Scrivevo pochi giorni fa che l'attuale classe politica «ondeggia perennemente, in modo contraddittorio e grottesco, fra una feroce 'tolleranza zero' e un 'garantismo' peloso e di facciata» (Quotidiano Nazionale, 20/12).
Mentre alla Camera è in discussione il cosiddetto «indultino» e in Commissione giustizia l'indulto vero e proprio che, secondo il testo attuale, dovrebbe riguardare anche i reati di mafia e l'omicidio volontario purché non punito con l'ergastolo, la stessa Camera ha votato l'altro ieri, gioiosamente e all'umanimità, una nuova legge che prevede fino a quattro anni di carcere per chi maltratta gli animali e che rende reati da codice penale illeciti che prima erano colpiti da misure amministrative e pecuniarie. Cioè mentre da una parte il Parlamento si appresta a svuotare le carceri, in nome del sovraffollamento, dall'altra le riempie sanzionando la galera per illeciti minori. Perché se è comprensibile una pena carceraria per chi organizza combattimenti clandestini fra animali, dato che questo fenomeno è legato alla criminalità organizzata e in particolare alla camorra, dare due anni di galera a chi scommette su tali combattimenti e uno a chi fa pellicce di cani e gatti, li maltratta, li abbandona o li fa vivere in condizioni «incompatibili con la loro natura», è semplicemente grottesco (a parte che dovrebbero allora finire in gattabuia tutti gli imprenditori di allevamenti intensivi).
Per i nostri parlamentari, che han definito «storica» questa legge, è equo, evidentemente, che un assassino esca di galera e che chi ha dato una pedata al suo cane vi entri. Si dirà che chi abbandona il gatto e il cane o li maltratta in galera in realtà finirà per non andarci mai, grazie all'infinita serie di condoni, sospensioni, condizionali e benefici vari di cui sono disseminati i nostri codici penali. Ma è proprio qui che sta il marcio di questa giustizia, all'italiana, bizantina e spagnolesca, fatta di «grida» ferocissime e di un lassismo di sostanza.
Una giustizia del genere finisca per non essere presa sul serio da nessuno, in particolare dai delinquenti, reali e potenziali. In un Paese serio le pene non devono essere severe, nè tantomeno sproporzionate come questa che infligge la galera a chi maltratta animali, ma devono essere applicate con severità, e una volta che il colpevole sia stato individuato in una persona in carne e ossa, vanno comminate senza sconti, senza buonismi e senza facili pietismi per quella carne e quelle ossa.
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http://ilgiorno.quotidiano.net/art/2003/01/18/4056411