"La Bossi-Fini è razzista": polemica all'Università
Nell'ateneo di Brescia circola un testo che invita a boicottare la legge sull'immigrazione. I giovani padani protestano: "Intervenga la Moratti". La professoressa si difende: "Non è materia d'esame".
di Luca Gelmini
ROMA - "E' un caso montato sul nulla". La prof. di diritto ne ha le tasche piene. "Basta con questo bombardamento. Lasciatemi lavorare, ho ancora un sacco di laureandi da ricevere". Il telefono di Tecla Mazzarese squilla da giorni, ininterrottamente, mentre la sua università è finita nella bufera. Telecamere di Porta a Porta, interrogazioni parlamentari, picchetti e volantini incendiari: cose mai viste, giurano gli studenti, nel tranquillo ateneo di Brescia.
Sta di fatto però che da giorni l'armonia universitaria è diventata una chimera. E pensare che è bastato un piccolo opuscolo dal titolo "Bada alla Bossi-Fini! - Contenuti, "cultura" e demagogia della nuova legge sull’immigrazione" a far venire il malditesta al preside Salvatore Prosdocimi e al rettore Augusto Preti.
Il fascicolo in questione è stato proposto agli studenti che seguono i seminari della parte monografica del corso di Filosofia del Diritto tenuto dalla professoressa Mazzarese. Il fascicolo "incriminato" è fatto di una sessantina di pagine curate da Altreconomia, Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), Ics (Consorzio italiano di solidarietà), Lo straniero, Lunaria e Terre di mezzo. In copertina si presenta così: "Bada alla Bossi-Fini" non è un’iniziativa editoriale tra le altre, è uno strumento di informazione e controinformazione autofinanziato che intende favorire la diffusione di una cultura antirazzista. E’ un lavoro collettivo di persone, associazioni e riviste che si battono da anni per la garanzia dei diritti di cittadinanza per tutti. L’obiettivo è diffondere la conoscenza di una legge razzista per contrastarla”. Tutto dichiarato. La curatrice del libretto, Grazia Naletto, raggiunta al telefono lo definisce un "elemento utile per discutere" e ricorda che da ottobre ne sono state vendute già 15 mila copie.
I rappresentanti del Mup (Movimento universitario padano) però la pensano in maniera opposta. "In quel testo si incita a boicottare la Bossi Fini". E spulciando tra le paginette dell'opuscolo c'è chi ha perso le staffe quando ha letto che "la Bossi-Fini è una legge razzista e xenofoba, barbara e incivile ma anche antioperaia”. "E’ ora di smetterla con i professori politicizzati di sinistra che usano la cattedra e i soldi dei contribuenti per promuovere le solite campagne propagandistiche", tuona Matteo Micheli, 23 anni e "capo" del Mup. Il bersaglio è la Mazzarese: "E' recidiva, l'anno scorso aveva tenuto delle lezioni contro la devolution. Per fortuna io appartengo a un'altra Facoltà, altrimenti avrei paura a dare l'esame con lei".
Gli studenti del Mup promettono ora di scrivere al ministro Letizia Moratti "per invitarla ad intervenire". Dicono di aver informato i parlamentari bresciani della Lega Nord e il gruppo consiliare in Regione Lombardia. Di più: ieri, giorno del primo appello di Filosofia del Diritto, hanno distribuito un volantino che titola "Facoltà di Giurisprudenza: Fakoltà comunista?" e chiama in causa tanto il preside quanto il rettore, che per ora non ha davvero nulla da dire.
L’intera univeristà rischia di avvitarsi in una fastidiosa querelle politico-accademica, ma la professoressa si difende e contrattacca: "Intanto - spiega la Mazzarese - non è affatto una dispensa ma fa parte di materiali distribuiti ai frequentanti di 4 seminari di approfondimento della parte monografica del corso". Corso che "distingue, come molti altri, il programma di chi frequenta da quello di chi non frequenta regolarmente le lezioni".
(29 GENNAIO 2003, ORE 130)
DA IL NUOVO