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Risultati da 1 a 7 di 7
  1. #1
    Asteroids
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    Cool Auguri agli alpini che fra non molto partiranno per l'Afghanistan

    Da un articolo di Panorma in edicola questa settimana

    C'è chi è già stato a Kabul, chi in Kosovo e chi non ha mai neppure lasciato l'Italia. Ma tutti sono determinati a dare il meglio nella pericolosa missione che li attende nell'ex paese dei talebani. Sono gli uomini e le donne che andranno a mantenere la pace in Afghanistan



    Quando gli hanno detto che sarebbe partito per l'Afghanistan, il caporalmaggiore Michele, 24 anni, campano di Caserta, paracadutista della Folgore, 185° Rao (Reggimento acquisizione obiettivi), di stanza a Livorno, ha preso un atlante, l'ha aperto sulle pagine dell'Asia centrale e le ha studiate a lungo. Quattro mesi dopo, della terra dove andrà in missione, non sa molto di più.
    Ancora meno sa che cosa andrà a fare. Padre muratore, due fratelli, una fidanzata a Caserta, dal '97 nell'esercito, Michele è già stato due volte in Kosovo, fra il'99 e il 2000: «In Afghanistan non sarà molto diverso. Forse un po' di tensione in più. L'importante è tenere i nervi saldi».

    Nervi saldissimi dovranno avere i mille militari che entro metà febbraio raggiungeranno le montagne dell'Afghanistan sud-orientale per schierarsi da marzo a settembre sotto lo scudo di Enduring freedom, la guerra al terrorismo internazionale.
    «Una missione ad alto rischio, la più difficile dal dopoguerra» l'ha definita il ministro della Difesa Antonio Martino. Anche perché la task force italiana, chiamata Nibbio, andrà a concentrarsi nella regione di Khowst, non lontano dalla frontiera con il Pakistan, dove la resistenza talebana va rinvigorendo e cellule di Al Qaeda hanno ingaggiato insidiosi combattimenti con le truppe Usa. «Una delle aree più instabili dell'Afghanistan» ha commentato il
    generale Richard Myers, capo delle forze armate americane, in visita a Roma sabato 18 gennaio.
    Per allenarsi a pattugliare quell'area di agguati, di mine e di pericolo da un mese il parà Michele (niente cognomi, in omaggio alla sicurezza) si addestra all'Aquila, dove ha sede il 9° reggimento alpini della Brigata Taurinense, il nucleo forte della task force Nibbio.

    Le esercitazioni avvengono giorno e notte. A sera Michele sale sugli elicotteri Black Hawk, guidati da equipaggi americani venuti dalla base di Vicenza. A bordo, due squadre di otto uomini: scendono sulle montagne del massiccio del Gran Sasso, avanzano senza far rumore mentre gli elicotteri si allontanano, pattugliano il territorio, simulano agguati, si addestrano a fronteggiare imboscate, a soccorrere un compagno ferito. La specialità di Michele è maneggiare il Gltd (Ground laser target designation), un apparecchio da mezzo milione di euro che consente di tenere sotto controllo un obiettivo fino a 10 chilometri di distanza e di guidare da terra le bombe sganciate dagli aerei. Un addestramento che è cominciato nel poligono di Perdasdefogu, in Sardegna, con bombe «intelligenti» sganciate dai Tornado. Servirà a Khowst? Alto, bruno, sorridente, il caporalmaggiore allarga le braccia: «Una volta lì ci diranno che cosa dobbiamo fare».

    Con gli alpini e i parà partiranno uomini delle forze speciali, i ranger del reggimento Monte Cervino, gli specialisti della compagnia Nbc, allenati a fronteggiare l'emergenza nucleare, batteriologica, chimica, un plotone di carabinieri del Tuscania. E per la prima volta, cinque donne: una paracadutista e quattro alpine. Fra loro c'è il caporale Elisabetta, 22 anni, genovese. Diploma di licenza media, primo impiego in macelleria, come commessa, un fidanzato prudente («Cerca di non andare» le ha raccomandato invano), Elisabetta non vede «l'ora di partire».
    E non perché si aspetti una passeggiata tra i boschi: «Siamo preparati al peggio, ma non abbiamo paure strane. Conosciamo cinque, sei tipi di imboscate. Sappiamo avanzare e sappiamo ritirarci». Da 18 mesi sotto le armi, confessa che l'addestramento è stato «una faticaccia». Biondina, occhi chiari, 53 chili di peso, Elisabetta si è caricata in spalla uno zaino di 20 chili, si è arrampicata sulle pendici di Monte Stabiata o di Monte Romano: otto ore di marcia, anche sopra i 2 mila metri, spesso nella neve. A notte, bivacchi Dormi tre ore, in sacco a pelo, poi ti alzi, fai un turno di guardia...». Il momento migliore? «Al poligono di tiro, sparare». La media del caporale Elisabetta è molto buona: su 30 colpi in caricatore, 25 a segno. «Con le sagome è un divertimento, ma io non sparo neanche agli animali». E agli uomini? «Partiamo in missione di guerra. Se incontri quello armato, o tu o lui».

    «Ci sono molti modi di fare interdizione. Sparare non è l'unico»: distaccato e professionale, il caporalmaggiore Davide, 25 anni, veneto di Belluno, ranger del battaglione paracadutisti di Monte Cervino, usa con proprietà il lessico militare.
    «Interdizione» è il compito ufficiale dei militari italiani: impedire che i miliziani di Osama Bin Laden si riorganizzino, che nuove cellule filtrino dalla frontiera con il Pakistan. Un diploma come perito meccanico industriale, da sei anni nell'esercito, il ranger Davide l'anno scorso ha trascorso quattro mesi in Afghanistan, a Kabul, come addetto alla sicurezza del comando Isaf, la forza di sicurezza internazionale. Ne ha riportato il ricordo di «una città formicaio: gente che si affanna, bancarelle, nugoli di taxi. Una gran puzza e igiene meno di zero».
    Da Kabul a Khowst è una bella distanza. E i pericoli sono molto maggiori. «Siamo addestrati a cavarcela in qualsiasi tipo di terreno, di situazione, di clima». Alla vigilia della partenza, che cosa si aspetta? «Quando verrò indottrinato, comincerò a pensarci».

    Ci pensa, invece, il caporalmaggiore Antonio, 22 anni, fuciliere del 9° reggimento alpini, dal marzo '99 nell'esercito. Arrivando dal mare della sua città, Formia, sul litorale laziale, ha visto per la prima volta la neve all'Aquila. Per mesi si è allenato a marciare senza lasciare tracce, ad attraversare i boschi «leggendo» sul terreno, sugli arbusti, sugli alberi ogni minimo indizio di una presenza umana. E il suo primo pensiero, oggi, è di «soddisfazione»: «Andare fuori area è un punto d'orgoglio».
    Gli è già successo: in Kosovo, in missione di pace. «Per me, per mio padre, che è muratore, per mio fratello e mia sorella sono belle soddisfazioni. Poi c'è la mamma, che sta in ansia. Ma, preoccupazioni o no, questo è il mio lavoro».
    Del Kosovo ha bei ricordi il parà Michele: «Di scorta a un generale italiano, andavamo per villaggi, ci capitava di entrare nelle case, ci offrivano il caffè turco, imbevibile». Ride: «Mi sa che in Afghanistan non ce lo offrono, il caffè».

    I militari italiani impegnati nel mondo
    Bosnia 1.463
    Kosovo 3.943
    Albania 1.050
    Enduring freedom 396
    Kabul, Afghanistan 403 (missione Isaf, International security assistance force)
    Altri 606
    Totale 7.861 - Fonte: Stato maggiore della Difesa, dati aggiornati al 14 gennaio 2003.

    -------------------------------------------------------------
    Dedicato agli xxx che criticano i militari italiani per le loro origini e li ritengono indegni di chiamarsi alpini


  2. #2
    SENATORE di POL
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    A proposito di critiche degli imbecilli (che deriva pur da imbelli...) alle forze armate italiane, e a proposito di stampa estera, ricordo che quando ci fu la nostra missione di pace in Libano, ormai diversi lustri or sono, un tale.... corrispondente di un grande quotidiano londinese ( giornalista da anni in Italia e ritenuto....molto bravo e autorevole), si permise di canzonare i nostri bersaglieri abbassandosi a definire "casco con piume di gallina sulla testa", una parte essenziale del loro equipaggiamento tradizionale (divisa). Ricordo invece la prima pagina di un "quotidiano comunista" italico all'epoca della nostra partecipazione alle operazioni militari nel Golfo che intitolava, rivolgendosi ai nostri soldati: "Disertate!". Sempre a proposito degli....im...belli....

    Saluti liberali

  3. #3
    Padania libera dai padioti
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    Come siete ridotti.
    A reclutare disoccupati nel golfo di Napoli.
    A pensarci bene in effetti il Vesuvio è una montagna.

  4. #4
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    Thumbs up per i nostri alpini......

    HIP........HIP........HURRA'!!!!!!!!!

    E........IN BOCCA AL LUPO!

  5. #5
    Asteroids
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    Originally posted by LosVonRom
    Come siete ridotti.
    A reclutare disoccupati nel golfo di Napoli.
    A pensarci bene in effetti il Vesuvio è una montagna.
    Tu sei come gli altri padanogeni che osano criticare gli Alpini, gli uomini che partiranno per l'Afghanistan non vanno in vacanza e sono adeguatamente addestrati, degni di rappresentare la loro arma e gli tutti gli italiani.

  6. #6
    Padania libera dai padioti
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    Pronti a farsi sparare nel culo da gente 10 volte più addestrata di loro.
    Possono sperare in S.Gennaro però al contrario degli Alpini veri.

    Quelli la guerra l' hanno vista al massimo sui fumetti.Quelli che sanno leggere.

  7. #7
    Asteroids
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    Ospiti di porta a porta Martino e gli Alpini smentiscono ancora una volta i denigratori

 

 

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