Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12
Risultati da 11 a 19 di 19
  1. #11
    Forumista esperto
    Data Registrazione
    10 Jul 2002
    Messaggi
    10,207
     Likes dati
    0
     Like avuti
    9
    Mentioned
    5 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Orsi e ricorsi storici

    Secondo Manuel Mujica Lainez, autore del romanzo storico di cui ho riportato qualche pagina, PierFrancesco Orsini detto Vicino era gobbo e sciancato; la recensione definisce il romanzo molto aderente alla realtà storica ("La restituzione storicamente impeccabile degli ambienti e delle figure... ") e quindi c'è una certa contraddizione col "… bello d’aspetto e d’animo generoso, amante delle armi e delle lettere…"
    Le spiegazioni possono trovarsi in una adulazione cortigiana o un riferimento al solo volto; a meno che non ci si confonda con suo nonno Pierfrancesco (detto Vicino pure lui), morto nel 1503, Signore di Bomarzo e condottiero al servizio di Francia, Firenze e del Papa.

    Ma ci sarebbe un'altra cosetta da mettere in evidenza riguardo agli Orsini di Bomarzo.
    Secondo le carte del Priorato di Sion, ormai ben note a tutti grazie al successo del fortunato thrilling "Il Codice Da Vinci", attorno al 1090 si registra la fondazione del monastero di Orval da parte di un gruppo di monaci basiliani calabri guidati da un certo Principe Orso che si spostarono in Francia, nelle Ardenne, nel luogo dove probabilmente fu ucciso Dagoberto II, l'ultimo dei Merovingi.
    Questa storia è confermata anche dalla Catholic Encyclopedia che data al 1071 la fondazione dell'abbazia da parte di un monaco Calabro e del suo abbandono nel 1110.

    Chi era questo misterioso e italiano Principe Orso?
    Nel 1058 Goffredo di Buglione ed il Duca Guglielmo di Normandia invitati da Papa Stefano IX conquistarono l'Italia meridionale fino alla Calabria ponendo fine alla dominazione dei Longobardi.
    E' in questo periodo che si hanno notizie della diffusione di un nome fino ad allora sconosciuto in quelle zone e di chiara origine normanna: Ursus.
    Esiste infatti un documento notarile dell'ottobre 1127 che già attesta l'esistenza di un Ursus figlio di Inca:

    (...) Ante me Alferium iudicem de castro, quod dicitur Muntorium, Ursus, qui dicitur de Inca filius quondam Falconi, conuinctus est cum Urso filio suo, at dividendum inter se per convenientiam rebus stabilius, quas inter se habuerunt in eodem loco Muntorium et in tota pertinentiam eiusdem locis et quas habuerunt in pertinentia de vico quit de Sancte Agathe dicitur. (...) (Codice Diplomatico Verginiano, III, 281-284).


    A questo Ursus è legata l'origine della famosa famiglia Orsini a cui di certo apparteneva Papa Celestino III (1191) figlio di Pietro Bobo. Inoltre nella diciottesima epistola di S. Paolino vescovo di Nola (attorno al 398) e destinata al vescovo di Rouen in Normandia, si parla di un cristiano che si chiama Orso confermando la presenza del nome in Francia fino da allora. Ursus/Orso è un nome che si trovava in Francia e pure in Italia, negli anni del viaggio dei monaci Basiliani; è legato a nobili di origine normanna e fa la sua comparsa in coincidenza con la discesa di Goffredo di Buglione in Italia.
    Ma perché quei monaci Basiliani dovevano proprio recarsi a fondare un monastero così lontano e proprio nel feudo di Goffredo di Buglione? Il fantomatico Re Orso era quasi certamente lo stesso Goffredo di Buglione che dopo la conquista dell'Italia meridionale e della Calabria mandò i monaci presso i suoi possedimenti in Francia.

    Dunque, per chi non si è sperduto nei meandri della genealogia, Pierfrancesco Orsini detto Vicino era discendente della stirpe merovingia e quindi stando all'ipotesi di Baigent, Leigh & Lincoln discendeva tramite la Maddalena da Gesù Cristo.
    Quindi il "Bosco Sacro" di Bomarzo, nel quale non sarà difficile trovare simbologie templari e reminiscenze ermetiche e merovingie, potrebbe costituire un solo grande enigma la cui risoluzione porterebbe diritto al mistero del Graal.

    Che si fa, si va tutti alla Cerca tra le misteriose statue?


    (La Maddalena incoronata della Basilica paleocristiana dei Martiri a Cimitile, prova del culto della Maddalena in Italia, in anticipo anche su quello della Vergine Maria)

  2. #12
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da pcosta
    [Quindi il "Bosco Sacro" di Bomarzo, nel quale non sarà difficile trovare simbologie templari e reminiscenze ermetiche e merovingie, potrebbe costituire un solo grande enigma la cui risoluzione porterebbe diritto al mistero del Graal.
    Addirittura?

    Tutto molto interessante, come sempre, ma ti confesso il mio dramma: la confusione è pressoché totale e non capisco più dove finisca la "realtà" (si fa per dire, eh...) e abbia inizio la Pfantasia

  3. #13
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Voilà! Ho appena ricevuto l’illuminante rapporto del C.S.I.C.S.C.I.O.P. (Comitato Silviesco per le Indagini e il Controllo Scrupoloso e Costante delle Incredibili Osservazioni Pcostiane).

    Ebbene… il Re Orso potrebbe ragionevolmente essere Goffredo di Buglione, discendente dei Merovingi, almeno secondo i fantomatici documenti dell’ancor più fantomatico Priorato di Sion (ah, Plantard, che monellaccio… ). E' quindi doveroso concludere che non si tratta (solo) di pfantasia, non tutta la storia almeno. Qualche dubbio solo su quest'ultima parte:

    "… Quindi il "Bosco Sacro" di Bomarzo, nel quale non sarà difficile trovare simbologie templari e reminiscenze ermetiche e merovingie, potrebbe costituire un solo grande enigma la cui risoluzione porterebbe diritto al mistero del Graal…"

    ma per fortuna l'accorto uso del condizionale (potrebbe) mi esime da ogni ulteriore indagine.

    Ma che faticaccia seguirti, pcosta…

  4. #14
    email non funzionante
    Data Registrazione
    26 Jul 2004
    Località
    Locus Solus
    Messaggi
    3,318
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Non so se è già stato segnalato, ma su Bomarzo è stato scritto un libro nel 1999 in italiano : "Bomarzo,un giardino alchemico del cinquecento", autore Marco Berberi ( medico agopuntore di Bologna e studioso d'alchimia ). Non è segnalata alcuna casa editrice perchè si tratta di un autofinanziamento dell'autore stesso, che lo distribuisce in qualche libreria qua e là. Io l'avevo trovato presso la libreria "L'Isola del Sole" di Milano ( www.libroelibri.com ). Il costo si aggira intorno ai 27 euro, 366 le pagine. In alcune parti il libro risulta pesantuccio e con troppe interpretazioni alchemiche "forzate"dall'autore, che ha una visione dell'Alchimia un po' psicologica e un po' mistica...Resta comunque un esame molto approfondito del giardino di Bomarzo, statua per statua.

    Eliodoro

  5. #15
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Grazie, sei sempre informatissimo...


  6. #16
    email non funzionante
    Data Registrazione
    26 Jul 2004
    Località
    Locus Solus
    Messaggi
    3,318
     Likes dati
    0
     Like avuti
    8
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    In Origine Postato da Silvia
    Grazie, sei sempre informatissimo...

    Solo su poche cose, sai, sono un gran Curioso.

  7. #17
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Nel Parco di Bomarzo occorre analizzare con cura tutti gli elementi per penetrare a fondo il segreto dei mostri effigiati nella pietra. Alla svolta di un sentiero compare la scultura enorme della "Morte divorante", una figura ben nota a tutti coloro che hanno una certa familiarità con l’alchimia: è il pericolo che minaccia l’uomo giunto alla fase conclusiva dell’Opera. Il terribile simbolo è là, la grande bocca spalancata e pronta a mordere, la fisionomia contratta.


    È la rappresentazione simbolica della perdita dell’Io, dell’oblio del proprio bagaglio di conoscenza autocosciente. Per contrasto, le sue linee si ornano di un elegante fregio di farfalle dalle ali disseminate di aureole, paragonabili a simboli della resurrezione legata al Sole. Sul capo, imponente, è posta una sfera (simbolo solare) che nella parte inferiore presenta delle bande color pietra alternate a bande rosse, avvolte a spirale per dare l’idea della rotazione. Sulla parte superiore della sfera poggia una torre squadrata, che ricorda le strutture architettoniche dei coperchi delle tombe etrusche. Il tempo che corre ha il volto della Morte divorante: su questa, tuttavia, si innalza lo Spirito (il Sole) e ancora al di sopra la torre della Sapienza, che costituisce il punto fermo in seno al moto perpetuo.


    Si procede, poi, piegando a destra e scendendo ancora più in giù, a costeggiare il ruscello che serpeggia tra i cespugli. In un angolo rinfrescato da una cascata, ci si trova di fronte a due statue dall’aspetto rozzo e minaccioso: un gigante che violenta, squartandola, una donna col corpo rovesciato, a testa in giù.


    «L’azione», commenta André Pieyre de Mandiargues, «nella sua brutalità semplicemente impietosa, impone agli occhi di fermarsi. Se qualcuno volesse dare una rappresentazione concreta a certi traviamenti dei sensi e dello spirito che si sono spesso impadroniti degli uomini, non potrebbe trovare nulla di meglio di questo gruppo colossale scolpito nella roccia e sperduto in un boschetto verdeggiante». Il gigante si appoggia a un’armatura di stile romano, costituita da una corazza con impressa la testa di Medusa, che ricorda l’armatura di Agamennone nell’Iliade, completata dai gambali, da una spada e da un elmo col cimiero a forma di rosa a cinque petali (simbolo del libero arbitrio). L’iscrizione sulla roccia, in parte cancellata da licheni color vinaccia, dice: «Se Rodi fu già del suo colosso pur di questo il mio bosco anco si gloria ed per più nun poter fo quanto posso», a dimostrazione della grandiosità dell’opera.

    Il significato profondo di questo insieme titanico può sviare. Occorre allora ricordare il passo del De Amore di Marsilio Ficino, in cui l’autore dice che il logos divide l’anima in due e che, prima di assumere un corpo mortale, gli uomini avevano due volti che permettevano loro di contemplare con la stessa conoscenza il mondo materiale e il mondo spirituale. Ma, entrata l’anima nella carne, «i due volti furono divisi e ne rimase uno solo, il quale, ogni volta che la testa si volgeva verso il mondo sensibile, non era più in grado di vedere l’altra metà». Il gruppo massiccio e ripugnante racconta così l’orrore primordiale della caduta dell’anima nel corpo, quando il logos, il gigante, ve la fece precipitare dall’alto, dividendola in due.

    (Liberamente tratto da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo - EDIPEM, Novara)


    Aggiungo che non mancano letture diametralmente opposte nell’identificazione dei due personaggi. Per esempio, Giovanni Bettini, attuale proprietario del Parco, sulla scorta di un'epigrafe irrimediabilmente illegibile (TIR GIGANTE… SCEMPIO… ANGLANTE), esorta a vedere nel gruppo scultoreo l'epica lotta tra Ercole e Caco: «Se fissate bene il vostro sguardo su Ercole, noterete nell’espressione serena che non è il "bruto"; il gesto, sì, può essere implacabile, ma l’intenzione è morale, è l’atto di un eroe che trionfa sul male».

  8. #18
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Si continua a scendere tra mirti e querce, che nascondono sotto le loro fronde un gruppo scultoreo situato nel punto più basso, al livello dell’ultimo passaggio del torrente, le cui acque si fanno sempre più tumultuose e fragorose.
    Subito dopo, è la quiete di un’onda che si allarga in un bacino disseminato di ninfee, accanto al quale troneggia un’enorme tartaruga, le cui forme cesellate ricordano l’arte cinese delle tombe della dinastia Ming.


    Sul guscio, coperto di muschio, un vaso rovesciato regge un globo su cui poggia, con un solo piede, un personaggio con le vesti agitate dal vento che tiene le braccia nella posizione di chi sta suonando il flauto. Sulla sponda opposta si aprono le fauci spalancate di una balena, dalla quale un sistema di tubazioni doveva un tempo far turbinare l’acqua. Di fianco alla tartaruga c’è una vasca inclinata in modo anormale ma voluto: al centro, una collinetta artificiale (senza dubbio la “collina delle nove muse”) sulla quale si lancia un Pegaso.


    Il terzo elemento, sempre nello stesso luogo, e costituito dalla macina di un mulino, anch’essa posta di traverso. Guardando la macina, si direbbe che essa è parallela alla tartaruga, e, anche se non lo è, l’inclinazione della vasca invita a crederlo, secondo il gioco di una falsa prospettiva paragonabile al destino ingannatore che fa librare l’incertezza della casualità sull’uno o sull’altro.
    La tartaruga è là, giustamente, per metterci in guardia: è il simbolo della prudenza e della lungimiranza. In alchimia, rappresenta la “materia prima” che, passando attraverso il crogiolo della trasmutazione, si schiude nella sua forma piena e perfetta. Lo slancio del personaggio e la lentezza della tartaruga illustrano il motto Festina lente, che significa, paradossalmente, “sbrigati con calma”. Sembra che la statuetta stia per cadere nelle fauci del cetaceo. Pico della Mirandola vedrebbe in essa l’allegoria della necessaria caduta dell’anima nella vita materiale: la balena è l’animale delle acque primordiali, dominate dal dio Oceano. Al centro della vasca inclinata c’è la fonte dell’Elicona e Pegaso vola in direzione opposta.



    Montando Pegaso, il cavallo alato, si acquista il dominio sulla chimera e il potere di rovesciare le inclinazioni dell’uomo. Nell’Estremo Oriente si direbbe che si tratta di “cavalcare la tigre”. Lasciandosi alle spalle questo gruppo, si può passare sull’altra riva, attraversando un ponticello, e seguire il sentiero fino a entrare in un ninfeo custodito da due leoncini, simboli di saggezza. Due fontane sovrastate da delfini, inviati come salvatori dalla Provvidenza, stanno di fronte ad alcune nicchie scavate in un muro parzialmente crollato, accanto al quale, quasi nascosto dal fogliame, sembra aprirsi un sotterraneo che si dice collegasse un tempo il palazzo ducale alle caverne e alle fontane del fondovalle. Nelle cavità ci sono le statue alate delle tre Grazie, una delle quali volge le spalle. Il loro significato è quello della successione ritmica delle tre fasi alchemiche: emanazione, conversione e reintegrazione (Emanatio, Conversio, Renuatio).


    Così si comprende la triplice essenza del Destino, che realizza l’unita di corpo, anima e spirito: la prima fase del viaggio mostra il cane infernale e invita a non lasciarsi circoscrivere entro i limiti del mondo materiale e corporeo; la seconda tappa mette in evidenza la dolorosa incarcerazione dell’anima, sottomessa dal gigante, mentre il gruppo della fontana incita a volgere a proprio favore un destino avverso. Uscendo da questi luoghi umidi e ombrosi, dominati dalle tonalità del verde e del blu cupo, il sentiero piega verso uno spazio molto più aperto, risalendo fino a un posto in cui, su alte colonne, si levano statue di Giano e di divinità con quattro teste: le prime guardano con le due facce sia verso il mondo spirituale sia verso quello materiale, le seconde nelle direzioni dei quattro punti cardinali.



    Liberamente tratto da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo - EDIPEM, Novara

  9. #19
    Sognatrice
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Piacenza
    Messaggi
    11,136
     Likes dati
    192
     Like avuti
    777
    Mentioned
    20 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Poca distanza ci separa da una specie di anfiteatro dominato dall’imponente figura di un vecchio maestoso, forse Oceano, con una folta barba, le gambe ricoperte da un drappeggio reso verde di muschio dagli anni e dall’umidità. Ai suoi piedi, una spianata circondata di urne rovesciate o spezzate come altrettante rivelazioni che abbiano sparso a terra il loro contenuto.




    L’urna deriva dall’unione di terra e fuoco (argilla cotta): in essa sono raccolte le “acque superiori” provenienti dal “fervore celeste” simboleggiato dall’Acquario. E’ il recipiente della verità, discepolo di Oceano secondo il motto degli alchimisti: Ornnia sunt unum in uno circulo sine vase.
    Le urne più vicine alla divinità recano iscrizioni. Su quella di sinistra sta scritto: «La fonte non è data a colui che tiene in gabbia le belve più terribili»; su quella di destra: «Notte e giorno veglino, pronti a difendere questa fonte da ogni oltraggio». Ciò significa: la forza bestiale respinge chi non sa appoggiarsi alla fonte di vita, mentre la paura delle belve terribili, degli istinti ci priva al tempo stesso della forza e del nutrimento.

    Più in là, tra la spianata e il vecchio Oceano, una figura femminile, nella quale si può riconoscere Teti, porta sul capo un vaso in cui sono state piantate delle agavi, ben strana chioma. Teti è la sposa di Oceano ed è il simbolo dell'acqua come principio elementare, che può concepire e dare nutrimento. Ma colui che, generato dal mondo divino e terrestre contemporaneamente, partecipe della natura di Teti e di Oceano, procede senza alcuna limitazione sulla strada della prodigalità incontra l'elefante che reca sulla groppa la torre, bardato secondo lo stile indio.


    In India, Ganesa è il dio dell'intelligenza, cosi come l'elefante di piazza Minerva a Roma è esempio di spirito vigoroso, capace di sopportare il peso della saggezza. È stato mal consigliato colui che ha voluto appoggiarsi alla fonte senza il benestare dell'elefante: il guerriero piegato sotto la proboscide. Potrebbe trattarsi di colui che, dopo aver rinunciato alla vita profana, viene dolcemente levato verso la torre d'avorio? Lo spirito saldo solleverà 1'uomo che gli si abbandona come vinto, lasciando dietro di sé passioni e desideri.


    Dietro l'elefante, un drago con la coda coperta di scaglie e con le ali spiegate schiaccia un molosso con tutto il suo peso, brandendo gli artigli per dilaniare due leoni che lo attaccano, balzandogli contro. Il gruppo è chiaramente ispirato ad analoghe sculture originarie dell'Estremo Oriente, presenza piuttosto strana in un contesto improntato al classicismo. Le ali del mostro, con disegni di fiamme e di mezzelune, esprimono la sua qualità di creatura ignea, ma sublunare: in questo caso, la conoscenza ermetica raccomanda di abbandonare gli istinti alla loro agonia secondo l'adagio Naturam natura vincit. Ma sarebbe conforme alla teoria che il drago rappresentasse la discordanza delle cattive passioni lunari che lottano contro la potenza solare, simbolicamente rappresentata dalle belve. Da questa lotta, che si rinnova di continuo, 1'uomo può trarre profitto equilibrando le due diverse tendenze.


    Liberamente tratto da ITALIA MISTERIOSA, a cura di Peter Kolosimo - EDIPEM, Novara

 

 
Pagina 2 di 2 PrimaPrima 12

Discussioni Simili

  1. Il "Parco dei mostri" di Bomarzo
    Di Tomás de Torquemada nel forum Esoterismo e Tradizione
    Risposte: 26
    Ultimo Messaggio: 24-03-21, 14:09
  2. Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 02-03-10, 23:53
  3. Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 02-03-10, 20:39
  4. Strage di Bologna: dell'innocenza dei "mostri"
    Di Sabotaggio nel forum Destra Radicale
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 21-04-07, 08:15
  5. Il "Parco dei Mostri" di Bomarzo
    Di Tomás de Torquemada nel forum Arte
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 30-01-03, 03:34

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito