Alla riscoperta del concetto tradizionale di Comunità come unico antidoto all’individualismo imperante nella società moderna"
Negli ultimi anni del secolo appena concluso è iniziato un processo di rivalutazione di una filosofia politica,il Comunitarismo,che merita un’attenzione particolare e che ha suscitato dei dibattiti culturali tra i più vivi nello scenario europeo.
Tale corrente filosofica,che nasce da peculiari studi sociologici,è stata volutamente occultata dall’intellighenzia liberal-democratica,perché,focalizzando la sua ricerca sul concetto di Comunità,pone le basi per un’interpretazione dei rapporti politici contemporanei antitetica a quella discendente sia dal materialismo dialettico sia dall’interpretazione utilitaristica delle teorie illuministe.
Il padre di questo pensiero filosofico-politico è stato Ferdinand Tonnies,che nacque a Oldenworth,nel nord della Germania,il 26 luglio del 1855.
Nella sua opera più famosa:"Gemeinschaft und Gesellschaft"(Comunità e Società),la cui prima edizione è del 1887,egli racchiude tutto il suo progetto,che è finalizzato ad ottenere <<la premessa della perfetta unità delle volontà umane come stato originario e naturale>>.
Il percorso intellettuale di Tonnies parte da una forte critica alla modernità ed al suo processo intrinseco di atomizzazione,dove gli individui crescono isolati e perdono qualsiasi legame con le loro realtà tradizionali.
Tonnies e tutti i "comunitarian"oppongono alla degenerazione dell’individualismo il pensiero aristotelico,secondo cui l’uomo è un"animale"sociale e politico,e la polis è una comunità intesa come un punto d’incontro,non d’individui isolati,ma di uomini legati da una comune cultura,che chiarificano dei valori umani condivisi e li assurgono a "bene collettivo".
Il bene collettivo,per i seguaci della scuola di Tonnies,non può essere la semplice somma di interessi personali,ma si concretizza in un’entità che si pone al di sopra degli stessi. L’interesse comune va accettato e perseguito attraverso l’uso della ragione,che è comunque differente dalla ragione calcolatrice di stampo illuminista e si accosta piuttosto alla concezione classica di Aristotele ed a quella realistica di San Tommaso,cioè comprendere la realtà delle idee e delle cose sia materiali che spirituali. Alla società atomizzata Tonnies contrappone l’idea di Comunità come società organica,fondata sulla riscoperta vivificante delle radici che accomunano più individui,attraverso un’impostazione ed una visuale viva ed operosa della tradizione e della storia.
Le fondamenta sono costituite dalla convivenza durevole,intima ed esclusiva degli individui e dalla comprensione reciproca(consensus),che è la volontà manifestata di voler essere Comunità.
Quest’idea ha come esatto contrario il concetto moderno di società,intesa come associazione artificiale di persone,costituita da legami apparenti e passeggeri, perché chi li instaura non condivide<<la medesima origine,gli stessi sentimenti e la stessa aspirazione fondamentale>>. La società è vista dunque come una macchina artefatta,caratterizzata dalla diversità disgregante di coloro che la compongono, perché capaci di generare un’unità affettiva solo in seguito ad un contratto od un accordo. L’eredità comune,che invece lega i componenti della Comunità vivente di Tonnies, non appiattisce le differenze,bensì contribuisce a sviluppare le diversità tra le persone,inserendole nel progetto organico dei vari corpi che formano la Comunità stessa. La dicotomia Comunità-società,l’una fondata su<<caldi impulsi del cuore>>, l’altra che<<procede dal freddo intelletto>>,si arricchisce anche di una metafora legata all’incondizionata corsa all’urbanizzazione che verso la fine del XIX sec.ha caratterizzato l’Europa. Tonnies è convinto che la grande città sia il tipo ideale della società nella sua accezione più negativa,dove<<le persone individuali ed anche le famiglie sono divise e non sono radunate in un luogo comune>> e dove l’individualismo utilitaristico è l’unica legge riconosciuta al fine di sopravvivere.
L’alternativa proposta dai comunitaristi è quella di un ritorno alla genuinità affettiva della vita sociale più primitiva,rappresentata dai villaggi,dove l’intercomunicazione tra le persone non sia un plusvalore aggiunto alla vita normale di tutti i giorni,ma sia esperienza continuativa e feconda.
La Comunità concepita da Tonnies è qualificata poi da un particolare che nessun sociologo prima di lui aveva mai analizzato separatamente,facendolo oggetto di considerazioni scientifiche:la Dignità.
La dignità è una forza che si esercita per il bene di un soggetto bisognoso e secondo la sua volontà,così da spiegare i rapporti di autorità tra genitori e figli.
Riconoscendo la Dignità dell’età,della forza,dello spirito e della saggezza è fatta salva l’armonia dei rapporti all’interno di ogni singolo nucleo familiare,ma l’intenzione del sociologo tedesco è anche quella di traslare questo archetipo nell’esperienza comunitaria,elevandolo a valore fondamentale.
Il fine ultimo della Comunità è quella di formare una socialità basata su radici comuni e condivise,smitizzando qualsiasi deificazione dello Stato accentratore e impersonale.
Per proporre un’alternativa seria alla logica tuttora imperante della società isolazionista,la scommessa di Tonnies e dei comunitaristi è dunque dimostrare che l’originalità degli individui trova la propria realizzazione nella comune appartenenza:<<la società muove dalla costruzione di una cerchia di uomini che vivono pacificamente l’uno accanto all’altro,ma che sono non già essenzialmente legati,bensì essenzialmente separati nonostante tutti i legami,mentre nella Comunità
rimangono legati nonostante le separazioni>>.