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    Predefinito Il Tricolore o della memoria smemorata

    Il Tricolore o della memoria smemorata

    Lo scorso mese di gennaio ha visto due sintomi tipici del morbo gallico, la malattia devastante che affligge la nostra mediocre élite culturale.
    Da più di due secoli i nostri intellettualucci da salotto sono abbacinati da tutto ciò che viene d'Oltralpe, forse perché a farfugliare un po' di francese ed ad ostentare indignazione e puzza sotto il naso ci riescono tutti, persino la Melandri.
    Tornando a bomba tutto cominciò il 7 con la bagarre per il tricolore in salsa reggiana poi, qualche settimana dopo, venne l'affronto di una statua del piccolo caporale da collocarsi niente po' po' di meno che a Venezia.
    Riguardo il Tricolore è necessario essere chiari, la nostra bandiera è quella adottata il 27 marzo 1848 dal Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna con ratifica della decisione di Carlo Alberto d'alcuni giorni prima.
    E quella la bandiera del Risorgimento, di Vittorio Veneto e di Isbuscheskij (ma anche di Adua e di Caporetto) ed è, in realtà, quadricromatica perché l'azzurro sabaudo c'era e non è del tutto scomparso nemmeno dalle insegne della repubblica.
    È questo dunque il Tricolore fatto a immagine e somiglianza del popolo che rappresenta: poche luci, tante ombre e troppa cialtroneria.
    È questa l'insegna dello Stato Nazionale italiano (modesto epilogo di tremila anni di storia della penisola ma tant'è) perlomeno finché a qualcuno non riuscirà d'annichilirlo nell'Europa.
    A questo vanno il rispetto e gli ossequi prescritti dalla Legge.
    Ma l'insegna del 1797 è ben altra cosa, è espressione di servile piaggeria, rappresenta gli italiani adusi a strisciare sul carro del vincitore.
    Incarna quegli eroi che immolarono festanti le proprie natiche allo straniero, al conquistatore più brutale e rapace dai tempi di Alarico.
    Sventolando i vessilli dell'invasore supplicarono il padrone che ne concedesse loro l'uso, ed il padrone disse no! Siete matti! Il biano-rosso-blu è per i dominatori, a voi servi basti il verde!
    A testimonianza imperitura del servilismo italico resta l'insegna di non so quale legione cisalpina in bianco-rosso-blu, a ricordare il tallone gallico un'altra, dei granatieri in bianco-rosso-verde ma con ricamati motti in francese.
    Questo è il tricolore di Reggio Emilia, questo celebrano Ciampi e Veltroni, di questo si pretende che noi tutti andiamo fieri.
    Per carità chi esalta Castro e difende Saddam può anche amare Bonaparte, ma altra cosa è infliggere una tale umiliazione ad una Nazione intera.
    Germania e Spagna fanno iniziare la loro storia moderna dalla resistenza popolare contro l'invasore francese.
    In Inghilterra l'equiparazione tra il caporale Corso e l'imbianchino Austriaco è addirittura un luogo comune.
    Da noi invece si riesce a far partorire il mito dell'indipendenza nazionale da una compagine –la Repubblica Cisalpina (poi Regno Italico) che riusciva a compendiare il peggio di Stati collaborazionisti alla Salò con quelli a Sovranità limitata come la Bulgaria di Dimitrov.
    Si esalta una bandiera sotto cui gli italiani poterono morire ma non esercitare il comando, la bandiera d'un'armata coloniale dove il coscritto italico era la carne da cannone, non poteva superare il grado di generale di brigata ed anche in quel caso era sottoposto all'umiliante tutela degli ufficiali (di grado inferiore) francesi del suo staff.
    S'incensa l'uomo che c'ha imposto la gabbia istituzionale ed amministrativa da cui non riusciamo a liberarci, l'uomo dei prefetti, colui il quale ha annichilito le autonomie locali ovunque siano arrivate le sue baionette.
    L'uomo che pretese d'imporre a tutto il Continente lo stesso sistema normativo senza alcun rispetto della cultura e della civiltà delle diverse Genti (che progetto sinistramente attuale!).
    Si mitizzano modelli perdenti quali la Rivoluzione dell'89 e quella, radiosa, d'Ottobre e s'ignorano o si disprezzano i valori dalla Rivoluzione Inglese e di quella Americana che si sono dimostrati trionfanti alla prova della storia, e si che basterebbe leggere Montesquieu per capire come quel poco di buono che c'è nelle idee dei Philosophes venga d'oltremanica, idee e valori che, oltretutto, scaturiscono dalla civiltà dinamica ed imprenditoriale dei banchieri fiorentini e dei mercanti veneziani di cui i popoli di lingua inglese vantano l'eredità spirituale.
    Comunque ogni paese ha i miti culturali che si merita, e o ci si rassegna o ci s'impegna con vigore a rompere la cappa di conformismo intellettuale contrapponendo a banalità volterriane o gramsciane il pensiero di Locke o quello di Burke.
    Ma al di là dei massimi sistemi una cosa mi piacerebbe chiedere ai cultori del tricolore reggiano, perché glissano sull'emblema ricamato al centro di quella bandiere, proprio lì dove, un cinquantennio dopo, sarà ricamato lo scudo sabaudo? Perché il loro rigore filologico non si spinge fino in fondo? Perché non recuperano dunque anche quel fascio littorio che del repubblicanesimo giacobino è l'indiscutibile simbolo?

  2. #2
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    Predefinito

    A proposito: ho sentito che Ciampi vuole il 7 gennaio festa tricolore. Improbabile che una minchietta possa proporre il tricolore col buco in mezzo, per simboleggiare l'assenza di simboli appropriatori [lasciamo poi perdere quelle quattro repubbliche marinare che ci sono ora che non significano nulla: baggianata degaspero-togliattiana?!, il bibliotecario vaticano ed il cittadino sovietico...]

  3. #3
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    Predefinito

    forse l'ho già detto, ogni paese ha i simboli che merita

 

 

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