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  1. #11
    zilath mexl rasnal
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    [QUOTE]Originally posted by Orazio Coclite
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    Ho finalmente messo le mani su questo libro da più parti consigliatomi. E, a quanto sembrerebbe, una casa cinematografica americana (sic) ha acquistato i diritti per la trasposizione su pellicola delle vicende de 'L'ultima legione', vedremo quanto di vero c'è in tutto ciò.
    Come recensione/introduzione, ho pensato di allegare di seguito quanto scritto da Sandro Consolato ad una presentazione del libro avvenuta a Taormina:



    Bravo Orazio Coclite sei proprio il Re del copiaeincolla. Quando ai tempo, se puoi, mi spieghi come si fa per le immagini. Grazie.

  2. #12
    Dalla parte del torto!
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    ******* RECENSIONI *******
    Beniamino M. di Dario, La via romana al Divino. Julius Evola e la religione romana, Edizioni di Ar, Padova 2001, pp. 160, £. 30.000.

    La Direzione de «La Cittadella», dandomi l’incarico di occuparmi di questo libro, mi ha messo in serio imbarazzo, dal momento che una mia analisi non potrà in ogni caso essere esaustiva, dovendo in teoria implicare l’approfondito esame di un aspetto essenziale dell’opera di Evola, la religione romana nel suo complesso, i suoi riflessi nella critica storiografica moderna, e l’onesto contributo di un giovane sicuramente preparato e partecipe delle tematiche in oggetto. Un’analisi, dunque, necessariamente parziale, che non potrà rendere conto di questa fatica del di Dario, sia nei suoi pregi sia nei suoi limiti. Ma, premessa questa excusatio non petita, aggiungo che, purtroppo, anche il lettore comune che avrà fra le mani questo volume edito da Ar, non potrà che dedurne un’immagine parziale e riduttiva, dal momento che al lavoro originario (una tesi di laurea sostenuta all’Università di Napoli col prof. Piero Di Vona, che firma la presentazione del volume) l’Editore ha ritenuto opportuno sopprimere il capitolo finale, dedicato a Il tempo della fenice. L’odierno tradizionalismo romano in Italia. Una decisione, questa, tanto più improvvida per il fatto che solo in quest’ultimo capitolo il lettore avrebbe potuto rendersi conto di come molte importanti fonti e concezioni utili a recepire il significato più profondo della tradizione romana l’Autore li possedesse perfettamente, se pur solo di rado ne aveva fatto uso trasparente nella parte edita e accessibile ai lettori.
    Fatta questa necessaria premessa e stabilito che “di Dario non si è proposto di porre a confronto l’interpretazione che Evola dà della religione romana e le interpretazioni degli storici di Roma antica” (Di Vona, p. 9), diremo che l’opera è senz’altro esauriente nel più delle parti in cui è suddivisa (La regalità e l’«imperium», Il rito e la concezione del mondo, La bipartizione dello spirito tradizionale, L’oltretomba, Storia e metastoria di Roma, Il significato della restaurazione pagana), carente o insufficiente in poche altre (Caste, arti e mestieri, Evola e il tradizionalismo romano e soprattutto La religione romana nell’attuale panorama degli studi)1[1].
    Già nel lontano 1974 Giovanni Conti, in uno studio molto importante, non foss’altro perché fu il primo in materia (e forse per questo mai citato da nessuno?), aveva notato che “l’interpretazione evoliana della civiltà di Roma costituisce uno degli esempi più persuasivi e ammirevoli della portata del metodo tradizionale: metodo che parte dall’idea che l’ordine spirituale, attraverso rapporti di analogia, si riflette in quello naturale, storico, umano”2[2]. L’analisi che Evola compie della realtà di Roma si pone dunque quasi esclusivamente su una base sacrale3[3], a cui commisura ogni suo aspetto: politico, giuridico, etico e persino “razziale”4[4]. Beniamino di Dario ripercorre correttamente le tappe di questo itinerario evoliano attraverso la tradizione di Roma, individuando anche pregi e difetti di un approccio che talvolta risente di concetti e dottrine oggi in parte superati (Wirth, Bachofen, Altheim) o senz’altro erronei e datati (Rose, Piganiol).
    Qui segnaleremo velocemente solo alcuni punti che ci sono parsi degni di maggior interesse e approfondimento: il concetto di “dio-anno” e “dio-ascia” (in parte connesso ai caratteri primordiali di alcuni popoli italici, come i Liguri) (pp. 30-31 e 105 n.); il rilievo dato a Sol Indiges e allo svastica “polare” (pp. 32-33); la distinzione formale fra deus e divus, “ove divus designa l’uomo divenuto dio e deus l’essere che è dio da sempre” (p. 41)5[5]; la critica alla confusione fra numen e
    mana (p. 45); la giusta enfasi data alla pericolosità del “rito che fallisce” (pp. 48 e 54); la primordialità del culto di Vittoria (p. 81 n.).
    Non mancano attenti rilievi ad alcuni approcci non corretti alla religione romana da parte di Evola: ad es., una certa confusione intorno ai Mani/Lari/Penati (pp. 88 n., 93 n.); un certo esasperato dualismo mutuato da Bachofen (e, come non manca di rilevare l’Autore nella parte non edita del suo lavoro, presente pure nell’opera del compianto amico Marco Baistrocchi) (pp. 89, 106, 117 n.); la sottovalutazione della figura e del ruolo di Numa Pompilio e della funzione del rex sacrorum e una certa confusione sul significato ultimo di Alba Longa (pp.113-115).
    Con tutto ciò, Evola fu tra “i maggiori esponenti del tradizionalismo romano” fra le due guerre e, come tale, fu al centro degli attacchi di “tutta la lobby clericale” (p. 139). Del resto, “ancor oggi lo spauracchio ‘pagano’ viene agitato … ad impressionare i più bigotti”, mentre “la questione del Vaticano appare tutt’altro che risolta dallo Stato italiano” (p.144).
    Non mancano, naturalmente, nel lavoro del di Dario delle inesattezze, alcune sue proprie, altre presenti già in Evola o in altri autori da cui Evola deriva e non rilevati dal nostro Autore. Sintomatico è il caso del lapis niger, che non è affatto una “pietra nera romulea”, “uno dei segreti segni della ‘tradizionalità’ di Roma fin dalle origini” (pp. 20 e 111; i corsivi sono ovviamente nostri), come pensava Evola (sulla scia del Guénon studioso delle “pietre nere”), trattandosi “semplicemente” di un tratto di selciato di colore oscuro, di epoca cesariana, stante a designare nel sottosuolo un heroon legato alla memoria di Romolo: questo sì, di epoca monarchica e locus religiosus protetto da divieti sacrali. Così, la figura divina di Mithra non deve essere confusa con quella del Sol Invictus (pp. 34 e 37) (Mithra non fu mai accolto tra i culti ufficiali dello Stato, a differenza del Sol, ai tempi di Aureliano)6[6]. Forse, parlando della presenza del “giovane Cesare alle esequie della moglie di Mario” (p. 38), per intendere bene il senso delle parole che vi pronunciò nel discorso commemorativo, sarebbe stato opportuno precisare che si trattava della zia del futuro dittatore… Il collegio degli auguri non esercitava certamente “la scienza divinatoria” (p. 41), espressione assolutamente impropria se applicata a dei sacerdoti romani; e così indigitare non “significa invocare” (p. 53), bensì “segnare (certi nomi divini) negli elenchi ufficiali dei pontefici”. Giusta è la critica evoliana a Dumézil (e fatta propria dal di Dario) circa l’eccessivo schematismo della tripartizione indoeuropea e soprattutto giusto il rilievo sulla mancanza del senso della trascendenza nel grande studioso francese (p. 67); ma gli ancilia non erano “pietre cadute dal cielo”! (p. 83: se si rilegge la pagina evoliana a cui il di Dario rinvia, si noterà che Evola accenna correttamente ad un primo unico scudo, non di pietra come del resto le stesse copie che ne vennero fatte, donato dal cielo); né il Rex Nemorensis era, soprattutto alle origini, solo “uno schiavo fuggitivo” (p. 85). Suggestivo e sostanzialmente esatto, il rilievo dato a un possibile “culto solare unitario” nella preistoria italica (p. 105), ma in Valcamonica non si può affatto contemplare, incisa su roccia, “la figura del toro” (p. 107), quanto quella del cervo, che simbolicamente rappresenta tutt’altra cosa (qui evidentemente ci si confonde con la diversa realtà rupestre di Monte Bego nelle Alpi Marittime)7[7].
    A proposito della vexata quaestio della supposta “nave di Giano”, poiché sono stato chiamato direttamente in causa dall’Autore (p. 27 n.), non posso esimermi dal tornare sull’argomento. Il di Dario si rifà ad Arcana Urbis di Baistrocchi (Genova 1987, p. 88 n. 25 e p. 246 n. 246), il quale, a sua volta, si rimetteva a certe affermazioni di Angelo Brelich8[8], che citava le Questioni Romane, 22 e 41, di Plutarco. Per l’occasione, sono andato a rivedere il testo originale greco di Plutarco e vorrei sottolineare, spero una volta per sempre, che questi si limita a porre la nave, che si vorrebbe “di Giano”, in relazione all’arrivo di Saturno nel Lazio. E’ vero che Plutarco riporta come anche Giano (e così poi Evandro ed Enea) sarebbe giunto in Italia per mare, ma, pur prescindendo dalla evidentemente tarda interpretazione evemeristica di origine greca, è proprio la concezione
    “teologica” di Giano, derivante dalla dottrina pontificale romana (rispecchiata dal discorso di Pretestato in Macrobio), che ci permette di affermare come Giano, in quanto realtà principiale e indifferenziata, simbolo della tradizione primordiale presente nel Lazio, divinità unica e originaria dei Latini (come riconoscono anche gli studiosi “profani”), lungi dal provenire da chissà quale realtà esterna (e quindi, simbolicamente, su una nave, per mare), sia connaturato al suolo laziale ab origine. Come tale, Egli accoglie Saturno, il dio decaduto dal “tempo degli dèi” e destinato ad inaugurare il primo “tempo degli uomini”: l’aurea aetas Saturni9[9].
    I rilievi che abbiamo fatto e che – come abbiamo anticipato all’inizio – potrebbero dare un’impressione sbagliata sul valore complessivo di quest’opera, non ci impediscono peraltro di convenire pienamente con Piero Di Vona, nel dare “lode a di Dario” soprattutto “per aver trattato con larghezza e in modo incisivo le idee svolte da Evola in Imperialismo Pagano, questo libro il cui valore fu ben maggiore di quanto supponesse il suo stesso autore” (p. 9). E’, questa cui si riferisce Di Vona, una parte specialmente esauriente ed efficace del libro, che non trascura anche i successivi e controversi rapporti instaurati da Evola col cattolicesimo. Una questione, sottolinea l’Autore, delicata e complessa e ancora aperta alla ricerca filologica e scientifica: non quindi a qualsivoglia polemica, più o meno interessata, di cui non sono mancati purtroppo esempi anche recenti. Sine ira et studio, sembra dire di Dario, si potrà giungere a una migliore comprensione di realtà spirituali altrimenti poco decifrabili.
    Renato del Ponte
    Sinistra Nazionale!

  3. #13
    Orazio Coclite
    Ospite

    Predefinito La Cittadella n° 8 e 9

    Dopo averne completato la lettura vorrei porre all'attenzione dei presenti i due ultimi numeri de 'La Cittadella', la rivista edita dal MTR (Movimento Tradizionale Romano).
    I contenuti si mantengono al livello dei numeri passati, e ciò grazie sia alla qualità delle firme presenti, come anche alla lunga esperienza maturata dagli stessi nel campo degli studi religiosi che, tengo a ricordarlo, sono una delle realtà più vecchie e consolidate nel campo della fedeltà all'antica religione europea, essendo il MTR attivo fino dagli anni '70.

    Consiglio la rivista a quanti interessati a riscoprire le proprie radici spirituali di italiani ed europei.


    LA CITTADELLA
    Anno II, nuova serie, numero 08, MMDCCLV a.U.c.


    EDITORIALE: “La nostra rivista”, Sandro Consolato
    AVCTORES VIII: Aulo Gellio, Dei e terremoti (a cura di s.c.)
    Le ragioni dell’inesistenza della persona giuridica in Diritto Romano, Giandomenico Casalino
    Apollo, Diana e i tre volti di Giano, Luigi Moretti
    L’Orante e l’Androgino. La Tradizione Verticale dell’Immortalità nell’iconografia neolitica del Basso Adriatico, Mario Giannitrapani
    La guerra in Roma nel suo aspetto religioso (III parte), Luisa Farina
    I consigli per la vita militare di Pio Filippani-Ronconi
    PAGINE RITROVATE: Jacob Burckhardt, Una “devotio” nel Rinascimento (a cura di s. c.)
    Sogno e Realtà, C. Z. e R. A.
    Un epistolario con l’autore di Fascisteria
    Sommarî degli anni I (2001) e II (2002)



    LA CITTADELLA
    Anno III, nuova serie, n° 9, gennaio-marzo 2003, MMDCCLV a.U.c.



    EDITORIALE: Giano, Evola e il centro-destra, Sandro Consolato
    AVCTORES IX: Valerio Massimo, Roma, o il primato della pietas (a cura di s.c.)
    L'experientia della Via di Giano, Salvatore C. Ruta
    Mithra e il Re dei Boschi di Nemi, Luigi Moretti
    Le catastrofi del 387 a.C. e del 410 d.C. e i "pignora imperii", Sandro Consolato
    La guerra in Roma nel suo aspetto religioso (IV parte), Luisa Farina
    Celso filosofo anticristiano, Gennaro D'Uva
    Il Celso anticristiano di Louis Rougier, Alfonso De Filippi
    La repressione antipagana e la "Pro templis" di Libanio, Roberto Incardona
    Achille Coen. Un dimenticato storico israelita sincero cultore della Tradizione Romana, Renato del Ponte
    PAGINE RITROVATE: Luigi Carrara, Gli dei e il crepuscolo (a cura di s.c.)
    RECENSIONI: Aldo A. Mola, Storia della monarchia in Italia (S. Consolato); Roberto Sestito, Storia del Rito Filosofico Italiano e dell'Ordine Antico e Primitivo di Memphis e Mizraim (G. D'Uva)


    Per ordinare 'La Cittadella': http://www.lacittadella-mtr.com

  4. #14
    Orazio Coclite
    Ospite

    Predefinito

    Da segnalare anche il nuovo numero di 'Satvrnia Regna', rivista che si fa sempre più interessante, anche grazie al formato elegante e di bella presenza.



    L'ultimo numero è il 37 (gennaio-marzo 2003), e presenta all'interno:

    'Redevnt Satvrnia Regna. Adveniat Avgvstvs'
    a cura della Redazione

    'Metafisica della Regalità e concezione universale del Divinum Imperivm Romanvm'
    di L.M.A. Viola

    'Augusto. Divino Imperatore Eterno'
    di Missvs

    '"Renovatio Imperii". Usurpazione e falsi alla radice della costituzione del Sacro Romano Impero
    di N. Addamiano

    'Roma. Le vere radici dell'Europa e l'azione sovraeuropea universale (parte I)'
    di ARQ

    'René Guénon, la Tradizione Romana e la Metafisica Classica. Errori e sviamenti (parte I)'
    di S. Recupero



    Da segnalare l'articolo '"Renovatio Imperii". Usurpazione e falsi alla radice della costituzione del Sacro Romano Impero', che presenta ampi stralci dell'ormai introvabile opera di Natale Addamiano 'Stato e Chiesa. Dalle origini ai Patti Lateranensi' (edito nel 1969). Opera che ha conosciuto, dal momento della sua edizione, ostracismi furiosi e inibizioni alla ristampa dalle fonti presumibilmente sentitesi chiamate in causa. Il libro infatti ordina ed espone una mole enorme di dati storici-teologici-filosofici secondo un filone unico, intento a dimostrare le modalità con cui la Chiesa cristiana ha installato il suo dominio temporale, scadendo in quel temporalismo plurisecolare che tanti guai ha fatto passare all'Italia e all'Ecumene Imperiale.

    Da segnalare inoltre l'articolo 'René Guénon, la Tradizione Romana e la Metafisica Classica. Errori e sviamenti (parte I)'. Anche qui una raccolta di scritti ormai introvabili, di Sebastiano Recupero, comparsi fra il 1981 e il 1983 nella 'Rivista siciliana di studi tradizionali Il Ghibellino'. Su tale rivista, che ha cessato le pubblicazioni da venti anni, Sebastiano Recupero fece comparire alcuni articoli atti a rettificare diversi errori compiuti da René Guénon nel trattare della Tradizione Romana, della Filosofia Classica e del Mistero Imperiale Romano.


    http://www.victrix.it

  5. #15
    Orazio Coclite
    Ospite

    Predefinito



    'Assegnarono dunque a Mitra come sua propria la sede agli equinozi; per questo porta il pugnale di Ariete, segno zodiacale di Ares, ed è trasportato dal toro, ed è il toro di Afrodite.
    Essendo demiurgo e signore del generare, Mitra è collocato nel cerchio equinoziale.'

    Porfirio di Tiro
    233-305
    da "Sull'antro delle ninfe nell'Odissea" cap. 24



    'Roma e il suo impero' n° 4, aprile 2003, € 2,50

    Vorrei segnalare questa recente iniziativa editoriale dell'infaticabile Carlo Pavia, dal titolo di 'Roma e il suo impero', un nuovo mensile arrivato al suo quarto numero dal titolo: "IV secolo: Mithra o Cristo?", monografico appunto sul mithraismo nella Roma del quinto secolo DC. completa di un buon apparato iconografico.
    L'autore ha già scritto tre libri sull'argomento, di cui posseggo però solamente l'ultimo e di cui consiglio l'acquisto:

    Da: http://www.gangemieditore.it/




    Carlo Pavia, Guida dei mitrei di Roma antica - Dai misteriosi sotterranei della Capitale - Oro, Incenso e Mithra
    Gangemi editore, euro 18,59


    Il Mitraismo è, tra le religioni antiche di epoca romana, quella che più incuriosisce. Il motivo va ricercato nella grande quantità di nessi in comune con il Cristianesimo. Attraverso una attenta analisi, approfondita e assai mirata, Carlo Pavia è riuscito a chiarire alcuni aspetti di quella che potrebbe essere definita una complessa simbologia di una filosofia che, nata 2.000 anni prima di Cristo, si modifica nell'area ellenistica fino a diventare fiorentissima in ambito romano. Le splendide fotografie, i disegni ricostrettivi e le piante che l'autore, di suo pugno, ha realizzato, oltre ad un testo chiaro ed entusiasmante, coadiuvato da uno stile e una forma ormai sperimentati con successo nelle sue precedenti e, in ordine di tempo, opere Guida di Roma sotterranea e Nel Ventre di Roma (Gangemi Editore), fanno di questo libro anche un vademecum per tutti coloro che vogliano inebriarsi dell'antico fascino dei numerosi mitrei ancora esistenti in Roma, ad Ostia e nel mondo romano. L'autore punta molto l'attenzione sulle fonti letterarie cristiane come Giustino, Girolamo, Agostino, Origene, Tertulliano, tutti impegnati a sottolineare il contrasto tra il Mitraismo, filosofia indubbiamente originale ed innovativa, e gli altri culti contemporanei, con particolare riguardo al Cristianesimo nascente. Approfondita appare anche l'analisi delle numerose testimonianze archeologiche, dalle pitture alle sculture, dai luoghi di culto a quelli sincretistici. Alla fine il lettore ha davanti a sé un chiarissimo quadro circa il cerimoniale misterico mitraico, l'atteggiamento di convivenza o di intolleranza nei confronti degli altri culti e soprattutto le diverse prospettive salvifiche che entrambi le religioni, Mitraismo e Cristianesimo appunto, seppero proporre ai loro seguaci. Oro, incenso e Mithra è il sottotitolo che meglio non avrebbe potuto sintetizzare il contenuto del volume: lo scontro tra il Mitraismo e il Cristianesimo in un periodo ben preciso della storia romana. I mitrei sono ancora impregnati dell'odore acre del sangue del toro sgozzato, dei tenebrosi rituali degli iniziati, della plurisecolare cupezza dei luoghi; Carlo Pavia è riuscito ancora una volta ad accompagnare i lettori in quei suggestivi ambienti.
    Carlo Carletti
    Accademia dei Culti Orientali

    Carlo Pavia è scrittore-documentarista. Dottore in Archeologia e Topografia Antica, per anni si è dedicato quasi esclusivamente a documentare e studiare il mondo romano antico con particolare attenzione a quello ipogeo. Ricchissimo appare il suo curriculum con decine di opere editoriali e pubblicazioni su riviste specializzate a carattere regionale, nazionale e internazionale, coautore tra l'altro nel "Dizionario della Enciclopedia Italiana" delle voci Mitreo e Mitraismo. È stato fondatore e direttore del G.S.U. Lu.Pa. (Gruppo di Speleologia Urbana), della Associazione Culturale LUPA e della rivista FORMA VRBIS.

  6. #16
    zilath mexl rasnal
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    Originally posted by Orazio Coclite


    'Roma e il suo impero' n° 4, aprile 2003, € 2,50

    Vorrei segnalare questa recente iniziativa editoriale dell'infaticabile Carlo Pavia, dal titolo di 'Roma e il suo impero', un nuovo mensile arrivato al suo quarto numero dal titolo: "IV secolo: Mithra o Cristo?", monografico appunto sul mithraismo nella Roma del quinto secolo DC. completa di un buon apparato iconografico.

    Puoi dirci qualcosa di più di questa rivista? Si trova solo a Roma?

  7. #17
    Orazio Coclite
    Ospite

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    Originally posted by nhmem
    Puoi dirci qualcosa di più di questa rivista? Si trova solo a Roma?
    Mirabile Professore, mi scuso innanzitutto per non aver potuto rispondere prontamente alla domanda postami, ma come sarà facile dedurre dalla rarefazione dei miei messaggi nel forum, sto attraversando un periodo pieno di impegni.

    Ad ogni modo, l'invero smilza rivista 'Roma e il suo impero' è l'ultima fatica di Carlo Pavia, già noto sia per la sua attività di studioso di Roma, che per le ricerche di speleologia urbana nel ricco sottosuolo romano, ricerche da cui è partita la pubblicazione del mensile 'Forma vrbis. Itinerari nascosti di Roma antica', rivista giunta ormai al suo ottavo anno di pubblicazione. Entrambe sono edite dalla E.S.S. (http://www.editorial.it) e francamente non credo siano facilmente reperibili ovunque, ma di certo nelle principali edicole delle maggiori città.

    Se può servirti vedrò di procacciare un contatto con Carlo Pavia.

    Questo è quanto. Però adesso te la domando io una cosa, anzi due:

    1. Qual'é il migliore testo in circolazione sulla religiosità etrusca?

    2. Che ne pensi delle teorie 'eretiche' sollevate da Giovanni Feo nei suoi due testi ('Prima degli etruschi' e 'Misteri etruschi') editi da Stampa Alternativa?

    Grazie e ciao.

  8. #18
    Mjollnir
    Ospite

    Predefinito

    In Origine Postato da Orazio Coclite


    “Roma non si identifica con una razza, o un popolo, o un’etnia. Roma è un ideale e gli ideali non si possono distruggere”.
    (...)
    Eh eh...proprio qui sta la radice di una serie di problemi - forse irrisovilbili - di cui si discuteva anche in un altro 3d...


    In Origine Postato da Orazio Coclite
    E intrepido legionario Romano è il simpatico Cornelio Batiato, un gigante etiope, come gli altri suoi compagni “Romano per romano giuramento”. E l’etnia di questo personaggio non è forse casuale: gli etiopi nell’Eneide, il poema che Merlino porta sempre con sé esortando Romolo a leggerlo, stanno con i troiani, ed etiopi sono pure stati gli ultimi combattenti di razza nera del nosto ultimo, effimero ma non inglorioso impero.[/i]
    Qui bisogna osservare che, dopo la localizzazione nordica del ciclo omerico-troiano, non ha + senso pensare alla filiazione orientale di Roma. Gli Etiopi mitici ovviamente non sono gli Etiopi dell'Africa moderna.
    Tuttavia il problema resta invariato: Roma non arresto` la sua espansione al limes etnolinguistico (indo)europeo. Cio` rende molto difficile pensare l'Impero come la forma politica propria di un macro-nazionalismo europeo, al contrario depone per l'accezione negativa (cosmopolitica) di universale.

  9. #19
    Orazio Coclite
    Ospite

    Predefinito

    La questione non è affatto irrisolvibile, semmai malposta, come qualunque quirita romano seguace dell'Antica Religione potrebbe dirti, visto che il concetto di 'Imperium' fa pienamente parte della visione ontologica legata alla fede negli Dei delle genti italiche.

    Quanto prima, spero entro la settimana entrante, vedrò di intromettermi nella discussione in corso nell'altro thread per dire la mia sull'argomento. Per ora ti saluto.

    A presto.



    PS - la localizzazione nordica del ciclo omerico, per quanto probabile, é ancora un'ipotesi fra le tante. Giusto l'altro ieri, per esempio, leggevo di sfuggita sul giornale di uno studioso americano (o era inglese?) che aveva identificato gli antichi siti omerici facendo riferimento allo studio della morfologia delle coste e di come dovevano essere migliaia di anni fa.

    PPS - se Roma avesse mantenuto intatto il 'Patto' con gli Dei l'Europa sarebbe divenuta allora solo un marinettiano 'punto di partenza'.

  10. #20
    zilath mexl rasnal
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    Predefinito Etruschi

    Originally posted by Orazio Coclite
    Però adesso te la domando io una cosa, anzi due:

    1. Qual'é il migliore testo in circolazione sulla religiosità etrusca?

    2. Che ne pensi delle teorie 'eretiche' sollevate da Giovanni Feo nei suoi due testi ('Prima degli etruschi' e 'Misteri etruschi') editi da Stampa Alternativa?

    Grazie e ciao.

    Rispondo:
    1. Il saggio sulla religione etrusca contenuto in Gli Etruschi , a cura di M. Torelli, catalogo della Mostra, Venezia 2000.

    2. Ho provato diverse volte a leggerli senza mai riuscire ad arrivare alla fine (la cosa può valere come giudizio? ).
    Per certi versi le trovo interessanti, per altri le trovo "tirate per i capelli" ma non avendone completata la lettura non posso trarne, per il momento, giudizi conclusivi.

 

 
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