December 31, 2002 at 12:10 PM
Sbancor@hotmail.com

Come promesso arriva il financial watch di fine anno. Auguri a Tutti. sperando che la realtà possa migliorare le previsioni non proprio confortevoli

Buon anno compadres,
E' giunto anche quest'anno quel momento magico in cui l'economista, il freddo e cinico uomo dei conti, il divulgatore di verità telecomandate, insomma l'aedo del Capitale, si trova a dover fare i conti con il futuro. Le previsioni economiche di fine anno: croce e delizia di ogni centro di ricerca. Anche noi non sfuggiremo alla tradizione. Anche noi "daremo i numeri" ammaliati dalla venalità magica delle cifre macroeconomiche. Mestiere un po' da stregone, un po' da iettattore. Lo confesso.
Ma tantè. "Hic Rodhus hic Salta" come diceva quel tale.


1. Le Borse

Le borse hanno archiviato l'anno nel peggiore dei modi possibili nel peggiore dei mondi possibili. Eccovi le cifre del disastro in variazione percentuale:

Mib30 (Italia)…………………………-26,40
Numtel (Italia tecnologico)……………-49,88
DAX (Francoforte Germania)…….…-44,96
CAC40 (Parigi, Francia)………………- 34,87
SMI (Zurigo Svizzera)……………...-28,73
FTSE 100 (Londra Gran Bretagna)……….-26,60
Dow J. (USA titoli industriali)……… -17,14
Nasdaq (USA titoli tecnologici)……… - 30,87
Nikkei (Tokio, Giappone)……………- 18,63


Non c'è che dire la distruzione del capitale di carta continua. L'interrogativo è: la bolla si è sgonfiata completamente o no? E cosa accadrà dopo? Secondo me si può fare di peggio, ad esempio non è da escludere un ulteriore ribasso all'avvicinarsi della Guerra in Irak, seguito però da un rapido rialzo non appena si profila la "scontata" vittoria. Accadde già nel '90, accadrà di nuovo. Tutto ciò ovviamente nel I° trimestre del 2003. Seguirà una fase di alta volatilità (su è giù, giù e su, come sull'otto volante.) poi tutto si stabilizzerà, a meno di altri eventi drammatici.
Notiamo che siamo giunti al terzo anno consecutivo di Borsa negativa, cosa che non si vedeva dal 1931 (Great Depression).


2. La crescita economica: le variazioni del PIL (Prodotto Interno Lordo)

E' la parte più scivolosa delle previsoni. Per onestà va detto che lo scorso anno vi si ruppero il naso Paul Krugman e Robert Solow e (absit iniura verbis) anche il sottoscritto. Avevamo infatti previsto una recessione (PIL negativo) negli U.S.A nel primo trimestre 2002. E' quelli, suppongo solo per farci rabbia, sono andati oltre il 4%!
Ci siamo rifatti dopo, quando tutti prevedevano una ripresa lunga e noi abbiamo parlato di "double dip" cioè di un andamento a W. Ora il PIL USA dovrebbe cresere nel 2003 del 2,6%, l'Europa dell' 1,5% (Italia e Germania sotto la media). Il Giappone , ch ha chiuso il 2002 a -0,5%, quindi in recessione, potrebbe risalire poco sotto l'1%, ma con molti dubbi.. L'Argentina che ha perso il 15% del suo PIL potrebbe risalire al +2/3%.b Anche il Brasile di Lula sconterà difficoltà, soprattutto per il debito estero e il forte aumento dei prezzi.. Venezuela e Colombia sono in situazioni drammatiche, per tutti gli altri pesi dell'America Centrale e Meridionale le previsioni non superano il 2% di crescita. Ma sempre possibili sono le crisi del debito. Su questo tema date un occhiata a http://www.imf.org/external/pubs/ft/...2/04/index.htm

Fin qui le previsioni come si suol dire di "consensus".
Io vorrei però introdurre alcune variabili di rischio che potrebbero cambiare la previsione in senso negativo (worst scenario)

a) Gli Stati Uniti stanno subendo una politica di dollaro debole, in parte perché il mercato da sintomi di "fuga dal dollaro", in parte perchè un po' la stanno perseguendo loro stessi per sostenere il proprio export. Si parla di un ulteriore taglio di 50 basis point (0,5 punti percentuali) da parte della Federal ùReserve. Contemporaneamente però gli USA tentano di usare la spesa militare per il rilanco dell'economia (warfare) investendoci circa il 4,3% del PIL che nel 2003 supererà il 5%. La spesa pubblica militare, sempre spesa pubblica è. E può finanziarsi o attraverso un aumento delle tasse (e Bush the II° ha attacchi di idrofobia al solo pensarci) o attraverso un incremento dei debito pubblico. Ma per incrementare velocemente il debito occorre invertire l'attuale politica dei tassi e rialzare almeno il "trentennale" cioè il Treasury Bond a scadenza 30 anni. Ciò però potrebbe determinare una stretta creditizia e mandare a quel paese la ripresa, già stentata di per se.
b) Anche la crescita del prezzo dell'oro che ha toccato il massimom a 354 dollari l'oncia, è un segnale che masse importanti di capitali internazionali stanno abbandonando il dollaro. Alcune importanti banche centrali asiatiche stanno valutando l'opzione di ridurre le riserve in dollari. C'è anche una proposta malese per introdurre una nuova moneta di riserva "il dinaro aureo" gestita secondo i principi dell'islam banking.. I giapponesi hanno diminuito del 10% la propria quota di investimenti negli USA., 18,5 miliardi di dollari sono tornati in Europa nei primi nove mesi del 2002. E poi ci sono i capitali arabi, soprattutto sauditi, estremamente inquieti. La discesa del dollaro se non pilotata bene potrebbe trasformarsi in uno scivolone molto pesante.
c) L'Europa.. ogni volta che parlo d'Europa mi viene in mente Rimbaud "Se desidero un'acqua d'Europa, è la pozzanghera / nera e fredda dove verso il crepuscolo odoroso/ un fanciullo inginocchiato e pieno di tristezza,/ lascia un fragile battello, come un farafalla di maggio". Oppure mi viene in mente la parafrasi di un noto reazionario austriaco: "L'Europa: una espressione geografica". Senza una politica estera, senza una politica industriale, senza una politica "tout court". I sussulti indipendentisti dell'Europa nei confronti dell'Impero americano fanno sorridere, ricordano da un lato bimbetti sorpresi a rubare la marmellata, dall'altro le senili alzate di testa del compianto Generale de Gaulle. Dal punto di vista economico l'Europa è un non senso. Ha una moneta che si rafforza sul dollaro, ma che non diventa ne bene rifugio ne moneta per le transazioni internazionali (il petrolio si compra ancora in dollari!) Cionondimeno siamo invischiati in un patto di stabilità" ormai demenziale in quanto combatte l'inflazione quando il pericolo è la deflazione. Infine la forza dell'Euro rovina le nostre esportazioni, e l'europa tutta, a cominciare dai tedeschi, ha più vocazione "mercantile" che "capitalista". Infine mentre gli americani possono permettersi politiche espansive senza rischiare fiammate inflazionistiche, grazie al recupero sui prezzi innescato da una maggiore produttività, a noi, scarsamente produttivi, perché scarsamente tecnologici anche questa via ci è preclusa. E' pure dubbio che la BCE riduca ancora i tassi, ancorata a un verbo ultraliberista e rigorista, che neppure l'America applica più. Insomma che dio salvi gli Europei dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea! In termini economici L'Europa è un fattore della recessione mondiale, non certo la soluzione
d) Le banche. Le banche soffrono. La sofferenza del banchiere e prestare soldi a qualcuno e non rivederli indietro o peggio rivedere indietro azioni sopravvalutate di fabbriche decotte e di squadre di calcio. Accade con la Cirio, Accade con la Fiat (v.Fidis). Finora le banche soffrono in silenzio. Talmente in silenzio che per non intristire i propri depositanti cercano di mettere il meno possibile di "sofferenze" nei propri bilanci. Ma se il gioco in qualche parte del mondo si rompe? Le banche più a rischio sono quelle giapponesi, ma lo Stato e la Bank of Japan hanno già un piano di salvataggio. Scricchiolii si avvertono un po' dovunque, dagli USA alla Germania, dalla Svizzera all'Italia. La differenza fra una grande depressione e una crisi di Borsa è costituita solo dalla capacità delle banche di fare argine impedendo che la crisi finanziaria si trasmetta all'economia reale. Se iniziamo a vedere crepe nella diga sarà bene allarmarsi sul serio. (Ma su questo vi propongo un prossimo "focus")
e) La crisi del debito degli emerging markets potrebbe allargarsi ad altri paesi, creando una breccia nell'argine delle banche.
f) L'Asia par che dorma….i Dragoni (Corea Taiwan,Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore ecc.) si stanno ancora curando le ferite della crisi del 97-98. I tassi di crescita saranno solo fra il 4% ed il 6%.
g) Fuori dal coro solo India e Cina con prospettive di crescita sopra il 7%.
h) Per l'Africa viene datpo un incremento medio del PIL del 3%, ma ricordiano che paesi come la Nigeria lo scorso hanno hanno perso il 2,3%. Con i tassi di natalità africani, una crecsita del 3% vuol dire una diminuzione del reddito procapite.

In ultimo il petrolio. Sarè una variabile della guerra: prima salirà a picco, poi scenderà sempre a picco. I prezzi medi per il 2003 me li gioco fra i 20 e i 25 dollari al barile. Alla faccia dei catastrofisti.


Un altro mondo è possibile? Un altro mondo è sempre possibile. Se per esempio le nazioni industrializzate decidessero di investire il 5% del proprio PIL nominale nel III° mondo su programmi di aiuto eco-compatibili e soprattutto sottratti all'ingordigia dei capit tribali, sarebbe possibile avere quel 4-5% di domanda in più che oggi manca al mercato mondiale. E questo senza rivoluzioni. Ovviamente non dovrebbe trattarsi di un "Piano Marshall" (di cui molti dimenticano la finalità primaria che era fermare il comunismo ricostruendo benessere in Europa) . Dovrebbe essere un uso sapiente delle risorse. Non sognamoci di piazzare le Fiat invendute nel III° mondo. Consumeremo solo ossigeno. Poi occorre abbattere le barriere doganali per i prodotti locali che possono essere venduti in Europa e negli USA.
L'elenco è lungo, ma ragionevole. Sempre più ragionevole di quel che sta succedendo in Sud-America . Anche gli americani se fossero saggi saprebbero che una politica che crea ai loro confini Sud società comuniste, non stati socialisti, ma veri esempi di comunismo dei consigli, forse non è stata una politica accorta. Almeno che non sognino soluzioni da guerra infinita anche in sudamerica. Se invece della guerra al terrorismo si facesse davvero la guerra alla povertà forse potremo davvero augurarci un buon anno!



Caro Sbancor...
by agaragar Tuesday December 31, 2002 at 01:13 PM

Caro Sbancor, non può investire in "lotta alla miseria e fame" chi la produce per motivi strutturali che tu ben conosci. Creare la "scarsità" della merce significa creare quelle condizioni economiche di mercato e di "asimmetria sociale" che stabiliscono la "modernità" di qualsiasi paese del mondo OGGI. Ovviamente la "scarsità" è solo apparente: la merce ha definito una società a sua misura e la sua "apparenza" è solo un meccanismo di marketing...

Il tuo consiglio finale andrebbe indirizzato alle istituzioni dell'Europa e del mondo che, però, non hanno saputo opporsi al mainstream neoliberista. Ci resta la ricostruzione DAL BASSO. Il commercio alternativo, le campagne di consumo mirato, la lotta all'utilizzo "flessibile" del risparmio, una lotta dura alle rendite en general...
In sostanza: non ci resta che resistere e spingere l'acceleratore delle lotte sociali ancora più a fondo.

Saluti.



proprio così, proprio così
by Sbancor Tuesday December 31, 2002 at 01:40 PM

Hai duecentomilavolte ragione. La cosa più assurda di tutte è che c'è un movimento mondiale, dal basso, che chiede niente di più che niente di meno che l'applicazione del buon senso economico, altro che stravaganze ed intellettualismi rivoluzionari. E a fronte di questo abbiamo tutti i governi ed il 99% dei cosidetti provissori universitari di economia che dicono; No.

Hasta la victoria!


nuovo disordine mondiale
by versus Tuesday December 31, 2002 at 05:43 PM

Sempre lucida e puntuale l'analisi di sbancor ,anche se a mio avviso troppo ottimista .....e cazzarola vista la competenza e la vicinanza al mondo finanziario e bancario del personaggio non mi dispiacerebbe ascoltare una più decisa presa di posizione circa la reale situazione economico finanziaria che questo cazzo di mondo sta attraversando.
Innanzitutto occorre ammettere che il sistema è fallito,e che và ristrutturato ora ,altrimenti care le mie guerre e scontri di civilità che ci toccherà vedere .sappiamo che siamo arrivati a questo punto principalemnte per problemi di natura economica e che se non interveniamo con riforme strutturali sul sitema finanziario monetario la situazione non potrà far altro che peggiorare ,il mondo è pieno di debiti inesigibili vedi argentina brasile usa europa e tanti altri,quindi o subiamo le guerre per regolare i nuovi assetti del mondo (sic) oppure cominciamo a darci da fare per modificare lo stato di cose ,innanzitutto dicendoci chiaramente che allo stato attuale senza interventi strutturali al sistema saremo presto tutti falliti, nazioni istituzioni bancarie e cittadini .

Gli americani come al solito hanno preso l'iniziativa per risolvere i loro problemi a modo loro ,il mondo cosidetto civile è in grado di formulare soluzioni alternative alla guerra perpetua degli yankee ,oppure preferisce far finta di niente e stare alla finestra come sta facendo ora nella speranza che nei futuri assetti geopolitici qualche briciola possa cadere dalla tavola del tiranno?
tanta salute e tanta fortuna a tutti per il nuovo anno ,ne avremo sicuramente bisogno .




La situazione è grave...
by sbancor Tuesday December 31, 2002 at 059 PM
sbancor@hotmail.com

La situazione è greave, ma non è seria, come diceva Flaiano. In realtà il capitalismo vive sulla lama di un rasoio. E qualche volta si taglia. Peccato che iul sangue non sia mai loro....


nuovo disordine mondiale
by versus Tuesday December 31, 2002 at 067 PM

apprezzo la battuta ,ma il problema non è il capitalismo in quanto tale ma le forme distruttive e speculative che ha assunto specie dopo l'abbandono degli accordi di bretton woods.
Occorre ammettere che allo stato attuale non solo il sistema non crea ricchezza frena la ricerca ,non contribuisce alla crescita e al benessere dell'umanità ,ma al contrario destabilizza i paesi crea tensioni e guerre ,e indebita in maniera esponenziale e definitiva molte nazioni del mondo.

Ovvio che così non si possa continuare , ne siamo tutti consapervoli?


ho proprio paura di no!
by Sbancor Wednesday January 01, 2003 at 11:15 AM

Ho proprio paura di no! A leggersi i documenti della Casa Bianca sull'estrazione di petrolio in Alaska o contro il protocollo di Kyoto vengono i brividi. Io purtroppo però penso che vi sia una "soluzione finale" che quantomeno gira nelle teste malate di alcuni geopolitici. E' l'idea di separare capitalismo e sviluppo. Il capitalismo diviene un affare per pochi, quell'1% della popolazione che detiene il grosso delle azioni. Per gli altri le strade sono o diminuzione volontaria delle nascite o diminuzione non-volontaria della vita media. C'è uno studio che si chiama NSS200 che teorizza l'arma alimentare contro la sovrappopolazione del III° mondo. Lo commissionò Henry Kissinger e da allora è sempre stato aggiornato!



Complimenti, Sbancor!
by Emiliano Wednesday January 01, 2003 at 01:11 PM

Hai dato un motivo alla mia indyanata post-capodannale!