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    brescianofobo
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    Thumbs up I socialisti escono dalla CDL ?



    Sabato 25 Settembre 2004, 164


    Elezioni Suppletive: De Michelis, Mani Libere Per Mancato Confronto

    (ASCA) - Napoli, 25 set - ''Con gli alleati - accusa Gianni De Michelis - e' mancata la discussione preventiva, non c'e' stata consultazione, negoziazione sulle candidature''. Percio', in occasione delle prossime elezioni politiche suppletive il Nuovo Psi ritiene di poter avere ''le mani libere''. Tradotto, per la consultazione di ottobre, si ritiene sciolto dal patto che lo lega alla Cdl. Il segretario del Nuovo Psi, a margine del Congresso straordinario dell'Anm, ha spiegato la posizione del partito, che ha scelto per la 'liberta' di voto' in quasi tutti i collegi. Nel collegio Napoli 1 'Porto-Isola d'Ischia' (lasciato vuoto dalla Mussolini) il Nuovo Psi ha presentato un suo candidato, Gennaro Salvatore. De Michelis ha confermato che il 'patto con gli elettori assunto nel 2001 verra' comunque onorato fino alla fine della legislatura'. E ha aggiunto: ''Consideriamo la nostra partecipoazione alla Cdl una presenza 'provvisoria', un'alleanza 'provvisoria'. Certo - ha continuato De Michelis - non dipende dalle nostre scelte se c'e' chi finisce per usare la Cdl come una sorta di taxi... Riteniamo che cio' sia dovuto all'inadeguatezza dell'intero sistema politico. Un sistema maggioritario sbagliato, che ha fallito e che va cambiato. Noi - ha continuato De Michelis - lavoriamo esplicitamente per questo, per superare il bipolarismo all'italiana, che non funziona, che si e' rivelato una manipolazione del corretto confronto democratico ed ha reso ingovernabile l'Italia. Questo sistema bipolare va scomposto e ricomposto''. Tornando alla scelta della 'mani libbere' alle suppletive di ottobre, De Michelis ha chiarito: ''Nelle suppletive abbiamo voluto marcare il fatto che i voti dei socialisti non sono ne' aggiuntivi, ne' automatici. Devono essere discussi e negoziati, mediante un comune confronto. nel caso delle suppletive cio' non e' avvenuto e allora ci siamo sentiti liberi di scegliere''.

  2. #2
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    Predefinito tratto da LA SICILIA.Ot 8 ottobre 2004

    NOMINATA COMMISSIONE Tesseramento
    al «Nuovo Psi»

    CALTANISSETTA - Alla presenza del coordinatore regionale on.le Milioto, si è riunito l'attivo provinciale del Nuovo Psi di Caltanissetta.
    «Sono state illustrate le linee generali della collocazione politica del partito – è scritto in un comunicato – che intende rilanciare la propria identità storica, sulla base di una forte ed autonoma iniziativa politica, alla quale tutti i socialisti di ieri e di oggi sono chiamati a partecipare e alla quale devono essere sensibilizzati i tanti nuovi simpatizzanti e nuove giovanili energie. L'attivo si ritiene fortemente impegnato su quattro punti: realizzare entro il 31 ottobre il nuovo tesseramento; procedere subito dopo alla celebrazione dei congressi sezionali e provinciali; dare organi di riferimento certi al partito a livello locale e a livello provinciale; definire ed esprimere una politica chiara e di forte visibilità»
    L'attivo provinciale del Nuovo Psi «decide di promuovere le più larghe intese per la aggregazione delle forze laiche e socialiste, sulla spinta delle indicazioni che provengono dalle segreterie nazionali del Nuovo Psi, del Partito Liberale e del Partito Repubblicano Italiano».

    L'attivo ha poi nominato la commissione di coordinamento provinciale per il tesseramento che risulta così composta: Dario Giambarresi, Carmelo Tandurella, Fabio Antonuccio, Angelo Morello, Agostino Cascio e Giuseppe Falsone. La commissione sarà coordinata da Gaetano Di Noto.

  3. #3
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    Predefinito tratto da L'AVANTI 1 dicembre 2004

    L’europeismo miope di Amato e Giscard

    01/12/2004
    Giuliano Amato, Ralph Dahrendorf, Valery Giscard d'Estaing sono uomini d'onore. Il loro onore di europei d'America, contro ogni suggestione di europeismo intriso di antiamericanismo, li ha indotti a quella lettera aperta (“Caro Bush, voltiamo pagina”) pubblicata domenica sul “Corriere della Sera”, per iniziativa dell'Aspen Institute Italia, non priva di accenti critici e anche autocritici sulle ultime stagioni delle relazioni tra Stati Uniti ed Europa. Bisogna, per Amato, Dahrendorf e Giscard, evitare “due errori di prospettiva: occorre che gli americani non smettano di considerare l'integrazione europea tra i loro principali interessi e che gli europei non inizino a definire la loro identità in opposizione agli Stati Uniti”. Giustissimo. Ma questi “due errori di prospettiva” non sono in realtà due volti di un unico errore di prospettiva? E perché chiamare in causa atteggiamenti e comportamenti dell'America di Bush invece che dell'Europa di Chirac e di Schroeder? E davvero in Europa ci si può adoperare per rendere possibile l'affermazione di una leadership palestinese responsabile e affidabile, come ai tre uomini d'onore piacerebbe, senza sradicare quelle incestuose contiguità con il terrorismo palestinese che hanno segnato e disonorato le politiche dei Prodi e dei Solana? Non senza “ésprit de geometrie” e con qualche risorsa pure di “ésprit de finesse”, la lettera aperta degli europei d'America vorrebbe articolare e bilanciare le ragioni di una alleanza transatlantica più forte, comunque e dovunque, delle incomprensioni e delle lacerazioni registratesi negli ultimi anni. Si evocano la Cina, l'India, la Russia, la Nato, l'Iran, il Medio Oriente e, ovviamente, un'America non più in campagna elettorale e un’Europa ancor più integrata. Ma non c’è alcun riferimento - nei sentimenti e negli argomenti degli europei d'America - alla Gran Bretagna. Perché? Perché si considera Blair un americano d'Europa, troppo vicino alle scelte di Bush per partecipare dell’“europeismo” degli Chirac e degli Schroeder? Perché nella vicenda dell'integrazione europea, la sovranità nazionale del socialismo francese merita più rispetto e più attenzione di quella del laburismo inglese? Perché nella storia e nel futuro dell'Europa il 1789 francese deve pesare più del 1688 inglese (per alleggerire poi, nel sistema globale, il peso del 1776 americano…)? “L'Europa - scriveva su ‘La Stampa’ di domenica scorsa Barbara Spinelli - si può fare senza inglesi, e più volte s’è fatta loro malgrado. Senza la Francia no. La Francia è una potenza che ha sempre fatto o disfatto l'Europa, e anche adesso ha il potere di edificarla come di disintegrarla. Senza Parigi, gli altri referendum europei diventano in fondo superflui e la Costituzione, solennemente firmata il 29 ottobre a Roma, sarà affossata”. Non è così. Almeno dopo l’undici settembre e dopo tutto quel che ne è seguito, un'Europa senza inglesi è impensabile. Del resto, Giorgio La Malfa su “Il Sole 24Ore” sempre di domenica scorsa replicava alle ricorrenti accuse al governo Berlusconi di scarso europeismo con un ricordo assai lontano dalle odierne sensibilità della Spinelli e degli stessi Amato, Dahrendorf e Giscard. In una polemica degli anni Sessanta - all'indomani del veto posto dalla Francia gollista (di cui Chirac è l'erede) all'ingresso della Gran Bretagna guidata allora (come oggi) da un primo ministro laburista - Ugo La Malfa aveva rilevato come l'Unione europea senza la Gran Bretagna e contrapposta agli Stati Uniti non avesse alcun valore agli occhi degli europeisti veri. “Oggi - argomenta Giorgio La Malfa - che l'Europa unita degli Chirac e degli Schroeder non ha il coraggio di difendere la democrazia del voto in Ucraina ed è su questo tema assai più cauta della Amministrazione americana, siamo certi che l'europeismo italiano coincida esattamente con un appiattimento sulla Francia e sulla Germania, come vorrebbe l'attuale opposizione?”.

    Luigi Compagna

    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/ELALUNABUSSO.mid[/mid]


  4. #4
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    Predefinito tratto da LA SICILIA on-line 23 gennaio 2005

    Bobo Craxi «Per ora il Psi resta ancorato al centrodestra»

    Roma. Il Nuovo Psi resta fedele per ora all'alleanza della Cdl, ma per le politiche del '06 è tutto da decidere: è il messaggio lanciato da Bobo Craxi, vicesegretario e portavoce del partito, nel suo intervento al congresso: «Quale che sia l'esito delle alleanze alle prossime regionali, io riterrei un errore stipulare accordi politici affermando che la scelta da compiere nel '06 è già scritta ed è già obbligata».
    In ogni caso, «il partito si dovrà nuovamente riunire a congresso per decidere e stabilire se confermare o dismettere l'alleanza». Resta una «disponibilità di fondo a mantenere l'impegno con l'alleanza di governo fino alla scadenza naturale di legislatura» e «c'è una disponibilità a ridiscutere, su basi nuove, un rapporto con l'alleanza», a patto che ci sia una «compatibilità con la nostra storia e cultura politica».
    Ma è stato il rapporto con le altre forze laiche del centrodestra, in vista di quella che il repubblicano Del Pennino ha chiamato la «Grande federazione democratica laica e socialista», a caratterizzare i lavori della seconda giornata del congresso in corso alla Fiera di Roma. Sul palco si sono succeduti i rappresentanti di Pri e Pli che hanno sottolineato la necessità per i laici di «diventare forza egemone della Cdl» e, soprattutto, di rappresentare «l'ago della bilancia della politica italiana». Ora e nel futuro.

  5. #5
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Socialismo liberale: quando l’aggettivo ha la meglio

    di Tommaso Alibrandi

    Secondo un importante giornale dell’establishment, al recente congresso del Nuovo Psi molti interventi sarebbero stati contrari alla collocazione del partito nella Cdl in quanto i "socialisti liberali" non possono stare che a sinistra. Secondo altri giornali, meno allineati, le cose non sarebbero andate proprio così. Ma, dopo aver sottolineato che questa vicenda conferma la diffidenza che ogni persona accorta deve avere verso ogni giornale, compreso il proprio, va detto che il problema di fondo mette in luce, ancora una volta, il dilemma storico del socialismo italiano, quello che ha tragicamente impedito ai "socialisti liberali" di governare il Paese.

    Prescindiamo dall’antinomia storica fra destra e sinistra. Si tratta di una terminologia che, se poteva avere un senso oltre un secolo fa, è andata man mano perdendo qualsiasi significato reale, ed oggi è niente più che un pasticcio verbale, che può però fare molto danno se la classe politica e culturale non si decide a fare chiarezza sul punto. Il vero nodo della questione è che la frattura di fondo, la faglia, della politica italiana, non passa tra destra e sinistra, ma tra "socialisti liberali" e quelli non liberali. E’ una vicenda vecchia più di un secolo e tanto vale chiamarla con il suo nome storico, come contrapposizione tra riformisti e massimalisti. Per motivi, che non è facile comprendere, e che talvolta sfiorano il patologico, i primi si sono sentiti sempre subalterni rispetto ai secondi. Così Pietro Nenni, che aveva tutte le carte in regola, ed anche il secondo partito d’Italia, per governare il Paese compì l’errore storico del "Fronte popolare", confondendo le sorti dei propri "socialisti liberali" con quelle dei non liberali. E così perse. Ed era fatale, giacché in Italia non c’è mai stata, non c’è e probabilmente non ci sarà mai una maggioranza elettorale favorevole ai socialisti non liberali. L’unico personaggio che comprese con chiarezza questo punto, fu Bettino Craxi. E per questa ragione egli ha governato l’Italia per quattro anni ed è stato l’arbitro della politica nazionale per un decennio. Per questa stessa ragione egli è stato l’uomo più odiato dai socialisti non liberali, il suo rovesciamento dei rapporti di primazia tra le due anime del socialismo non gli è stato mai perdonato.

    Il problema si può porre anche in altro modo. Ed è che nella formula "socialismo liberale", l’aggettivo prevale sul sostantivo, giacché il liberalesimo è l’adesione a un procedimento di libera espressione della volontà politica, che – in quanto procedimento di metodo – deve necessariamente venir prima di ogni volontà di contenuti. Al contrario, i socialisti non liberali, pur di imporre le proprie convinzioni, sono disposti a relegare in secondo piano il metodo liberale. E’ questo il vero crinale della politica italiana, altro che la vieta ed antiquata distinzione fra una destra e una sinistra (che nei fatti non sono più identificabili in nessuno dei due poli a confronto).

    E sarebbe veramente grave e triste se proprio gli eredi di Bettino Craxi non comprendessero questa semplice verità. E’ una verità molto semplice da comprendere. Ed infatti il merito storico di Craxi non è quello di aver avuto l’ingegno per comprenderla, ma il coraggio per applicarla. Sfatò un tabù, e vinse, dimostrando che così stavano le cose. Perché questo sventurato Paese deve avere una cultura politica così mediocre da rimasticare le stesse cose venti anni dopo?

  6. #6
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    Thumbs down prunik forever

    E' diverso tempo che non frequento il forum, ma non posso credere che questo sia ancora a piede libero.

  7. #7
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    Predefinito tratto da L'AVANTI 1° luglio 2005

    INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI: “CONCORDO CON LA FIGLIA DI BETTINO, MAI CON I NOSTRI CARNEFICI”
    Boniver: “Socialisti nell’Ulivo? Io non ci sto”

    Lunghi articoli di giornali dedicati alla diaspora socialista, tornata prepotentemente d’attualità con incontri e dibattiti sull’argomento. Con la consapevolezza dei diversi protagonisti di dover dare risposte chiare e precise alla base, che stia nella Casa delle libertà o nell’Unione di centro-sinistra. Ma la discussione per tornare all’unità ha proceduto finora per linee ovattate e striscianti, quasi che tutti i dirigenti dei vari Sdi, Nuovo Psi e altri avessero il timore che una analisi approfondita possa rimettere in discussione l’identità e la stessa ragion d’essere dei rispettivi piccoli (o piccolissimi) partiti. C’è chi si limita a riconoscere l’incapacità di trasformare la ripresa in consensi, e chi promette una vaga rifondazione socialista. Ma la situazione è in movimento, come lascia intendere il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver. Delusi, sconcertati, divisi: ecco come si ritrovano i socialisti della diaspora. Quale dovrebbe essere secondo lei il punto di partenza per la rinascita? “L’ideale sarebbe una forza socialista autonoma. Questo rimane un progetto encomiabile ma che purtroppo, vista l’attuale legge elettorale, è nei fatti impedito”. Sta pensando a un vecchio pallino di Bettino Craxi… “Sì, i socialisti sono da sempre proporzionalisti convinti. Sull’argomento ho assistito personalmente allo svolgersi del lungo carteggio fra Bettino Craxi, all’epoca già in esilio, e Silvio Berlusconi. Durante gli anni Novanta, quando c’era la commissione Bicamerale, Craxi citava le grandi figure dei costituzionalisti italiani, dai cattolici ai repubblicani ai socialisti, cercando di incidere da lontano nel dibattito. Ed era riuscito a convincere Berlusconi della bontà di un sistema proporzionale cosiddetto alla tedesca. Sappiamo poi che anche quella stagione di riforme possibili venne interrotta da una lunga sequenza di ottusi e contrapposti veti. Oggi ci troviamo con un sistema cosiddetto bipolare che presenta pochi vantaggi e molte disfunzioni. Basti ricordare la lunghissima, rissosa verifica che ha dilaniato il centro-destra e che si è conclusa con una inutile e drammatica crisi di governo. Sull’altro versante invece è in onda quotidianamente l’infinita telenovela riguardante la figura di Prodi leader di una Fed e di un Ulivo sempre più frammentati”. Ma lei, che ha una lunga e prestigiosa storia socialista, da che parte sta? “Senza ombra di dubbio sto con le motivazioni espresse in modo chiaro da Stefania Craxi nella sua lettera al Corriere di martedì scorso che si può sintetizzare con la frase oramai divenuta celebre nell’immaginario e nel subconscio collettivo di tutti i socialisti: mai con i nostri carnefici”. Fedele alla Cdl, dunque. “La Casa delle libertà, pur con le sue tante contraddizioni, rappresenta la scelta politica convinta per quei socialisti che guardano alla leadership di Silvio Berlusconi come ad un politico di aperture liberali, di grande fermezza e dignità in politica internazionale che ha già fatto delle riforme molto importanti, ad esempio quella delle pensioni. E che in questa complicata fase di confusione a livello europeo, grazie all’alleanza con Blair, riuscirà a tracciare un percorso di rinnovamento e di razionalizzazione della grande costruzione europea. Certo, sono molte anche le delusioni per alcuni di noi che non possono dimenticare la grande, indispensabile impronta data dal socialismo riformista di stampo craxiano proiettato verso l’ammodernamento e l’allargamento degli spazi di libertà del nostro Paese. La recente e cocente delusione sull’esito referendario sulla legge 40, sulla fecondazione assistita, mostra ancora una volta quanto sia punitivo per la nostra democrazia l’aver sradicato proprio quel pensiero laico e libertario tipico e forte del Psi e dei cosiddetti partiti laici minori”. Nel frattempo, i socialisti si parlano con diffidenza. Il recupero d’un rapporto fra le varie anime s’affida spesso a scelte improvvisate, poco utili per riprendere un discorso comune su tradizioni e prospettive dei riformisti. Passato e futuro, occasioni mancate e opportunità possibili si rincorrono ormai quotidianamente negli interventi che animano il dibattito politico. E alcuni stanno lasciando la maggioranza di governo. “Mi dispiace molto che siano socialisti coloro che dopo tanti anni pensano di abbandonare la Cdl in quanto il dibattito in corso sul partito unitario, geniale intuizione di Berlusconi particolarmente utile con l’attuale sistema elettorale (che non ci piace), necessita dell’apporto di tutti, soprattutto di quanti hanno accumulato in questi anni una grande esperienza di amministratori e comunque di rappresentanti di quella minoranza di laici all’interno della Cdl che è il vero e proprio sale della politica italiana”. All’Avanti! da tempo ormai arrivano lettere, fax ed e-mail di quanti sulle prospettive future non hanno idee molto chiare. Lei che consiglio dà ai militanti del vecchio Psi? “Di non farsi fuorviare dal falso dibattito destra-sinistra in un Paese in cui smaccatamente le parti sono quasi sempre rovesciate. Parlo per me stessa ma, con una sinistra che ha partecipato all’infoibamento del Psi, che si vergogna in patria di chiamarsi socialista, che ha estromesso dalla storia la figura di Craxi e degli altri grandi socialisti, con questa sinistra giustizialista, vendicativa e arruffona io non ci sto. E insisto: nella Casa delle libertà c’è l’assoluto bisogno di un importante filone del riformismo socialista, liberale e radicale per contrastare gli eccessi di un moderatismo vecchia maniera”. Insomma i socialisti devono, senza timore di perdere la propria identità, liberarsi da visioni manichee di un mondo in continuo cambiamento.

    Fabio Ranucci

  8. #8
    brescianofobo
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    Predefinito Re: tratto da L'AVANTI 1° luglio 2005

    Originally posted by nuvolarossa
    [B][color=green]INTERVISTA AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI: “CONCORDO CON LA FIGLIA DI BETTINO, MAI CON I NOSTRI CARNEFICI” [size=5]
    I carnefici del PSI furono Lega, MSI, PRI e Fininvest, nonchè Larini e Tradati che accusarono Craxi di essere un ladro, lo sanno tutti tranne la signora Boniver e la Stefania Craxi.

    Amici, ma questa leggenda metropolitana dei DS "carnefici", chi è che se l'è inventata? Il Berlusca, per caso?

  9. #9
    brescianofobo
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    Ah, per inciso: i vostri amiconi della LEGA e dell'MSI furono pure i carnefici del PRI.

    Corriere della Sera (7 marzo, 1993)
    Sezione: giustizia - Rilevanza: 16%
    decreto straccia avvisi di garanzia


    Corriere della Sera (7 marzo, 1993)
    Sezione: varie - Rilevanza: 8%
    su misura per l' ex segretario pri, ha insinuato Fini. per l' Edera replica Battaglia: falso, e' una vergogna


    Corriere della Sera (11 marzo, 1993)
    Sezione: giustizia - Rilevanza: 20%

    linciaggio e' bello, sentenzia Miglio

    Corriere della Sera (12 marzo, 1993)
    Sezione: varie - Rilevanza: 13%
    La Malfa aggredito, sputi dai missini

    Corriere della Sera (12 marzo, 1993)
    Sezione: varie - Rilevanza: 39%
    La Malfa: non ho violato la legge

    Corriere della Sera (13 marzo, 1993)
    Sezione: varie - Rilevanza: 9%
    invito del MSI a La Malfa

    Dopo l' aggressione di militanti della "fiamma", davanti al tribunale di Milano, ai danni di Giorgio La Malfa, Ignazio La Russa, deputato missino, ha cercato di ridimensionare l' incidente, invitando La Malfa a un dibattito pubblico.

    Corriere della Sera (13 marzo, 1993)
    Sezione: varie - Rilevanza: 50%
    La Malfa saluta i suoi, col pianto in gola

  10. #10
    brescianofobo
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