Vi ringrazio di cuore di avermi invitato.

Io non sono di centrosinistra ma non mi sento certo uno straniero qui tra voi. Sono insieme a voi, caro Sergio, perche' abbiamo tutti lo stesso problema, quello di interrogarci su che cosa e' accaduto alla sinistra; su perche' la sinistra si e' persa l'anima, e' diventata anemica, frigida, e' osaggio dei salotti e non riesce piu a diventare invece un progetto convincente, affascinante alternativo allo stato presente delle cose. E la ricerca che abbiamo e' una ricerca comune.

Io vi ringrazio perche' mi avete dato l'opportunita' di tornare qui a Firenze. Nella citta' che ha saputo accgliere le moltitudini festose e ribelli del movimento che si contrappone alla globalizzazione liberista e alla guerra. Nella citta' che non ha messo l'elmetto pacchiano e razzista di Oriana Fallaci sulla propria testa. Qui dove appunto ha agito una soggettivita' inedita e matura che non chiede di essere tradotta e ridotta nei codici del politicismo e delle compatibilta' date, che non consente di essere assunta come un'infanzia della politica in attesa che una politica adulta la prenda per mano e la conduca dalle piazze dell'antagonismo alle stanze solenni della governabilita'.

Cari compagni, io penso che dobbiamo liberarci dall'idea novecentesca del rapporto tra movimento e politica, laddove il movimento aveva il compito della radicalita' etica e la politica invece aveva il compito del realismo anche cinico. Io credo che abbiamo bisogno della radicalita' nella politica e la radicalita' e' una necessita' stringente dei tempi che stiamo vivendo.

Voglio dire che la radicalita' non e' una colonna sonora o una coreografia romantica, ma e' esattamente la capacita' di costruire un'alternativa di sistema al mondo ferito e parcellizzato dell'incivilta' liberista e della sua economia di guerra.

Perche' siamo ad un punto dirimente della storia umana, che non consente furbizie tattiche o illusioni
emendative. Non si puo' governare da sinistra cio' che e' strutturalmente disumano e produttore di disumanita. Non si puo' correggere e rieducare la dinamica liberista e il suo indotto selvaggio di miseria sociale. E permettetemi di dire che non si puo' salvare l'anima aggrappandosi alla foglia di fico di una deliberazione sotto dettatura del consiglio di sicurezza delle nazioni unite inibendosi la possibilita' di vedere quale scenario epocale, tanto spaventoso quanto sconosciuto, nascerebbe dalla guere infinita e indefinita di Bush.

Se mi chiedete unita' io dico si': unita' contro la guerra qui e ora, oggi e domani, unita per la pace,
che non e' un'aspirazione spirituale o soltanto una solitaria profezia, ma e' proprio un'altro realismo, un'altra idea di mediazione, un'altra politica.

La guerra e' la strategia con cui la globalizzazione liberista risponde alla propria crisi di egemonia.
L'11 settembre ha rotto il mito dell'invulnerabilita' dell'impero e ha saldato il conto amarissimo dell'apprendista stregone. Quello che aveva disseminato per il mondo i veleni del fondamentalismo e del terrore che poi sono tornati a giocare in proprio un'orribile partita di morte e di potere.

Poi vi e' stato da Settle fino a genova e oltre il nuovo protagonoista planetario che ha saputo dire come nessun altro "il re e' nudo". Si e' crepato il cristallo del pensiero unico ed e' tornata dal basso e ovunque la polica fatta in prima persona, come rete di spaeri e di lotte, come rifondazione della speranza concreta che un altro mondo e' possibile. E questa onda lunga e' diventata un maremoto altri protagonosti altre identita', altre storie hanno ripreso coraggio e parola, da quella GCIL liberata dalla politiche di concertazione fino ai girotondi della legalita. Si e' riaperta tutta intera qui in italia una grande questione di classe e di democrazia; nell'aspro conflitto di lavoro per la difesa e l'estensione dell'articolo 18 contro la maledizione della precerizzazione del lavoro e della vita; nel conflitto sulla giustizia, laddove la cirami per esempio non e' solo lo scudo di previti ma e' la pretesa di impunita', anzi di innocenza, per i ceti proprietari mentre si insegue la recrudescenza penale per ogni sorta di devianza di strada e si riempiono le carceri di nuovi povei e magari di disobbedienti; nel conflitto sulla scuola pubblica laddove il centrosinistra dovrebbe compiere qualche riflessione autocritica; nel conflitto sui migranti, contro la barbaria delle nuove leggi raziali, ma permettete di dirlo a me (leggete l'ultimo numero di "Avvenimenti" e la bella copertina che questa settimana e' stata fatta dal settimanale e io che sono stato li' a regina pacis), cominciando a smantellare la vergogna dei Centri di trattenimento temporaneo, di quei lager per stranieri che sono la macchia piu' brutta sul volto dei governi di centrosinistra.

Voglio dire, su questi terreni, che sono la vita, la fatica, le ansie, il dolore, il senso, talvolta la morte delle pesone, si puo costruire un'unita' che non sacrifichi se stessa e la propria radicalita' ai totem del bipolarismo e della governabilita'.

C'era una volta l'ulivo mondiale e le sue ambizione. L'ulivo mondiale non c'e' piu' e le sue ambizioni sono diventate una infinita e noiosa disputa sulla leadeship.

Io penso, compagne e compagni che sia giunto il tempo di osare di piu', di rompere la gabbia delle formule che disegnano una prospettiva mediocre di alternanza, di rompere la prigione di cio' che e' stato, di quel centrosinistra in cui al massimo conta l'unita' degli stati maggiori tutti soggiogati al mito fagocitante del centro da conquistare.

C'e' un'altra prospettiva, un'altra parola che vive nel cuore delle contraddizioni materiali del nostro tempo, io la dico cosi', e' la parola alternativa, essa cresce nell'unita' dei movimenti, in ciascuna di quelle differenze che compongono la straordinaria e feconda pluralita' del movimento.

Compagni vi ricordate? Era la bellezza violata di genova ed e' stata la bellezza ritrovata di firenze la suora accanto al militante dei cobas, il ragazzo di lilliput con l'operaio fiat, l'animalista con il sindacalista della CGIL, il giovane zapatista accanto alla fiaccola del beato costruttore di pace. Guai a rompere questa unita'!

Per me questa unita' e' l'unica prospettiva per cui vale ancora la pena di alzare gli occhi al cielo e di continuare a cercare l'alba di un mondo nuovo.

L'intervento in video-audio su

http://audio-5.radioradicale.it/ramg...3317.rm?start="02:21:40"&end="0200"