Maroni vuole comitati per il NO del governo
Referendum sul lavoro, Fini d’accordo. L’Ulivo: decisione grave. Amministrative, voto l’11 maggio
ROMA - Domenica 11 maggio per il primo turno e domenica 25 per il ballottaggio. Sono queste le date più probabili delle prossime elezioni amministrative. Comunque, sono le date sulle quali sta lavorando il ministro dell’Interno cui spetta la convocazione dei comizi elettorali. Al voto di primavera saranno chiamati quasi 12,5 milioni di italiani. Dovranno rinnovare i consigli regionali della Valle D'Aosta e del Friuli Venezia Giulia, 12 amministrazioni provinciali e 467 comunali. Il voto di primavera si incrocerà con il referendum voluto da Rifondazione per estendere l’articolo 18 a tutti i lavoratori dipendenti. Ieri il ministro del Welfare Roberto Maroni ha prospettato la costituzione di comitati per il «no» da parte del governo: «Stiamo valutando la possibilità che il ministero o il governo partecipi o addirittura costituisca dei comitati per il no». «Se Maroni fa il comitato io aderisco subito», ha assicurato poco dopo il vicepremier Gianfranco Fini. Immediata la replica dei Ds affidata al responsabile lavoro Cesare Damiano: «Non si è mai visto. Per la prima volta un governo e non un partito organizzerebbe dei comitati». La Margherita considera «molto grave la decisione ventilata dal ministro Maroni di un impegno diretto del governo nei comitati per il no».
La data del referendum non è stata ancora fissata, ma deve essere compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. In questo caso convocare l’elettorato spetta al presidente della Repubblica. I comitati per il «sì» chiedono l’abbinamento con le amministrative (la chiamata alle urne per il voto locale aiuterebbe a superare il quorum del 50% che renderebbe valida la consultazione referendaria), ma al ministero dell'Interno fanno notare che sebbene la legge elettorale non lo vieti, «l'abbinamento non è mai avvenuto». Tra i motivi di carattere tecnico, viene invocata la diversa composizione dei due seggi e i diversi compensi che dovrebbero ricevere presidenti e scrutatori.
Della cosa si è parlato ieri anche nella segreteria Ds. Ma, come ha ribadito più tardi ai giornalisti il coordinatore Vannino Chiti, anche il partito di Fassino e D’Alema è contrario a mettere insieme le due consultazioni: «L'accorpamento è impossibile». La linea emersa nella riunione della segreteria della Quercia è di netta contrarietà a un referendum giudicato «inopportuno e sbagliato». Anche perché «divide il fronte che si era costruito durante un anno di battaglie e aveva respinto il referendum sulla libertà di licenziamento proposto dai radicali». Ma la segreteria Ds deve tener conto della sinistra interna che è in parte favorevole al referendum promosso da Rifondazione. Così, per evitare altre lacerazioni interne evita di dare indicazioni di voto: «Non è il momento di pronunciamenti schematici per il sì o per il no». Comunque, la Quercia non organizzerà comitati e lavorerà «nell'Ulivo per proposte di legge» che consentano di evitare il referendum. Intanto il diessino Cesare Salvi, ex ministro del Lavoro, torna a difendere il referendum come «unico strumento che permette di decidere se sia giusto che viva una norma contro i licenziamenti ingiusti. Tutto il resto è accessorio».
Felice Saulino
Corriere della Sera, 23 gennaio 2003