«Presi in piazza Cittadella»
Forza Nuova: «Se il Gip convalida gli arresti, proteste in tutta Italia»
L’avvocato Roberto Bussinello e il leader del partito Roberto Fiore ripercorrono la serata dell’aggressione «La polizia ha rintracciato e arrestato i nostri ragazzi, dieci minuti dopo aver lasciato la redazione televisiva»

di Camilla Ferro
Il tempo è galantuomo. E fa saltare fuori la verità. L’avvocato Roberto Bussinello, dirigente di Forza Nuova e difensore dei sei ragazzi arrestati per l’aggressione ad Adel Smith e al suo segretario Massimo Zucchi negli studi di Telenuovo, non ha dubbi. Lo ripete più volte: «Il tempo rende giustizia, grazieiddio. E la vicenda che ci vede coinvolti sta già assumendo toni diversi da come descritta nell’immediatezza dei fatti. Sono ottimista. I titoli dei giornali sono passati da "Aggressione squadrista con uso di spranghe" - ripeto, è una falsità - a "Polemica dopo il blitz" (La Stampa), "Polizia sotto accusa" (La Repubblica). Sia chiaro», insiste l’avvocato, «i nostri militanti non hanno forzato l’uscio di Telenuovo, quindi non c’è stata alcuna violazione di domicilio. Si sono qualificati e sono stati fatti entrare: lo studio dove si svolgeva la diretta», discorso sibillino su possibili responsabilità e connivenze dentro la televisione, «se uno non sa dov’è, da solo non lo raggiunge. Evidentemente, qualcuno li ha accompagnati. Su questo pretendiamo chiarezza». E poi? «E poi doveva essere una vivace contestazione, una protesta contro un signore che attacca continuamente la nostra civiltà, una presa di posizione anche contro chi lo invita ai dibattiti permettendogli di dar voce ad offese, improperi, vere e proprie istigazioni all’odio nei confronti dell’Occidente. È stata una manifestazione per contrastare a questo uso criminale della televisione e per dire basta a chi vuole distruggere il nostro mondo. Invece, per assurdo, la frittata si è girata: Papalia ha tirato in ballo la legge Mancino proprio contro chi si è mosso per arginare l’unico vero razzista religioso della vicenda, cioè Smith». A dar supporto a Bussinello e a difendere senza critica alcuna i protagonisti della «vivace contestazione», c’è anche il leader indiscusso di Forza Nuova, il segretario nazionale Roberto Fiore (una condanna per violenze mai scontata grazie alla latitanza all’estero, ora caduta in prescrizione). «A proposito di Papalia, mi sa che vive su un altro mondo», butta lì tanto per cominciare il fondatore di Forza Nuova, «perchè non può affermare che una cosa così grave in Italia non è mai successa. Ma come, non sa che proprio qualche giorno fa il direttore del Sole 24 Ore è stato vittima di un verosimilissimo agguato omicida fortunatamente fallito, non sa che le Brigate Rosse non hanno mai smesso le loro attività terroristiche, non ha saputo delle violenze di Genova e Napoli da parte dei no global?». Si inalbera, Fiore, e spara colpi su tutti: «Papalia ha nominato la legge Mancino a caldo, senza avere gli elementi per farlo. O forse a priori si è deciso che questa norma va bene solamente per Forza Nuova e non per quanto blatera Smith, razzista vero nei confronti di noi cattolici e della nostra civiltà?» Da lì, il contrattacco: «In settimana, tanto per cominciare, denunceremo questo sedicente capo dei mussulmani italiani appellandoci proprio alla legge Mancino, vediamo che accade e chi è che istiga all’odio razzista». «Sì, preparerò io tutto quanto», conferma Bussinello, «insieme alla difesa dei sei arrestati». Arrestati che, è stato detto chiaramente, «non hanno partecipato alla protesta dentro Telenuovo. No, perchè sono rimasti fuori dalla redazione insieme agli altri sessanta», sottolinea Bussinello, «la polizia li ha presi dopo 10 minuti in un bar di piazza Cittadella ma, ribadisco, loro non hanno alzato un dito contro quei due. Le imputazioni? Violenza privata e lesioni aggravate dalla Mancino, non c’è la violazione di domicilio, ma avremo tutto più chiaro dopo che il Gip si pronuncerà domattina sulla convalida o meno dell’arresto». Altro aspetto, forti perplessità: la presenza delle forze dell’ordine. «C’erano due carabinieri in borghese nella sala regia», ricostruisce i fatti Fiore, «basta, nessun altro, non ci risulta che all’esterno di Telenuovo vi fossero le volanti di cui ha parlato il questore, sarebbero state viste, quello è un vicolo cieco. A parte questo, quando si sa che arriva in città una delegazione corposa a protestare contro Smith, e nel pomeriggio di venerdì chi di dovere lo sapeva, è doveroso predisporre un servizio d’ordine adeguato. Dopo quanto accaduto con Pelanda, qualche precauzione in più ci doveva essere, no?». «In effetti questa storia è strana», insiste Bussinello, «il coordinatore veneto Paolo Caratossidis che in studio è entrato, sostiene di non aver visto i poliziotti nè fuori nè dentro la Tv. Nessuno poi dei due carabinieri che si dice fossero nello studio è intervenuto per fermare il blitz o, dopo, per identificare i ragazzi». Già, il blitz. Tornano in più riprese a ribadire, Bussinello e Fiore, che l’intento era solo quello di mettere in scena una «vivace contestazione». Difendono i giovani compagni con la storia dello sgabello. «Tutto è degenerato», vogliono convincere, «quando Smith ha afferrato uno sgabello e l’ha alzato verso i ragazzi. Lì, dalle parole, si è passati alle mani. Se poi è vera, come è, che Zucchi ha impugnato la pistola che teneva sotto la giacca, allora non c’è bisogno di altre spiegazioni». Conferme sul fatto non ce ne sono. Il segretario di Smith nega di essere stato armato. Anche fosse, gli conviene che questa storia non venga fuori: arrestato il 2 aprile del 1985 come fiancheggiatore delle Brigate Rosse, tre anni di carcere preventivo, due processi, non può certo avere legale porto d’armi. «È contro questa gente, pericolosa e aggressiva, che Forza Nuova rivendica il diritto di mettere in atto la propria strategia di difesa nell’interesse collettivo», Fiore snocciola il leit motiv ideologico del partito, «a tutela della patria, della civiltà, del cattolicesimo. Ma come si permette questo qua di dare dell’extracomunitario al Papa, di parlare di Gesù Cristo come di un cadaverino su due legnetti, dell’eucarestia come rito satanico? Bisogna intervenire e lo faremo con la costituzione in tutta Italia di comitati civici a salvaguardia della civiltà cristiana. Abbiamo già avuto l’adesione di parlamentari, docenti ed esponenti del mondo civile». Comitati civici come quelli costituiti nel dopoguerra da Gedda, il medico veneziano diventato poi fondatore dei Comitati civici. «Solo che allora», aggiunge Fiore, «il nemico da combattere era il comunismo, oggi l’integralismo islamico». C’è la certezza del consenso popolare: «La nostra azione», continua Fiore, «ha sì sollevato critiche ma anche simpatie e solidarietà da parte della Lega, di An, della Casa delle Libertà, dei cattolici tradizionalisti, di tutta gente che non vedeva l’ora che qualcuno facesse qualcosa contro chi denigra le nostre tradizioni». L’alternativa? «L’alternativa è la sopraffazione del popolo islamico. Ma ve la immaginate Verona mussulmana? Le statue sarebbero velate, gli affreschi non si potrebbero vedere, la musica classica sparirebbe dall’Arena. Il pericolo va arginato fin da subito». Primo campo di prova: il gay pride in programma a Bari: «Lo impediremo legalmente», annuncia Fiore, «e non sarà solo una contromanifestazione: abbiamo 9 mesi di tempo per avviare una campagna di sensibilizzazione in modo tale che sia la stessa città a non volere la sfilata delle oscenità contro natura. Il nostro, da adesso in poi, sarà un salto di qualità non sul piano della violenza ma della politica facendo appello ai valori naturali della vita, della famiglia, dell’integrità morale e nazionale dell’Italia». Altra sfida: «candideremo alle prossime elezioni comunali a Treviso i sei militanti arrestati venerdì sera, perchè diventino un punto di riferimento chiaro per la gente, perchè in loro che sono andati là a volto scoperto a difendere il paese e il cattolicesimo i cittadini abbiano rappresentanti sensibili e vicini al sentire comune». Di più: «Se poi sarà convalidato l’arresto dei fermati, protesteremo in tutta Italia, ci opporremo, sappiamo bene come fare». Il rischio di replay della «vivace contestazione» è alle porte. Dipende dalle decisioni che prenderà domani il giudice per le indagini preliminari. Il tempo, continua a sperare Bussinello, è galantuomo.

( da L'ARENA DI VERONA 13 gennaio 2003)