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Discussione: Forza Chavez!

  1. #1
    Simply...cat!
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    Talking Forza Chavez!

    Porto Alegre, 22:49
    Forum, Chavez: la crisi in Venezuela è gramsciana

    Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha definito la crisi che il suo Paese sta vivendo "gramsciana". Parlando ad una conferenza stampa a Porto Alegre, Chavez ha spiegato la dinamica del lungo conflitto che lo vede scontrarsi con il coordinamento democratico, dicendo: "Come a suo tempo ebbe modo di spiegare mirabilmente Antonio Gramsci, il concetto di crisi è che c'è qualcosa che muore e non è ancora morto e c'è qualcosa che nasce e non è ancora nato".
    Chavez ha anche sottolineato l'importanza che l'America Latina unifichi le sue compagnie petrolifere pubbliche (soprattutto Brasile e Venezuela) creando la Petroamerica. Infine, il capo dello Stato venezuelano si è detto convinto della necessità di creare una sorta di fondo monetario per il terzo mondo che si opponga al Fmi di Washington. (red)


    Ecco...bravo Chavez!Createvi un fondo per i fatti vostri,coi vostri soldi,senza spillare denaro ai contribuenti occidentali.
    Ottima idea.

  2. #2
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    Il dato incredibile del Venezuela è che si tratta di un paese nel quale , ancora negli anni 50 , si emigrava dall'Europa , perchè era una fonte di opportunità , non solo per le ricchezze petrolifere , ma anche per i governi sostanzialmente Liberali....
    Da allora è stato un piano inclinato verso il populismo e la demagogia...
    Come non ricordare quel presidente , si chiamava Perez , mi sembra , che impose , per ridurre la disoccupazione , una persona per ogni servizio igienico pubblico , anche nei bar , e per ogni ascensore ?
    Chavez è figlio di quella mentalità.
    Essa è figlia , come l'estremismo di molti paesi arabi , dell'esagerato prezzo del petrolio.
    Se questo tornasse a livelli ragionevoli , non dico a livelli di libera concorrenza come tutte le altre materie prime , anche Chavez ritornerebbe al lume della Ragione.....
    Diciamolo : è stato accettato il cartello OPEC come forma di trasferimento di reddito dal primo mondo al terzo...
    Però , vedendo i risultati ........
    Ma aboliamolo questo cartello.....

  3. #3
    Hanno assassinato Calipari
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    Guarda che in VEnezuela i ricchi sono sempre stati bene.. e si sono sempre rifiutati di pagare le tasse.

    Il resto sono leggende metropolitane che ti piace raccontare per farti bello...

  4. #4
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    Originally posted by Max50
    Il dato incredibile del Venezuela è che si tratta di un paese nel quale , ancora negli anni 50 , si emigrava dall'Europa , perchè era una fonte di opportunità , non solo per le ricchezze petrolifere , ma anche per i governi sostanzialmente Liberali....
    Da allora è stato un piano inclinato verso il populismo e la demagogia...
    Come non ricordare quel presidente , si chiamava Perez , mi sembra , che impose , per ridurre la disoccupazione , una persona per ogni servizio igienico pubblico , anche nei bar , e per ogni ascensore ?
    Chavez è figlio di quella mentalità.
    Essa è figlia , come l'estremismo di molti paesi arabi , dell'esagerato prezzo del petrolio.
    Se questo tornasse a livelli ragionevoli , non dico a livelli di libera concorrenza come tutte le altre materie prime , anche Chavez ritornerebbe al lume della Ragione.....
    Diciamolo : è stato accettato il cartello OPEC come forma di trasferimento di reddito dal primo mondo al terzo...
    Però , vedendo i risultati ........
    Ma aboliamolo questo cartello.....
    E che ne dici di uno sciopero ad oltranza, fatto da una minoranza della popolazione per chiedere nuove elezioni subito?

    Se il csx facesse lo stesso in Italia che diresti?

    E se lo facessero negli USA il presidente come reagirebbe?

    La realtà è che quando si toccano gli interessi dei pochi ricchi latinoamericani e soprattutto delle multinazionali statunitensi partono subito i sabotaggi e i golpe, alla faccia della democrazia.

    Già fatto, già visto.

    Senza una riforma agraria e la riappropriazione di risorse in mano a multinazionali estere le favelas saranno sempre stracolme.

  5. #5
    Hanno assassinato Calipari
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    Calorosa accoglienza per Chavez in Brasile.

    «Sul Venezuela che resiste sventola la bandiera di Porto Alegre»
    «La povertà si sconfigge dando potere ai poveri»

    Angela Nocioni

    Porto Alegre - nostra inviata
    Un palco migliore per rivendicare la natura popolare e antiliberista del suo governo sotto assedio, l'abile Hugo Chavez non poteva trovarlo. Non ce lo volevano. In pochi, ma influenti, hanno fatto di tutto per bloccare il suo viaggio-lampo a Porto Alegre, sollecitato dal comitato di appoggio al "processo bolivariano" integrato dalla sinistra del Pt, il partito di Lula. Fatto sta che Hugo Chavez a Porto Alegre c'è venuto lo stesso. Non ha parlato in piazza. Gli hanno concesso l'auditorium dell'assemblea legislativa. Migliaia di persone hanno fatto a pugni per entrare nel palazzo. (C'è stata anche una carica di alleggerimento della polizia, un gruppo di Giovani comunisti ne sa qualcosa).

    Con pause studiate da attore consumato, linguaggio solenne e cordialità contagiosa, la retorica militare attentamente svuotata da una sottile autoironia, Hugo Chavez Frias ha saputo scaldare lentamente un pubblico che nella sua stragrande maggioranza lo vedeva per la prima volta, accompagnandolo con grandi sorrisi e gestualità caribena lungo la storia negata del Venezuela che resiste. La ricostruzione del golpe, le telefonate di Castro, la difesa del petrolio pubblico, la serrata gestita dalle grandi multinazionali, le ore in cui ha avuto paura di morire, il blocco sociale che sostiene il governo, le offerte di compravendita avanzate dall'opposizione, i diritti degli indios, la Costituzione più avanzata dell'America latina, la storia personale e quella collettiva tenute insieme da un'esibizione di intelligenza politica e abilità da palco che da sole basterebbero a cancellare la maschera del rozzo caudillo cucitagli addosso dai media. Può non convincere Hugo Chavez, può lasciare perplessi la sua esigenza di mettere le mani avanti annunciando che «potrebbe diventare necessario chiudere alcuni canali televisivi privati», ma nessuno di quelli che l'hanno visto domenica sera strapparre applausi alla platea eterogenea di Porto Alegre potrà più dire di lui che è la brutta copia posticcia di Castro. «Sulla rivoluzione del popolo, sul Venzezuela indisponibile ai ricatti del neoliberismo, sventola la bandiera di Porto Alegre». Detto da un tenente colonnello, non è poca cosa.


    L'incontro con il Prc
    Rifondazione comunista ha avuto dal presidente in visita al movimento un'attenzione di riguardo, gestita con discrezione. Unico partito politico europeo ad essere invitato all'incontro riservato con alcune personalità internazionali (insieme a Fausto Bertinotti, Danielle Miterand, Naomi Klein, il ministro degli esteri cubano Felipe Roque, Pino Solanas) Rifondazione ha seguito poi dal tavolo della presidenza dell'auditorium l'uscita pubblica di Hugo Chavez (previsti e poi cancellati per il discorso fiume del presidente gli interventi di Ignacio Ramonet, Bernard Cassen e Fausto Bertinotti).

    Sia nell'audizione pubblica che in quella privata Chavez ha giocato tutto sull'identità di rivendicazioni e di ideali che muove la rivoluzione bolivariana sullo stesso percorso del movimento neoliberista («in Venezuela sta accadendo quello che accade quando di fronte alla resistenza di un popolo ad accettare le imposizioni del modello economico dominante il neoliberismo getta la maschera»), rivendicando a ogni passaggio la dimensione latinoamericana del progetto di resistenza e alternativa alle ricette del Fondo. Il nazionalismo anticoloniale che ha animato tanta parte della storia del continente declinato secondo un'esigenza nuova, latinoamericana, con radici profonde nel pensiero teorico di Simon Bolivar, el libertador.

    «Fidel una volta mi ha detto: voi lo chiamate bolivarismo, noi socialismo, ma potremmo chiamarlo anche cristianismo, non importa, importa la sostanza, che è la stessa». Torna l'idea di Petroamerica, la fusione di tutte le industrie pubbliche di estrazione di petrolio del continente. Torna l'idea di un altro Fondo, una banca internazionale per finanziare lo sviluppo che preveda meccanismi di tassazione automatica ai profitti del greggio quando il prezzo superi una soglia determinata. Torna la Tobin Tax, bandiera di una parte del movimento e dell'associazione Attac, nella sua versione francese molto attenta, da tempo, a quello che si muove a Caracas. Ripetuto l'abbraccio ideale ai popoli in rivolta del Sud America, alle piazze argentine («venìs a Buenos Aires, presidente» gridano i piqueteros che gli hanno organizzato a Porto Alegre un servizio d'ordine parallelo), all'Ecuador che ha scelto Gutierrez, al Brasile di Lula. E' ai brasiliani l'invito più caldo: «Il nuovo Brasile non è di Lula da Silva, è il vostro. Non aspettate da lui le riforme che avete sognato. Costruitele». Ai richiami alla natura di popolo del suo esercito, alla continua rivendicazione della struttura popolare, di massa, libera e autorganizzata delle forze sociali che lo sostengono («la povertà si sconfigge dando potere ai poveri»), può essere scontato si commuovano i generali con mostrine seduti sotto i riflettori.


    Le lacrime di Blanca
    Non lo è altrettanto che a trattenere a stento le lacrime sia Blanca, trent'anni, coordinatrice della tv comunitaria Catia Tve. Jordan, ventisette, corrispondente dalle baraccopoli per le radio alternative. Alex, trentadue, una brillante carriera negli Stati Uniti interrotta per tornare a difendersi un futuro a Caracas. Il giorno dopo tutti svegli dall'alba per l'evento venezuelano della settimana di Porto Alegre, il processo simbolico al terrorismo informativo che strangola il governo. «La rivoluzione continua, con Chavez o senza Chavez. L'abbiamo costruito noi, lui è solo un presidente».

    Quando esce dal palazzo di Por do Sol, quasi indistinguibile per corporatura e fisionomia dalle sue guardie del corpo, Hugo Chavez distribuisce sorrisi e abbracci insieme a una stranza impressione di invulnerabilità. Non è invulnerabile affatto. Deve volare a Caracas per vegliare sulla guerra per il petrolio in pieno corso. Maracaibo è sotto controllo, ma a Santa Cruz gli stanno solidificando il greggio dentro gli oleodotti.

  6. #6
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    E la Tobin Tax arriva alla Camera: calendarizzata la discussione nelle Commissioni Finanze ed Esteri

    «Una bandiera per tutti coloro che subiscono un'ingiustizia sociale»

    Primo effetto di Porto Alegre? La Tobin Tax "sbarca" finalmente alla Camera. ATTAC Italia, il Comitato Italiano per la Tobin Tax ed i parlamentari che sostengono la proposta di legge per una Tobin Tax in Italia e in Europa hanno annunciato che le Commissioni Finanze ed Esteri della Camera dei Deputati italiana hanno calendarizzato, nelle prossime settimane, la discussione sulle diverse proposte di istituzione della Tobin Tax. «E' un risultato positivo, dovuto alla raccolta delle firme per il progetto di legge d'iniziativa popolare ed alla grande pressione internazionale» ha dichiarato Alfonso Gianni, capogruppo di Rifondazione Comunista in Commissione Lavoro alla Camera e promotore dell'iniziativa parlamentare, in merito alla calendarizzazione della discussione sulla legge per la Tobin-Tax nelle Commissioni Finanze ed Esteri. Anche alla luce di quanto emerso al Forum mondiale di Porto Alegre «questa proposta è divenuta una bandiera per tutti coloro che subiscono un'ingiustizia sociale. Ci auguriamo - ha concluso Gianni - che la discussione arrivi ad una buona conclusione e che sia un'occasione per disporre le ragioni di un'equità fiscale ai fini di una giustizia sociale. E' l'esatto contrario dei provvedimenti, approvati in questi mesi dal Governo, come lo scudo fiscale per i capitali o il condono tombale». L'obiettivo dei promotori è di superare l'esame delle commissioni competenti e giungere a far discutere la proposta in Aula.

  7. #7
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    Originally posted by Max50
    Diciamolo : è stato accettato il cartello OPEC come forma di trasferimento di reddito dal primo mondo al terzo...
    Però , vedendo i risultati ........
    Ma aboliamolo questo cartello.....
    Questa è bella! E' stato accettato? In che senso accettato? Vorresti decidere tu il prezzo di una materia che hanno loro? Da quando l'occidente ricco ha venduto a quei paesi chiedendo a loro quale prezzo volevano pagare?
    Com'è che le multinazionali sono in grado di comperare interi governi e piangono sempre miseria?

    Aboliamolo...Sì, se loro vogliono lo aboliscono, altrimenti continuiamo a pagare quello che loro fissano come prezzo.

  8. #8
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    Come i governi dell'Opec fossero tutti "autonomi". Basta vedere che fine ha fatto l'Irak con l'embargo. A livello africano.

    Ma su questa ennesima "vergogna", si tace sempre.

  9. #9
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    Originally posted by A Sinistra


    Questa è bella! E' stato accettato? In che senso accettato? Vorresti decidere tu il prezzo di una materia che hanno loro? Da quando l'occidente ricco ha venduto a quei paesi chiedendo a loro quale prezzo volevano pagare?
    Com'è che le multinazionali sono in grado di comperare interi governi e piangono sempre miseria?

    Aboliamolo...Sì, se loro vogliono lo aboliscono, altrimenti continuiamo a pagare quello che loro fissano come prezzo.
    Lo hanno accettato nella misura in cui hanno rinunciato ad una seria ricerca scientifica su fonti energetiche alternative e rinnovabili.
    E questo perchè anche gli USA e la GB hanno forti interessi nella produzione petrolifera.
    Ma il mio discorso era un altro.
    E cioè , per quale motivo si giudica ineluttabile , morale etico , che il prezzo del grano , del mais , della carne sia quello del mercato di libera concorrenza , cioè il più basso possibile , mentre si dà per scontato che debba essere accettabile che il prezzo del petrolio sia a livelli di monopolio , cioè molto più alto di quello che sarebbe in libera concorrenza ?
    Domanda ingenua , direte voi , dato che tale materia prima non è uniformemente distribuita , ma si trova concentrata in poche aree...
    Bene , non vi sembra una ragione sufficiente per chiedere a piena voce una valida alternativa al petrolio ?
    Soprattutto vedendo ciò che hanno fatto quei paesi delle immense ricchezze accumulate con il cartello...
    Da una parte esagerate esibizioni di ricchezza da parte degli sceicchi...dall'altra politiche di potenza , alla ricerca di armi di distruzione di massa.....
    Non uno , dico un caso (forse l'Algeria...) , di un paewse che abbia usato il ,petrolio per riconvertire l'economia , per costruire una alternativa , agricola , industriale , anche sapendo che un giorno il petrolio finirà comunque ...
    Saluti.

  10. #10
    Hanno assassinato Calipari
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    Originally posted by Max50



    E cioè , per quale motivo si giudica ineluttabile , morale etico , che il prezzo del grano , del mais , della carne sia quello del mercato di libera concorrenza , cioè il più basso possibile...
    ... per un occidentale. Ma chi guadagna meno di un dollaro al giorno, pur coltivandolo, non puo' comprarlo!!!!

    Da Porto Alegre i movimenti contadini mondiali (Europa, India, Brasile, etc etc) hanno formulato il concetto di sovranita' alimentare, cioe' il diritto per una popolazione di poter decidere su come cibarsi, cosa coltivare e quanto destinare al mercato interno, indipendentemente dalla sfera economica.

    Cioe', ad esempio, uno Stato non puo' vendere derrate alimentari, se la popolazione ha fame, oppure coltivare cacao perche' cosi' gli ha imposto il mercato mondiale, quando coltivando altro puo' sfamare il proprio popolo e commerciare con Stati di pari o simile livello economico.

 

 
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