CROLLA L'OCCUPAZIONE NELLE GRANDI IMPRESE
ROMA – Crolla l’occupazione nelle grandi imprese. Il trend negativo è infatti proseguito anche a ottobre con un’emorragia di 36 mila posti (26 mila in meno nell’industria, -3,4%, e 10 mila in meno nei servizi, -0,9%). Rispetto a settembre il calo è stato dello 0,4% nell'industria e dello 0,1% nei servizi. Nelle grandi imprese industriali (quelle con oltre 500 addetti) l'occupazione è scesa nei primi 10 mesi dell'anno del 3,8% al lordo della cassa integrazione e del 4,3% al netto della cassa integrazione. Nelle grandi imprese dei servizi nello stesso periodo l'occupazione si è ridotta dello 0,6% sia al lordo che al netto della Cig.
A ottobre il ricorso alla cassa integrazione è diminuito in termini tendenziali del 21,3%. Se si confrontano invece i primi 10 mesi del 2002 e il corrispondente periodo del 2001 si è registrato un aumento del 32,6%. E' sceso anche l'indice delle ore effettivamente lavorate con un calo per l'industria al netto degli effetti del calendario dello 0,4%. L'indice delle ore lavorate per i servizi invece è rimasto invariato. Per l'industria la variazione media per il periodo gennaio ottobre 2002 è stata pari all'1,1%. In calo anche il lavoro straordinario che è passato dal 4,2% di ottobre 2001 al 4% dell'ottobre 2002. Pure nell’ambito dei servizi si è ridotto il ricorso al lavoro straordinario, sceso al 5,6% dal 6,4%.
Per quanto riguarda le retribuzioni, rileva l’Istat, il salario lordo medio per dipendente nelle grandi imprese dell'industria ha registrato un aumento del 2,6% a ottobre e del 3,1% nella media del periodo gennaio-ottobre. L'andamento, leggermente al di sotto dell'inflazione - segnalano all'Istat - è dovuto soprattutto al calo della parte variabile della retribuzione. Per la componente continuativa del salario infatti a ottobre si è registrato un aumento tendenziale del 3%.
Nei servizi la retribuzione lorda media per dipendente nelle grandi imprese ha registrato un aumento del 2,4% a ottobre 2002 su ottobre 2001. Per la sola componente continuativa per lavoro ordinario la variazione tendenziale di ottobre è stata pari al +4%.
(10 GENNAIO 2002, ORE 10:25)
DEBITO PUBBLICO RECORD
ROMA - Le entrate fiscali si sono ridotte del 4,7% nei primi unidici mesi del 2002 e a ottobre il debito pubblico ha toccato il record a 1.395,9 miliardi di euro, secondo il Bollettino Statistico della Banca d'Italia. Il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas, però, è tranquillo e sottolinea che gli ultimi due mesi dell'anno hanno registrato un'inversione di tendenza e i conti, anche grazie agli interventi straordinari, torneranno a posto.
Nei primi 11 mesi del 2002 le entrate tributarie hanno subito un calo che sfiora il 5%. Il gettito - senza tener conto dei fondi speciali per la riscossione - ha registrato una contrazione del 4,76% passando dai 272.357 milioni di euro del 2001 ai 259.391 milioni di euro del gennaio-novembre 2002.
Sul dato complessivo ha pesato anche il risultato negativo di novembre (-5,7%), ma bisogna tener conto che l'ultimo giorno per l'autotassazione scadeva all'inizio del mese successivo, ovvero il 2 dicembre: le entrate del mese sono scese di 1.444 milioni di euro, passando da 25.167 milioni di euro del novembre 2001 a 23.723 del novembre scorso.
Nuovo record assoluto, invece, per il debito pubblico che a ottobre ha toccato quota 1.395,9 miliardi di euro. Secondo il Bollettino, il debito delle amministrazioni pubbliche è cresciuto in un anno del 4,07%, rispetto ai 1.341,3 miliardi di euro dell' ottobre 2001 e mostra un lieve incremento (+0,6%) rispetto al dato di settembre (1.387,4 miliardi) che aveva segnato il valore storico più alto.
A novembre la Banca d'Italia aveva segnalato che, dopo aver toccato il livello record a settembre (1.387 miliardi), il debito sarebbe salito ancora, ''presumibilmente in base al disavanzo registrato dal settore statale”. Ma, segnalava l'istituto centrale, “dovrebbe ridursi nell'ultimo bimestre dell'anno, anche in connessione con entrate straordinarie attesa da operazioni di cartolarizzazione”.
Nel Dpef, il governo prevedeva una flessione del rapporto debito/pil rispetto all'anno precedente di 0,4 punti a quota 109,4%. A fine anno, comunque, lo scambio dei Btp fra Tesoro e Bankitalia ha consentito di ridurre il debito pubblico di circa 22 miliardi di euro, un valore vicino a due punti di pil. Questo – secondo alcune indicazioni fornite dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti a Bruxelles – consentirebbe di ridurre il rapporto debito/Pil a quota 107,7%.
In termini assoluti, il debito ammonta a ottobre a poco meno di 25.000 euro per ciascun cittadino, neonati compresi. La quota maggiore del debito è legata alle amministrazioni centrali, che 'pesano' per 1.352,1 miliardi di euro, in crescita del 3,6% (49,3 miliardi) rispetto a ottobre 2001. Anche se più contenuto, il debito dovuto alle amministrazioni locali cresce più rapidamente: rispetto a un anno fa l'incremento è del 13,69% (5,2 miliardi) che porta il totale a 43,46 miliardi.
Nessun allarme per il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas. “È un dato da non sottovalutare – spiega – ma gli ultimi due mesi dell'anno saranno nettamente migliori”. A ottobre, “non c'era l'autotassazione oppure le disposizioni sulla Dit e c'erano invece altri fattori critici”. Lo stesso discorso si può fare per l'andamento delle entrate tributarie: l'ultimo giorno utile per l'autotassazione è caduto il 2 dicembre ed è possibile dunque che la maggior parte delle entrate vengano contabilizzate sull'ultimo mese dello scorso anno.
.......E SUI TG SILENZIO ASSOLUTO.