Un tempo erano in massa gli emigranti dall’Abruzzo ma negli anni ’60, ’70 e ’80 abbiamo avuto un grande sviluppo economico dovuto alla buona amministrazione politica che avevamo a quei tempi, alla vicinanza geografica alla capitale Roma, al fatto che si trattasse di uno sviluppo Adriatico che dalla Romagna si è sviluppato alle Marche e dalla Marche si è sviluppato all’Abruzzo e anche dall’Abruzzo si è esteso al Molise, dall’intelligenza di noi Abruzzesi che abbiamo avuto tanta fantasia imprenditoriale in quegli anni e abbiamo creato certe aziende che tipo la Casucci a quei tempi facevano concorrenza anche a quelle del troppo grasso e opulento Nord, dall’unità politica in quanto a quei tempi i voti che prendeva la DC erano tanti e anche nei paesi in cui la gente votava tipo San Valentino in Abruzzo Citerior il PCI lo votavano però in massa e quindi a quei tempi i governi statali aiutavano le zone che davano loro il voto indipendentemente dalla posizione geografica. Possiamo dire che da soli ci siamo costruiti anche le autostrade perché la A24 e la A25 che portano a Roma furono fatte dall’allora Sara, società alla quale partecipavano anche gli enti tipo la Regione Lazio e la Regione Abruzzo, non dalla Autostrade come la maggior parte delle autostrade italiane.
La nostra agricoltura che ha da sempre dato ottimi prodotti è stata rallentata dal Mercato Comune Europeo dall’assistenzialismo di quei tempi e dalle limitazioni imposte alle produzioni oggi per impedire che divenisse concorrenziale a quella dei Paesi del Nord Europa.
Un tempo l’Abruzzo faceva parlare di sé. Nonostante quel partito di ignoranti e ciarlatani chiamato Lega Nord ci consideri meridionali nonostante siamo parte integrante dell’Italia Centrale a tutti gli effetti, e si sa cosa pensa chi è adepto a quel partito, o pseudomovimento che forse meglio definisce, quando sente la parola meridionale, e è stata la prima regione d’Europa a uscire dall’Obiettivo 1. Quindi questa volta possiamo aggiungere di essere dell’Italia Centrale anche dal punto di vista economico oltre a quello geografico (noi ci troviamo sotto alle Marche e più a Nord del Lazio), storico (siamo popolazioni di stirpe piceno – sabina e avendo prima che quello stronzo di papa di nome Adriano IV cedesse la nostra terra al Regno dei Normanni, successivamente Regno di Napoli, fatto parte del Ducato di Spoleto), etc. etc. etc. Questa volta ci accorgiamo che non contiamo quasi niente all’interno dell’Europa che ci ha imposta Prodi e sempre meno in generale. Oltretutto siamo in balia delle multinazionali che ci colonizzano. E non dice niente la perdita della Saila, l’azienda che produce le liquirizie; il suo nome significa Società Anonima Italiana della Liquirizia Abruzzese … ora è canadese … anche se è prodotta alla stessa maniera di prima, con la stessa liquirizia presa qui da noi, con i nostri metodi ora chi compra il prodotto legge prodotto per e il nome di una società multinazionale canadese la cui sede della società filiale qui in Italia è a Milano. Meno male che molte aziende prestigiose ce le abbiamo ancora sotto controllo senza essere prese da altri tipo la Molino Alimonti. E che cosa dire della privatizzazione dei servizi tipo l’acqua? E delle multinazionali industriali e del commercio tipo la Honda-Pilkington? Ci sono troppi centri commerciali che sono controllate per la maggior parte da lobbies straniere che hanno portato alla chiusura di molte attività commerciali più piccole ma della popolazione del posto. Non ci dice niente che molte nostre banche sono entrati nei gruppi bancari le cui sedi sono tutte al Nord? Ora la Caripe che è stata una banca per noi storica è diventata parte del gruppo Banca Popolare di Lodi (che la controlla per il 95%) così come molte piccole banche popolare e casse di risparmio nel resto d’Italia. Ora che la vendita si è conclusa e la BPL ha il pacchetto di maggioranza il popolo è preso quasi in giro perché crede che i suoi risparmi saranno investiti nel suo territorio ma vanno a finire a Lodi, così come è già successo per la Carispaq, la Banca Popolare della Marsica e la Banca Popolare di Lanciano e Sulmona. Di banche locali sono rimaste solamente la Carichieti, la Tercas e ogni Banca di Credito Cooperativo presente nella regione. Questo porta che l’Abruzzo diventa territorio di accumulo di capitale per le multinazionali a spese nostre che siamo ignari contribuenti a assassini del nostro futuro.
Noi dobbiamo cercare di difendere le nostre risorse economiche, ambientali e lavorative a ogni costo e riscoprire la nostra storia, tradizioni e cultura e resistere a ogni penetrazione di multinazionale o di sottomissione.
Noi corriamo di nuovo il pericolo di essere un soggetto passivo della storia di altre nazioni. Un tempo si resisteva al Francese, allo Spagnolo, all’Austriaco che veniva armato di spada o fucile a sottometterci e ora rischiamo di reiterazione dell’elemento storico passato anche se in chiave più moderna. L’obiettivo perseguito dal liberalismo è quello dell’omologazione civile-culturale e economica su scala planetaria.