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  1. #21
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  2. #22
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  3. #23
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  4. #24
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    Predefinito tratto dal sito http://www.pri.it

    Shoah

    Abbiamo un numero impresso col fuoco nella nostra carne

    Noi non dimentichiamo la Shoah, nemmeno portassimo impresso a fuoco nelle carni il numero che individuava gli ebrei nei campi di sterminio. L’abbiamo visto quel marchio in amici e congiunti che sono sopravvissuti e quasi non ci credevamo che un uomo potesse essere trattato e considerato come una bestia. E indigna oggi pensare che qualcuno abbia voglia di paragonare l’orrore dello sterminio a qualche esempio contingente, Auschwitz ad Abu Ghraib, quasi fosse possibile una soluzione di continuità, in cui magari le vittime si fossero trasformati in carnefici.

    Questo è un insulto alla memoria dell’Olocausto, una deformazione della storia, un’abiezione ideologica che non potremo mai accettare. C’è stato un evento tremendo commesso nel cuore e nelle tenebre dell’Europa, da popoli e genti che, seppure civilizzate, non sono riuscite a comportarsi civilmente. Ma quello che conta è che un tale meccanismo perverso, quello che ora appare come un incubo o un delirio, sia stato fermato, tardi, magari, ma comunque fermato. E conta la condanna espressa su questo tragico evento. Condanna morale così elevata da non consentire più paragoni con nulla, perché nessuno al mondo può mai più vagheggiare impunemente la distruzione di un popolo. Perché se mai qualcuno lo pensasse, dovrà prima o poi cimentarsi contro i sentimenti di tutta l’umanità e la forza delle nazioni che sconfissero gli autori dell’Olocausto. Questa la ragione per cui i leader mondiali sono presenti ad Auschwitz nel giorno della memoria. Lo testimoniano anche in Italia ed in Germania le parole degli uomini di governo, da Schroeder a Fini, che sanno valutare fino in fondo il peso di una vergogna che ha infamato la storia e la vita di questi due grandi Paesi. Noi siamo felici di sentire proferire oggi parole di condanna tanto ferme. Ciò dimostra i passi compiuti verso un progresso vero, nel quale non vi sono più discriminazioni razziali, e l’eguaglianza dei diritti dei popoli è un valore comune per tutti.

    Ciononostante non ci facciamo delle illusioni in merito. Quella che pure appare come una verità accertata sul piano morale è contraddetta in molte zone della terra e dell’animo umano, dove si annida ancora un cupo sentimento di odio verso l’altro: in Medioriente, nell’Africa più profonda, ancora in Europa. Ma possiamo dire che la determinazione di combattere queste pulsioni è ancora più forte e soprattutto, più vasta.

    Roma, 27 gennaio 2005

  5. #25
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 27 gennaio 2005

    Shoah e paesi arabi: la memoria e la tragedia

    A sessant'anni dalla Liberazione dei deportati del campo di Auschwitz, in occasione della Giornata della Memoria, l’Istituto Culturale della Comunità Islamica Italiana e l’Assemblea Musulmana d’Italia rinnovano al popolo ebraico, alle Comunità ebraiche in Italia e all’estero e allo Stato d’Israele il cordoglio e la solidarietà per un crimine efferato e cieco di sterminio ideologicamente pianificato. Le organizzazioni musulmane moderate d'Italia ribadiscono oggi il loro impegno affinché la memoria del passato serva ad impedire che un crimine orrendo venga reiterato, ancora in odio del popolo ebraico e d'Israele, dagli ideologi del fanatismo wahhabita che sono eredi e continuatori delle ideologie totalitarie del secolo scorso.

    Per la prima volta nella storia, il 24 gennaio 2005 si è svolto presso il Palazzo di Vetro di New York un memoriale delle Nazioni Unite per commemorare l’Olocausto del popolo ebraico. Possiamo rallegrarci che oggi le nazioni che rifiutano di condannare e commemorare la Shoah non abbiano potere di veto come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Quando si tratta di commemorare pubblicamente la Shoah di fronte al mondo, molti regimi però si astengono: il Palazzo di Vetro era mezzo vuoto. E questa la Tragedia di cui dobbiamo esser consapevoli nel giorno della Memoria. Possiamo attenuarla sostenendo quelle organizzazioni che chiedono che l’educazione all’odio etnico etnico, religioso, razziale o antisemita sia classificata come crimine contro l’umanità secondo la legislazione internazionale.

    La reale tragedia per chi oggi si richiama alla Memoria e che nessuno degli ambasciatori arabi, eccetto quello giordano, abbia presenziato mentre le Nazioni Unite commemoravano l’Olocausto. E che il principe Zeid Ra'ad al-Hussein, unico diplomatico arabo a partecipare al memoriale, lo abbia fatto inserendo nel suo intervento insinuazioni di propaganda anti-israeliana. La Shoah seguita ad essere oggetto di rimozione culturale in tutti i paesi arabi, mentre non lo è, e in alcuni casi non lo è mai stato, in molti dei paesi musulmani non-arabi.

    Le eccezioni fra gli intellettuali, gli scrittori, i giornalisti, gli opinioni e i leader religiosi arabi esistono e sono pregevoli, ma restano tali. Se il test della “moderazione” dei paesi arabi passa attraverso la loro condanna dell’antisemitismo, l’indice è infimo oggi come lo era nel secolo ventesimo. L’epoca in cui i rappresentanti dei paesi arabi diranno circa l’Olocausto quelle parole di condanna che sono comuni in America e in Europa, è purtroppo per tutti noi ancora lontana.

    S.A.H. Palazzi

    Segretario dell’Assemblea Musulmana d’Italia
    (A.M.d’I.)

  6. #26
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    Predefinito Mai piu' ci troveranno impreparati. Mai piu'!, di Deborah Fait

    Mai piu' ci troveranno impreparati. Mai piu'!

    Le sirene che suonano a Yom ha Shoa' per ricordare ai vivi che siamo tutt'uno con quei sei milioni di morti, si sono spente e rimarranno in silenzio fino a mercoledi' prossimo quando urleranno ancora nel ricordo dei 23.000 soldati e cittadini israeliani ammazzati dalle guerre arabe e dal terrorismo palestinese. Israele , dopo quei due minuti di immobilita' ...

    Deborah Fait
    http://www.informazionecorretta.com

  7. #27
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  8. #28
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    Predefinito dichiarazione la malfa su sharon

    'Israele conferma la natura di
    grande paese democratico, coraggioso e determinato nel difendere la
    sicurezza dei suoi cittadini e la sua indipendenza, ma anche pronto a
    contribuire a una soluzione del conflitto in Medio Oriente''. Lo
    afferma il ministro per gli Affari europei e presidente del Pri,
    Giorgio La Malfa, commentando il ritiro israeliano da Gaza.

    ''I repubblicani -aggiunge- sono felici di vedere tanti giudizi
    elogiativi rivolti al premier Sharon. Ma non possono certo dimenticare
    le critiche miopi e feroci che hanno colpito il premier israeliano
    negli anni, fino alla costruzione del muro''.

    ''Se invece di indulgere nel sostegno all'intifada, e nel
    giustificazionismo dell'estremismo palestinese -conclude La Malfa- la
    sinistra italiana ed europea avesse saputo mantenere per lo meno un
    atteggiamento di equidistanza, si sarebbero meglio potuti anticipare i
    passi compiuti ora, risparmiando tante sofferenze ad arabi ed ebrei''

  9. #29
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    Predefinito tratto da http://www.pri.it

    Italiani meticci, Nucara ha ragione

    In relazione al dibattito politico scaturito a seguito dell'intervento del Presidente del Senato al meeting di Comunione e Liberazione, desidero esprimere il più vivo apprezzamento sulle parole che ha pronunciato il Segretario del Pri Francesco Nucara.

    La miscela di razze ed etnie è infatti una ricchezza per i popoli, rappresentando, essa, un parametro certo del grado di civiltà e di matura democrazia che una comunità può offrire al progresso sociale.

    A meno che non si vogliano scelleratamente (ri)percorrere le buie strade che di frequente hanno portato l'uomo, anche nel corso della sua più recente storia, a sacrificare questi valori in nome di una pulizia etnica che tanti orrori ha prodotto nei regimi totalitari di destra e di sinistra, di ogni tempo e in ogni luogo in cui essa ha trovato terreno fertile, occorre che molti di noi – ed in specie coloro che hanno responsabilità pubbliche – producano uno sforzo finalizzato a scacciare ogni seme dell'intolleranza e di far sì che essa non venga sventolata da stolti o paranoici in ragione di una perversa e distorta esigenza di sicurezza, che invece va perseguita con altri metodi e, soprattutto, con una diversa cultura dello Stato rispetto a quella manifestata da alti esponenti istituzionali.

    Complimenti, dunque, alla riflessione dei repubblicani esposta dal Segretario Nucara nella quale certamente si riconoscono oggi tanti cittadini e, speriamo, domani altrettanti elettori.

    Dott. Rocco Carbone, Agenzia delle Dogane Ufficio Relazioni Internazionali

 

 
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