GEOPOLITICA E LOTTA DI LIBERAZIONE

GEOPOLITICA! Un termine che praticamente fino a dieci, dodici anni orsono era assolutamente criminalizzato in tutta Europa. Si accusava la Dottrina geopolitica di esser stata una "pseudoscienza nazista" utilizzata dal III Reich per giustificare le conquista europee; un vero assurdo storico, anche in considerazione del fatto che Hitler condusse la guerra (si pensi all'invasione della Russia) in assoluto dispregio delle direttive geopolitiche e strategiche, delineate dalla scuola geopolitica tedesca di Haushofer e del suo protettore Rudolf Hess.
Del resto gli Stati Uniti, che vantavano una tradizione di studi in materia già dall'800 con l'Ammiraglio Mahan, hanno proseguito dal dopoguerra ad oggi lo studio della geopolitica e delle dottrine collegate, mettendone in pratica gli insegnamenti nella loro conquista metodica del pianeta.
La studio della Geopolitica infatti, se da una parte può rappresentare l'avvio per una presa di coscienza che porti alla liberazione dei popoli sottomessi, dall'altra è indiscutibilmente uno strumento privilegiato di dominazione imperialista. In particolare, nel mondo contemporaneo, dell'egemonismo nord-americano , essendo gli USA l'unica superpotenza rimasta a livello globale, dopo il crollo dell'Urss, di cui tratteremo poi.

Non staremo qui, ché non è il luogo né l'occasione adatta, a tenere una lezioncina sull'origine di questo settore della geografia antropica, sui suoi autori o sulle loro elaborazioni dottrinarie.
Ricordiamo molto semplicemente, per cominciare, che come dice anche il nome la GEOPOLITICA unifica due fattori: Geografia e Politica. Cioè il dato oggettivo, stabile (relativamente) nel tempo, ed il fattore volitivo, umano, sintetizzabile nel celeberrimo motto di Guglielmo d'Orange "Dove c'è una Volontà c'è una Via".
Già in Erodoto si possono cogliere i primi germi di un interesse storico-geografico combinati; ma è nel secolo scorso che si gettano le basi di uno studio organico delle relazioni tra lo SPAZIO e la POSIZIONE geografici e la vita e l'espansione di popoli, nazioni, imperi. Oltre il succitato Alfred Mahan, ricorderemo solo il Vidal de La Blache, Kjellén, Ratzel; mentre con Mackinder, Spykman e Karl Haushofer siamo già in pieno XX secolo.
La Geopolitica, affrontando lo studio del mondo con un approccio organico e non deterministico, rivoluziona la percezione stessa del globo terracqueo, almeno quella che ci è stata imposta a scuola, con i "5 continenti…masse di terra emersa, circondate da mari ed oceani”.
I cinque cerchi colorati della bandiera olimpica, dove ad ogni colore corrisponderebbe la razza che lo popola, ne sono la rappresentazione idealizzata e stereotipata.
Per inciso: le Olimpiadi fraudolentemente vinte dall'australiana Sidney, sono l'indicatore di uno spostamento progressivo dell'asse geopolitico anglofono nell'area del Pacifico, che è il naturale sbocco della "marcia ad Ovest" statunitense.
La Geopolitica ridisegna le carte geografiche in base alla reale suddivisione delle masse continentali, che hanno determinato nella Storia il compattamento di aree Culturali (in senso lato), etno-linguistiche, religiose ecc…

Un solo esempio: l'Europa. L'Europa dall'Atlantico agli Urali, da Capo Nord al Mediterraneo, è veramente un "continente", nella definizione scolastica del termine? Certamente NO!
Benché circondata da un oceano e dai suoi mari interni, vista da Est l'Europa non è altro che una propaggine, una grossa penisola della massa territoriale asiatica, la più estesa del globo.
Gli Urali sono poco più che colline che non hanno mai rappresentato una barriera per i popoli che da est o da ovest hanno sempre "corso" la pianura Sarmatica, la cui estrema propaggine arriva a Calais ed oltre, a bagnarsi nelle acque oceaniche.
Per la Geopolitica la vera unità continentale è l' EURASIA= L'Europa + l'intera Siberia, fino all'altro oceano, il Pacifico.
Anche sul piano storico e culturale, come ci ha ricordato qui ora il console serbo, non si può parlare veramente di Europa senza considerare tutto il mondo slavo e ortodosso. E tutto il mondo slavo-ortodosso vuole dire anche Russia!
Quindi quando i geopolitici parlano di EURASIA, intendono appunto l'Europa tutta, compresa la Federazione russa fino al Pacifico; l'Europa da Reykjavik a Vladivostok, la "capitale" europea d'Oriente. Al di sotto c'è l'Asia "gialla", la Cina, la Mongolia, ed in mezzo i grandi altopiani desertici, le alte catene di montagne, fino al naturale confine fluviale dell'Amur-Ussuri, sulle cui opposte sponde russi e cinesi si confrontano da secoli. La conformazione stessa della Siberia spiega, per i geopolitici, come mai i russi siano a Vladivostok e non i cinesi a …Parigi (immigrazione recente a parte)!
E poi abbiamo il "subcontinente indiano" ben distinto tra montagne oceano e grandi fiumi, abbiamo l'Australasia, le Americhe ecc…
Anche il bacino del Mediterraneo, con il suo stesso nome che è il suo Destino, rappresenta un'UNITA' GEOPOLITICA ben delineata dalla geografia e dalla storia. Fin dalla più remota antichità questo, come gli altri "due mediterranei" (Mare Cinese e Golfo del Messico - Caraibi), furono fattore di unità, di commerci, di incontri e scontri per le popolazioni rivierasche: in una parola, fattore di CIVILTA'. La qual considerazione implica che la Geopolitica non divide il mondo su linee nette, tracciate col righello, ma in "aree geopolitiche pluricontinentali" ( o meglio, in continenti reali) che possono includere terre appartenenti a più unità geopolitiche.
L'Italia in particolare, pur facendo parte integrante dell'Europa è anche il baricentro stesso del Mediterraneo, il ponte naturale tra il nord europeo, il sud nordafricano e l'Est Mediorientale asiatico.
Eppure oggi anche questo nostro mare interno, che fu unificato da Roma, non appartiene veramente a nessuno dei suoi popoli rivieraschi, ma è dominio incontrastato della VI flotta americana, che ne domina buona parte delle coste, delle isole, delle basi aereonavali strategiche, in collaborazione con l'entità sionista di Israele. L'interesse geostrategico del vincitore si impone su quello di chi ci vive da millenni.
Un'America yankee che deve la sua potenza anche al completo dominio del suo continente da polo a polo. E che, attraverso l'alleanza anglofona, proietta i suoi tentacoli sugli oceani, in Europa con la Gran Bretagna, a nord con il Canada, nel Pacifico e nell'Oceano Indiano con l'Australia e Nuova Zelanda. Proprio l'Australia sta oggi guadagnando un ruolo geopolitico notevole, a danni dell'Indonesia, uscendo da secolare isolamento per porre un'ipoteca futura su tutto il sud dell'Asia (ieri Timor Est, domani l'Irian-Nuova Guinea, le Filippine e via elencando.

E notiamo per inciso come nell'epoca della globalizzazione planetaria tutti i fronti siano tra loro collegati ed interdipendenti.

Altro elemento fondante della Geopolitica è lo scontro tra la TERRA ed il MARE (due categorie mentali e spirituali oltrechè fisiche), tanto magistralmente descritto nell'omonima opera di Carl Schmitt. Nel XX secolo abbiamo avuto la netta PERCEZIONE DI QUESTO ETERNO SCONTRO, NEI DUE CONFLITTI MONDIALI.
La potenza marittime angloamericana ha sconfitto la Germania e l'Europa intera, cioè la potenza terrestre. Ed alla fine è riuscita a distruggere nella "III Guerra Mondiale", la cosidetta "guerra fredda", l'ultima potenza "terrestre" rimasta, la Russia-URSS, che aveva combattuto le due guerre mondiali in un ruolo esattamente contrario ai propri interessi geopolitici.
Il non aver compreso il proprio ruolo e destino geopolitico, ha fatto la differenza tra vittoria e sconfitta del nostro continente, tra libertà ed asservimento di TUTTI i popoli europei, su qualunque fronte fossero schierati. Prenderne atto sarà il primo, indispensabile passo per la loro Liberazione.

Mentre l'Impero Britannico ha abdicato al suo ruolo nel mondo in favore dei "cugini marittimi" statunitensi, la Germania che è il cuore stesso della penisola europea fu divisa fino nella sua capitale, e con essa l'Europa stessa; per poi essere riunificata sotto un unico dominatore, nel momento in cui l'impero continentale concorrente andava letteralmente in frantumi.
Gli imperi coloniali europei sono scomparsi da tempo, sostituiti dal neo-colonialismo USA che li ha soppiantati quasi ovunque (recenti i casi di Uganda, Ruanda, Congo).
Dall'altra parte della Terra, il "Far West", cioè il "Lontano Ovest" dell'espansionismo americano, tra guerre e genocidi, è proseguito ben oltre le praterie, oltre la California; si è trasferito già dal secolo XIX sull'oceano, per assicurarsi il controllo di isole e penisole prospicenti le proprie acque. Una specie di neo-impero romano (paragone dell'ebreo americano Luttwak), in proiezione verticale ed oceanica. Perché proprio questa è la caratteristica delle Potenze Marittime in fase espansiva: fare dei mari su sui si bagnano laghi interni al proprio controllo, occupandone i punti strategici, gli stretti, le isole e penisole, per poi "correrli" in assoluta libertà militare e commerciale.
Ad Est la NATO (North Atlantic Treaty Organisation= Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord; che già nel nome dice tutto) avanza quasi incontrastata, passando sulla Serbia martire, e punta all'Heartland, al CUORE continentale d'Eurasia, secondo le direttrici esposte dal britannico Mackinder già ad inizio secolo.
L'Europa è sparita dalla Storia come Soggetto politico indipendente nel rogo di Berlino del 1945.
Da allora è una colonia americana, prima nella sua parte occidentale ed ora quasi per intero.

La Guerra Mondiale fu certo anche guerra ideologica, politica, economica; ma io credo che fu soprattutto guerra geopolitica per il dominio mondiale: in primis contro l'altra potenza oceanica direttamente avversaria, l'Impero Nipponico, poi contro l'Europa, infine contro Russia e Cina, cioè Eurasia ed Asia intera. Il "Nuovo Mondo" contro l'Antico!
La verità si fa palese guardando su una carta politica la disposizione degli stati facenti parte della
"Alleanza Atlantica" (in realtà subordinazione europea agli USA).
Oltre Stati Uniti e Canada, Islanda, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Benelux, Francia, Portogallo, Spagna dall'82, Italia, Grecia e Turchia. Per non dire del ruolo tutto particolare di Israele. Un anello d'acciaio, di missili e bombe atomiche a circondare l'impero terrestre russo e i suoi satelliti. Una "Fascia Marginale Esterna", per dirla con i geopolitici, che si prolungava in Medio Oriente nell'ex patto C.E.N.T.O., nella SEATO in Estremo Oriente, per completarsi nel Patto ANZUS (Australia-Nuova Zelanda-United States) nel Pacifico.

In Europa, guarda caso…, gli unici due stati comunisti affacciantisi sul Mediterraneo, Yugoslavia ed Albania, non hanno mai fatto parte del Trattato di Varsavia. La prima in specie dopo la rottura Tito-Stalin, è stata ampiamente foraggiata dall'occidente, per poi essere mandata al macello ed alla frantumazione, in quanto creazione artificiale della I° Guerra Mondiale in funzione antigermanica ed antitaliana.
Rovesciando le prospettive, la Serbia che era servita agli USA perché i cingoli dei carri armati russi non si bagnassero nelle acque calde del Mediterraneo ed oltre, è diventata oggi la punta avanzata, l'antemurale della Russia verso occidente; lembo di terra ancor libero circondato dai paesi NATO e da quelli che ambiscono farne parte.

Come certo avrete notato le direttrici geopolitiche sono sempre le stesse, in ogni tempo e sotto ogni regime. Così è anche per la Russia, sia quella degli Zar sia quella rossa di Stalin, il "nuovo zar" sovietico. E così sarà domani, pena la scomparsa stessa della Russia come stato e il suo ridursi al Principato di Moscovia o poco più.
A questo punto dovremmo anche parlare del comunismo russo, dello scontro Trotskij Stalin e delle sue vere motivazioni storiche e politiche, delle "anime, mondialista e nazional-populista del bolscevismo come della sintesi Nazionalcomunista odierna. Ma oltrepasseremmo di molto lo spazio ed il tema che ci siamo imposti.

Aggiungeremo solo che uno dei motivi dell'implosione sovietica, fatto quasi unico nella Storia, oltre che al fallimento di un regime innaturale imposto da elementi estranei allo spirito russo (apolidi internazionalisti esecutori di un piano millenario), si è scatenata dopo il fallimento dell'occupazione dell'Afghanistan, primo passo per arrivare all'Oceano Indiano.
Benchè questa entità plurietnica "cuscinetto" non abbia uno sbocco al mare, esso rappresentava il punto debole, il "ventre molle", del sistema di accerchiamento americano dell'Asia.
Il passo successivo sarebbe stato il Belucistan abitato da un'etnia divisa fra tre stati, tra cui quell'Iran che proprio nel 1979 aveva cacciato il regime fantoccio degli statunitensi attuando la Rivoluzione Islamica sotto la guida dell'Imam Khomeini.
Facendo perno sugli alleati del Corno d'Africa e dell'Indocina, la flotta e l'aviazione russa avrebbero potuto attuare, nel medio periodo, un contro-accerchiamento strategico da sud dell'Europa e dell'Asia; controllando per di più da vicinissimo le rotte petrolifere del Golfo Persico, in alleanza con i paesi arabi nazionalrivoluzionari ed islamisti.
Fallita l'avventura afghana la Russia ha subito il contraccolpo frantumandosi sulle linee di divisione etno-nazionale interne all'URSS, con tutto quello che ne è conseguito.

La fine del Bipolarismo mondiale ha determinato una situazione UNICA NELLA STORIA
conosciuta.
Per la prima volta nel mondo UNA ed UNA SOLA potenza si arroga il diritto della forza di intervenire a suo insindacabile giudizio in qualsiasi parte del globo per colpire governi e popoli che, in qualche modo, siano di ostacolo alle direttive di un dominio totale sulla Terra.
Gli Stati Uniti d'America dominano militarmente i cieli, i mari, gli oceani e buona parte delle terre in tutti i continenti. Ed anche lo spazio esterno al pianeta, la nuova dimensione "in verticale" della geopolitica che diviene "cosmica"! Sembrerebbe il trionfo definitivo del Mare sulla Terra; il grande Leviatano, la "Bestia Apocalittica" che sorge dal mare.
L'America ha imposto il Nuovo Ordine Mondiale.

E' il coronamento della ideologia biblico-protestante dei W.AS.P. che sceglie nell'avversario di turno il suo Nemico Assoluto. Non quello da combattere e vincere, com'era al tempo delle guerre tra stati; bensì quello da annientare e criminalizzare come accade nei cosiddetti "interventi umanitari"!!! E chi non si sottomette alle bombe o ai dollari, viene annientato come fu per i "pellerossa", ridotto letteralmente in atomi, come successe ai giapponesi oramai vinti, annichilito dai bombardamenti e dalla propaganda come fu per i tedeschi e gli europei tutti, schiacciati tutt'oggi sotto il tallone della mitologia olocaustica.
E' tipico degli imperialismi marittimi, commerciali, mercantilistici, inglobare nel proprio sistema i popoli sottomessi ed eliminare con etnocidio e/o genocidio quelli incompatibili (per volontà propria o meno, poco importa) con il proprio sistema di valori; salvo poi scaricare sui vinti le ignominie commesse dai vincitori. Non si annientano solo i popoli. Si annienta la loro Storia e con essa la Verità. Come nella Bibbia quando si invita a uccidere tutti, uomini, donne, vecchi e bambini, ma anche il bestiame, radere al suolo le case, tagliare gli alberi e fare un deserto, addossandone la responsabilità alle vittime, accusate di ogni abominio umano e divino.
E chi pensa che questa sia storia di un lontano passato, non ha che da volgere l'attenzione alla martoriata Palestina dei nostri giorni.

L'America, o meglio lo Stato Imperialista delle Multinazionali stanziato nel continente nordamericano, si è arrogata il diritto non solo di essere la Superpotenza inattaccabile, arbitra dei destini dei popoli, ma anche il Poliziotto Mondiale, il Giudice Mondiale, il Carceriere del Mondo; ed ovviamente il suo Creditore.
Tribunali internazionali per i vinti li avevamo già visti all'opera a Norimberga e Tokio dopo il '45.
Ma oggi la procedura si è istituzionalizzata: vedi tribunale dell'Aja. E sono i capi degli USA a stabilire CHI è criminale e chi no, chi è vittima e chi invece…se l'è voluta!

E' mutato il concetto stesso alla base della Polemologia. Una volta c'era la guerra: due stati se la dichiaravano, la combattevano, uno vinceva l'altro e gli imponeva onerosi trattati e perdite di territorio. Poi col tempo si potevano capovolgere le sorti e la Storia andava avanti. Oggi non più!
Oggi, l'abbiamo già detto, ci sono solo…"interventi umanitari". Oggi non si va a combattere quel popolo, si va a salvarlo! Tuttalpiù a liberarlo "democraticamente" dai propri governanti.
C'è sempre, ce lo dicono i media, "un nuovo Hitler" che vuol conquistare il mondo!

E sono proprio gli americani e i loro collaborazionisti a dirlo: Khomeini, Gheddafi, Saddam Hussein, Milosevic. Alfine, raschiato il fondo, i nuovi pericoli per l'Europa sono …Haider e Bossi!
Ovvero dalla tragedia alla farsa.

E l'Europa?
Questa entità misteriosa: l'Europa dei Dieci, dei Dodici, dei Quindici e via contando?
L'Europa signori NON ESISTE! Non raccontiamoci barzellette. L'Europa non esiste se non come espressione geografica, mutila del suo braccio d'Oriente.
L'Europa è morta!
Non diciamo che sia sepolta per sempre, perché crediamo fermamente nella sua resurrezione.
L'Europa dall'Islanda allo stretto di Bering (ri)sorgerà; ma oggi essa è in coma profondo, almeno dal 1945 in poi.

Ed è inutile starci a raccontare che a Strasburgo o Bruxelles stiamo creando l'Europa Unita, dal momento in cui tutti i membri di questa entità economica sono a loro volta colonie di una potenza extra-europea. Che come tale, ovviamente, persegue i propri interessi geopolitici, economici, strategici, non certo i nostri.
L'Europa è oggi poco più di un'unione doganale e domani di una moneta unitaria già defunta anch'essa prima ancora di nascere. Una moneta che in ogni caso non preoccupa affatto gli Stati Uniti , dato che l'Euro non è altro che il neo-Dollaro di questa parte dell'Atlantico, in attesa di un riassetto paritario che darà vita alla Moneta Unica dell'economia globalizzata del Progetto Mondialista delle multinazionali.
L'Europa non esiste. L'Europa può essere solo una speranza del prossimo secolo, mentre oggi è terra di colonia, sottomessa ed impotente. E lo ha dimostrato più di una volta, ultimamente nell'aggressione americana alla Serbia.
Non solo. All'interno dei vari paesi europei tutti i partiti e gli uomini politici, almeno quelli che contano qualcosa a livello locale, non sono altro che strumenti del collaborazionismo con la forza occupante. Che stiano a destra o a sinistra o al centro, sopra o sotto.
La crisi dei Balcani ha rappresentato l'ennesima cartina di tornasole di tale situazione di fatto.
Prima tutti si dividono su linee politico-ideologiche: "tu sei comunista,…tu sei fascista…
(termini oggi quelli di fascista-antifascista, comunista-anticomunista, 'di destra'/'di sinistra' che a mio parere non hanno più assolutamente senso). Ma al redde rationem di una guerra e dei reali interessi del padrone, tutti i politicanti europei si sono riconosciuti nelle direttive strategiche di Washington e Londra (la Gran Bretagna è il 51° stato americano, le Hawaii dell'Atlantico del Nord).
In Italia, tutti i partiti, escluso Lega, Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Rifondazione Comunista in parte, si sono schierati con gli USA contro Belgrado.
Ora ci saranno tutti i possibili ripensamenti, ma allora mentre il governo di sinistra metteva a disposizione le basi aeree per gli attacchi, anche con uranio impoverito (di cui oggi i nostri soldati pagano le conseguenze), la destra più reazionaria e filo-atlantica voleva addirittura l'intervento con le re truppe di terra per invadere la Yugoslavia!
Nuovi "ascari bianchi" da mandare al macello per preservare il "soldato Ryan"! E meno male che nessuno nella NATO ci ha preso sul serio (tutti ci conoscono per quel che siamo), perché altrimenti saremmo stati, e giustamente, rimandati a casa dai serbi a calci in c…!
La nostra identità nazionale l'abbiamo venduta l'8 settembre e cerchiamo di essere europei, americani, mondialisti, pur di non essere italiani o italioti che dir si voglia.
E a proposito di "identità nazionale", analizzeremo ora le due tendenze che si stanno affermando: la Globalizzazione di cui abbiamo detto e la Localizzazione.
Cioè, nel momento in cui è saltato il sistema bipolare di dominio, nel momento in cui gli americani si sono trovati alla guida del mondo, si è anche innestato un processo di rimessa in discussione identitaria. Popoli e nazioni grandi e piccoli hanno cercato di ritrovare la propria IDENTITA' STORICA e GEOGRAFICA.
Diceva l'amico Dughin durante il conflitto serbo-croato-bosniaco che lui si sentiva al fianco di…serbi, croati e bosniaci! E spiegava il perché: ogni popolo, pur nel sangue e nei massacri, ricercava la propria identità nella storia e nello spazio geografico. Quel che poi è mancato è stata l'identificazione del vero, reale nemico comune, l'avversario di tutte le identità nazionali: l'imperialismo mondialista degli U.S.A.

I popoli dell'Europa orientale già comunista hanno comunque dimostrato di essere ancora vivi e vitali rispetto ad un occidente marcito da tempo sotto il dominio economico ma soprattutto ideologico-culturale d'oltre Atlantico.
Chi ha oggi 50 anni circa, è nato e vissuto nell'Italia dominata del dopoguerra, tra film americani, musica americana, pseudo-cultura d'importazione, attraverso la TV o Internet.
E per comunicare con gli altri popoli dobbiamo tutti quanti farlo in anglo-americano, la nuova koiné del XX e XXI secolo.
La Localizzazione è la riscoperta delle radici, del campanile, della propria specificità e particolarità, che tenta di opporsi alle sirene della Globalizzazione mondialista.
Ma ci chiediamo: possiamo veramente pensare di opporci alla globalizzazione economica e culturale in senso lato, al superimperialismo USA, rinchiudendoci semplicemente nei confini minimi della propria specificità etno-culturale e storico-geografica? Domanda retorica, è ovvio.

Il Capitalismo non conosce e/o riconosce confini: è internazionalista per vocazione, globalista per necessità, mondialista per scelta. Questa sua caratterizzazione cosmopolita, per inciso, ha favorito la confluenza dei "post-marxisti", della sinistra in genere su posizioni di liberismo globalizzato. Perché l'estrema sinistra si è convertita al Mercato Globale planetario? Ma perché l'internazionalismo faceva già parte del suo bagaglio dottrinario, della sua "visione del mondo". Ha semplicemente cambiato i termini del confronto, i protagonisti, tradendo un proletariato in via d'estinzione anche fisica (le culle vuote, la "prole" non più funzionale come braccia da lavoro nella moderna produzione robotizzata), e giurando fedeltà all'Alta Finanza Internazionale. Un cambiamento neanche tanto incredibile se solo si pensi alle radici etno-culturali del primo bolscevismo russo ed europeo; non quello di Stalin, ma di Lenin e Trotskij. Con la qual chiave di lettura si potrebbero leggere molti avvenimenti della storia russa del secolo, dalle "purghe" staliniane alla destalinizzazione, fino a Gorbaciov, perestroika ecc…

Possiamo dunque pensare di opporci alla Globalizzazione come piccole nazioni, addirittura come macroregioni ? E ancora: possiamo pensare ad un'Europa Unita, indipendente, armata, autarchica nelle materie essenziali se prima non l'abbiamo LIBERATA questa Europa da un'occupazione di oltre mezzo secolo ?
La prima battaglia da combattere, al di sopra di ogni fede politica ed ideologica, è quella della
LIBERAZIONE DELL'EUROPA, dell'Eurasia dall'Atlantico al Pacifico.
Altrove abbiamo definito tutto questo LA DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI:
LIBERAZIONE NAZIONALE , LIBERAZIONE SOCIALE , LIBERAZIONE CULTURALE.
Se si prescinde da questo tutto il resto non ha senso, è un vuoto ciarlare su Europa e identità nazionale. Ed il nemico dell'Europa è anche il nemico del mondo intero: del mondo arabo-islamico
come dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina e, naturalmente, anche del popolo nordamericano nel suo complesso.
Ed il Nemico dell'Uomo è tanto potente proprio perché sfrutta le risorse di tutti gli altri popoli e ne occupa lo SPAZIO VITALE, scatenando poi la guerra dei poveri e gli odi etnici, nazionali, sociali e religiosi. Vi può essere soluzione a questa contraddizione tra la lotta di liberazione contro il Mondialismo e la ricerca della identità e specificità dei singoli popoli?
Noi pensiamo di sì: essa è in una CONCEZIONE IMPERIALE GEOPOLITICA; quindi, per sua natura, antimperialista.
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E’ la concezione imperiale ultimamente incarnatasi in Europa nell'Austria-Ungheria e nella Russia Zarista; quindi finita solo nel 1918, dopo duemila anni.. E’ passato meno di un secolo, ma sembra un millennio!
L'alternativa alla Globalizzazione è rappresentata dalla rinascita del concetto imperiale, dall'IMPERO EURASIATICO, la TERZA ROMA!
Ma un Impero adeguato alla modernità del XXI secolo, che unisca la tecnologia, i capitali, il lavoro e le intelligenze dell'Europa occidentale, con i grandi spazi vitali e le materie prime dell'est russo-siberiano. E per avviarsi su questa strada è necessario che i popoli e le élites continentali prendano coscienza del destino geopolitico della loro terra.

Gli americani hanno già compreso da tempo in che direzione va il mondo.
Leggetevi l'Huntington de "Lo scontro delle Civiltà ed il Nuovo Ordine Mondiale".
Leggetevi "La Grande Scacchiera" dell'ebreo-polacco Zbigniew Brzezinski, l'ex consigliere di Carte, che ci dice quasi spudoratamente ciò che gli americani pretendono da noi per il loro interesse strategico.
Leggete i paralleli storici dell'ebreo americano Luttwak tra la Roma imperiale e l'impero USA.
E ricordate che quando si andò a bombardare Bagdad o si spinsero Iran e Iraq in una guerra di annientamento per otto anni con un milione di morti, non era all'Iran o all'Iraq o agli arabi soltanto che si faceva la guerra: si fece la guerra all'Europa, ipotecandone il futuro, con la conquista ed il controllo delle fonti energetiche future e delle rotte del Golfo, da cui dipende l'esistenza stessa dell'Europa e del Giappone.
Avvicinandosi sempre più la crisi energetica globale, chi terrà il pugno sul rubinetto del petrolio per chiuderlo a suo piacimento, costui avrà il mondo in tasca.
Noi europei non abbiamo materie prime strategiche, noi non abbiamo spazi vitali adeguati.
Noi non abbiamo né la potenza militare né la libertà politica.
Ed in Geopolitica LO SPAZIO E' POTENZA. Il continente America ce lo insegna.
Anche lo spazio "vuoto" (se mai ne esiste uno), figurarsi se colmo di materie prime vitali, come la Siberia: è la Siberia il nostro "Far Est"!

Ma noi italiani, in particolare, come abbiamo detto sopra, siamo anche parte del complesso geopolitico mediterraneo; anzi, ne siamo il baricentro. Nel momento del crollo dell'Oriente rosso abbiamo assistito ad un capovolgimento di 45° dell'asse della politica mondiale. Dal confronto Est-Ovest allo scontro Nord-Sud, tra paesi ricchi e in crisi demografica e paesi poveri sovrappopolati.
Il “tacco” dello stivale è, ad esempio, in tale mutata prospettiva geostrategica, la punta avanzata di quest'area, il ponte naturale a sud ed a est.
Come tale, se l'Europa avesse una sua geopolitica mediterranea, l’Italia sarebbe un'antemurale dell'Eurasia, il faro di Civiltà di quello che già fu il Mare Nostrum.
Invece siamo soltanto la portaerei americana in un mare interno dominato da una potenza talassocratica estranea ad esso.
Ed attualmente la spiaggia su cui la risacca vomita i disperati della terra in fuga dai loro paesi, ridotti alla fame e sconvolti dalla guerra proprio da quel Sistema Mondialista che asserve tutti, noi e loro, seppur in ruoli diversi.

Sappiamo che queste affermazioni non sono condivise dalle destre, ma è chiaro che certe forze politiche che cavalcano il reale scontento verso l'immigrazione cosidetta "extracomunitaria" commettano un grave errore, prima di tutto politico, agitando una propaganda xenofoba contro gli immigrati, senza toccare la radice del problema e, in particolare, i veri responsabili politici ed economici di questo fenomeno indotto. Gli immigrati sono le prime vittime del Sistema Capitalista globalizzato (e noi le seconde). Non illudiamoci di fermare la marcia dei "diseredati della Terra" con il filo spinato, i controlli, le navi o i cannoni. E' una legge della fisica; in contenitori comunicanti il pieno riempie il vuoto! L'0ccidente pieno nelle casseforti e vuoto nelle culle e…nelle anime.

Ma anche in questo caso la soluzione ci sarebbe: quella di permettere a questi paesi, così ricchi di materie e così strangolati dal debito e dal sistema mondiale, di svilupparsi autonomamente a casa loro. Mentre per noi si tratterebbe di mutare completamente le stesse prospettive di vita cui ci siamo abbandonati da oltre mezzo secolo a questa parte. E per entrambe si tratterebbe di difendere ovunque ci si trovi la propria identità etno-culturale, religiosa, storica.
Chi nega ad un mussulmano di praticare la propria fede e pregare in una moschea, preferisce senza però ammetterlo vederlo ridotto come noi (parlo qui in generale); senza fedi e senza dignità. Spingendolo per di più a delinquere per impossessarsi di quel benessere che gli sbattiamo quotidianamente in faccia, mentre l'Islam predica l'astinenza dall'alcool, dalla droga, dalla fornicazione, ecc…

Non crediamo che sia il "marocchino" che vuole lavarci i vetri dell'auto ai semafori colui che attenta alla nostra Identità. L'Identità se uno ce l'ha, non gliela toglie nessuno, neanche con la guerra. Ma la verità è che noi europei, noi italiani in particolare, la nostra identità l'abbiamo persa da tempo. In particolare da quando sono arrivati in Europa i primi "extracomunitari invasori" [pardon!…"liberatori"]: gli americani, nel 1943-45!

A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: "Queste sono tutte belle parole, utopie, dette perché tanto non costano niente; ma noi siamo realisti, facciamo politica quotidianamente. Voi fate Utopia, noi politica"!
Veramente non sappiamo che "politica realistica" per il bene dell'Europa sia stia facendo a Bruxelles, a Strasburgo, a Roma, o ovunque nei luoghi del potere. Ma crediamo invece nel valore trascinante dell'esempio, nei "Miti Capacitanti" e persino nelle utopie quali motori della Storia, quella con la "S" maiuscola.
E noi abbiamo nella Serbia, vincitrice nella resistenza all’invasione e perdente in pace, la dimostrazione vivente di cosa può fare un piccolissimo popolo che certo non ha la tecnologia occidentale e le armi degli americani: Il nemico peggiore è sempre quello interno.
Il popoplo serbo fu aggredito perché, unico nei Balcani, rifiutava di farsi fagocitare dal mostro che avanza da occidente: la NATO.
Il "Mare" che divora la "Terra", ricordate? Che penetra verso l'Heartland, il "cuore continentale", il retroterra geostrategico del Mondo Antico.
"Perché c'è ancora la NATO"- ci chiediamo -"nonostante il crollo dell'URSS e la conseguente dissoluzione del Patto di Varsavia"?
Certo che c'è ancora la NATO e che anzi si sta espandendo a tutto il continente!
Perché l'Alleanza Atlantica non serviva soltanto a fermare i russi. Quello anzi era lo scopo secondario, la facciata dopo gli accordi di spartizione e divisione dell'Europa firmati a Yalta.

La NATO americanocentrica serviva e serve a sottomettere l'Europa, a tenerla occupata sotto il tallone militarista dell'imperialismo a stelle e strisce. Soprattutto la NATO rappresenta lo strumento politico e militare di penetrazione della talassocrazia dominante verso il pivot eurasiatico, già indicato chiaramente dal Mackinder all'inizio del secolo. E' la Russia l'obiettivo strategico finale. Si bombarda Belgrado, ma è a Mosca che si mira. E dove le bombe non ottennero lo scopo, si usa l'oro per corrompere i politicanti felloni ed aprire la fortezza dall'interno. Quante fortezze caddero non per l'assalto alle mura, ma per il tradimento alle spalle!
La Yugoslavia rappresentava la punta di diamante del mondo slavo-ortodosso legato a Mosca, mentre gli stati danubiani cadevano nella rete di Washington e gli altri facevano la fila per entrare nell'Alleanza ed avere i dollari.

La Serbia dunque ci ha dimostrato che di fronte ad una guerra dichiarata anche un piccolo popolo può resistere all'aggressore, ma deve aver ben chiari i termini geopolitici del problema e sapersi difendere dai nemici interni, cioè dai collaborazionisti del Mondialismo.
Ieri i serbi, oggi i palestinesi, tutti, strangolati economicamente e traditi dall'interno.
Solo un'Europa unita ed autosufficiente nell'essenziale può farcela, ed anzi essere la portabandiera della riscossa planetaria contro i neo-colonialisti del mondo.
L'Europa vera, l'Europa tutta, l'Europa libera di popoli liberi; non certo l'Europa delle vacche e delle patate, dell’ Euro screditato e dei parlamenti più screditati ancora. Non certo l'Europa che non attende altro che aggiungere le sue "stelline" a quelle della bandiera americana.

Ma prima di liberarla e crearla davvero unita questa Europa, è necessario creare la Coscienza dell'Europa, riscoprire la sua Identità germanica e latina, celtica e slava, mediterranea ed eurasiatica. E bisogna identificare anche il NEMICO, quello assoluto, nostro e del genere umano.
Quello che sta distruggendo il mondo non solo ideologicamente ma anche fisicamente; distruggendone l'habitat, l'equilibrio ecologico, le risorse naturali, sfruttandone l'economia di tutti i popoli, e creando mostruosità genetiche in laboratorio, mentre nella sala accanto si fanno abortire le generazioni che avrebbero dovuto ereditare il futuro.

Il capitalismo, nel momento in cui ha perso il suo contraltare fittizio marxista, è entrato in una crisi identitaria che porterà presto ad una crisi vera e propria.
Chi pagherà lo scotto di questa crisi saranno come sempre i piccoli, i deboli, quelli che non hanno la potenza e neanche lo spazio vitale.
La prima battaglia, ripetiamolo e veramente qui concludiamo, è quella dell'Identità e della Liberazione. L'Identità futura che vi da il nome. Altro che le piccole questioncelle e le beghe della quotidiana politica politicante a Strasburgo come a Roma.
Del resto la Geopolitica influenza anche la politica quotidiana, gli interessi pratici di tutti i giorni di noi europei; interessi sempre più in collisione con quelli dei nostri padroni. Basta esser coscienti della posizione geopolitica per rendersene conto.

Esiste anche una geopolitica delle religioni. Assistiamo allo scontro tra Islam e Giudaismo in Palestina (sotto gli occhi impotenti dell'Europa di fronte all'alleanza americano-sionista), alla rivalità cattolico-ortodossa, allo scontro cristianità-Islam in Africa, sunnismo e shiismo in Afghanistan, cattolicesimo-protestantesimo in America Latina, Induismo-Islam nel subcontinente indiano, ecc…ecc…
Oggi tutto si integra; non è il mondo appunto "globale"?
E allora: a qualunque partito apparteniate, a qualsiasi corrente a qualsivoglia gruppo, ricordate che la reale divisione del domani passerà all'interno dei partiti e dei popoli.
Due fronti contrapposti si sono già chiaramente delineati: Mondialismo contro Identità dei popoli, globalizzazione contro Unità continentale, America contro il resto del mondo, Mare contro Terra!
O si sta da una parte o dall'altra; o con l'occupante o con l'Europa ed i combattenti per la Sua Libertà. Altro che "poli"!
In guerra due soltanto possono essere i Fronti e non ce n'è un terzo.
E ciascuno deve fare la propria scelta di campo.

Prof.Carlo Terracciano
Seminario Terzo Millennio
15/16 ottobre 2000