Chiara Stellati
UNA IDEOLOGIA DELL'ORIGINE.
Franco Freda e la controdecadenza
Edizioni di Ar - 2002 - Euro 21.00

Recensione di Adriano Segatori, apparsa in 'Margini' n. 40 (ottobre 2002)

Iniziare una recensione, seppure minuscola, rivolgendo i complimenti all'
Autrice, può apparire come una caduta di stile, un cedimento plebeo, una
maliziosa piaggeria tanto frequente nel teatrino degli intellettuali; una di
quelle efficaci mossette di circostanza in cui il recensore, offrendo un
insinuante beneplacito cerca, paritariamente, la considerazione del
recensito. Per l'occasione, però, decido di azzardare l'equivoco e scegliere
la trasgressione.
Per età, per mestiere e per riconoscimento altrui, ho avuto molte
possibilità di leggere e valutare scritti diversi e varie tesi di laurea, ma
raramente ho condiviso in toto la forma letteraria e l'esposizione contenuta
nei singoli lavori. Il testo di Chiara Stellati, dal canto suo, non presenta
sbavature di giudizio né abbandoni al compiacimento: tutto scorre con
precisione documentale, con chiarezza d'approfondimento, con coerenza di
descrizione. Altrettanto incisiva, essenziale, lucida la prefazione di Anna
K. Valerio.
Ad entrambe sinceri e spassionati apprezzamenti, anche per il coraggio
dimostrato nell'affrontare in modo asettico un argomento tanto pericoloso:
in un mondo in cui l'indipendenza di pensiero è un optional non ricercato,
mentre il conformismo vile è distribuito in serie, la scelta della
precisione e della linearità nell'esposizione è già indice di carattere.
L'audacia in cosa consiste? Nell'affrontare senza l'ombra del pregiudizio e
della superstizione quel fenomeno che va sotto il nome di <<radicalismo di
destra>>. L'argomentazione si snoda attraverso un periodo che va dagli anni
1943-45 ai giorni nostri, con la rassegna di documenti scritti e di
testimonianze dirette riguardo ai movimenti che hanno costituito un ambiente
particolarmente variegato, per non dire, a volte, palesemente conflittuale e
contraddittorio. Il libro focalizza l'attenzione su un personaggio che
emerge con chiarezza indiscutibile, un <<individuo famigerato>> per sua
autonoma autodefinizione, Franco Freda, e sul sodalizio-confraternita dallo
stesso fondato e retto, denominato Gruppo di Ar. Entrambi, reggente e
comunità, conosciuti per discutibili vicende giudiziarie, bersagli di ogni
preconcetto e di ogni possibile falsificazione, obiettivi di manipolate
citazioni quanto di inammissibili contraffazioni. Il lavoro della Stellati
compie un'opera essenziale di disintossicazione dalla propaganda corrente e,
quindi, di purificazione dalla vulgata persecutoria.
La formulazione ideologica di Freda e il <<progetto "metamorfico">> del
Gruppo sono inequivocabili: nessuna incitazione alla pratica di violenza o
al metodo di terrorismo, neppure all'impegno partitico. Le prescrizioni
dottrinarie prevedono un lungo ed incessante lavoro su di sé per l'
eliminazione delle scorie sedimentate in anni di condizionamento ideologico.
Le considerazioni sullo Stato, sulla giustizia, sulla politica, sulla
comunità si rifanno a quelle <<idee senza parole>> che derivano da Platone e
dalla civiltà classica. Tentare un riassunto dei fondamenti ideologici, per
affrontare i vari piani della realtà contingente, sarebbe un'impresa tanto
semplicistica quanto riduttiva. Desidero puntualizzare soltanto il parametro
fondante di tutto il discorso metapolitico: l'uomo. Il messaggio per l'uomo
è chiaro, in similitudine sintonica con il consiglio di Wittgenstein:
"Migliora te stesso, è l'unica cosa che puoi fare per cambiare il mondo". La
differenza, però, è direzionale e in ciò si avverte, ad esempio, l'aggancio
con Corneliu Codreanu. Non un procedimento psicologico lineare ma una vera e
propria rivoluzione interiore espressa dalla stessa etimologia: un percorso
di riscoperta e di ritorno a ciò che è da sempre e per sempre sarà. La
ricerca di quella totalità con il sovrannaturale, che non è neppure
pensabile con un lavoro intellettualistico, con un attivismo sfrenato, con
un'elaborazione programmatica, può essere affrontata solo con la lotta
incessante per smantellare dentro di sé ciò che è superfluo, contingente,
borghese - quindi plebeo -. E' l'evocazione di quell'anima trascendente
quale presupposto di superamento degli aspetti biologici, zoologici dell'
uomo. E' un continuo incitamento alla differenziazione, alla formazione,
alla sacralità, al superamento dell'aspetto vegetativo e al raggiungimento
della forma integrale che si riconosce nella radice <<Ar>> - come arte,
aristocrazia, areté (nobiltà interiore), arya (signore dello spirito): "(.)
l'uomo differenziato, colui che nell'adesione alla visione del mondo
tradizionale manifesta l'appartenenza ad una precisa stirpe, ad una
particolare razza dello spirito". Tutto ciò che è prassi risulta totalmente
secondario, infero, rispetto alla preparazione dell'anima. La stessa
incriminazione per razzismo, che ha determinato la condanna di Freda, non
regge alla prova ideologica: nessuna superiorità razziale ma distinzione
peculiare affinché ogni anima personale e comunitaria trovino, nell'Origine,
la propria forma, la specifica espressione del daimòn. Quale imputazione di
eversione, dunque, se il mondo attuale è la corruzione dei valori originari:
al massimo una colpa per attività controdecadente! L'uomo di Freda è il
soldato politico, impermeabile alle seduzioni progressiste, agli incantesimi
mercantili, ai richiami dei partiti. Egli è l'esempio della comunità, non l'
individuo massificato di parte di essa. Naturalmente sono insufficienti le
affermazioni di principio o le rappresentazioni isteriche, la dimostrazione
deve avvenire attraverso il comportamento, "rigoroso, aristocratico e del
tutto privo di qualsiasi elemento chiassoso, enfatico e populistico". Il
procedimento di formazione segue la "via della persuasione" di
Michelstaedter, che "non è corsa da <<omnibus>>, non ha segni, indicazioni
che si possano comunicare, studiare, ripetere." Quest'uomo "non diventa tale
per nozioni apprese dai libri, ma è già tale in origine. Egli appartiene ad
una diversa "razza dello spirito". Freda e i componenti del Gruppo di Ar,
documentatamente, assurgono - come riconosciuto dagli stessi apparati
inquisitori - ad esempio di stile di vita e di pensiero.
Chiara Stellati, nel suo libro, indica magistralmente una via di
comprensione inconfutabile per la pedagogia di Freda e dei suoi sodali. Chi
vuol conoscere, senza pregiudiziali tossiche, le loro basi ideologiche, si
concentri sulla lettura e sull'eventuale approfondimento. Chi, in malafede,
intende manipolare ciò che è documentato, tenga presente, al plurale, l'
avvertimento di Nietzsche in Ecce Homo: "Ascoltateci! Perché siamo questo e
questo. E soprattutto con scambiateci per altro!".